Il rituale dell’hoodening/hodening

Benvenuti nel Calendario dell’Avvento 2022 ideato da Terre Celtiche Blog su ispirazione del Calendario dell’Avvento illustrato da Paul Bommer[1]

I soulers e i wassailers o più in generale le bande di giovani che giravano per le fattorie come questuanti nelle feste dell’inverno erano un tempo (e ancora oggi) accompagnati dall’hobby horse.

Il Culto del Cavallo

Mari Lwyd (Galles)
Dobbin (Kent)
Hobby Horse (origini)
Láir Bhán (Irlanda)
Laair Vane (Isola di Man)
Eginane/Eguinane/Au gui l’an neuf (Bretagna)
Mari Lwyd carol
Mari Lwyd (testo Hugh Lupton, musica Chris Wood )
Poor Old Horse
Paying off the dead horse (sea shanty)

Hoodening

San Martino (fine dell’Estate)
Mumming (festa d’Inverno e Capodanno)
Mumming & San Giorgio
Festa dell’Oss (Calendimaggio-Obby Oss Festival)



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22 dicembre: Mari Lwyd & Hoodening

Mari Lwyd, o anche “Y Fari Lwyd” (in inglese “Grey Mare“= cavalla grigia) è la versione gallese dell’hooden horse. Tradizione ancora praticata nel Galles centrale e meridionale, in particolare a Llantrisant e Pontyclun per Capodanno.

Paul Bommer Mari Lwyd

I questuanti si fermano a cantare davanti all’uscio delle case e chiamano la padrona e la sfidano in un pwnco, una sorta di botta e risposta in versi, spesso insolente. La vittoria della sfida canora consente ai questuanti di entrare in casa per mangiare i dolci e bere birra!
Come si vede nell’illustrazione di Paul Bommer la padrona di casa tiene in mano una scopa e non vuole far entrare il gruppo, perchè portatore di disordine. Infatti non appena entrata, la cavalla girerà per la stanza cercando di catturare le donne: Mari Lwyd è chiaramente una creatura mostruosa e ultraterrena che deve essere rabbonita con delle offerte. Talvolta un bambino piccolo si frappone in mezzo, e con un dolcetto riesce a calmare la bestia!!

Mari Lwyd carol


Wel dyma ni’n dwad
Gyfeillion diniwad
I ofyn am gennod i ganu
Os na chawn ni gennad
Rhowch wybod ar ganiad
Pa fodd mae’r ‘madawiad, nos heno
‘Does genni ddim cinio (1)
Nac arian iw gwario
I wneud i chwi roeso, nos heno

traduzione italiana di Cattia Salto
[Mummers]
Siamo qui, cari amici a chiedervi il permesso di cantare
Se non abbiamo il permesso, ditecelo con il canto che dobbiamo andarcene stasera
[Padrona di casa]: Non ho cena(1) o soldi da spendere per darvi il benvenuto stasera
NOTE
1) se la gente della casa restava sconfitta nella tenzone poetica, la Mari Lwyd rivendicava il diritto di restare a cena con tutto il suo seguito. In alternativa era offerto un glennig, (una piccola mancia), un bicchiere di glaster, (acqua e latte) o di birra.

i Testi
https://www.omniglot.com/songs/bcc/marilwyd.php
http://www.folkwales.org.uk/arctd9a.html

Hoodening nel Kent con i Mummers

Nel Kent sono ritornati i gruppi dell’Hoodening, in particolare la tradizione è molto radicata a San Nicola-a-Wade dove l’hooden horse si chiama Dobbin, un vecchio povero cavallo stremato dalla fatica del lavoro: è messa in scena una sorta di “sacra rappresentazione” con vari personaggi e canzoni; un tempo i gruppi dell’hoodening andavano di casa in casa con tanto di musici e fracasso di campanelli.
La testa del cavallo (di legno) è accompagnata da un gruppo di contadini, chi tiene le redini (il domatore), chi porta un cesto di frutta, chi lo cavalca sulla schiena, c’è anche “Mollie” o la “vecchia dama” che porta una scopa di saggina. Ecco che il capo bussa e appena la porta si apre il cavallo scalcia e spaventa, spalancando la bocca, mentre Mollie scopa i piedi di chi ha aperto.[2]

Oggi l’Hoodening o Souling play è messo in scena nei pub, vedasi questa spassosa Souling Play di Comberbach

Si tratta di una recita sulla morte e resurrezione secondo le consuetudini del Mumming

Il Cavallo appariva  regolarmente durante tutto l’anno, in particolare alla festa di Mezzo inverno  (Hallowtide, i dodici giorni di Natale, ecc.). Il cavallo era un uomo vestito da animale, coperto da una coperta che porta una testa di cavallo, con redini su di un palo. La testa a volte era di legno ma di solito era un vero teschio di cavallo – le mascelle incernierate permettevano alla bocca di aprirsi e chiudersi. Insieme ad altri giovani il cavallo “galoppava” e visitava le case come “dispensatore di botte”. Questo non ebbe sempre successo e nel 1839 a Broadstairs una donna fu così terrorizzata di trovarsi faccia a faccia con il “cavallo” che morì di paura. L’usanza è stata successivamente vietata dai magistrati locali.
A East Kent Hoodening si svolgeva a Natale. Il cavallo aveva una testa di legno e talvolta veniva messa in bocca una candela accesa. I contadini camminavano con il cavallo, uno lo conduceva per le redini o una corda e portava una frusta, e un altro abbastanza leggero lo cavalcava sulla schiena. Un terzo noto come Mollie o la Vecchia indossava abiti femminili e portava una scopa o una ramazza.
A Reculver potevano partecipare solo gli uomini che avevano lavorato con i cavalli durante l’anno .
Probabilmente un tempo solo le gilde dei cavallanti potevano partecipare all’hoodening, nel Cheshire il teschio del cavallo era seppellito con uno scherzoso servizio funebre.[3]

POOR OLD HORSE (hoodening)

Roud 513 ; TYG 60 ; Ballad Index ShH85 ; VWML CJS2/10/2583 , TFO/1/31/33/1 ; Bodleian Roud 513 ; GlosTrad Roud 513 ; Wiltshire 661 , 663 , 933 ; trad.]

Esistono molte versioni[4] della canzone, la quale era una parte della rappresentazione dei Mummers, che mettevano in scena la morte e resurrezione del cavallo 


My clothing was once of a linsey-woolsey fine,
My mane it was sleek and my body it did shine.
But now I’m getting old and I’m going to decay,
Me master frowns upon me and thus they all do say,
“Poor old horse.”

My living was once to the best of corn and hay
As ever grew in England, and that they all did say.
But now there’s no such comfort as I can find at all.
I’m forced to nab the short grass that grows against the wall, “Poor old horse.”

Shirley Collins in “False True Lovers” 1959

Traduzione italiana di Cattia Salto
I miei drappi erano un tempo di fine lino,
la mia criniera era lucida e il mio corpo era uno splendore,
ma ora mi sono fatto vecchio e discendo la china,
il mio padrone mi guarda male
e così tutti dicono “Povero vecchio cavallo”.

Vivevo un tempo del miglior grano e fieno
che mai crescesse in Inghilterra così tutti dicevano.
Ma ora non riesco a trovare un simile conforto.
Sono costretto ad afferrare l’erba corta che cresce contro il muro “Povero vecchio cavallo”

Kate Rusby in Sweet Bells 2008

Kate Rusby
I
We’ve got a poor old horse,
He’s standing at your door,
And if you’ll only let him in,
He’ll please you all (1) I’m sure (x2)
II
Now that he’s grown old
And nature doth decay,
My master frowns upon him now,
These words I’ve heard him say (x2)
III
Now that he’s grown old
And scarcely can he crawl,
He’s forced to eat the coarsest grass
That grows against the wall (x2)
IV
This poor horse was once young,
And in his youthful prime
My master used to ride on him,
He thought him very fine (x2)

Traduzione italiana di Cattia Salto
I
Abbiamo un povero vecchio cavallo
che sta alla vostra porta,
e se soltanto lo lascerete entrare,
vi ricompenserà di certo (1).
II
Adesso che è diventato vecchio,
nel suo naturale decadimento,
il mio padrone lo guarda male
e questo gli ho sentito dire:
III
“Ora che lui è invecchiato,
e a malapena si regge in piedi,
dovrà mangiare l’erba più ruvida
che cresce contro il muro”
IV
Questo povero cavallo una volta era giovane,
e nel fulgore della sua giovinezza
il mio padrone lo usava per cavalcare
e pensava molto bene di lui

NOTE
1) nel verso si evidenzia il canto come canto di questua con rituale propiziatorio
. Il ringraziamento nell’addio è una benedizione sulla casa e i suoi abitanti

IL CULTO DEL CAVALLO

cavallo bianco

Per i Celti il cavallo era un animale sacro, simbolo della regalità e attributo di varie divinità in particolare delle dee-giumente.
Simbolo di ricchezza e seppellito insieme al suo padrone (o degno di una sepoltura rituale se caduto in battaglia) era allevato se di manto bianco dai druidi e utilizzato per i vaticini  e i riti propiziatori (animale sacrificale).
Animale totemico per molte tribù celtiche che ne riprendono il nome, la sua carne era tabù tranne che in particolari momenti rituali.
Gli spiriti della Terra che governano la fertilità erano raffigurati in guisa di cavallo e associati con le portatrici della fertilità, le giovani donne non ancora sposate. Una connotazione ancor più prettamente celtica è l’identificazione del “cavallino” con la Dea Giumenta (la Dea Terra): la ritroviamo nel mito della dea gallese Rhiannon e della dea nord italica Epona.[5]

Osserva Alexei Kondratiev “Considerando nuovamente il nostro rituale del Solstizio [hoodening] alla luce di quanto sopra, ci si rende conto che, nella stagione invernale, Mari Lwyd è una madre che è stata separata dal figlio. Questo porta immediatamente alla mente molte figure di altre mitologie, Dee-Madri che vagano in lacrime su una terra deserta in cerca di un amore perduto (figlio o consorte) collegato al potere della fertilità: Demetra e Persefone, Iside e Osiride, Nanna e Balder, Leminkäinen e sua madre… Nel caso di Demetra e Iside, le dee vaganti acquisiscono un seguito di compagni che assumono essi stessi significato individuale nei miti. Forse che il racconto di Rhiannon, o dell’archetipo da lei rappresentato nel sapere celtico, contenesse un tempo proprio questo elemento, sopravvissuto fino ad oggi nel rituale che ha ispirato? È il proprio il puledro che la Giumenta Grigia o la Grande Giumenta cerca una casa dopo l’altra, e gli strani personaggi che l’accompagnano, suonando campanelle e violini e sventolando nastri, sono gli aiutanti dell’Altromondo che la sostengono nel suo esilio; le loro identità ci sono sconosciute in questo contesto specifico, ma senza dubbio sono molto vicine a quei “compagni magici”  così comuni nella tradizione popolare. Ovviamente, nonostante la possibilità di tali associazioni, la cerimonia funge ancora chiaramente da rituale “cavallino” mirato a ripristinare la fertilità o riattivare i poteri della generazione: anche in esilio, incapace di manifestarsi apertamente nella natura, la Dea-Terra può ancora trasmettere la sua “energia equina” (eoghus) a coloro che ne hanno bisogno, e lo fa con la tipica turbolenza di un “cavallino”. [da Il tempo dei celti]

La leggenda dietro alla tradizione della Mari Lwyd è quella della cavalla grigia costretta a lasciare la stalla di Betlemme per fare posto a Maria partoriente. Da allora la cavalla celtica è ancora alla ricerca di un posto dove poter partorire il suo puledrino.
Una chiara allegoria della fede cristiana che soppianta quello della dea-cavalla Rhiannon-Epona messa in versi dal poeta Hugh Lupton, ascoltiamo la storia musicata da Chris Wood

Mari Lwyd (Hugh Lupton, Chris Wood )

The Hodening hoss, the marbury dun (1),
Old Bone-face the deathless am I,
Heavy with Foal two thousand years
Bridled with sorrow, saddled with fear,
I canter through pastures of tremble and quake,
I gallop the track between sleep and awake
Seeking the deep of welcome
and stint for my tears.

The mare queen the Mari-Lwyd
I was mother of all the herds
Ten thousand years my shining foals
Bridled with starlight saddled with gold
I leapt the divide between living and dead
I quickened each year with a toss of my head
Seeking the deep of beauty
and never grew old

But Mother of God, The Mary Mild.
The pregnant Virgin came bursting with Jehovah seed
entered my stable and cried out her need
With ropes I was dragged from the birthing straw
Aching with foal I was heaved to the door
Swapping warmth for bitter weather
And birth of a rival creed

So now I am nightmare I am rattling womb
The Uffington wraith(2) I’ve become
Forced into dark you’ve made me a fiend
Bridled with shadow saddled with scream
From window to window traversing the night
My face in your glass in a shudder of light
Seeking that deep of welcome befitting a Queen
Let me in once again
Let me in!

Chris Wood & English Acoustic Collective in Ghosts 2004

La cavalla dell’Hodening, il cavallo di Marbury,
il Vecchio teschio, io sono l’immortale,
gravida da duemila anni
imbrigliata dal dolore, sellata dalla paura,
galoppo sui pascoli di tremori e terremoti
galoppo la pista tra il sonno e la veglia
cercando nel profondo dell’accoglienza
e il termine delle mie lacrime.

La cavalla regina Mari-Lwyd
ero la madre di tutte le mandrie
diecimila anni i miei splendenti puledri
imbrigliata con la luce delle stelle, sellata con l’oro
ho superato il confine tra vivi e morti
ho dato vita ad ogni anno con un cenno della testa
cercando nel profondo della bellezza
e non sono mai invecchiata

Ma la Madre di Dio, la beata Maria,
la Vergine incinta venne col seme di Geova
entrò nella mia stalla e gridò il suo bisogno/con le corde mi hanno trascinata dalla paglia del parto
dolorante per il puledro, spinta verso la porta
a scambiare il calore con il gelo
e la nascita di un credo rivale

Perciò ora sono un incubo, scuoto il grembo
sono diventata lo spettro di Uffington
costretta nell’oscurità, sono diventata un demonio
Imbrigliata dall’ombra sellata dall’urlo
di finestra in finestra attraversando la notte
la mia faccia nel tuo vetro in un brivido di luce
alla ricerca del benvenuto devozionale che si addice a una regina/ Fammi entrare ancora una volta
Fammi entrare!

NOTE
(1) dun è un cavallo dal manto grigio-bruno la leggenda dice che Marbury Dun abbia corso da Londra a Marbury per scommessa (di compiera la tratta in un giorno solo).
Il cavallo ha vinto la scommessa ma esausto dopo aver bevuto al Budworth Mother è morto
(2) il cavallo bianco di Uffington tracciato sul pendio di una collina in epoca preistorica un geoglifo sulla collina detta per l’appunto White Horse Hill nelle vicinanze del villaggio di Uffington nell’Oxfordshire. Una recente datazione ha spostato la sua origine all’età del Bronzo

le celebrazioni di oggi sono sempre più spettacolari grazie a personaggi dalla grande sensibilità profondamente radicati nella tradizione

Hobby Horse

tradizione medievale per l'hoodening
hooden horse nel Medioevo

Riferimenti storici[6] all’hobby horse risalgono al tardo Medioevo (inizi del 1500) con tracce ancora in epoca vittoriana: nel 1803 è documentata la presenza di un cavallo fabbricato con la pelle di uno stallone con un uomo all’interno che spruzzava acqua sulla folla.
Nel Medioevo il “cavallino” era un personaggio  dell’allegra brigata di Robin Hood ed era connesso con i rituali della fertilità propri della festa di primavera e le danze del Maggio, ma anche con i festeggiamenti del Natale.
Alcuni studiosi fanno risalire il rituale a celebrazioni precristiane, connesse con la festa celtica di Beltane. Ma altrettanto numerosi sono i riferimenti ai rituali invernali di Samain che iniziavano alla fine di ottobre e si concludevano dopo circa dodici giorni.
Nel rituale dell’hoodening un uomo indossa una coperta o un lenzuolo bianco che lo ricopre interamente e porta una testa di cavallo su un bastone, più comunemente una testa di legno munita di mascelle con cardini in modo che possa essere manovrata per aprire e chiudersi (un tempo un vero teschio di cavallo). A volte nel cranio è collocata una candela accesa con effetti molto inquietanti.

hooden horse per l'hoodening
giumenta bianca ( hooden horse ) dell’hoodening: a maschera consiste in una testa di cavallo (un teschio vero) con la mascella movibile. particolarmente inquietanti gli occhi ricavati da due pezzi di bottiglia verde. La testa è addobbata con nastri colorati e portata su un palo da una persona celata sotto un ampio mantello bianco. E’ una maschera tradizionalmente portatrice di disordine

LÁIR BHÁN

A Samain in Irlanda delle parate spaventose avevano luogo nelle campagne e nei villaggi medievali,  capitanate da Láir Bhán (la cavalla bianca)  seguita da una banda di giovinastri che agitavano delle corna e chiedevano delle offerte per Muck Olla.

Così riporta William Hackett (1853): Non sono trascorsi molti anni da quando alla vigilia di Samain, il 31 ottobre, una processione campestre ha vagato per il distretto tra Ballycotton e Trabolgan, lungo la costa. I partecipanti si rappresentavano come messaggeri di Muck Olla, a nome del quale riscuotevano i contributi dagli agricoltori; come al solito erano accompagnati da vari giovani, che suonavano vigorosamente con le corna delle mucche; a capo della processione c’era una figura avvolta in una veste o un lenzuolo bianco, avente, per così dire, la testa di una giumenta, questo personaggio era chiamato Láir Bhán, “la giumenta bianca”, era una specie di presidente o maestro della cerimonia. Una lunga serie di versi veniva recitata in ogni casa [7]

hoodening
by Niamh Ní Ruairc: la processione dei mummers per l’hoodening

Laair Vane

Un cavallo bianco con la testa di cartapesta e il corpo coperto da un lenzuolo bianco ha ripreso a girare per l’isola di Man qualche anno fa a Natale[8]

Eginane/Eguinane/Au gui l’an neuf

Christian Souchon descrive una questua di Natale bretone (tradizione detta di Eginane o Au gui l’an neuf) riportata dal Villemarqué “In passato, in Bretagna, il Natale era soprattutto la festa dei poveri . Il giorno di Santo Stefano, circolavano in gruppi, di borgo in borgo, preceduti da un vecchio cavallo addobbato di alloro e nastri, per raccogliere donazioni. Cantavano una litania il cui soggetto variava appena, ma che modificavano sull’ispirazione del momento. Si fermavano davanti a ogni porta dei ricchi e il loro capo iniziava un contrasto verbale con uno degli abitanti della casa , da cui usciva sempre vittorioso dopo una lunga resistenza.” [9]

In alcune località della Bretagna la questua avveniva il giorno prima di natale o a Capodanno, una gara d’indovinelli identica alla tradizione gallese dell’Hoodening o si svolgeva per le strade con una serie di versi del tutto simili alle wassailing songs delle Isole Britanniche

La “Languimanée” a Landerneau nel 1854 questuanti con il cavallino il capo del gruppo di bambini impugna un’asta agghindata con nastri

[1] Traendo ispirazione dal Calendario dell’Avvento di Paul Bommer (disegnato nel 2010) anche in Terre Celtiche Blog per il 2022 faremo il count-down dal 1 dicembre fino al giorno di Natale. L’artista ci ha dato l’autorizzazione a utilizzare le immagini dei suoi bellissimi disegni, così ogni giorno volteremo virtualmente una pagina del Calendario per gustarci una storia, una canzone, del buon vino cotto, un dolcetto.. https://terreceltiche.altervista.org/ritual-chants/#ca

[2] http://www.hoodening.org.uk/index.html
http://hoodening.org.uk/hooden-horses.html

[3] The Horse regularly appeared through the year at, especially in Midwinter (Hallowtide, the Twelve Days of Christmas, et al). The Horse was a man dressed as an animal, covered in blanket and carrying a horse’s head, with reins, on a pole. The head was sometimes wooden but usually a real horse skull – hinged jaws allowed the mouth to snap open and shut. Along with other young men the horse ‘galloped’ and visited houses as a ‘lick-bringer’. This was not always successful and in 1839 at Broadstairs a woman was so terrified coming face-to-face with the ‘horse’ she died of fright. The custom was subsequently forbidden by local magistrates. In East Kent Hoodening took place at Christmas. The Horse had a wooden head and sometimes a lighted candle was placed in the mouth. Farmworkers walked with the horse, one leading it by the reins or a rope and carrying a whip, and another worker light enough to ride on the horse’s back. A third known as Mollie or Old Woman was in female attire and carried a broom or besom.In Reculver, only men who had worked with horses during the year were allowed to partake.  (in “A Dictionary of British Folk Customs” di Christina Hole, 1995)

[4] http://mainlynorfolk.info/shirley.collins/songs/pooroldhorse.html

[5] http://ontanomagico.altervista.org/epona.html

[6] http://www.hoodening.org.uk/hoodening-history1.html

[7]‘It is not many years since on Samhain’s eve, 31st October, a rustic procession perambulated the district between Ballycotton and Trabolgan, along the coast. The parties represented themselves as messengers of Muck Olla, in whose name they levied contributions on farmers; as usual they were accompanied by sundry youths, sounding lustily on cows’ horns; at the head of the procession was a figure enveloped in a white robe or sheet, having, as it were, the head of a mare, this personage was called the Láir Bhán, “the white mare,” he was a sort of president or master of ceremonies. A long string of verses was recited at each house. https://thefadingyear.wordpress.com/2016/10/26/origins-of-trick-or-treating/

[8] https://culturevannin.im/news/the-laair-vane-mystery-609889/

[9] Autrefois, en Bretagne, Noël était surtout la fête des pauvres. Le lendemain de Noël, ils circulaient en bandes, de hameau en hameau, précédés d’un vieux cheval décoré de laurier et de rubans, pour faire la collecte des étrennes. Ils le faisaient en chantant une ritournelle dont le sujet ne variait guère, mais qu’ils modifiaient au gré de l’inspiration du moment. Ils s’arrêtaient devant chaque porte un peu riche et leur chef entamait avec un des habitants de la maison une joute verbale dont il sortait toujours vainqueur après une longue résistance.[Christian Souchon] La tournée des étrennes
si veda anche la tradizione traslata al Carnevale dell’Eginane Sant Trifin/Sainte-Tréphine http://chrsouchon.free.fr/chants/trifin.htm
https://tob.kan.bzh/chant-00427.html


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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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