La serie dei numeri parte 1: tra Branduardi e La Villemarqué

 “La serie dei numeri” è il brano più famoso della controversa raccolta di canzoni popolari bretoni Barzaz Breiz pubblicata nel 1839 da Theodore Hersart de La Villemarqué.
Una canzone che può portare molto lontano…

Barzaz Breiz, le ballate di Bretagna raccolte dal Villemarqué

Il Barzaz Breiz (o Barzhaz, o Barsaz) che si può tradurre “Ballate di Bretagna” è considerato come la “Bibbia” delle canzoni e delle tradizioni bretoni. Si tratta di una raccolta di canzoni popolari pubblicata nel 1839 da Theodore Hersart de La Villemarqué, il quale asseriva di essere di lingua madre bretone e di avere appreso oralmente canti e storie. Questo testo fu estremamente influente, perché esaltava la tradizionale lotta dei bretoni contro l’oppressione dei regnanti francesi, rianimandone l’orgoglio, la lingua, le tradizioni.
Quest’opera è fondamentale per comprendere le relazioni contraddittorie della Francia con le sue origini galliche e il celtismo, e per comprendere in parte i fondamenti ideologici del movimento nazionalista bretone.

Con le varie edizioni vennero inseriti man mano nuovi brani e quella del 1883 arrivò a contenere ben 690 pagine, di cui 100 come introduzione. Nella prima edizione i testi erano in bretone, con traduzione francese a fronte e note dettagliate per ciascun brano . Poi saranno in francese, con il bretone a piè di pagina. A differenza della quasi totalità dei volumi dell’epoca, che riportavano solo i testi, in coda al libro troviamo anche una cinquantina di pagine di spartiti: possiamo considerarlo la prima pubblicazione di musica popolare bretone.

Les Séries ou Le Druide et l’enfant

Il primo brano ha come titolo “Les Séries ou Le Druide et l’enfant”, cioè “Le serie (dei numeri)” o “il Druido e il bambino”, e non era presente nella prima edizione. La lingua in questo brano è il “dialecte de Cornouille”, che è una zona nel sud della Bretagna, da non confondere con la Cornovaglia inglese (Cornwall). Villemarqué afferma di averlo appreso da una signora del villaggio di Nizon, come canto per stimolare la memoria nei bambini. Ammette che in vari punti non ci ha capito granchè, e nelle corpose note cerca di dare vari significati alle singole strofe. In pratica, si tratta di un dialogo tra un druido e un bambino, nel quale vengono elencati, quasi fosse una enciclopedia, vari concetti filosofici, cosmogonici, come il destino, la metempsicosi e altro. Fu Giulio Cesare, nel “De bello Gallico”, che parlò del ruolo dei druidi, la più potente delle classi sociali galliche, insegnanti dai molti discepoli.

La serie dei numeri Branduardi

Il brano “Les Séries ou Le Druide et l’enfant” è diventato famosissimo nella versione di Angelo Branduardi, nell’album “La Fiera dell’Est”.

E tu bel bimbo, bimbo mio dolce,
Dimmi, cosa vuoi che io ti canti?
Cantami dei numeri la serie,
Sino a che io oggi non la impari.
Unica è la morte,
Niente oltre, niente di più…

Due i buoi legati al carro,
E sono tre le parti del mondo,
Quattro le pietre di Merlino,
Che affilano le spade degli eroi.
Unica è la morte, Niente altro, niente più…

[Bridge]
E sul cammino che il tempo fa
Cinque finora sono le età,
E sono sei le erbe che
Nel calderone il nano mescolerà…

Sette sono i soli, sette le lune,
Otto sono i fuochi accesi a Maggio,
Attorno alla fontana sono nove
Le fanciulle che danzano alla luna…
Unica è la morte, Niente altro, niente più…

E dieci vascelli sono venuti
Portandoci la guerra da lontano.
Undici guerrieri sono tornati
Quand’erano in trecento a partire…
Unica è la morte, Niente altro, niente più…

Angelo Branduardi

[Bridge]
E sul cammino che il tempo fa
Cinque finora sono le età,
E sono dodici i mesi che
Giorno per giorno, da sempre
Segnando va.

E dodici ancora sono i segni
Che tu puoi leggere nel cielo,
Guerra tra di loro han dichiarato,
Questa che ti canto sarà la fine.
Unica è la morte, Niente altro, niente più…

Allora la tromba suonerà,
Avremo fuoco e tuono, pioggia e vento,
La serie dei numeri è finita,
Per l’uno sai che non c’è serie:
Unica è la morte,
E due i buoi, E tre la parti, Quattro le pietre,
Cinque le età E sei le erbe, Sette sono i soli,
Sette le lune, Otto sono i fuochi E nove le fanciulle,
Ma dieci i vascelli, Undici i guerrieri, Dodici i segni,
Dodici i mesi
E unica la morte,
Da sempre madre del dolore.

La Série dal Barzaz Braz: Ar Rannoù

chitarra e voce eseguono lo spartito pubblicato nel Barzaz-Breiz
Glaz
versione jazz rock
Louise Ebrel (dialogo a due sole voci)
Denez Prigent live

(Dialecte de Cornouaille.)*

LE DRUIDE.
Tout beau, enfant blanc du Druide ; réponds-moi ; tout beau, que veux-tu ? Que te chanterai-je ?

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre un,
jusqu’à ce que je l’apprenne aujourd’hui.

LE DRUIDE.
Pas de série pour le nombre un :
la Nécessité unique ; le Trépas,
père de la douleur ; rien avant, rien de plus.
Tout beau, enfant blanc du Druide ;
réponds-moi ; que veux-tu ? Que te chanterai-je ?

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre deux..

LE DRUIDE.
Deux bœufs attelés à une coque ;
ils tirent, ils vont expirer ; voyez la merveille !
Pas de série pour le nombre un : la Nécessité unique..

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre trois, etc.

LE DRUIDE.
Il y a trois parties dans le monde :
trois commencements et trois fins,
pour l’homme et pour le chêne aussi.
Trois royaumes de Merzin (Merlin) ;
fruits d’or, fleurs brillantes, petits enfants qui rient…

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre quatre, etc.

LE DRUIDE.
Il y a quatre pierres à aiguiser :
pierres à aiguiser de Merlin,
qui aiguisent les épées rapides…

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre cinq, etc.

LE DRUIDE.
Il y a cinq zones autour de la terre :
cinq âges dans la durée du temps ;
un dolmen sur notre sœur…

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre six, etc.

LE DRUIDE.
Il y a six petits enfants de cire,
vivifiés par l’énergie de la lune ;
si tu ne sais pas, moi je sais.
Il y a six plantes médicinales dans le petit chaudron ;
le petit nain mêle le breuvage, le petit doigt dans la bouche…

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre sept, etc.

LE DRUIDE.
Il y a sept soleils et sept lunes,
sept planètes avec la poule
Sept éléments avec la farine de l’air (les atomes)…

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre huit, etc.

LE DRUIDE.
Il y a huit vents qui soufflent ;
huit feux avec le feu du père,
allumés au mois de mai sur la montagne de la guerre.
Huit génisses de la blancheur éclatante de l’écume des mers, paissant l’herbe de l’île profonde ;
huit génisses blanches à la Dame.

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre neuf.

LE DRUIDE.
Il y a neuf petites mains blanches sur la table de l’aire, près de la tour de Lezarmeur,
et neuf mères qui poussent de grands gémissements.
Il y a neuf korrigan qui dansent avec des fleurs dans les cheveux et des robes de laine blanche,
autour de la fontaine, à la clarté de la pleine lune.
Il y a la laie et ses neuf marcassins, à la porte du château, leur bauge, grognant et fouissant, fouissant et grognant ; petit ! petit ! petit ! accourez au pommier ! le vieux sanglier va vous faire la leçon..

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre dix.

LE DRUIDE.
Dix vaisseaux ennemis ont été vus venant de Nantes : Malheur à vous ! malheur à eux ! hommes du Vannes !

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre onze, etc.

LE DRUIDE.
Onze bélek armés, venant de Vannes,
avec leurs épées brisées ;
Et leurs robes ensanglantées ;
et des béquilles de coudrier ;
de trois cents il ne reste qu’eux onze.

L’ENFANT.
Chante-moi la série du nombre douze, jusqu’à ce que je l’apprenne aujourd’hui.

LE DRUIDE.
Il y a douze mois et douze signes[3] ; l’avant-dernier, le Sagittaire, décoche sa flèche armée d’un dard.
Les douze signes sont en guerre. La belle vache, la vache noire à l’étoile blanche au front, sort de la forêt des dépouilles ;
Dans la poitrine le dard de la flèche ; son sang coule ; elle beugle, tête levée ;
La trombe sonne : feu et tonnerre ; pluie et vent ; tonnerre et feu ; rien ; plus rien ; rien, ni série !
Onze bélek armés, etc.
Dix vaisseaux ennemis, etc.
Neuf petites mains blanches, etc.
Huit vents, etc.
Sept soleils, etc.
Six petits enfants de cire, etc.
Cinq zones autour de la terre, etc.
Quatre pierres à aiguiser, etc.
Trois parties du monde, etc.
Deux bœufs, etc.
Point de série pour le nombre un ; la Nécessité unique, le Trépas, père de la douleur ; rien avant, rien de plus.

(Dialetto della Cornouaille.)

IL DRUIDO.
Bellissimo, bianco bimbo del Druido; rispondimi, tutto bello, cosa vuoi che ti canti?

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero uno,
finché oggi non la imparo.

IL DRUIDO.
Non c’è nessuna serie per il numero uno:
la Necessità unica: la Morte,
padre del dolore; niente prima, niente di più. Bellissimo, bianco bimbo del Druido;
rispondimi, tutto bello, cosa vuoi che ti canti?

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero due..

IL DRUIDO.
Due buoi sono attaccati a scatola/conchiglia (1)
tirano, stanno spirando; che meraviglia!
Non c’è nessuna serie per il numero uno…

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero tre, ecc.

IL DRUIDO.
Ci sono tre parti nel mondo:
tre inizi e tre fini,
per l’uomo e anche per la quercia.
Tre reami di Merzin (Merlin);
frutti d’oro, fiori luminosi, bambini ridenti…

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero quattro, ecc.

IL DRUIDO.
Ci sono quattro pietre per affilare:
le pietre per affilare di Merlino,
che affilano le spade veloci…

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero cinque, ecc.

IL DRUIDO.
Ci sono cinque zone intorno alla terra:
cinque ere nell’arco di tempo;
un dolmen su nostra sorella (5)…

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero sei, ecc.

IL DRUIDO.
Ci sono sei piccoli bambini di cera,
vivificati dall’energia della luna;
se non lo sai, lo so io.
Ci sono sei piante medicinali nel piccolo calderone;
il piccolo nano mescola la bevanda (e la assaggia) con il mignolo in bocca…

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero sette, ecc.

IL DRUIDO.
Ci sono sette soli e sette lune,
sette pianeti con la gallina
Sette elementi con la farina dell’aria (atomi).

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero otto, ecc.

IL DRUIDO.
Soffiano otto venti;
otto fuochi con il fuoco del padre,
accesi nel mese di maggio sul monte della guerra.
Otto giovenche dal candore abbagliante della schiuma del mare, che pascolano l’erba dell’isola profonda;
otto giovenche bianche alla Signora.

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero nove.

IL DRUIDO.
Ci sono nove manine bianche sul tavolo dell’aia vicino alla Torre Lezarmeur
e nove madri che emettono forti gemiti.
Ci sono nove korrigan (4) che ballano con fiori tra i capelli e vestiti di lana bianca,
intorno alla fontana, alla luce della luna piena.
C’è una femmina di cinghiale e i suoi nove maialini, alla porta del castello, il loro porcile, che ringhiano e scavano, scavano e ringhiavano; piccolo ! piccolo ! piccolo ! corri al melo! il vecchio cinghiale ti darà una lezione. (3)..

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero dieci.

IL DRUIDO.
Dieci navi nemiche sono state viste arrivare da Nantes: guai a voi! guai a loro! uomini di Vannes!

IL BAMBINO.
Cantami la serie dal numero undici, ecc.

IL DRUIDO.
Undici bélek (2) armati, provenienti da Vannes,
con le loro spade rotte;
E le loro vesti insanguinate;
e stampelle di nocciolo;
di trecento ne sono rimasti solo undici.

IL BAMBINO.
Cantami la sequenza numero dal dodici, finché non la imparo oggi.

IL DRUIDO.
Ci sono dodici mesi e dodici segni [3]; il penultimo, Sagittario, scocca la sua freccia.
I dodici segni sono in guerra. La bella vacca, la vacca nera con la stella bianca sulla fronte, esce dalla foresta del bottino;
Nel petto la freccia; il suo sangue scorre; si inchina, la testa sollevata;
Suona la tromba fuoco e tuono; pioggia e vento; tuoni e fuoco; niente ; più nulla ; niente, nessuna serie!
Undici bélek armati, ecc.
Dieci navi nemiche, ecc.
Nove piccole mani bianche, ecc.
Otto venti, ecc.
Sette soli, ecc.
Sei piccoli bambini di cera, ecc.
Cinque zone intorno alla terra, ecc.
Quattro pietre per affilare, ecc.
Tre parti del mondo, ecc.
Due buoi, ecc.
Nessuna serie per il numero uno; l’unica Necessità, la Morte, padre del dolore; niente prima, niente di più.

(traduzione italiana Giorgio Gregori)

* Testo estratto da https://fr.wikisource.org/wiki/Barzaz_Breiz/1846
estratto di alcune note di La Villemarqué:
1) Nella mitologia celtica, in parte conservata nelle poesie dei bardi del V secolo, i due buoi, dopo aver trascinato fuori dalle acque del diluvio, per mezzo di robuste catene, un mostruoso coccodrillo che era stato la causa dell’immersione dell’universo, morirono uno di fatica, e l’altro di dolore per la perdita del suo compagno. Il guscio/conchiglia (una specie di otre o scatola di pelle) che tirano dietro di loro con tanto sforzo è probabilmente quello del coccodrillo.
2) Qual è il significato della parola bélek? Se oggi significa sacerdote in generale, nel IV secolo aveva un significato più preciso, quello di ministro del dio Bel, adorato dai Druidi.
3) Dove troverai una scrofa di cinghiale sdraiata con i suoi piccoli, costruirai una chiesa in onore della Santissima Trinità.
4) Le nove Korrigan che danzano alla luce della luna piena intorno alla fontana, sono, senza dubbio, le nove Karrigans, o vergini consacrate degli Armoricani, che Pomponius Mela chiama sacerdotesse dell’Isola di Sein
5) Sembra significhi “preso a calci sette volte da sua sorella”…
per chi volesse approfondire le frasi più oscure, rimando ad una dettagliatissima analisi in francese ed inglese svolta da Christian Souchon, che ringrazio per la collaborazione: http://chrsouchon.free.fr/rannouf.htm

seconda parte

Appendice

Per saperne di più circa il rapporto tra il folklore e la ricerca delle tradizioni nazionali: Giuseppe Cocchiara “Storia del Folklore in Europa”, Peter Burke “Cultura popolare nell’Europa Moderna”.

Il Barzaz Breiz ha avuto una grande influenza su molti cantanti e musicisti bretoni e “celtici” ad esempio Alan Stivell (Marv Pontkalleg, An Alarc’h, Silvestrig, Jenovefa, Bale Arzur e Diougan Gwenc’hlan), Tri Yann (An distro euz a vro-zaoz, una versione de Silvestrig), Gilles Servat, Steeleye Span, Glaz (Marzhin, Pontkalleg, An Amzer dremenet, Silvestrig) Cécile Corbel (Jenovefa) etc.

Le principali edizioni del Barzaz Breiz sono del 1839, 1846, 1867, 1883. Nella ricerca degli originali, ho avuto grosse difficoltà a raccapezzarmi e allora ho chiesto aiuto a Christian Souchon:
<<Le edizioni Barzhaz: Francis Gourvil dedica a questa domanda tre capitoli del suo monumentale “La Villemarqué et le Barzaz-Breiz” (Rennes, 1960): Cap. X, XIII e XIX che riassumo:
– fine agosto 1839: pubblicazione dei 2 volumi di “Barzas-Breiz”, a Delloye a Parigi: 1a edizione.
-1845-1846? 2 opuscoli di 24 pagine illustrati “Barzaz pe Ganaouennoù Breiz” interamente in bretone, stampati da Schneider e Legrand con il marchio Delloye
– fine giugno 1845: 2 volumi pubblicati da Delloye. Il titolo diventa “Barzaz Breiz” (con una “z” invece di “s”). Nonostante sia la seconda, questa edizione è intitolata “Terza Edizione” (i “Ganaouennoù” sono quindi arbitrariamente considerati come una seconda edizione). Contiene “33 nuove ballate storiche”
-nel 1846: un’edizione identica, datata 1846, fu pubblicata da un nuovo editore, Franck al quale Delloye aveva trasferito la sua attività. Lo studioso Gourvil accusa La Villemarqué di manipolazione: “L’autore ha approfittato di un cambio di frontespizio a nome del nuovo editore per forzare la numerazione dell’edizione, poi datata all’annata 1846”. Questa edizione è quindi, artificialmente, la “quarta”!
– 19 febbraio 1866: contratto tra La Villemarqué e l’editore parigino “La Librairie Académie Didier” per una nuova edizione che avrebbe dovuto quindi essere la “quinta”. Il libro era pronto alla fine di dicembre 1866, ma tutte le copie furono stampate con annata del 1867. Nuova accusa di Gourvil (p.171): “All’ultimo momento, La Villemarqué, che fin dai suoi esordi nelle librerie si dilettava di tali operazioni, ottenne dall’editore che le copie messe in commercio recassero tutte il menzione o della “Sesta” o della “Settima” edizione “. Questa è in realtà l’attuale terza edizione. Il numero di canzoni pubblicate sale a 90 (contando separatamente le parti di Lez-Breizh, Merlin e Le Mariage). Ora è un volume unico. Presumo che le seguenti edizioni saranno identiche. Fu quest’ultima edizione a innescare la famosa “lite Barzhaz”>>.[Christian Souchon]

L’edizione del 1883 è disponibile qui: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Barzaz_Breiz,_huiti%C3%A8me_%C3%A9dition.djvu?uselang=it

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Giorgio Gregori

vive a Brescia. Chitarrista acustico appassionato di etnomusicologia e liuteria chitarristica, è vicepresidente dell'Associazione Culturale Folk Lab di Brescia. Ha curato per anni la rubrica del Folk per la rivista mensile "Chitarra Acustica" diretta da Andrea Carpi, attualmente scrive per la rivista "BresciaMusica".

2 Risposte a “La serie dei numeri parte 1: tra Branduardi e La Villemarqué”

  1. Christian Souchon mi ha scritto: (fornisco l’originale francese e poi la mia traduzione):

    Merci de m’avoir fait découvrir 2 véritables chefs d’oeuvre :

    -l’interprétation des « Séries » par Denez Prigent qui fait ressortir la beauté de la langue bretonne bien prononcée, en particulier le jeu sur les assonances propre à cet idiome dans un texte pourtant sorti en grande partie de l’imagination de La Villemarqué. Il s’est trouvé cependant une foule de gens savants qui prétendaient qu’il ne connaissait pas le breton !

    -Le morceau chanté par Louise Ebrel (décédée en mars dernier) mérite les mêmes éloges : accent impeccable, clarté de la diction, justesse du chant. Une seule remarque : vous intitulez le morceau « Ar rannoù » (les séries). Peut-être vaudrait-il mieux lui laisser son nom traditionnel « Gousperoù ar Raned » (Vêpres des grenouilles), puisque c’est une des versions authentiquement populaires de ce chant qu’elle interprète, et réserver le nom de « Rannoù » au poème de La Villemarqué.

    La version italienne qu’en donne Angelo Branduardi semble tout à fait intéressante.

    A propos de l’opposition « « Rannoù » (séries) / « Raned » (grenouilles) : cette dichotomie est imputable à l’écrivain breton Anatole Le Braz qui écrivait :

    “M. de La Villemarqué intitule la version que nous présente son Barzaz Breiz, avec grand renfort de commentaires et de notes savantes: Ar Rannoù, qu’il traduit par: “Les Séries”. Mais c’est à tort, j’en suis convaincu, car partout, invariablement, j’ai entendu prononcer Gosperoù ar Raned, avec un “a” long, et plusieurs versions débutent même ainsi: Kan, ran – “chante, grenouille”. Il est impossible de se tromper sur la signification de ran, pluriel: raned,…, au lieu que rann, pluriel rannoù, avec deux “nn”, vient du verbe breton rannañ, qui signifie “partager”, “diviser”.
    La seule expression bretonne que j’aie rencontrée dans le peuple et qui semble rappeler le druidisme est celle de Eskob derv, “Evêque du chêne”, assez répandue dans le Trégor, mais…le sens véritable s’en est perdu. (*)
    La version du Barzaz Breiz contient le mot Drouiz, traduit par “Druide”, et qui suffirait pour donner à la pièce une date très reculée et une importance que je ne lui crois pas. Je n’ai jamais rencontré chez nos paysans breton le mot Drouiz, ni dans leurs chansons, ni dans leurs contes…”

    En réalité, plusieurs versions authentiques des « Gosperoù » comportent le mot « Rannoù ».

    L’auteur de l’étude la plus complète et la plus pertinente de cette pièce, Jean-Jacques Boidron l’a fait en deux langues, breton et français. Le titre breton est un jeu de mots intraduisible en français (et sans doute aussi en italien) :
    « Gousperoù ar Raned » ha gourspered « Ar Rannoù » = Les ‘Vêpres des Grenouilles’ et le « sur-esprit » des ‘Séries’.
    Ce titre a le mérite de combiner les deux mots au lieu de les opposer !

    Christian Souchon


    Grazie per avermi fatto scoprire due veri capolavori:

    -l’interpretazione della “Serie” di Denez Prigent, che mette in risalto la bellezza della ben pronunciata lingua bretone, in particolare il gioco delle assonanze proprie di questo idioma in un testo che è comunque uscito in gran parte dall’immaginario di La Villemarqué. C’erano, tuttavia, una miriade di persone istruite che affermavano di non conoscere il bretone!

    -Il brano cantato da Louise Ebrel (morta lo scorso marzo) merita lo stesso elogio: accento impeccabile, chiarezza della dizione, accuratezza del canto. Solo un’osservazione: chiami la canzone “Ar rannoù” (la serie). Forse sarebbe meglio darle il suo nome tradizionale “Gousperoù ar Raned” (Vespri delle rane), poiché è una delle versioni autenticamente popolari di questa canzone che lei esegue, e riservare il nome di “Rannoù” alla poesia di La Villemarqué.

    La versione italiana fornita da Angelo Branduardi sembra piuttosto interessante.

    A proposito dell’opposizione “Rannoù” (serie) / “Raned” (rane): questa dicotomia è attribuibile allo scrittore bretone Anatole Le Braz che ha scritto:

    “M. de La Villemarqué titola la versione che ci viene presentata dal suo Barzaz Breiz, con molti commenti e note accademiche: Ar Rannoù, che traduce come:” La serie “. Ma è sbagliato, io ne sono convinto, perché dovunque, invariabilmente, ho sentito pronunciare Gosperoù ar Raned, con una lunga “a”, e anche diverse versioni iniziano così: Kan, ran – “canta, ranocchio”. È impossibile sbagliare sul significato da ran, plurale: raned, …, invece di rann, plurale rannoù, con due “nn”, che deriva dal verbo bretone rannañ, che significa “condividere”, “dividere”.
    L’unica espressione bretone che ho incontrato tra la gente e che sembra richiamare il druidismo è quella di Eskob derv, “vescovo della quercia”, abbastanza diffusa nel Trégor, ma … il vero significato è perduto. (*)
    La versione di Barzaz Breiz contiene la parola Drouiz, tradotta come “Druido”, che basterebbe a dare al pezzo una data molto precoce e un’importanza a cui non credo. Non ho mai incontrato la parola Drouiz tra i nostri contadini bretoni, né nelle loro canzoni, né nei loro racconti … ”

    Infatti, diverse versioni autentiche di “Gosperoù” includono la parola “Rannoù”.

    L’autore dello studio più completo e pertinente di questo brano, Jean-Jacques Boidron, lo ha fatto in due lingue, bretone e francese. Il titolo bretone è un gioco di parole intraducibile in francese (e probabilmente anche in italiano):
    “Gousperoù ar Raned” ha gourspered “Ar Rannoù” = I “Vespri delle Rane” e il “superspirito” della “Serie”.
    Questo titolo ha il merito di combinare le due parole invece di contrapporle!

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