The Mermaid sea ballad & sea shanty

The Mermaid è la ballata del mare più popolare ancora ai nostri tempi, diventata una tragicomica canzone da pub e nel Folk Revival

Intro
The Mermaid (la versione comica)
The Mermaid (sea shanty in Rogue’s Gallery)
The Mermaid (versione tragica)
The Mermaid (senza sirena) -Waves on the Sea

The Mermaid

AMermaid-waterhouse

Roud 124 ; Master title: The Mermaid ; Child 289 ; G/D 1:27 ; Ballad Index C289 ; Old Songs RagingSea ; VWML CJS2/9/1944 ; Bodleian Roud 124 ; Wiltshire 710 ; Mudcat 19422 ; trad.]

The Mermaid risale al con buona probabilità al 1600 e nelle ballate childiane[1] è riportata in ben 6 versioni testuali. John Wright la pubblicò nel 1605 con il titolo di “The Praise of Sailors” e la ballata fu ulteriormente rielaborata da Martin Parker nel 1640 con il titolo di “Saylors of my money” che aggiunse il verso “How ere the wind doth blow” come coro.
Nel 1660 J.P. (forse John Phillips) la trasforma in quella che sarà chiamata “Ye Gentlemen of England” abbinata comunemente alla melodia “When the stormy winds do blow” (melodia B512 nei broadside ballad). Queste due varianti tuttavia non comprendono la figura della sirenetta e nemmeno il ritornello che ritroviamo invece in Child.

Una ballata Tragicomica

Esistono molte versioni testuali e varie melodie di questa popolarissima ballata diffusa sia in Gran Bretagna che in America come ballata del mare, sea shanty, filastrocca– gioco per bambini e canzone per combriccole studentesche o scout e conosciuta con i nomi di “The Mermaid”, “Waves on the Sea”, “The Stormy Winds do blow” “The Wrecked Ship”, “The Sinking Ship” o “Our Gallant Ship” e “Oh, the Lamp Burns Dimly Down Below
Con il titolo di Three Times Round went the Gallant Gallant Ship la ritroviamo in una registrazione fonografica dalla voce di Lizzie Ann Higgins di Aberdeen come anche in ulteriori quattro versioni reperibili sempre in Tobar an Dualchais

the mermaid

La versione più moderna

La versione più “comica” da drinking song della ballata The Mermaid (quella più gettonata dal Folk Revival sia professionale che amatoriale) è abbinata ad una allegra e vivace melodia ed è ricca di strofe in cui ogni componente della nave che sta affondando dice la sua. Il folklorista e shantyman Stan Hugill racconta che era quella utilizzata ai suoi tempi da marinaio come pump shanty e quindi doveva avere un ritornello per allungare la canzone per tutta la durata del noioso e interminabile lavoro di pompaggio.[2]


I
Twas Friday morn when we set sail
And we were not far from the land
When our captain, he spied a mermaid so fair
With a comb and a glass in her hand
CHORUS
O the ocean’s waves do roll
And the stormy winds do blow
While we poor sailors are skipping to the top
while the landlubbers lie down below (below, below)
while the landlubbers lie down below
II
Then up spoke the captain of our gallant ship
And a fine old man was he
“This fishy mermaid  has warned me of our doom,
We shall sink to the bottom of the sea.”
III
Then up spoke the mate of our gallant ship,
And a fine-spoken man was he,
Saying, “I have a wife in Brooklyn by the sea,
And tonight a widow she will be.”
IV
Then up spoke the  cook of our gallant ship
And a greasy old butcher  was he,
“I care much more for my pots and my pans
Than I do for the bottom of the sea”
V
Then three times around spun our gallant ship
And three times around spunt she
Three times around spun our gallant ship
And she sank to the bottom of the sea

traduzione italiana di Cattia Salto
I
Era un venerdì mattina che alzammo le vele,
non molto lontani da terra,(1)
quando il capitano avvistò una sirena così bella
con un pettine e uno specchio nelle mani(2).
RITORNELLO
Oh le onde dell’oceano rollano
e i venti di tempesta soffiano
mentre noi poveri marinai ci arrampichiamo su(3)
mentre i terricoli(4) rimangono giù (giù, giù)
mentre i terricoli rimangono giù
II
Così parlò il capitano della nostra nave ardita
ed era un vecchio brav’uomo
“Questa sirena mi ha avvertito(5) del nostro destino,
finiremo sul fondo del mare”
III
Così parlò l’ufficiale della nostra nave ardita
era un uomo dalla parlata fine,
disse: “Ho mia moglie a Brooklyn(6) al mare
e stanotte diventerà una vedova”
IV
Così parlò il cuoco della nostra nave ardita
ed era un grasso vecchio macellaio
“Mi preoccupo molto di più per le pentole e padelle
di quanto m’importi di finire sul fondo del mare(7)”
V
Poi tre volte filò in tondo la nostra nave ardita
e tre volte filò in tondo
tre volte filò in tondo
e affondò sul fondo del mare

NOTE
(1) la costa è un luogo di confine tra terra e mare una condizione intermedia dell’esistenza tradizionalmente associata sia alla magia che al pericolo
(2) La Sirena è accompagnata dal medioevo all’ottocento da pettine e specchio: l’uno a indicare la sessualità (nel gesto erotico del pettinarsi le chiome, un tempo potente strumento di seduzione), l’altro a sottolinearne la doppiezza e l’inganno. Ma il pettine o pecten dal greco plectron sta per indicare il plettro ovvero la lyra e quindi le virtù musicali della sirena, mentre lo specchio ne rappresenta i poteri magici. la visione di una sirena intenta a pettinarsi i lunghi capelli e a rimirarsi nello specchio è presagio di una terribile tempesta e di un imminente naufragio. 
(3) i marinai scelti si arrampicano sulle cime degli alberi per ridurre le vele
(4) è un termine nautico che indica una persona attaccata alla terra ferma, non abituata al mare, così i terricoli non si azzardano a salire sul sartiame
(5) A volte l’apparizione della Sirena più che la causa della tempesta potrebbe essere intesa come un monito, l’avvertimento di invertire subito la rotta. Tuttavia in questo contesto possiamo considerare il canto della sirena come una beffa più che un avvertimento, infatti una tempesta è molto più pericolosa quando si scatena nei pressi della costa piuttosto che nel bel mezzo dell’oceano.[3] Sembra dire la sirena “Ecco son qui che vi aspetto di sicuro vi spiaccicherete contro questo scoglio a pochi passi da casa eppure proprio dove morirete tutti”
(6) la località cambia a seconda di chi canta
(7) la strofa è stata scritta per riderci sopra al cuoco dispiaceva di più che la sue padelle e pentole finissero in fondo al mare

The Sharecroppers arrangiamento country e un video con belle immagini
All Folk’d Up 2013
Ceol 2022
la versione di Paul Claytondel 1954 ha influenzato quella dei Clancy Brothers
The Mermaid · The Clancy Brothers · Tommy Makem 1964
la loro versione ha fatto il giro dei Sette Mari contribuendo alla popolarità della ballata

The Mermaid: la sea shanty

Ma la “bella bella fanciulla”, si deve presumere sia quella sirena, e il suo aspetto è un presagio per la tempesta mortale. Harlow (da un viaggio del 1875) ne ha fornito una versione per l’argano che ha una melodia sensibilmente simile a quella di Hugill, così come lo era anche l’abbinamento del coro. Un argano chantey. La sua “storia” deriva da una ballata del XVIII secolo. Child raccolse una di queste ballate nel suo famoso set, sotto il titolo di “The Seamens’ Distress”, datandola forse al 1765. Tuttavia, ricorda che quella non era una canzone, e il suo testo di 14 strofe (senza ritornello) è diverso (la “storia” è solo la stessa cosa). L’attuale forma del testo è attestata in un romanzo del 1830 intitolato THE WANDERINGS OF TOM STARBOARD. La canzone fu successivamente raccolta nel 1840 da un certo signor Charles Sloman e data in un’opera del 1859 sulle ballate di Chappell. Possiamo vedere la forma di Chapell copiata da LA Smith nella sua raccolta di musica marina del 1888. La melodia è come quella di Harlow e,

Gibb ‘Ranzo’ Schreffler aka Hulton Clint

Everyman’s Book of Sea Songs(p185-7),
The Book of Navy Songs(p74-5),
Naval Songs(p42),
Music of The Waters(p64-6),
Sea Songs And Ballads(words only)(p17-8),
Chanteying Aboard American Ships(p147-9),
Shanties from the Seven Seas (complete)(p560-1)

The Mermaid: la sea shanty in Rogue’s Gallery

Questa versione, così come è stata arrangiata da Martin Carthy, con il suo ritmo cadenzato e ipnotico, è decisamente più adatta ad essere utilizzata come canto di lavoro sulle navi. Anche se non abbiamo testimonianze dirette che sia mai stata cantata su una nave a vela all’epoca dei grandi velieri.

I
As we lay musing on our bed,
So early morn at ease,
We thought upon those lodging beds
Poor sailors have at sea.
Though last Easter day in the morning fair,
We was not far from land,
We spied a mermaid sitting on a rock
With a comb and a glass in her hand, in her hand
With a comb and a glass in her hand.
II
And first come the bosun of our ship
With courage, stout and bold:
“Stand fast, stand fast, brave lively lads,
Stand fast, brave hearts of gold.
For our gallant ship, she’s gone to wreck,
She was so lately trimmed,
The raging seas have sprung her good,
And the salt seas all run in, run in,
And the salt seas all run in.”
III
And up then spoke our cabin boy,
Oh, a well spoke boy was he:
“I’m sorry for my mother dear,
I’m lost in the salt, salt sea.
For last night, last night,
the moon shone bright,
And you know that she had sons five,
Tonight she may look in the salt, salt waves
And find but one alive, alive,
And find but one alive.”
IV
For boats, for boats,
you fair Plymouth girls,
Don’t you hear how the trumpet sound?
For the want of a boat our good ship is lost
And the most of the young men drowned, oh drowned,
And the most of the young men drowned.

I
Mentre si cogitava nel letto [sulla terra ferma]
di mattina presto e belli comodi,
pensavamo a quelle cuccette (1)
che noi poveri marinai abbiamo in mare.
Così un bel mattino dell’ultimo giorno di Pasqua,
che non eravamo lontani da terra
vedemmo una sirena seduta sullo scoglio(2)
con un pettine e uno specchio in mano, in mano
con un pettine e uno specchio in mano
II
E per primo viene il nostromo della nostra nave, coraggioso, spavaldo e audace:
“State saldi, ragazzi gagliardi e pieni di vita,
coraggiosi cuori d’oro.
perchè la nostra bella nave affonderà,
era ben assestata, ma
i mari impetuosi hanno messo sottosopra le merci (3)
e il mare salato è entrato, entrato
e il mare salato è entrato”
III
E poi parlò il nostro mozzo (4),
un ragazzo dalla parlata fine:
“Mi dispiace per la mia cara madre
sono disperso nel mare salato,
perchè l’ultima notte, la notte scorsa,
la luna splendeva luminosa
si sa che lei aveva cinque figli
stanotte lei potrà guardare nelle onde salate
e non trovarne neppure uno vivo, vivo
e non trovarne neppure uno vivo”
IV
Alle scialuppe, alle scialuppe
voi belle ragazze di Plymouth (5)
non sentite come suonano le trombe?
Alle scialuppe la nostra bella nave è perduta,
la maggior parte dei giovani uomini annegati,
e la maggior parte dei giovani uomini annegati

NOTE traduzione italiana di Cattia Salto
(1) letteralmente “alloggi dei letti”
(2) seduta su una roccia nel mare, ma nè sulla terra ferma nè nell’acqua
(3) la frase acquista un senso alla luce del verso precedente, è pronunciata dal nostromo, il sottufficiale capo del personale di coperta, quello che organizza il lavoro della ciurma e supervisiona carico e scarico delle merci. Così le onde del mare sono entrate nella stiva e le merci ci galleggiano dentro.
(4) per lo più il mestiere di mozzo era svolto da ragazzi scappati di casa per vivere l’avventura o figli di marinai che facevano la gavetta, venivano arruolati già all’età di 10 anni. Anche i suoi fratelli erano marinai e lui era rimasto l’ultimo ancora vivo..
(5) porto nella conta di Devon Sud-Ovest Inghilterra

Martin Carthy & Waterson in Rogue’s Gallery Pirate Ballads, Sea Songs & Chanteys  ANTI 2006.

Martin Carthy nello stesso anno in Straws in the Wind ha registrato anche un’altra versione della ballata The Mermaid con il testo però come quello della terza versione. Il linguaggio è un po’ arzigogolato e lo mantengo anche nella traduzione (non arrivo alle vette di Riccardo Venturi..)

The Mermaid: la ballata più antica

Questa versione senza ritornello è forse quella che più si avvicina allo spirito originale seicentesco e più cupo della ballata, quasi un lamento funebre. Nel Medioevo la sirena era oramai diventata una donna-pesce sia nei Mari del Sud (che la ritraevano agli inizi nella forma di uccello) che del Nord d’Europa tant’è che la versione raccolta dalla testimonianza di Eliza Pace di Hyden, Kentucky[4] così ce la descrive

A-combing down her long yellow hair
And her skin was like a lily so fair
Her cheeks were like two roses,
and her eyes were like the stars
And her voice was like the nightingale clear

This little mermaid sprung into the deep
The wind it begin for to blow
The hail and the rain were so dark in the air
We’ll never see the land anymore.

Si pettinava i lunghi capelli dorati
l’incarnato era candido come il giglio
le guance due roselline
gli occhi erano di stelle
e la voce era limpida come quella di usignolo

Questa giovane sirena s’immerse nell’abisso
il vento soffiava a raffiche
grandine e pioggia oscuravano il cielo
non avremmo mai più rivisto la terra

Tuttavia la versione trascritta “a tavolino” nel Penguin Book of English Folk Song è ripresa dalla testimonianza di James Herridge (o Herage), raccolta sul campo nel 1906 e pubblicata per la prima volta nel Folk Song Journal nel 1907 senonchè Vaughan Williams e Lloyd aggiunsero ulteriori strofe trovate sulle versioni broadside.

Il marinaio che si è salvato

siren

Il testo non è più dal punto di vista della ciurma, bensì del marinaio che presumibilmente si è salvato dal naufragio. Nella prima strofa il protagonista si ritrova di notte a ripensare al suo amore (la nave o la sirena?) e ai marinai che solcano i mari, ciò che segue è quindi il ricordo di un disastroso evento di un sopravvissuto (forse per l’intervento magico della sirena).

Egli cerca di descrivere la malia che lo ha avvinto nell’udire cantare la sirena, ma subito il presagio funesto si concretizza e il mare si gonfia in tempesta. La parte finale riprende lo schema tripartito delle versioni precedenti in cui tre membri della ciurma intervengono per annunciare il disastro imminente e inevitabile: qui sono il timoniere che non riesce più a scandagliare il fondo a causa dei marosi, il capitano che leva l’ultimo pensiero alla moglie e al suo dolore di vedova, il giovane mozzo che invece pensa alla madre. L’ultima strofa è concitata, ormai persa la nave l’unica salvezza è riposta nelle scialuppe di salvataggio!

I
One night as I lay on my bed,
I lay so fast asleep,
When the thought of my true love
come running in my head,
And sailors that sail on the deep.
II
As I sailed out one day one day
And being not far from land,
There I saw a mermaid sat on a rock,
A comb and a glass in her hand.
III
Now the song she sang, she sang so sweet,
No answer at all could I say,
Till our gallant ship she swung round about,
Which made our poor hearts to ache.
IV
Then up stepped the helmsman of our ship,
In his hand a lead and line.
For to sound the seas so wide and so deep,
No hard rock or sand could he find.
V
Up stepped the captain of our ship,
And a well-speaking man is he.
He says, “I have a wife in fair Plymouth town,
This night and a widow she’ll be.”
VI
And then up stepped our cabin boy,
And a fine pretty boy was he.
He says, ”Oh, I grieve for my mother dear,
Whom I shall never more see.
VII
Last night last night when the moon shone bright,
My mother she had sons five.
But now she may look in the salt salt sea
And find but one alive.”
VIII
Call for boats, call for boats,
my fair Plymouth boys,
Do you hear how the trumpets sound?
For the want of a long-boat
in the ocean we’re lost
And most of our merry men drowned.

I
Una notte ero sdraiato a letto [sulla terra ferma]
e giacevo profondamente addormentato,
quando il pensiero del mio vero amore(1)
mi sovvenne all’improvviso
e quello dei marinai che solcano gli oceani.
II
Mentre navigavo un giorno
non lontano da terra
vidi una sirena seduta sullo scoglio
con un pettine e uno specchio in mano.
III
E il canto che cantava era così dolce
non potevo reagire,
finchè lei nuotò intorno alla nostra bella nave(2)
facendo palpitare i nostri cuori.
IV
Poi si alzò il timoniere della nostra nave,
con in mano il filo a piombo(3)
per scandagliare il mare selvaggio e profondo,
ma nessuna dura roccia o sabbia riusciva trovare
V
Poi si alzò il capitano della nostra nave,
un uomo dalla parlata fine
disse: “Ho una moglie nella città di Plymouth(4)
e stanotte diventerà una vedova”
VI
E poi si alzò il nostro mozzo,
e che bel ragazzo era:
disse “Oh mi dispiace per la mia cara madre
che non rivedrò mai più”
VII
La notte scorsa, quando la luna splendeva luminosa
mia madre aveva cinque figli
ma ora lei potrà guardare nelle onde salate
e non trovarne neppure uno vivo”
VIII
Chiamate le scialuppe, le scialuppe
voi bei ragazzi di Plymouth
non sentite come suonano le trombe?
Per la mancanza di una scialuppa di soccorso
nell’oceano ci siamo perduti,
e la maggior parte della ciurma è annegata.

NOTE Traduzione italiana Cattia Salto
(1) il riferimento è ambiguo di chi sta parlando? Della fidanzata, della nave in fondo al mare o della sirena?
(2) in questa versione la sirena non si limita a cantare sventura assisa sullo scoglio, ma nuota attorno alla nave per irretire le sue vittime
(3) termine nautico per indicare uno strumento che scandaglia la profondità del fondale
(4) porto nella conta di Devon Sud-Ovest Inghilterra

Martin Carthy & Dave Swarbrick Il testo tratto da The Penguin Book of English Folk Song come arrangiato da Martin Carthy in Straws in the Wind
Flos Harmonicus voce baritonale di Adrian Horsewood  e arpa celtica (con una nota di bordone portata dalla ghironda, probabilmente nella sua costruzione più antica ovvero la symphonia medievale) su una melodia detta di Humpshire. Nel 2006 è stato stampato un cd dal titolo Hampshire Dance Tunes e i brani sono tratti dal manoscritto conservato nella Winchester Records Library (rif 210M87 / 1.) datato al 1822, c’è da presumere che la melodia provenga da una delle 171 melodie riportate in forma di country dance.

The Mermaid (senza sirena) -Old Time & Bluegrass

Viene dall’America la versione in cui il soprannaturale intervento della sirena viene “stralciato” dalla tradizione orale e la ballata diventa il racconto di un tragico naufragio. Ovviamente s’intitola variamente come “The Waves On The Sea” oppure “Raging Sea”

Carter Family
The New Lost City Ramblers

[1] Francis J. Child “The English and Scottish Popular Ballads” (1882-1898) il testo più antico del Child risale al 1765 https://archive.org/stream/englishscottishp09chil#page/148/mode/2up
http://www.bluegrassmessengers.com/recordings–info-289-the-mermaid.aspx 
“The Praise of Sailors here Set Forth”  broadside ballads
http://ebba.english.ucsb.edu/ballad/31876/image
http://ebba.english.ucsb.edu/ballad/20196/image
[2] “The Mermaid” was popular as a sea shanty or work song, which was sung by sailors while pumping the ship dry. In that context, a chorus or refrain was crucial, so the sailors could use the rhythm of group singing to coordinate their physical labor. It’s probably for this reason that so many versions have a chorus today, describing how the sailors must climb to the tops of masts even in a storm, while the “landlubbers” or “landsmen” “lie down below. https://blogs.loc.gov/folklife/2018/05/the-mermaid/
[3] Moby Dick “La costa a sottovento”
..come di una nave squassata dalla tempesta, la quale miseramente avanzi lungo la costa, sottovento. Il porto le darebbe volentieri soccorso; il porto è pietoso, nel porto c’è sicurezza, comodità, focolare, cibo, coperte calde, amici e tutte le cose care alla nostra vita mortale. Ma in quella bufera il porto, la terra, sono per la nave il rischio più temibile. Essa deve fuggire ogni ospitalità; toccare terra una volta, anche soltanto sfiorando la chiglia, significherebbe far rabbrividire la nave da cima a fondo. Con tutta la sua forza essa apre ogni vela per allontanarsi da terra e, così facendo, lotta proprio contro i venti che volentieri la spingerebbero a riva e si getta di nuovo alla ricerca dei mari sconvolti, purché lontani da terra; per cercare salvezza si precipita direttamente nel pericolo: l’unico amico è il suo più spietato nemico!
(H. Melville, Moby Dick, cap. XXIII: “The Lee Shore” – Trad. di Cesare Pavese)
[4] In America Eliza Pace è stata registrata da Cecil Sharp nel 1917 e da Alan ed Elizabeth Lomax nel 1937, la sua versione riprendeva la versione inglese diffusa in Inghilterra nel diciannovesimo secolo che sarà pubblicata nel The Penguin Book of English Folk Song,1959 (a cura di Ralph Vaughan Williams e A.L. Lloyd)
FONTI
http://bluegrassmessengers.com/289-the-mermaid.aspx
http://bluegrassmessengers.com/recordings–info-289-the-mermaid.aspx
http://www.lizlyle.lofgrens.org/RmOlSngs/RTOS-RagingSea.html
http://mainlynorfolk.info/martin.carthy/songs/mermaid.html
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=66502
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=19422
“The Mermaid”: the Fascinating Tail Behind an Ancient Ballad May 24, 2018 by Stephen Winick

(Cattia Salto prima stesura 18 luglio 2013 – revisionata in data 21-11-2022)

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

Una risposta a “The Mermaid sea ballad & sea shanty”

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