La vieille fille [La zitella]

La condizione femminile nel corso del tempo è fortunatamente parecchio mutata a partire da una assoluta dipendenza e da un diritto di parola negato, quando ancora le ragazze passavano da padre a marito. Ostacolate nel pensare, parlare, sognare…l”unico mezzo espressivo di cui hanno sempre goduto è il canto che infatti hanno utilizzato in ogni loro attività. Dietro le parole delle canzoni i concetti venivano espressi in maniera indiretta ma decisamente con maggiore libertà, gli argomenti non sono loro certo mai mancati: amori contrastati, matrimoni infelici o combinati, reclusioni in convento, mariti tiranni o debosciati, maternità a ripetizione, prostituzione…Il terrore di restare zitelle però era altrettanto forte e angoscioso con relativi sensi di colpa che ritroviamo puntualmente in numerose canzoni tradizionali come questa. Che dilemma: meglio un marito esecrabile o nessun marito? Passeranno i secoli tempo prima che (in Francia, in questo caso) faccia la sua apparizione il femminismo e donne come le socialiste Flora Tristan e Pauline Roland o l’anarchica Louise Michel.

La formazione della canzone è: Marie Sauvet (canto), Gabriel Yacoub (chitarra), Nikki Matheson (pianoforte), Gilles Chabenat (ghironda), Jeanne-Pierre Rasle (musetta di corte, flauto alto a becco, flauto soprano a becco).



à quinze ans j’étais gentille
je redoutais les amants
je faisais la difficile
à présent je m’en repens
quatorze amants par semaine
sont venus me saluer
un bouquet de marjolaine
sont venus me présenter

je les renvoyais au poste
c’était mon contentement
grand dieu que j’étais donc sotte
je le vois bien à présent
quand je vois toutes ces filles
qui étaient filles de mon temps
elles ont des hommes tranquilles
à leurs femmes bien complaisants

voilà mon front qui se ride
et mes dents toutes ébréchées
mes beaux cheveux qui se grisent
cela me casse le nez
j’ai beau porter la dentelle
et souvent changer d’habits
les amants ils m’y délaissent
me voici fille pour la vie

adieu les plaisirs du monde
je m’en vais dans un couvent
adieu les plaisirs du monde
je m’en vais dans un couvent
enfermée avec les nonnes
dans un lieu étroitement
enfermée avec les nonnes
dans un lieu étroitement

trad. Monique Palomares – Flavio Poltronieri

a quindici anni ero gentile
avevo paura dei corteggiatori (1)
facevo la difficile
ora me ne pento
quattordici corteggiatori a settimana
sono venuti a salutarmi.
un mazzo di maggiorana
sono venuti a presentarmi

li rimandavo al proprio posto
era la mia contentezza
dio mio, quanto ero stupida
ora mi è chiaro
quando vedo tutte queste ragazze
che erano ragazze del mio tempo
e hanno uomini tranquilli
alle loro mogli, molto accomodanti

la mia fronte si corruga
i miei denti tutti scheggiati
i miei bei capelli stanno diventando grigi
tutto questo mi si sbatte in faccia
ho un bel fare a indossare pizzo
e cambiare spesso vestiti
gli corteggiatori mi abbandonano
eccomi qui, ragazza per la vita

addio ai piaceri del mondo
me ne vado in un convento
addio ai piaceri del mondo
me ne vado in un convento
rinchiusa con le suore
in un luogo, rigorosamente
rinchiusa con le suore
in un luogo, rigorosamente


NOTE
(1) “amant” sta per “amante” ma oggi contiene principalmente una connotazione sessuale mentre nei testi antichi significava “corteggiatore”

 

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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