Nous sommes chanteurs de sornettes

Un viaggio nella discografia dei Malicorne

PAGINA QUADRO, a cura di Sergio Paracchini

Un tributo ai Malicorne sviluppato dalla collaborazione interattiva degli Autori di Terre Celtiche Blog

[new 2025]

APPROFONDIMENTI
I voli dei Malicorne [Flavio Poltronieri]

“Come se gli Steeleye Span avessero attraversato la Manica”. Fu questo il pensiero immediato quando, a metà degli anni ’70, ascoltai per la prima volta un disco dei Malicorne. In effetti, le analogie tra il gruppo francese e quello inglese (del quale ero già appassionato fan) non sono poche: la scelta di rileggere canti e musiche di danza tradizionali alla luce delle sonorità rock, con una certa attenzione ad alcune modalità dell’allora imperante progressive, la commistione di strumenti tradizionali e moderni (ma senza la batteria), gli impasti vocali usati come strumento aggiuntivo, la presenza di una voce femminile capace di variare dai toni più dolci a quelli più drammatici.
Ciò non vuol dire però che siamo in presenza di un gruppo clone degli Steeleye; infatti tanto quelli sono indiscutibilmente “british” tanto i Malicorne sono assolutamente “francesi”, nella scelta delle canzoni e delle danze, nell’approccio al canto sia della bravissima Marie Sauvet (all’epoca coniugata Yacoub) che del marito Gabriel Yacoub, con la sua voce da autentico chansonnier. Ancora a differenza degli Steeleye Span, che hanno mutato più volte formazione, l’organico dei Malicorne per buona parte della carriera è rimasto invariato: insieme ai coniugi Yacoub, il polistrumentista Hughes de Courson e il violinista Laurent Vercambre, a formare un quartetto che da subito è riuscito a definire una fisionomia sonora inconfondibile divenuta il marchio di fabbrica del gruppo, nel quale a partire dal quarto disco si integrerà perfettamente il “quinto uomo” Olivier Zrzdalik. [Sergio Paracchini]

Pierre de Grenoble (1973)

Il nostro viaggio attraverso la discografia malicorniana comincia da un “prequel”; un disco realizzato e firmato solo da Gabriel e Marie, ma che anticipa e prefigura perfettamente l’avventura del gruppo.

tutto l’album

Entrambi cantanti e polistrumentisti, Gabriel e Marie iniziano ad esplorare la musica tradizionale di vari angoli della Francia.
Tra le canzoni del disco spiccano due brani “antimilitaristi” come la title track Pierre de Grenoble seguita dall’aria della danza Schiarazzula Marazzula e Le Prince d’Orange, entrambi poi entrati a far parte del repertorio e delle scalette dei concerti dei Malicorne. Molto belle anche le arie di danza, dallo scottish alle bourrée, dai bransles all’andro

Copertina stupenda (come saranno quelle dei Malicorne), produzione di Hughes de Courson, Gabriel Yacoub (che aveva lavorato con Alan Stivell) e la moglie Marie Sauvet realizzano il disco che non solo fa da anteprima all’avventura dei Malicorne ma più in generale apre la stagione del folk revival francese. Tutti i brani dell’album infatti sono pescati dal repertorio delle canzoni tradizionali francesi e ri-arrangiati da Gabriel.

A1 Au chant de l’alouette
A2 Scottishe – Bourrée
A3 Le long de la mer jolie
A4 Quand j’étais fille a marier
A5 Je suis trop jeunette
A6 Pierre de GrenobleSchiarazzula Marazzula
B1 Le prince d’Orange
B2 Deux Bransles de Bourgogne
B3 Rossignolet Du Bois
B4 An – Dro
B5 La pension
B6 La fleur de lys

Gabriel Yacoub (voce, chitarra, banjo a 5 corde, dulcimer, salterio, bouzouki)
Marie Yacoub (voce, chitarra acustica, dulcimer, tamboura)
collaborano all’album: Alan Kloatr (bombarde, cromorne, tamboura, bouzouki, voce)
Gérard Lavigne (basso, percussioni)
Marc Rapillard (violino e violino contralto)
Gérard Lhomme (armonium, bodhran, campane, tabor, derboukas)
Dominique Paris (cornamusa scozzese, biniou-kozh)
Christian Leroi Gour’han (ghironda)
Hughes de Courson (percussioni)
Dan Ar Braz (chitarra elettrica).


La nascita del nome Malicorne e incontri improbabili

La storia racconta che verso fine luglio del 1973 Gabriel Yacoub stava raggiungendo Stivell in Bretagna, in occasione di una delle sue ultime apparizioni in seno al suo gruppo, ovvero il secondo Kertalg Festival. Era in macchina con la moglie Marie Sauvet e l’amico fraterno Hughes de Courson, in direzione Moëlan-sur-Mer, nel dipartimento del Finistère. La decisione di formare un proprio gruppo era già stata presa ma ancora stavano discutendo sul nome quando attraversarono il villaggio di Malicorne-sur-Sarthe, nei pressi di Mans. Questo nome significa “svolte pericolose” e fa riferimento ai meandri che il fiume Sarthe compie proprio in prossimità del borgo abitato. Il misto di sonorità poetica e inquietudine evocata affascinò Gabriel, che aveva scartato dapprima Saulge Violine e poi Merlicorne e fu così che si decise senz’altro indugio per MALICORNE.
Quanto meno fortuite le circostanze dell’incontro tra Gabriel Yacoub e Hughes de Courson. Esso avvenne nell’autunno del 1972 nell’infermeria della caserma di Mont Valérien, dove i due giovani stavano tentando di farsi riformare: il primo rifiutando di alimentarsi e il secondo dichiarando dolori addominali insostenibili. Fortunatamente riuscirono entrambi nell’intento e vennero classificati “P4” nel giro di due settimane, ovvero “inadatti all’esercito, tenuto conto di gravi turbe psichiche”. Festeggiarono l’evento in un café vicino alla caserma, scoprendo i gusti musicali comuni che ben presto porteranno i frutti che ci delizieranno negli anni a seguire…. [Flavio Poltronieri]

Nel 1972 al tempo dei primi concerti tra cui quello mitico all’Olympia di Parigi, sul palco Alan Stivell presentava Gabriel come Yacoubec bretonizzando apposta il già esotico cognome proprio per confondere. Suo padre era un operaio di origini libanesi mentre la madre era francese di Loiret , vivevano a Parigi, due stanze, 38 metri quadrati in rue Mabillon…. [Flavio Poltronieri]

Malicorne I (1974)

Tre dei primi quattro album dei Malicorne non hanno titolo, così solitamente sono identificati numericamente. Questo primo reca in copertina una bella foto seppiata del quartetto; sul retro e all’interno compare anche il logo dei due serpenti intrecciati che diventerà una firma della band. Tutti i brani provengono dalla tradizione di diverse regioni della Francia, solo La Pernette ha la musica composta da Gabriel.
Il disco si apre e si chiude con una breve aria per cornamusa proveniente dalla regione del Berry intitolata Colin.

Malicorne I la scheda completa in Terre Celtiche Blog con testi e traduzioni

Malicorne II (1975)

Il secondo album (Le mariage anglais) è annunciato da una stupenda copertina di Albert Riou (dovrebbe rappresentar la casa nel bosco degli gnomi), mentre all’interno ci sono le foto in bianco e nero dei quattro musicisti. Il disco conferma e rinforza le belle promesse dell’esordio, presentando una sequenza di brani tradizionali riarrangiati magnificamente dal gruppo.

Malicorne II la scheda completa in Terre Celtiche Blog con testi e traduzioni

Almanach (1976)

Il concept dedicato ai mesi dell’anno è a mio parere il capolavoro della discografia malicorniana. La confezione del vinile si apriva a mo’ di libro con le pagine interne contenenti la descrizione dei brani e le pratiche rituali relative ai singoli mesi.  L’album, premiato con il disco d’oro, contiene alcune tra le più belle e note canzoni del gruppo.

Almanach la scheda completa in Terre Celtiche Blog con testi e traduzioni


Malicorne IV (1977)

Presentato da questa splendida copertina, il quarto album vede l’ingresso nella formazione di un quinto elemento, il bassista Olivier Zrdzalik. Il sound classico del gruppo si arricchisce con l’uso, qua e là, di sintetizzatori ed effetti elettronici e di musiche composte da Yacoub accanto a quelle riprese dalla tradizione

Nous sommes chanteurs de sornettes Il prologo dell’album è tratto da quello di un canzoniere anonimo del XVIII secolo, ampliato nella seconda strofa da Gabriel. Segue una gavotta tratta dal Terpsichore, la collezione di danze realizzata da Michael Praetorius

Couche tard lève matin Testo di un traditional canadese musicato da Gabriel; in coda un breve assaggio di una versione alternativa sempre del Quebec, cantata da Marie

Daniel mon fils Una canzone che ricorda l’anglosassone Lord Randal resa in forma di salmo, cantato a cappella, con finale satirico

Le deserteur Una antiwar song proveniente dalle province dell’Ovest francese, musicata sull’aria di un canto delle crociate riarrangiato dal gruppo

La blanche biche La versione malicorniana della complainte della cerbiatta bianca è uno dei brani più memorabili del gruppo. Sopra un accompagnamento vocale/strumentale fascinoso ed esoterico la voce di Marie sembra venire dalle profondità della foresta

Bacchu Ber Potente interpretazione della “danza di spade” di origine occitana e tuttora eseguita a Briancon ogni 16 agosto.

Le jardinier du couvent la storia tragica ma con lieto fine della fanciulla rinchiusa in convento e del giovane amante che si fa assumere nel convento stesso come giardiniere è raccontata in un lungo brano con tre temi musicali, la narrazione (ballata lenta), la disperazione della fanciulla (tono da complainte), l’arrivo del ragazzo al convento (folk-rock).

Misère Canzone popolare dell’ovest francese su tema musicale savoiardo. Protagonista la miseria, che va a vivere a casa di giovane sposa. Bellissima interpretazione corale con accompagnamento del solo organo positivo suonato da Hughes de Courson

La fiancéè du timbalier Una poesia di Victor Hugo a suo tempo già musicata da Saint-Saens. La versione dei Malicorne su musica di Gabriel è ovviamente ridotta nel testo ma mantiene la forza drammatica dell’originale, grazie ad un arrangiamento in crescendo che fornisce tutto il pathos necessario al tragico finale

Ma chanson est dite L’album si chiude con una sorta di scherzo musicale in cui si mescolano strumenti antichi e moderni

Quintessence (1978)

Una compilation che raccoglie brani dai primi quattro album, più un inedito, Martin, uscito solo come singolo nel 1975: una bizzarra filastrocca, che Gabriel disse di aver appreso dalla madre, su un giovane che si taglia il naso congelato per il freddo, poi incontra tre suore che glielo vogliono prendere

L’extraordinaire Tour de France d’Adélard Rousseau… (1978)

L’album dal chilometrico titolo è un concept dedicato ad un immaginario viaggio attraverso la Francia di un componente dei Compagnons du Devoir, corporazione di apprendisti girovaghi che mentre imparavano un mestiere facevano il Tour de France qualche secolo prima dei ciclisti. In realtà solo alcuni dei brani trattano effettivamente il tema, altri appartengono alla tradizione malicorniana degli album precedenti. In un paio di brani dell’album suonano il chitarrista Dan Ar Braz e il batterista Michel Santangeli

La conduite L’album si apre con la canzone che cantavano gli apprendisti alla partenza del loro tour. Il tono e l’arrangiamento fanno somigliare il tutto a una marcia di soldati in partenza per la guerra

La danse des damnés Una danza infernale resa con grande efficacia, ritmo rockeggiante e violino di Laurent in gran spolvero

Le mari jaloux / La valse druse Su un buffo ritmo di valzer Marie canta i dolori di una donna oppressa da un marito troppo geloso; segue un brano strumentale sempre sullo stesso ritmo

Si l’amour prenait racine la canzone (interpretata da Hugues de Courson) descrive il rimpianto per la brevità del tempo dell’amore, la cui fine è scandita dall’allodola che saluta l’arrivo del nuovo giorno

Une fille dans le désespoir Ancora una bella interpretazione di Marie per questa canzone che racconta dell’incauta richiesta d’amore da parte di una fanciulla

Les couleurs Interpretazione a cappella di un canto devozionale dei Compagnons

A Paris la grande ville / Compagnons qui roulez en Provence Due brani (il primo rockeggiante, il secondo a tempo di marcia) che descrivono ancora il tour de France dei Compagnons

La complainte du coureur de bois La dura vita del taglialegna “Surtout dans le temps de l’hiver” è cantata con una bella interpretazione corale

L’auberge sanglante Ispirato ad un fatto di cronaca avvenuto nell’Ardèche nella prima metà del XIX secolo, la canzone ne deforma e ingigantisce i tratti per raccontare una sorta di “locanda degli orrori”. L’accompagnamento musicale ricorda, non a caso, quello de L’écolier assassin

Le depart des Compagnons / La conduite L’album si chiude come è iniziato sulle note della Conduite

Le Bestiaire (1979)

Nel 1979 la formazione storica dei Malicorne si spezza a metà; De Courson e Vercambre se ne vanno (Hughes si limiterà a produrre il nuovo disco) e vengono rimpiazzati da un gruppo più nutrito di musicisti: Patrick Le Mercier e Dominque Regef agli archi, e ai fiati nientemeno che Brian Gulland, già fondatore dei Gryphon, una delle più originali formazioni del prog folk inglese. Infine, in squadra arriva un batterista, Jean Pierre Arnoux. Questa nuova formazione incide il Bestiario, un concept dedicato alla presenza e al ruolo degli animali nelle canzoni della tradizione popolare.

Les sept jours de mai La traccia iniziale dell’album ha un che di (volutamente) misterico. Su un ritmo ripetitivo, quasi ossessivo, tenuto da basso, batteria e armonica si innesta una sorta di canto/recitativo monotono di voci maschile e femminili, bruscamente interrotto da un break di chitarra che apre ad una seconda parte strumentale che rimanda a certo prog francese dell’epoca (Ange e similari)

La mule un brano tradizionale che racconta di una fanciulla trasformata in mula come punizione alle sue frequentazioni intime con un parroco. Splendido arrangiamento per sole voci, con la band che realizza un accompagnamento che simula una specie di “drone gutturale”

Le branle des chevaux Bella versione di una delle più famose danze medioevali francesi

Les transformations Uno dei brani più lunghi dell’album, si apre con accompagnamento acustico, delicato ma anche un po’ sinistro, tra voci lugubri e sintetizzatori inquietanti. Violino, flauto, cornamuse e un assolo di chitarra si confondono in una trama onirica che alla fine si risolve in una sorta di sabba medioevale.

La Chasse Gallery Dopo una intro quasi ambient ricca di effetti elettronici il brano assume il tono della ballata lenta condotta dalla chitarra acustica e dalla voce di Gabriel “disturbati” qua e là da interventi bruschi di basso e percussioni, altri effetti elettronici e un gong finale

Le ballet de coqs Breve fanfare medioevale eseguita da violino e flauto

Alexandre / Danse bulgare Un brano dall’andamento sognante per la voce di Marie seguito da una musica di danza eseguita dal violino

Jean des loups Una classica ballata dark che è come riprendesse e riassumesse temi e melodie di tutto l’album; forse il brano che più ricorda band come i Gryphon e che ben testimonia l’evoluzione che il sound dei Malicorne sta subendo

Balancoire en feu (1981)

Arrivano gli anni ’80, il folk rock vive momenti difficili ovunque, la crisi non risparmia i Malicorne, che coraggiosamente decidono di considerare esaurita la stagione folk e pubblicano un album completamente “nuovo”, fatto solo di brani originali.

Curiosamente, nello stesso anno anche gli Steeleye Span fanno un’operazione simile con “Sails of silver”; ma mentre quella del gruppo inglese è una virata verso il pop commerciale che fa storcere il naso ai loro fans, i Malicorne compiono un passo più radicale. Intanto fanno scrivere tutti i testi al poeta anarchico Etienne Roda-Gil; poi le musiche, composte da Gabriel Yacoub e Olivier Zrdalik sono orientate ad un raffinato e complesso rock, antico e nuovo al contempo

Testi e musiche rendono il disco il più “difficile” della discografia malicorniana; ai fans (compreso il sottoscritto) occorreranno molti ascolti prima di innamorarsi di un album che personalmente ritengo uno dei dischi migliori a livello internazionale prodotti in quegli anni difficili per la buona musica.

Tra i brani migliori del disco c’è sicuramente la title track Balancoire en feu, che in apertura ci porta subito dentro l’atmosfera contenutistica e musicale dell’intero disco. Nella poetica di Roda-Gil la “altalena in fiamme” (rappresentata anche in copertina con un disegno a dir poco inquietante) è una metafora del mondo. Cantata su un ritmo di rock duro, quasi punk

Ma degne di menzione sono anche:
Paysans sans peur Cantato a cappella questo breve salmo laico è probabilmente dedicato ai contadini spagnoli che combatterono accanto ai rivoluzionari (tra i quali c’era il padre di Roda-Gil)
Chantier d’eté Uno dei brani più intensi dell’album, affidato alla voce di Olivier. Il contrasto spiazzante tra la fatica del muratore al lavoro e la spensierata libertà delle donne che pendono il sole è reso dal poeta con vivida crudezza (la nudità della ragazza che brilla “come una pistola”)
Soldat de la Repubblique Splendida durissima canzone antimilitarista a tempo di rock.
Vive la lune e Petit Oasis sono due brani più pop (ma di qualità”) affidati alla voce sempre splendida di Marie
Infine, una citazione particolare per Quand les cypres canzone dolente che però termina con due versi di speranza, ripetuti ad libitum dal coro: “Preparons une vie nouvelle et nous enfants aurons des ailes”. Versi che allora mi colpivano assai anche perché li ascoltavo tenendo in braccio il mio primo figlio di pochi mesi

Les cathedrals de l’industrie (1986)

L’ultimo album in studio dei Malicorne, uscito a cinque anni di distanza da Balancoire en feu può essere considerato quasi il primo della discografia solista di Gabriel Yacoub, autore di tutti i brani. Nella formazione, al violino Michel Le Cam sostituisce Patrick Le Mercier. Musicalmente il disco risente ahinoi delle sonorità imperanti all’epoca, anche se la qualità delle composizioni e la bravura degli interpreti rimane indiscussa.

Rimane comunque l’album dei Malicorne che personalmente ascolto meno. Salverei dall’oblio La nuit de sorcières e Robe blanche robe noire, due belle interpretazioni di Marie (che non a caso le riprenderà nel suo disco solista di rivisitazioni malicorniane). E magari anche la curiosa Big Science, con il suo sound alla Peter Gabriel.

En public (1979)

Il live che praticamente chiude la fase della formazione “storica”. Ancora una volta, una curiosa analogia con la storia degli Steeleye Span (il loro “Live at last” quasi contemporaneo). Il disco, che riporta registrazioni da due concerti del dicembre 1978 a Montreal, è molto bello.

In scaletta si segnalano una intensa release di L’ecolier assassin, la ripresa di due brani storici del primo disco di Marie e Gabriel (Le prince d’Orange e Pierre de Grenoble) nonché uno scatenato reel di Laurent Vercambre (in procinto di lasciare la band) in coda a La danse des damnés

Vox (1996)

Una compilation molto particolare. Non un “best of” ma una raccolta di brani esclusivamente vocali, a cappella o con leggerissimo accompagnamento musicale. Un disco assai pregevole, perché permette di apprezzare le grandi qualità che il gruppo ha sempre avuto nel curare le voci oltre che gli strumenti, anzi direi a considerare le voci proprio come uno “strumento in più”.


Concert exceptionnel aux Farancofolies de La Rochelle (2010)

L’aggettivo “exceptionnel” non è sprecato. Trent’anni dopo si riforma la formazione storica (quella a 5) del gruppo per un concerto che diventa un evento, documentato da un CD e un DVD. Imperdibili entrambi, per chiunque abbia amato questo straordinario gruppo. Molti i momenti memorabili del concerto, dai classici Prince d’Orange, Pierre de Grenoble, L’ecolier assassin magistralmente cantati da Gabriel alla interpretazione da brividi di Marie in Le luneux, dal folk rock trscinante di Voici la Saint jean allo scatenato finale danzereccio con Bacchu Ber, Danse Bulgare e J’ai vu le loup, le renard et la belette.

Marie de Malicorne (2005)

La voce femminile dei Malicorne, che nei dischi storici appariva con il cognome dell’allora marito (Yacoub) e che dopo la separazione ha ripreso il suo (Sauvet) firma questo disco solista con il solo nome, Marie, perché è così che la ricordiamo noi fans, Marie dei Malicorne, appunto. L’album è naturalmente un omaggio che Marie rivolge alla storia del gruppo, proponendo brani spesso remixati o addirittura nuovamente registrati. Insomma, un regalo bellissimo di Marie a tutti noi.

LINK
https://fr.wikipedia.org/wiki/Malicorne_(groupe)
http://www.gabrielyacoub.com/
https://www.antiwarsongs.org/do_search.php?lang=it&idartista=489&stesso=1
http://musique-celtique.over-blog.org/2019/07/les-albums-de-ma-jeunesse-2-premiers-disques-de-malicorne.html

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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