Ker-is, la città leggendaria di Ys (Bretagna)

Ker-Ys (Kersey) sulla costa occidentale di Finisterre (la baia di Douarnenez ) e la sua distruzione

In Bretagna si tramanda la leggenda della città di Ker-Ys (Kersey) sulla costa occidentale di Finisterre (la baia di Douarnenez ), governata da re Gralon (o Gradlon/Grallond).
Lyonesse invece è una terra mitica, un tratto di terra scomparsa della Cornovaglia, solo le cime delle montagne più alte risultano ancora visibili -le isole Scilly.
Nelle narrazioni i due miti spesso si fondono (continua)

La sirena Morgana

La storia della distruzione della città di Ker-Ys mediante un’inondazione che la precipitò negli abissi marini, è stata filtrata dalla narrazione dei monaci. Che hanno seguito ovviamente il modello della punizione divina di Sodoma e Gomorra attribuendo la maledizione alla condotta immorale della figlia del re.
Nella tradizione celtica la fanciulla è invece uno spirito guardiano abile costruttore di mura di cristallo.

Ker-Ys, re Grallon e la figlia Dahut
san Guénolé (o san Corentin) re Grallon e la figlia-maga Dahut: il monaco esorta il re a desistere dal salvare la figlia dalle acque del cataclisma (la punizione divina) affinchè il mare cessi l’avanzata sulla terra ferma.
Évariste-Vital Luminais , 1884.

Nella fantasia popolare Dahut (o Ahès) si è trasformata in uno spirito del mare – Marie Morgane – che come una sirena incantatrice  attira i marinai in trappola al largo delle coste di Finisterre.
Nel “Baraz Breiz”, il La Villemarqué scrive

Welaz-te morverc’h, pesketour,
O kriba he bleo melen-aour
Dre ann heol splann, e ribl ann dour ?
— Gwelout a riz ar morverc’h wenn ;
M’he c’hleviz o kana zoken :
Klemvanuz tonn ha kanaouen.

[- Vedesti la sirena, pescatore,
pettinarsi le chiome dorate
sul pelo dell’acqua nel sole del mezzodì ?
– Vidi la pallida donna del mare
e ne ricordo il canto,
un lamento tra le onde
[in Livaden Geris, V ]

re Grallon fugge da Ker-Ys
Scultura di Patrig ar Goarnic- Argol: mentre il re Grallon riesce a fuggire dal cataclisma per fondare Quimper la figlia si trasforma in sirena (l’altro lato della statua racconta però un finale diverso quello in cui Dahut si salva portando via la figlia in fasce)

Livaden ker-is (The Drowning of the City of Ys)

Con il titolo di Livaden Geris (cf) la ballata è stampata nel “Baraz Breiz” di Théodore Hersart de La Villemarqué. Potrebbe esserci stata una commistione a tavolino con la poesia gallese medievale “Seithennin”  su una leggenda gallese molto simile.

Bretone
I
Ha glevas-te, ha glevas-te
Pezh a lavaras den Doue
D’ar Roue Gralon en Is be ?
“Arabat eo en em barat !
Arabat eo arabadiat !
Goude levenez, kalonad !
Neb a beg e kig ar pesked
Gant ar pesket a vo peget
Ha neb a lonk a vo lonket
Ha neb a ev, ha gwin a vesk,
A evo dour evel ur pesk
Ha neb na oar a gavo desk”
II
Ar Roue Gradlon a venne :
“Koanourien da, da eo ganin
Monet da gouskiñ ur banne
– Da gouskiñ afec’h antronoz
Manet-hu ganeomp fenoz
Hogen pa vennit-hu, bennozh !”
Serc’heg a gomze war ma oue
Flourik-flour ouzh
merc’h ar Roue :
“Klouar Dahut, nag an alc’houez ?
– An alc’houez a vezo tennet
Ar puñs a vezo dibrennet
Pezh a youlit-hu ra vo graet !
III
Hag an neb en defe gwelet
Ar Roue kozh war e gousked
Meurbet vije bet souezhet
Souezhet gant
e bali moug
Hag e vlev gwenn-kann
war e choug
E alc’houez aour e-kerc’h ‘n e c’houg
Neb a vije bet er c’hedenn
En defe gwelet ar verc’h wenn
Goustad o vont tre, diarc’hen
Tostaat ‘rae ouzh he zad roue
Ha war he daoulin ‘n em stoue
Ha riblañ ‘rae sug hag alc’houez
IV
Atav e hun, e hun an ner
Ken a gleved hed al laouer :
“Laosket ar puñs ! beuzet ar gêr !
– Aotrou Roue ! sav diallen !
Ha war da varc’h ! ha kuit a-grenn !
Ma’r mor o redek dreist e lenn !
Bezet milliget ar verc’h wenn
A zialc’houezas, goude koan,
Gorre puñs Kêr-Iz,
mor termen !
V
“Koadour, koadour, lavar din-me,
Marc’h gouez Gradlon a welas-te
O vont e-biou gant ar saon-mañ ?
– Marc’h Gradlon dre ma
na welis
Nemet en noz du e glevis
Trip-trep, trip-trep, trip-trep ;
tan-tizh !
– Gwelas-te morverc’h, pesketour,
O kribañ he blev melen-aour
Dre an heol splann, e ribl an dour ?
– Gwelout a ris ar morverc’h wenn ;
M’he c’hlevis o kanañ zoken
Klemmvanus tonn ha kanaouenn”

John Fleagle in Celtic Roads: Through Ireland, Scotland and Brittany, 1988

Traduzione francese *
I
As-tu entendu, as-tu entendu
ce qu’a dit l’homme de Dieu
au roi Gradlon qui est à Ys ?
« Ne vous livrez point à l’amour;
ne vous livrez point aux folies.
Après le plaisir, la douleur!
« Qui mord dans la chair des poissons,
sera mordu par les poissons;
et qui avale sera avalé.
« Et qui boit et mêle le vin,
boira de l’eau comme un poisson;
et qui ne sait pas, apprendra. »
II
Le roi Gradlon parla :
– Joyeux convives,
je veux aller dormir un peu.
– Vous dormirez demain matin;
demeurez avec nous ce soir;
néanmoins, qu’il soit fait comme vous le voulez.
Sur cela, l’amoureux (1) coulait doucement,
tout doucement ces mots
à l’oreille de la fille du roi :
– Douce Dahut, et la clef ?
– La clef sera enlevée;
le puits sera ouvert:
qu’il soit fait selon vos désirs !
III
Or, quiconque eût vu
le vieux roi endormi,
eût été saisi d’admiration,
D’admiration en le voyant dans
son manteau de pourpre,
ses cheveux blancs comme neige flottant
sur ses épaules,
et sa chaîne d’or autour de son cou.
Quiconque eût été aux aguets,
eût vu la blanche jeune fille entrer
doucement dans la chambre, pieds nus :
Elle s’approcha du roi son père,
elle se mit à genoux,
et elle enleva chaîne et clef.
IV
Toujours il dort, il dort le roi.
Mais un cri s’élève dans la plaine :
– L’eau est lâchée! La ville est submergée!
– Seigneur roi, lève-toi!
Et à cheval! Et loin d’ici!
La mer débordée rompt ses digues!
Maudite soit la blanche jeune fille
qui ouvrit, après le festin,
la porte du puits de la ville d’Ys,
cette barrière de la mer !
V
– Forestier, forestier, dis-moi,
le cheval sauvage de Gradlon,
l’as-tu vu passer dans cette vallée?
– Je n’ai point vu passer par ici
le cheval de Gradlon,
je l’ai seulement entendu dans la nuit noire :
Trip, trep, trip, trep, trip, trep,
rapide comme le feu!
– As-tu vu, pêcheur, la fille de la mer,
peignant ses cheveux blonds comme l’or,
au soleil de midi, au bord de l’eau ?
– J’ai vu la blanche fille de la mer,
je l’ai même entendue chanter :
ses chants étaient plaintifs comme les flots.
NOTE
1) il forestiero che seduce la figlia del re e la convince a far aprire i cancelli del pozzo sacro messo a sigillo delle forze distruttive del mare. In questa versione è l’acqua che fuoriesce dal pozzo a inondare la città e a inabissarla.

Traduzione italiana di Cattia Salto*
I
Hai sentito, hai sentito cosa disse l’uomo di Dio
a Re Gradlon che dimora a Ys?
Non abbandonarti all’amore; non abbandonarti alle follie.
Dopo il piacere, il dolore!
“Chi morde la carne di pesce, sarà morso dai pesci;
e chi inghiotte sarà inghiottito.
“E chi beve e mesce il vino, berrà l’acqua come un pesce;
e chi non saprà(1), imparerà.
II
Re Gradlon dice:- Allegri ospiti,
Voglio andare a dormire un po’.
Dormirete domani mattina; state con noi stasera;
tuttavia, che sia fatto come desiderate.
Intanto, l’amante[2] sussurrava, lentamente queste parole
nell’orecchio della figlia del re:- Dolce Dahut, e la chiave?
Prenderò la chiave; il pozzo sarà aperto:
che sia fatto secondo i vostri desideri!
III
Ora chiunque avesse visto il vecchio re addormentato,
sarebbe stato preso d’ammirazione,
D’ammirazione nel vederlo nel suo mantello di porpora,
i capelli bianchi come la neve che ondeggiavano sulle spalle,
e la catena d’oro intorno al collo.
Chiunque fosse stato in agguato,
avrebbe visto entrare silenziosamente la pallida(3) fanciulla nella stanza, a piedi nudi:
avvicinarsi al re suo padre, e inginocchiarsi
per prendere la catena e la chiave.

IV
Dorme sempre, il re dorme. Ma un grido s’alza nella piana:
L’acqua entra! La città è sommersa!
Signore re, alzati! E a cavallo! E lontano da qui!
Il mare deborda e rompe le dighe!
Sia maledetta la pallida fanciulla che ha aperto, dopo la festa,
la porta del pozzo della città di Ys, la barriera al mare!
V
Boscaiolo, boscaiolo dimmi, Il cavallo selvaggio di Gradlon,
l’hai visto passare in questa valle?
Non vidi passare da qui il Cavallo di Gradlon,
L’ho solo sentito nella notte oscura:
cloppete, cloppete veloce come il fuoco!
Vedesti la sirena, pescatore, pettinarsi le chiome dorate
sul pelo dell’acqua nel sole del mezzodì ?
Vidi la pallida donna del mare e ne ricordo il canto,
un lamento tra le onde (4)
NOTE di Monique Palomares
Traduzione italiana revisionata da Monique Palomares
(1) “e chi non saprà, imparerà” nel assoluto “non sapere” =”essere ignorante”
[2] il forestiero che seduce la figlia del re
(3) in francese “bianco” è il colore e “pallido” si dice invece di persona che non sta bene. In bretone “wenn/gwenn” è “bianco”, “pallido” oltre ad altri significati
(4) la traduzione letterale dal francese: Vedesti, pescatore, la sirena (let. “la ragazza del mare”) pettinar i suoi capelli biondi come l’oro, nel sole del mezzodi, in riva all’acqua.
Vidi la bianca ragazza del mare, l’ho anche sentito cantare: le sue canzoni erano lamentose come le onde.

La baia di Douarnenez in Bretagna

baia di Douarnenez in Bretagna

Camillo Flammarion nel suo «Il mondo prima della creazione dell’uomo» (traduzione italiana di Diego Sant’Ambrogio, Milano, Società Editrice Sonzogno, 1911) scrive«Nella baia di Douarnenez esisteva anticamente una città celebre, la città d’Is, di cui la leggenda del re Gradlon ha illustrato la fine così tragica. Ai primi secoli dell’era nostra, questa città era ancora fiorente, benché già minacciata dal mare e protetta dalle dighe. Si ritiene sia avvenuta nell’anno 444 l’invasione delle acque che inghiottirono definitivamente queste popolazioni. Si vedon ancor oggi, a bassa marea, alcune vecchie mura che portano il nome di “Mogher-Greghi” mura dei Greci. .. È sulle rive desolate della baia de’ Trapassati (Finisterre) che si rinvengono le vestigia dell’antica città. Molte strade antiche vanno a finire oggidì nel mare, e si prolungavano in passato nella baia di Douarnenez. Le tradizioni bretoni raccontano che la città d’Is era protetta contro l’Oceano da dighe potenti, le cui chiuse erano aperte una volta al mese sotto la presidenza del re, per dar passaggio alla sovrabbondanza dei corsi d’acqua. La città era d’una magnificenza eccessiva, il palazzo sontuoso, e la corte dedita ad ogni sorta di piaceri.”

baia di Douarnenez in Bretagna
da Walking along the GR 34: Morgat to Douarnenez
Melinda Lusmore: un itinerario lungo la baia illustrato da magnifiche fotografie

UN DIO DEL MARE CELTICO

Secondo gli studiosi che hanno comparato gli antichi testi e le leggende gallesi, irlandesi si tratta di un mito pan-celtico su Gwenhudwy, un antico dio del mare. Il tema del pozzo che sigilla le acque dell’oceano si ritrova anche nella leggenda irlandese di Muirgen figlia di Eochaid e Etain diventata una santa(cf)

MORGANA

MorgensMorgans o Mari-Morgans sono creature del mare nella tradizione gallese e bretone, come le sirene, creavano miraggi di mondi sommersi o di tesori per attirare gli uomini.
Come il nome omen “Nata dal Mare“, secondo la tradizione bretone non una singola creatura bensì un popolo marino che vive nei pressi della costa nord di Finistère preferendo le grotte o costruendo magnifici palazzi sottomarini ma sempre vicini alla costa. Sull’isola di Ouessant si sono tramandati molti racconti degli incontri fra una di queste creature e gli umani, la cui apparizione preannuncia una tempesta o la placa.

Morgana

Nella Bretagna sonovi pescatori i quali affermano di aver veduto la sirena, che, al pari di certe sirene antiche, è in parte donna, in parte pesce. Come la Loreley del Reno e certe nordiche mermaids, ella trova gran diletto nel pettinare al sole i suoi capelli biondi con un pettine d’oro. E’ molto bella ed ha una voce dolcissima, che può far dimenticare a chi l’ascolta ogni cosa terrena. Il suo canto annunzia le tempeste, e dicesi che quando si sente cantare Margherita del cattivo tempo (Mac’bacht ar gwall amzer) bisogna che le navi ritornino subito nel porto, perché
Quand la sirène est en train de chanter
Le pauvre matelot peut pleurer.
..
Le Mary Morgan, fate del mare, somigliano molto alle sirene a cagione della divina bellezza, ma non traggono a perdizione gli uomini.
Dicesi che apparivano in altri tempi con molta frequenza nelle vicinanze del Finistere e del Morbihan. Stavano volentieri presso le spiagge, vicino alle grotte che si aprivano fra le alte scogliere, o, qualche volta, nel mezzo degli stagni dove chiamavano i giovani pescatori, i quali inutilmente si provavano a non darsi pensiero delle loro lusinghe. Essi venivano trascinati per forza nelle misteriose dimore, nei palazzi di madreperla, dove sposavano le Mary Morgan che li avevano rapiti, e non si lamentavano del loro destino, perché erano felicissimi nella nuova condizione.” (Maria Savi-Lopez tratto da qui)

A collegare queste creature del folklore britannico-gallese con il romanzo cavalleresco e  il ciclo arturiano provvide Goffredo di Monmouth nella sua Vita Merlini (1150): a governare la terra di Avalon con la sua magia bianca, ci mise Morgen in veste benevola e guaritrice. E’ la maggiore di nove sorelle (nove come le Muse) che abitano nella Insula Pomorum – l’Isola dei Melialle a cui la gente si rivolgeva per consulti medici e guarigioni. Ma la leggenda arriva da più lontano, dai “classici” dall’Insula Avalonia, menzionata in particolare da Pomponio Mela. 
Fu Pomponio Mela (44 d.C.) a descriverci le Gallisenae e la loro isola, l’isola di Sena (Chorographia) e a ispirare Goffredo: un’isola prodigiosa dove viveva una comunità di druidesse dai poteri magici, collocata nel mare britannico di fronte alla Gallia, che è stata identificata a volte con l’isola di Sein o l’Isola d’Ouessant , e a volte con una terra sommersa come l’isola di Ys o Lyonesse.

sonno di Artù
Il sonno di Re Artù in Avalon – Edward Burne-Jones

Marion Le Solliec con la sua arpa azzurra compone e suona The siren’s call ispirata da Morgana

La fata Morgana e la sua Avalon si trova pure in Sicilia -terra conquistata dai Normanni- così Morgana sedusse con il suo miraggio un re (il Conte Ruggero d’Altavilla ) che guardava con bramosia l’isola oltre allo Stretto  “Vedo che guardi quella meravigliosa isola e ne ammiri le distese di aranci e ulivi, i dolci declivi ed il suo magico vulcano. Io posso donartela se la vuoi.” e l’isola sembrò a poche bracciate di distanza e il re affogò in mare! (continua in Pausacaffè di Ketty)

FATA MORGANA -Litfiba

E adesso cosa c’entra il brano dei fiorentini Litfiba? Pelù canta della Fata Morgana e mi sembra proprio quel re in piedi sullo Stretto di Messina pronto a gettarsi nelle acque! (no il Renzulli non è la fata)

LA BALLATA POPOLARE: Gwerz Kêr Is

La leggenda della scomparsa della città di Ys si è tramandata in forma orale per secoli ed è stata pubblicata da Théodore Hersart de La Villemarqué nel suo “Le Barzaz Breiz, chants populaires de la Bretagne” (seconda edizione 1845). Si tratta di “Submersion de la ville d’Ys” (cf)
In realtà il Gwerz ar Roue Gralon ha Ker Is (semplificato come Gwerz Ker-Is ovvero “Complainte de la Ville d’Ys”) è stato composto da Olivier Souętre (Souvestre) di Morlaix, Bretagna nel 1850 (il gwerz è lungo la bellezza di 200 versi) (cf) – che la pubblica su un foglio volante destando un grande interesse: Anatole Le Braz la scambia (inizialmente) per una poesia popolare molto antica- subito il Lamento viene stampato con varie riduzioni e arrangiamenti in fogli volanti per uso del pubblico.


I
Petra’zo nevez ê Ker is
maz eo ken foll ar yaouankis
mar glevan me ar binioù
ar vombard hag an telennoù?
II
E kêr is n’eus netra nevez
met an ebatoù vez bemdeiz
e kêr is n’eus nemet traoů kozh,
hag an ebatoù  vez beb noz.
III
Bodennoù drez ‘zo diwanet
e dor an ilizoù serret,
ha war ar baourien o ouelañ
e hiser ar chas d’o drailhañ
IV
Ahes merc’h ar roue Gralon
tan an itern en he c’halon
ar penn kentañ deus an diroll
a gas ar gêr d’he heul da goll.
V
Sant Gwenole gant kalonad
‘zo bet meur a wech kaout he zad
ha gant druez an den doue
a n’eus lavaret d’ar roue :
VI
“Gralon, Gralon, lakaet evez
d’an disurjoù a ren Ahez
rak trement ‘vo an amzer
pa skwilho doue e gonner”
VII
Hag ar roue spouronet
d’e verc’h en deus bet kelennet;
met diskaret gant ar gozhni
n’eus mui an nerzh da stourm outi.
VIII
Ha skuizh gant rebechoù he zad
evit mont deus e zaoulagad
en deus graet gant drouksperejoù
ur pales kaer tost d’ar sklujoù.
IX
Eno, gant heh amouroujen
ema fenoz an abadenn
eno, en aour hag en perlez
evel an heol a bar ahez.

Traduzione francese (dal libretto in Enez Eusa)
I
Qu’y a-t-il de nouveau dans La ville d’Ys
Puisque la jeunesse est aussi folle.
Puisque j’entends ainsi les binioù,
Les bombardes et les harpes.
II
Il n’y a rien de nouveau dans la ville d’Ys,
Seulement des ébats tous les jours,
Il n’y a en la ville d’Ys que des vieilles choses,
Et des ébats toutes les nuits.
III
Des bosquets de ronces ont poussé,
Dans les portes des églises fermées,
Et sur les pauvres pleurant,
On excite les chiens à les mordre.
IV
Ahès la fille du Roi GRALON,
Le feu de l’enfer en son coeur,
A la tête de la débauche,
Mène à sa suite la ville à sa perte.
V
Saint Gwenolé, avec peine de coeur,
Est venu trouver son père bien souvent,
Et avec pitié, l’homme de Dieu,
A dit au Roi :
VI
“GRALON, GRALON, prêtez attention,
Aux désordres que mène Ahès,
Car le temps sera passé,
Quand Dieu jettera sa colère.”
VII
Et le Roi sage, courroucé,
Sa fille a conseillé,
Mais affaibli par la vieillesse,
N’a plus la force de la combattre.
VIII
Fatiguée des reproches de son père
Et pour quitter son regard,
A construit avec l’aide des mauvais esprits,
Un beau palais près des écluses.
IX
Là, avec ses amoureux,
Il y a le soir des aubades,
Là, dans l’or et les perles,
Comme le soleil, Ahès rayonne.

La versione diventata standard del canto viene da Jean-Marie Déguignet che si rifece ad un foglio volante da lui acquistato negli anni 1851-1854 quando era mandriano nella fattoria di Kermahonec a Kerfeunteun

Yann-Fañch Kemener e Didier Squibran in Enez Eusa 1996
Kreiz Breizh Akademi in Elektridal 2012
Tri Bleiz Die in Dalc’homp Mat, 2000 ( Ar Gêr A Is )

Traduzione italiana di Paola Brancato da qui
I
“Quali nuove dalla città d’Ys?
Poiché la gioventù è tanto folle,
poiché io sento il suono delle cornamuse,
delle bombarde e delle arpe.
II
Nulla di nuovo accade ad Ys,
soltanto baldoria tutti i giorni,
null’altro ad Ys che le vecchie cose,
e gozzoviglie tutte le notti
III
I portoni delle chiese
sono ormai sbarrati dai rovi
E contro i poveri che piangono
vengono aizzati i cani.
IV
Ahés, la figlia di Re Gradlon
col fuoco d’inferno nel suo cuore
Lei, che primeggia nel vizio,
conduce la città alla perdizione
V
Il santo Gwenolé, con la pena nel cuore
molte volte ha visitato suo padre
con compassione l’uomo di Dio
ha messo in guardia il Re:
VI
“Gradlon, Gradlon, prestate attenzione
alla vita dissoluta che conduce Ahès
poiché saremo alla fine dei tempi
quando Dio scatenerà la Sua collera”
VII
Ed il buon Re, contrariato
la figlia ha ammonito,
ma reso debole dalla vecchiaia
non ha più la forza di opporsi a lei
VIII
Stanca dei rimproveri del padre
e per sottrarsi al suo sguardo,
con l’aiuto degli spiriti maligni ella ha eretto
uno splendido palazzo presso le chiuse
IX
Là, con i suoi amanti,
trascorre le sere di peccato,
Là, fra l’oro e le perle,
come il sole Ahès risplende”

Ulteriori omaggi al Mito

Alan Stivell Ys in “La Reinassaince de la Harpe Celtique” 1972
Tri Yann in Abysses 2007 -Loc’Hentez Ker Is
Dan Ar Braz Naissance de Dahud in Douar Nevez nel 1977
e l’omaggio  di Vincenzo Zitello

e dei Tri Martolod


Amélie-les-Crayons in “Jusqu’à La Mer” 2012
Joanna Newsom in Ys 2006 – Sawdust and Diamonds
l’album non racconta la leggenda della città d’Ys anche se questo brano potrebbe richiamarla

LINK
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23083
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/esoterismo-e-focus/mistero-e-trascendenza/3989-scomparsa-citta-d-ys
https://intarch.ac.uk/journal/issue53/8/4.html
https://www.intertwine.it/it/read/PBvlslUD/ker-ys
https://www.culture-bretagne.net/ker-ys-legende-cite-engloutie/
https://www.culture-bretagne.net/legende-ker-ys-la-villemarque/
https://www.culture-bretagne.net/la-legende-de-ker-ys-par-guy-de-maupassant/
http://ker.morigan.free.fr/Cours/MASTER/Ys.pdf
http://ker.morigan.free.fr/Cours/Divers/Morrigan/Morigan.php?page=Marie%20Morgane
https://ilovewalkinginfrance.com/morgat-to-douarnenez/
http://ker.morigan.free.fr/Cours/Divers/Morrigan/Gwerz.html
http://per.kentel.pagesperso-orange.fr/gwerz_ker_is1.htm
https://tob.kan.bzh/chant-00934.html
https://sejh.pagesperso-orange.fr/keltia/armorica/barzaz2.html
http://chrsouchon.free.fr/kerizf.htm
http://chrsouchon.free.fr/chants/keris1.htm
http://grandterrier.net/wiki/index.php?title=La_gwerz_de_la_ville_d%27Ys_chant%C3%A9e_par_D%C3%A9guignet
https://www.magazzininesistenti.it/il-balletto-di-bronzo-ys-1972-di-alessandro-freschi/
https://celticworld.it/2019/08/06/gwerz-ker-is-lamento-per-la-citta-dys/
http://entre-sel-et-mer.eklablog.fr/la-legende-de-la-ville-d-ys-la-reine-dahut-a176721008
https://br.wikisource.org/wiki/Ar_Roue_Gralon

Letture:
Federico Gasparotti: Morgana: Donna, fata, strega, dea -2016

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

2 Risposte a “Ker-is, la città leggendaria di Ys (Bretagna)”

    1. E io ho letto il tuo pezzo su Morgana e lo stretto di Messina. Vedo che hai già esplorato nel tuo blog un po’ di miti classici. Credo proprio che nella mia pausa caffè tornerò a leggerti.
      Io ho una categoria per i Miti (https://terreceltiche.altervista.org/miti/) dove ci finisce dentro di tutto un po’. Chissà se riusciamo a collaborare su qualche pezzo?! Cosa ne pensi?

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