Galles

Cymru

“Welsh!” davano gli anglo-sassoni ai britanni romanizzati a mò d’insulto, da cui deriva la parola inglese Wales per Galles, stesso senso dispregiativo con cui i “crucchi” chiamavano i vicini francesi e italiani, da welsch o walsch, nome di una tribù celtica al confine col mondo germanico.
Loro si chiamano Cymru, sono le tribù celtiche che nel V secolo si ritirano a Ovest davanti all’avanzata dei Sassoni, nelle terre meno appetibili dell’isola. Non che tutto d’un tratto in Britannia non ci fossero più Celti tranne che nelle terre a Ovest! Come spesso accade negli “spostamenti” di popolazioni, i nuovi arrivati e gli “autoctoni” finiscono per fondersi (ho scritto spesso, non sempre)  così nel Galles, la struttura del clan e lo spirito “celtico” (permettetemi il termine) finirono per prevalere, tant’è che il gallese [1] è lingua ancora viva, parlata comunemente e materia di studi a scuola e nell’università.

Oggi il Galles è una nazione costitutiva all’interno di un’unione politica (assieme a Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord) chiamata Regno unito, con un governo locale (istituito nel 1996).

[English version]
“Welsh” the Anglo-Saxons called to the Romanised Britons as an insult, from which the English word Wales, the same derogatory sense with which the “Krauts” called the French and Italian neighbors, from Welsch or Walsch, name of a Celtic tribe on the border with the Germanic world.
They are called Cymru, are the Celtic tribes that in the fifth century retreat to the West in front of the advance of the Saxons, in the less desirable lands of the island. Not that all of a sudden in Britain there were no more Celts except in the lands to the West! As often happens in the “movements” of populations, the newcomers and the “natives” end up merging, so in Wales, the structure of the clan and the spirit “Celtic” was stronger, so much so that Welsh is still alive language, commonly spoken and subject of studies at school and in the university.

Today Wales is a constitutive nation within a political union (together with England, Scotland and Northern Ireland) called the United Kingdom, with a local government (established in 1996).

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[1]Precisa Riccardo Venturi “il gallese non è una lingua “gaelica”. E’ sì una lingua celtica, ma appartiene casomai al ramo cosiddetto “britonico” (assieme al bretone e al cornico, o cornovagliese). I due rami delle lingue celtiche, il ramo gaelico (o “goidelico”: irlandese, scozzese, mannese o manx) e quello britonico di cui sopra, sono ben distinti storicamente e linguisticamente. Una delle loro caratteristiche fonologiche più evidenti è l’eliminazione della labiale originaria indoeuropea [p] nel ramo gaelico, per cui, ad esempio, il latino piscis “pesce”, porcus “porco”, capra “capra” si confrontano col gaelico irlandese iasg, òrc, caora.
Nel ramo britonico, invece, la [p] originaria è conservata: gallese pysgod, bretone pesk “pesce” ecc. Il gallese, casomai, si può chiamare “cimrico” dalla sua denominazione autoctona (Cymraeg); il Galles si chiama Cymru in gallese (bretone Kember, o Bro Gember “Pays de Galles”).

AI TEMPI DEI TUDORS

Siccome quei rissosi dei celti non riuscivano a smettere di farsi guerra l’allora  re inglese Edoardo I sul finire del 1200 ebbe buon gioco nella conquista del Galles, ma… nella storia non mancano mai avvincenti colpi di scena!
Come osserva Maurizio Stefanini nel suo articolo “La musica dei druidi che incantò la destra”: “In realtà, non è neanche del tutto corretto dire che l’Inghilterra “conquistò” la Scozia e il Galles. È vero infatti che nel 1282 quest’ultima regione era stata occupata da Edoardo I. Ma nel 1485 fu invece un esercito gallese a sconfiggere a Bosworth Field il re inglese Riccardo III, che trovò la morte gridando la famosa frase shakespeariana «Il mio regno per un cavallo!». Solo che il vincitore Enrico Twdwr, inglesizzato in Tudor, era sì discendente diretto di Rhys ap Gruffydd, leader della resistenza anti-inglese nel XII secolo. Ma suo nonno Owain aveva sposato in segreto Caterina di Valois, vedova del re d’Inghilterra Enrico V, mentre suo padre Edmund aveva sposato una discendente di re Edoardo III. Piuttosto che dare l’indipendenza alla sua terra preferì dunque rivendicare la corona di Inghilterra e Galles assieme, col nome di Enrico VII. Fu tra l’altro per sostenere le sue pretese dinastiche che fece scrivere la storia di re Artù, dando poi il nome di Arturo al suo primogenito, morto prima di ascendere al trono. E fu anzi durante il regno di suo figlio Enrico VIII, il secondogenito, che l’Act of Union del 1536 sancì la formale annessione del Galles all’Inghilterra. (tratto da qui)

DIO LO VUOLE! (In the name of God)

E’ Margaret Beaufort la moglie seppur per poco di Edmund Tudor, fratellastro del Re, lei stessa imparentata con  Enrico VI e che appena 12 enne genera il futuro re Enrico VII (per rispolverare storia e personaggi leggete il post di Alessia Carmicino qui) o andatevi a rivedere la serie tv “The White Queen”.

At the age of 12, Margaret Beaufort, wife for a period of Edmund Tudor, half-brother of the king, herself related to Henry VI, generates the future King Henry VII (an opportunity to review the television series “The White Queen”)


The Heritage of Wales

LETTERATURA E MITI

LITERATURE AND MYTHS

Sono i Gallesi ad aver conservato una vastissima letteratura e mitologia “celtica” non ultimo il famigerato ciclo arturiano di cui il Galles è vero e proprio core della leggenda. Chi non ha letto Historia Regum Britanniæ, del monaco gallese Goffredo di Monmouth con la storia delle profezie di Merlino e il ritrovamento dei due draghi che causano il crollo delle fondamenta del castello di Vortigern? Il drago rosso sono i Cymru (e la sua effige campeggia sul vessillo gallese), quello bianco gli Anglo-Sassoni invasori!
L’altro tomo medievale è il Mabinogion con tanto di tradizioni risalenti all’età del ferro nonchè svariati riferimenti al ciclo arturiano.

Wales has kept a vast literature and “Celtic” mythology not least the infamous Arthurian cycle of which Wales is the true core. Who has not read Historia Regum Britanniæ, by the Welsh monk Geoffrey of Monmouth, with the story of Merlin’s prophecies and the discovery of the two dragons that cause the foundation of the Vortigern castle to collapse? The red dragon is the Cymru (and his effigy stands on the Welsh banner), the white one is the Anglo-Saxon invaders!
The other medieval tome is the Mabinogion with lots of traditions dating back to the Iron Age as well as various references to the Arthurian cycle.

SONO PAZZI QUESTI GALLESI (SPQG)

I Gallesi, a differenza degli inglesi .. diedero sempre grande importanza ai rapporti umani, tanto da sembrare sentimentalisti. In realtà questo atteggiamento rappresenta un loro modo di essere legato alla natura stessa. Per un gallese, la musica è come parte integrante della sua lingua; quando un gallese parla inglese, si fa subito riconoscere per tutti gli accenti e cadenze con cui sente il bisogno di “condire” la lingua che non è di sua appartenenza. (tratto da qui)

Il commento citato è assai lusinghiero visto che gli inglesi considerano i gallesi degli zotici ignoranti!!
Il Gallese è dicevo prima una lingua ancora viva, parlata da un tre milioni di abitanti. Lascio la parola ad un esperto in materia Roberto Pagani
La lingua gallese è una lingua celtica-p, o brittonica, assieme a cornico e bretone, con le quali è mutualmente intelligibile. Con le altre lingue celtiche presenta fenomeni che fanno venire i capelli bianchi solo a sentirli nominare, come la lenizione. il verbo in prima posizione etc. A differenza delle lingue goideliche (ovvero irlandese, mannese e gaelico), il gallese presenta un sistema di scrittura più o meno fonetico (in pratica: così scrivi, così leggi). Sembra una nota a favore, ma non compensa affatto l’assoluto caos che si può creare quando ci si trova a dover leggere. 
Prendete per esempio questo toponimo:  
Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch 
Il toponimo più lungo in Europa e il terzo al mondo. Il significato è questo: Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide e alla chiesa di San Tysilio nei pressi della caverna rossa. La pronuncia in alfabeto fonetico ve la trascrivo volentieri: [ˌɬanvairˌpuɬɡwɨ̞ŋˌɡɨ̞ɬɡoˌɡɛrəˌχwərnˌdrobuɬˌɬantɨ̞ˌsiljoˌɡoɡoˈɡoːχ], ma non chiedetemi di scrivere la pronuncia approssimata in italiano perché non credo di esserne capace! La lettera (scritta ll, una doppia l che viene considerata lettera singola nell’alfabeto gallese), va pronunciata come il suono “sch” di Paperino, ovvero appoggiando la punta della lingua sul palato e soffiando, così che l’aria faccia tremare i lati della lingua. Anche se la grafia fa sembrare il nome impronunciabile, a sentirlo pronunciato non sembra neanche troppo strano. ”

IL CANTO BARDICO

Lungi dall’essere una forma elitaria il canto con l’arpa in Galles era diffuso tra la gente del popolo e si svolgevano spesso delle gare canore basate sulla capacità di improvvisazione poetica e armonica su una melodia data. Nasce così quella che oggi è diventata una precisa tecnica consistente nel “cantare” la poesia su una melodia suonata da un’arpista. Chi canta attende alcune battute per poi accordare i suoi versi sulla melodia. Nell’Ottocento ci fu una sorta di codificazione di questa tecnica che sfociò in una guida alla cerdd dant pubblicata nel 1911 da Telynor Mawddwy (Dafydd Roberts 1879 -1958 , l’arpista cieco): Y Tant Aur. L’interesse su tale tecnica fu tale e i pareri discordanti che si finì con l’istituire una Cerdd Dant Society nel 1934. L’ultima imponente evoluzione della tecnica si è impressa nel manuale di Aled Lloyd Davies dal titolo Llawlyfr Gosod pubblicato nel 1983. Così facendo con l’intento di arricchire l’espressività musicale si è finito per perdere l’aspetto più estemporaneo e improvvisato dell’esibizione! (vedi)

I gallesi sono anche diventati maestri nell’uso dell‘arpa tripla che non a caso viene detta arpa tripla gallese anche se originariamente nasce in .. Italia all’epoca del Rinascimento.
Caduta in disuso con l’introduzione dell’arpa a pedali, l’arpa gallese ha conosciuto una rinascita a metà del 1900 con il lavoro di John Weston Thomas che ha trasmesso la sua passione, la sapienza artigianale e la tecnica al figlio e ai suoi apprendisti.

Non posso non citare infine John Jones (1810-1869) noto con il nome bardico di Talhaiarnarchitetto e poeta gallese che collaborò con John Thomas e Thomas Oliphant nella stesura della poderosa raccolta “Welsh Melodies, With Welsh And English Poetry

IL CANTO CORALE

Non solo soavi arpe gallesi ma anche grandi corali (suddivise rigorosamente per genere) spesso accompagnate da vere e proprie orchestrazioni. Vedasi il cd della Hallmark Music dal titolo Heritage Of Wales (2005).

BARDIC CHANT

Far from being an elitist form the singing with the harp in Wales was widespread among the people and often took place singing competitions based on the ability of poetic and harmonic improvisation on a given melody. Thus was born what today has become a precise technique consisting in “singing” the poem on a melody played by an harpist. The singer waits for a few bars and then tunes his melody. In the nineteenth century there was a sort of codification of this technique that resulted in a guide to the cerdd dant published in 1911 by Telynor Mawddwy (Dafydd Roberts 1879 -1958, the blind harpist): Y Tant Aur. The interest in this technique was such and the discordant opinions that ended up with the establishment of a Cerdd Dant Society in 1934. The last impressive evolution of the technique was impressed in the manual by Aled Lloyd Davies entitled “Llawlyfr Gosod” published in 1983. (see more)

Triple Welsh Harp

The Welsh have become masters in the use of the triple harp  although originally it was born in .. Italy at the time of the Renaissance.
Falling into disuse with the introduction of the pedal harp, the Welsh harp has experienced a rebirth in the mid-1900s with the work of John Weston Thomas who transmitted his passion, craftsmanship and technique to his son and his apprentices.

Last but not least John Jones (1810-1869) known as the bardic name of Talhaiarn, architect and Welsh poet who collaborated with John Thomas and Thomas Oliphant in the drafting of the powerful collection “Welsh Melodies, With Welsh And English Poetry

Coral singing

Not only Welsh harps but also great choirs (subdivided strictly by gender) often accompanied by big orchestras. See the Hallmark Music CD titled Heritage Of Wales (2005).

I gallesi italiani

Gli italiani che sono emigrati in Galles a partire dall’ultimo decennio dell’ 800 hanno portato caffè, dolciumi e gelati ai lavoratori nelle miniere di ferro e carbone nel Sud del Galles. La maggior parte di questi lavoratori proveniva dalla Valceno.

C’è una cittadina in provincia di Parma (Bardi) che ha un legame veramente speciale con il Galles. Una lunga storia di emigrazione che ha arricchito entrambe le comunità. I discendenti degli emigranti italiani, ormai gallesi a pieno diritto, si ritrovano una volta l’anno a Bardi per festeggiare le loro radici.
https://www.migrer.org/storie/nelle-vallate-dove-il-galles-parla-bardigiano/

A-Z canti tradizionali del Galles (Archive)

AR HYD Y NOS
AR LAN Y MÔR
ASH GROVE
CUTTY WREN
DECK THE HALLS
GLASGERION
GOWER WASSAIL
HELA’R DRYW (HUNTING THE WREN)
HEL CALENNIG
LASS OF SWANSEA TOWN
Mae’r Ddaear yn Glasu
Mari Lwyd carol
Mari Lwyd (Hugh Lupton, Chris Wood )
MI GYSGI DI ‘MABAN
NOS GALAN
OLD SWANSEA TOWN
PLEASE TO SEE THE KING
PREN AR Y BRYN
SUO GAN
We’ll Keep a Welcome in the Hillsides

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