Please to see the King 1971 (tutti i testi)

La prima formazione degli Steeleye Span esiste solamente per un disco e senza neppure un concerto dal vivo, subito dopo i coniugi Woods se ne tornano nella nativa Irlanda. Tim Hart e Maddy Prior continuano ad esibirsi in duo e Ashley raggiunge Bob e Carole Pegg. Ma Hart in piena autonomia contatta il folk-singer Martin Carthy e lo invita a raggiungere la band, Martin si è appena separato dalla moglie e ha registrato “Landfall” per la Philips, non esita troppo a raggiungerlo a Londra, provano insieme alcune armonie vocali e la cosa funziona subito a meraviglia. Ashley propone di aggiungere il violino di Peter Knight che ha da poco ascoltato esibirsi in duo con il chitarrista Bob Johnson. Knight è un musicista tecnicamente preparato anche se sta lavorando come venditore alle Edizioni Musicali Boosey & Hawkes, molla tutto e il gruppo rinasce subito! La batteria sparisce definitivamente dagli ospiti.

Steeleye Span 1971
da sinistra Martin Carthy, Maddy Prior, Tim Hart, Peter Knight, Ashley Hutchings

Esordio dal vivo

L’esordio dal vivo avviene nel settembre di quel 1970 all’Università di Salford, poi in altri college, al Cambridge Folk Festival, alla BBC Radio One, allo Stuart Henry Show, al mitico Top Gear di John Peel, alla BBC TV, fino alla primavera dell’anno seguente.

Le registrazioni di quei magici concerti consegnano in toto un affascinante ensemble sperimentale in quella fusione perfetta di musica sofisticata e primitiva al tempo stesso, dove gli impasti vocali toccano armonici fino a quel momento inediti.

Steeleye Span al ATV’s Music Room 1970

Please to see the King

Alla fine del 1970 il gruppo registra “Please to see the King”: “The Blacksmith” viene re-incisa a inizio disco mentre la conclusiva “Lovely on the water” raggiunge un livello epico e lacerante mai ascoltato prima nella folk music anglosassone. Le due chitarre elettriche in accordo con il basso svolgono uno stupefacente controtempo ritmico a sostegno di violino e della voce della Prior, gli arpeggi paiono possedere ancestrali echi lontani da cornamusa. Maddy aveva già imparato “Female Drummer” sui banchi di scuola per poi ritrovarla nella sua integrità in un folksong journal. Queste lontane canzoni giunte dal passato tendevano a delineare una complicità pressoché totale e una intimità costante tra l’individuo e i luoghi in cui viveva, l’uomo della terra era perfettamente a conoscenza della natura che lo circondava, in caso contrario entrava facilmente in conflitto con essa. Le genti tradizionali non si trovavano di fronte i muri che tecnica e scienza avrebbero in seguito innalzato in ogni campo tra creatura e creazione. I tempi erano fecondi in molti luoghi europei e americani, per una intera generazione furono canzoni da ri-scoprire, ri-attualizzare in molti sensi e gli Steeleye Span lo fecero da par loro.

Commenta Giorgio Gregori “Il titolo dell’album deriva dalla cerimonia “Cutty Wren“. Uno scricciolo invernale in gabbia viene fatto sfilare come se fosse un re. Questo rito si svolgeva il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, ed è collegato alle prime celebrazioni natalizie. La canzone “The King”, che appare nell’album, affronta questo problema e viene spesso eseguita come un canto natalizio. Gli Steeleye tornarono su questo argomento in Live at Last con “Hunting the Wren” e in Time con la canzone “The Cutty Wren”. L’usanza dei Wrenboys è per lo più associata all’Irlanda, ma è stata recentemente ripresa in Inghilterra.
Tutte le canzoni che appaiono nell’album originale sono tradizionali. “False Knight on the Road” è una delle Child Ballads (#3) e riguarda la battaglia di un ragazzo con il diavolo in un gioco di enigmi. Hart e Prior avevano già registrato una versione della canzone nel loro album “Summer Solstice”. “The Lark in the Morning“, una delle loro canzoni più popolari, ha lo stesso titolo di una canzone diversa su un vigoroso contadino, sebbene ci siano forti somiglianze. Questa versione è stata raccolta da Ralph Vaughan Williams. “Boys of Bedlam“, una variante di Tom o’ Bedlam”, è raccontata dal punto di vista di un membro di un manicomio. Carthy e Prior aprono la canzone cantando sul retro del banjo, producendo un effetto ovattato. La band utilizza la prima versione stampata della canzone, da Wit and Mirth, or Pills to Purge Melancholy di Thomas d’Urfey.

The Blacksmith
Cold Haily, Windy Night
Jigs: Bryan O’Lynn / The Hag with the Money” (strum)
Prince Charlie Stuart
Boys of Bedlam
False Knight on the Road
The Lark in the Morning
Female Drummer
The King
Lovely on the Water

Maddy Prior vocals, spoons, tabor, tambourine
Tim Hart guitar, dulcimer, vocals
Ashley Hutchings bass, vocals
Martin Carthy guitar, banjo, organ, vocals
Peter Knight fiddle, mandolin, organ, vocals

Steeleye Span Please to see the King full album
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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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