Poesia bardica contemporanea

Posto che il bardo era un poeta-arpista del popolo celtico, nasce spontaneo domandarsi, chi sono oggi i nuovi bardi? Ovviamente il termine sarà riduttivo (rispetto al primigenio significato di druido-bardo), ma paradossalmente anche più esteso: bardo è il poeta che scrive nel linguaggio del popolo, il bardo è il poeta che scrive e canta per il popolo (qualunque sia lo strumento utilizzato); il bardo è anche l’arpista che suona l’arpa tradizionale (quella senza pedali) ispirandosi ai suoni della natura, alle emozioni dell’anima e alle melodie della tradizione.

Commenta Flavio Poltronieri: “Terre Celtiche Blog si occupa del variegato mondo di nicchia della musica folk in senso lato ma anche a livello di massa nell’epoca contemporanea si va spesso romanticamente cercando lo spirito perduto di questi bardi in qualche rock star che denuncia in canzone. Ogni tanto il vecchio meccanismo funziona e si libera l’alchimia antica, espressioni dimenticate riprendono fiato. Un limpido esempio è il brano seguente composto da Bruce Springsteen  quando, sulle orme di Woody Guthrie, risveglia in un diamante puro e sobrio, lo spirito di Tom Joad.

The Ghost of Tom Joad (Live Video Version featuring Tom Morello)

Tom Joad è il nome del protagonista letterario di “The Grapes of Wrath” (1939) del futuro Premio Nobel letterario (1962), l’americano John Steinbeck.

Il romanzo tratteggiava magistralmente la “grande depressione” statunitense degli anni trenta del secolo scorso dove gli occhi dei miserabili che non possedevano niente riflettevano “con la tristezza della sconfitta, un crescente furore” e nei loro cuori maturavano “i frutti del furore mentre s’avvicina l’epoca della vendemmia”.

La canzone si Springsteen è contenuta in un acustico disco omonimo (1995) dal garbo dolente, assai lontano dal classico sound abituale del cantante. Ispirato da un periodo in cui il presidente democratico americano (Bill Clinton) ignorava i valori sociali di inclusività e sensibilizzazione verso gli emarginati a cui avrebbe dovuto invece far riferimento.
Non amo l’opera di Bruce Springsteen (preferisco di molto quella di Bob Dylan) ma l’eccezione è proprio questa straordinaria canzone, sarà forse anche per la sua parte di italianità? (i nonni materni di Springsteen erano italici, Adelina e Antonio Zerilli, un avvocato nativo di Vico Equense, Napoli, ebbero tre figlie di cui la più giovane, Adele, la madre del cantante, ha oggi 98 anni)

Questo Il titolo nella versione italiana venne tradotto con “Furore” ma sarebbe stato più rispettoso poeticamente, farlo con “I Grappoli dell’Ira”. I versi“…i miei occhi hanno visto la gloria della venuta del Signore: Egli calpesta la vigna dov’è conservata l’uva dell’ira. Ha rilasciato il fatidico fulmine dalla sua terribile, rapida spada: la sua verità è in arrivo…” richiamano inequivocabilmente il passaggio dell’Apocalisse (14:19-20) “…l’angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna e gettò l’uva nel grande catino dell’ira di Dio. . Il tino fu pigiato fuori della città e e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di duecento miglia…”.

questa è la recente (2023) versione italiana proposta dall’amico Rocco Rosignoli, che restituisce appieno con quanta incisività questa canzone propali la voce di uno di quei tantissimi luoghi del tutto privi di rappresentanza.

Alan Stivell: tutti i testi di Trema’n Inis (Vers L’Île), 1976 [Flavio Poltronieri]
Glenmor: tutti i testi di “La coupe et la mémoire – Grall: in mémoriam”), 1983 [Flavio Poltronieri]
Before the World Was Made: Yeats in musica [Cattia Salto]
Tommy Makem il vagabondo della Primavera [Cattia Salto]
Loreena McKennitt dea dell’Armonia [Cattia Salto]
I don’t speak human -Omnia [Cattia Salto]