Yann Fanch Kemener: Sono qui a cantarvi i vespri delle rane

Yann-Fañch Kemener
Yann-Fañch Kemener

Yann-Fañch Kemener (Jean-François Quéméner), il grande cantante di kan ha diskan e gwerz, se n’è andato purtroppo a 61 anni, sabato 16 marzo 2019 nella sua casa a Trémeven nei pressi di Quimperlé (Finistère). Lui era di Saint-Ygeaux, vicinio a Guingamp (Rostrenen-Côtes-d’Armor), luoghi dove il canto tradizionale scortica ancora le parole alla ricerca dell’essenza.

Ricordiamolo declamare i versi del poeta libertario bretone Armand Robin o dell’altro pacifista difensore della lingua Emile Masson. Il suo canto ha contribuito alla trasmissione di questa cultura che esiste soltanto tra le foglie degli alberi ed è scritta con l’inchiostro della pioggia.

Fu la prima voce professionista del Paese assieme ad Erik Marchand, nonostante i suoi unici insegnanti fossero stati anziani cantanti-agricoltori e prima ancora sua madre e sua nonna. Incessante ricercatore culturale, Yann-Fañch Kemener già a vent’anni vinse a Lorient il concorso Kan Ar Bobl con il suo timbro nasale, squillante, quasi femminile. Una voce duttile e armoniosa, impregnata di un magnetismo limpido che, nonostante la sua giovane età, nutriva la lingua donando un’altra dimensione alla tradizione. Grazie ad una straordinaria osmosi tra l’interprete e i canti di un’altra epoca.

Enez Eusa

Yann-Fañch Kemener incise dischi “a cappella” da solo o con Anne Auffret, dedicati ai Canti Profondi, finchè nel 1993 incontrò il grande pianista del Finistère Didier Squiban e iniziò con lui una feconda collaborazione che portò dischi meravigliosi a cominciare dal primo “Enez Eusa” (Isola di Ouessant).

Una raccolta di canti dedicati al mare, elegante, romantica e maestosa. “Primaozadenn War Plac’hig Eusa” dal repertorio delle Sorelle Goadec, si tinge di jazz, in “Ar Voraerion” l’intensità drammatica del canto evoca la sorte dei marinai mentre il pianoforte naviga nell’impressionismo.

Enez Eusa full album

Ar Voraerion

I
Buhé er voraerion e zo trist ér bed-man
Bepred pell doh o zud,
édan glaù hag arnañù
Aveid gounid bara, bara d’o bugalé
Red é dehé lemel ag o bro ha balé
II
Kenevo e larant ha chetu ind ér vag
N’é ket en ér eité
d’o-doud ur galon gwag
Lakaad e hrant de ouél,
lavagnon pé kalm-chok :
Araog breman, mem bag, araog, penn é kornog !
III
Er voéz beur ar en aod,
heb skuihein, én hé saù,
Doh er vag é pellaad e sell,
e sell ataù ;
Hé halon zo mouget én ur mor a hlahar
Hag ar hé bougenneu, rédeg e hra un dar
IV
En aùél e hwitell é fardaj er gwerni ;
Er mestr e lar : “Paotred, liù arnañù
zo arn’hi ;
Hénoah é saùo béh ; ‘n em lakam prest enta”
Hag oll er voraerion e bed Santéz Anna
V
Breman ar er mor braz é mant én o unan
Ne wéler a bep tu med er mor hag en néañù,
Stertoh-stert ér gouélieu aùél er méz e hwéh,
En houlenneu e foeñù hag en noz du e gouéh
VI
Ha pen da de gemér er hart de hantér-noz,
Eid ma ei er rérall en tammig de repoz,
Er moraer, é chonjal én é vro
ken bourruz,
E gan én noz, goustad,
ur werzenn hirvouduz :
[VII
“Tèr leù ér méz taolet, tèr leù doh en Douar braz,
Me énézenn e saù, du é kreiz er mor glaz ;
Er herreg astennet tro-ha-tro hi gouarn kloz
Doh en houlenneu gouéù hag e ruill dé ha noz
VIII
Emesk oll er broieu en em strèu dré er Bed,
Naren, n’en-des nikun hag e zo ken karet ;
O mem broig ha Hroé, a pen don pell dohout,
Klañù on, ha e halon heb éhan e hirvoud
IX
O me énéz kollet du-zé é kreiz er mor
Pegourz é touarin-mé én ha berhér digor ?
Pehér é anaùin tan ha dourieu, mem bro
Ken splann é du en noz ? Pegourz é tin éndro ?…”
X
Hag hunvréal e hra er peurkeh martelod
D’é voéz en-des lesket é ouélein ar en aod
D’é vugalé vihan, leùiné é galon,
D’é di liùet é gwenn e gousk ér stankenn don…
XI
Er vag-hi, e ya ‘taù didan deulagad Doui,
Tro d’er gouélieu tolpet, en Eled hé hondui ;
Santéz Anna, gwir vamm, e zousa en aùél,
Ha mond e hrant elsé, heb aon én noz téoél…
XII
Labourerion er mor, michérerion kaled,
Peh kalon e zo deoh, ha penaoz é hellet
Chomel èlsé bamdé én ankén, ér marù mem ?…
“Ni ‘gred é Doué on Tad, ha Eañ e ra nerh dem”]

I Marinai

I
La vita dei marinai è ben triste a questo mondo
Sempre lontano dalla loro famiglia,
sotto pioggia e temporali
Per guadagnarsi il pane, il pane per i bambini
Devono lasciare il loro paese e viaggiare
II
Dicono arrivederci ed eccoli nel battello
Questo non è per loro il momento
di avere il cuore debole
Dispiegano le vele,
che il mare sia mosso o calmo:
Avanti tutta, barca mia, avanti verso Ovest!
III
La povera sposa sulla costa,
senza stancarsi, in piedi
Guarda, guarda sempre il battello
che si allontana
Il suo cuore è soffocato in un mare di dolore
E sulle sue guance cola una lacrima
IV
Il vento fischia sugli attrezzi
Il padrone dice: “Ragazzi, sembra che venga
un temporale
Stasera sarà dura, prepariamoci”
E tutti i marinai pregano
V
Ora sull’oceano sono tutti soli
Non si vede che il cielo e l’acqua
E più il vento dal largo, soffia nelle vele
Più si gonfiano le onde e la notte nera cade
VI
E quando a mezzanotte, monta di guardia
Affinché gli altri vadano un po’ a riposarsi
Il marinaio, pensando alla sua terra
tanto piacevole
Canta dolcemente nella notte,
un gwerz malinconico
NOTE
Traduzione italiana di Flavio Poltronieri
traduzione in francese
poesia di Jean-Pierre Calloc’h (1888-1917) datata 1905 e trascritta nel dialetto di Vannes

Seguiranno altri due straordinari lavori in duo consacrati al repertorio dei gwerzioù e dei canti da danza. Ma il percorso proseguì e nei seguenti dischi il suo canto tradizionale incrociò, grazie anche al duraturo sodalizio con il violoncellista classico Aldo Ripoche, la musica barocca e quella occitana di Renat Sette e, addirittura, la sua voce e i canti tradizionali da lui raccolti si mescolarono sorprendentemente con l’elettronica in BA.FNU [bal folk nuovo].

Un cd, quest’ultimo, a forma di calendario[1](realmente appendibile), nel quale a pagina 11 e quindi per Novembre, propone il gwerz Fransez che era stato interpretato anche dai Tri Yann in Urba e di cui ho precedentemente e dettagliatamente scritto in antiwarsongs.org

Il CD “Ar Baradoz” registrato in trio nel 2017 come omaggio ai Canti Sacri di Bassa Bretagna, comprende pure numerosi temi che oramai non si ascoltano più da tempo e dove il silenzio permette all’inesprimibile di mutarsi in canto, come ad esempio “Mari, hon Mamm garantezus” (“Maria, madre nostra, amante…l’estate, quando il sole brucia, il campo ha bisogno di pioggia: versa su di noi la rugiada di Dio, Maria, la nostra anima è secca“).

da “Ar Baradoz” Mari, hon Mamm garantezus

Le parole del testo sono di Jean-Marie Le Joubioux (1806-1888), ambasciatore di Bretagna presso Saint-Siège, vicario generale della diocesi di Vannes e la melodia all’harmonium è quella di Penherez Keroulas (L’héritière de Keroulas) dal Barzaz Breizh.

Gli ultimi sforzi di Yann-Fañch Kemener furono rivolti a completare “Roudennoù” (Tracce) un prezioso doppio CD in omaggio alla poesia popolare della sua terra, a testimonianza di una vita intera dedicata alla ricerca della trasmissione orale del canto. Un canto abusato dal tempo e offerto dalle labbra di donne e uomini contadini, operai, pellegrini e mendicanti.

Alla sua memoria, nel 2019, la settima incarnazione del Collettivo Kreiz Breizh Akademi, il laboratorio sperimentale giovanile di musiche modali e popolari di Bretagna, diretto artisticamente da Erik Marchand, ha dedicato il cd “Hed”. Dopo la scomparsa è stato pubblicato anche un disco nel 2023 “Dièse 3 & Yann-Fañch Kemener – Amzer” registrato una decina di anni prima e contenente la sua collaborazione con il trio bretone[2]

[1] https://rootsworld.com/reviews/yfk-17.shtml
[2] Dièse 3 & Yann-Fañch Kemener – Amzer (Musiques Têtues, 2023) [Flavio Poltronieri]

LINK
https://keltikos.wordpress.com/tag/yann-fanch-kemener/
https://lejardindaimehaut.blogspot.com/2012/07/voraerion.html

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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