Flora MacDonald’s Lament/Prince Charlie Stuart

Flora MacDonald fu un’eroina giacobita “suo malgrado” motivata da una questione di “decoro”

Flora MacDonald &
Il dipinto immortala l’incontro tra il Bel Charlie (in tenuta da Highlander) e Flora MacDonald verde vestita

La narrazione dell’ultimo atto della questione giacobita contempla il racconto della romantica storia d’amore tra Flora MacDonald (1722-1790) di Benbecula (South Uist, Isole Ebridi) e il principe Charles Stuart. Nel giugno 1746 i due personaggi s’incontrarono sull’Isola di South Uist, e Flora fu la principale protagonista della fuga rocambolesca del Bel Charlie travestito da domestica sulla barchetta[1] che lo porterà sull’isola di Skye, in salvo dalla imminente cattura inglese, sicuramente aiutato dai molti simpatizzanti giacobiti anche nelle file governative.
Flora mise a repentaglio la sua vita per aiutare il principe fuggiasco e venne infatti arrestata e tenuta prigioniera nella Torre di Londra fino alla data dell’Indemnity Act che assicurò l’amnistia alla maggior parte del giacobiti (1747). Era già considerata un’eroina dai giacobiti, famosa in tutto il Regno. Il 6 novembre 1750, all’età di 28 anni, sposò un cugino Allan MacDonald, capitano dell’esercito britannico e Laird di Kingsburgh, ad Armadale, sull‘Isola di Skye.

OUTLANDER

Nella saga Outlander di Diana Gabaldon Flora MacDonald con il marito vanno in visita a River Run, la piantagione della ricca zia di Jamie, Giocasta. Nel 1774, Flora e Allan, con la numerosa figliolanza, erano infatti emigrati nella Carolina del Nord, dove risiedeva già una nutrita comunità di Scozzesi. Prima di poter lasciare la Scozia, dovettero prestare giuramento di fedeltà alla Corona britannica, come tutti gli altri abitanti delle Highland scozzesi!
Ecco come ce la descrive Diana Gabaldon

“Era molto più piccola di come l’avessi immaginato. Come sempre accade alle persone famose. Tutti i presenti – i cui abiti della festa formavano un mare di tartan – si accalcarono intorno a lei, mossi da un timore reverenziale che andava al di là delle cortesia. Riuscii a intravedere la testa, i capelli scuri raccolti in un’acconciatura alta ornata di rose bianche, ma un istante dopo scomparve dietro la massa di schiene dei numerosi sostenitori.
Vedevo il marito, Allan. Un uomo robusto e affascinante. Con i capelli neri striati di grigio accuratamente tirati indietro e legati.
Era in piedi alle sue spalle, o almeno così mi sembrava; si inchinava e sorrideva, apprezzando l’ondata di complimenti n gaelico e le frasi di benvenuto.
Mio malgrado, sentii l’impulso di lanciarmi in avanti per guardarla insieme a tutti gli altri, ma rimasi dov’ero. Ero in piedi sulla terrazza, insieme a Jocasta; sarebbe stata Mrs Mac Donald a venire da noi”.

Cannoni per la libertà” 2005 – ©Diana Gabaldon

Nell’edizione originale l’evento è descritto nel libro  “A Breath of Snow and Ashes

“Flora MacDonald, the woman who had saved Charles Stuart from the English after Culloden, dressing him in her maid’s clothes and smuggling him to a rendezvous with the French on the Isle of Skye, was a living legend to the Scottish Highlanders, and her recent arrival in the colony was the subject of vast excitement, news of it coming even as far as the Ridge.”
Diana Gabaldon – A Breath of Snow and Ashes, Chapter 53 “Principles”


Nella serie Outlander TV alla Sesta Stagione viene ripreso l’episodio del libro, ci troviamo ad un anno dallo scoppio della Guerra d’indipendenza americana e anche i MacDonald come i Fraser dovevano scegliere da che parte stare.
L’eroina giacobita Flora diventa una pedina per radunare gli scozzesi che un tempo erano ribelli, perchè si schierino con la Corona. 
Nella versione TV il grandioso barbecue di zia Giocasta è il pretesto per una serie di flashback per mostrare la storia tra Flora & Charlie!![2]

Flora MacDonald (l’attrice Shauna MacDonald), Giocasta e Claire
Dietro le quinte del Flora MacDonald’s party

Prince Charlie Stuart

Roud 3099 ; Henry H533 ; Ballad Index HHH533 ; Mudcat 28786 , 163821 ; trad.]

La fonte degli Steeleye Span era Brigid Tunney[3], la cui versione della canzone venne trascritta nel libro The Stone Fiddle del figlio Paddy Tunney

[1.Come join in lamentation, ye princes and nobles
And kings of the highest degree;
And pity the lot of a poor forlorn maiden
Who mourns for her love night and day.
Although she’s but a lady of eighty pounds a year,
Both lords, dukes and earls to her they do draw near.
She disdains them all with silence
and she bids them disappear,
For so dear was my Charlie to me.]
2.If you had seen my Charlie at the head of an army
He was a gallant sight to behold
With his fine tartan hose on his bonnie round leg
And his buckles all pure shining gold
The tartan my love wore was the finest Stuart Kilt(1)
With his soft skin all under it as white as any milk
It’s no wonder that seven hundred highlanders
were killed/ In restoring my Charlie to me.
3.My love was six foot two
without stocking or shoe
In proportion my true love was built
Like I told you before upon Culloden Moor
Where the brave highland army was killed
Prince Charlie Stuart was my true love’s name
He was the flower of England and a pride to his name
Ah but now they have banished him over to Spain
And so dear was my Charlie to me
[4.But the grief and the sorrow that blights my tomorrow,
Between and betwixt us does stand;
That my Charlie was brought up in the Catholic religion,
And I in the Church of Scotland.
But if that is all divides us,
although my kin may mock,
I will go with my Charlie and worship at a Rock;
And I’ll become a member of Saint Peter’s flock;
And so dear was my Charlie to me.]
NOTE
(1) il Royal Stewart Tartan detto anche “tartan Italia” si dice infatti che il Bonnie Prince Charlie dopo la sconfitta di Culloden concesse agli italiani l’onore di poter indossare il tartan reale scozzese poiché proprio in Italia aveva trascorso la maggior parte del suo tempo e vi aveva trovato asilo. Il nome in gaelico è “Still Bhard” ed è il tartan della Famiglia Reale Scozzese fino alla sua estinzioni, poi diventato il Royal Tartan della Regina inglese.
Su fondo rosso con una trama perpendicolare a righe nere si sovrappongono linee blu, gialle e bianche è il tartan più diffuso e famoso ampiamente sfruttato dalla moda per gonne e plaid.
https://terreceltiche.altervista.org/donald-wheres-your-troosers/
(2) la Pietra (San Pietro) su cui Gesù fonderà la Chiesa Cattolica

Steeleye Span in Please to see the king

[1.Unitevi al lamento, voi principi e nobili
e re del più alto rango;
per compatire la sorte di una povera fanciulla derelitta
che piange per il suo amore, notte e giorno.
Sebbene sia una solo una dama (dalla rendita) di ottanta sterline l’anno, Lords, Duchi e Conti le si avvicinano.
Li schernisce col silenzio
e intima loro di scomparire,
Poiché il mio Carletto mi era così caro“.]
2.”Se aveste visto il mio Charlie a capo di un esercito
era una nobile apparizione da guardare,
con le belle calze scozzesi sulla bella gamba tornita
e le fibbie tutte d’oro puro e splendente,
il tartan indossato dal mio amore era il miglior Stuart Kilt
e sotto c’era la sua pelle soffice, bianca come il latte.
Nessuna meraviglia che settecento montanari scozzesi
siano stati uccisi per riportarmi il mio Carletto.
3.L’amor mio era alto un metro e ottanta
senza calze né scarpe
il mio amore era ben proporzionato
come dissi prima alla piana di Culloden
dove è stato ucciso il coraggioso esercito delle Highland
Principe Charlie Stuart era il nome del mio vero amore
era il fiore dell’Inghilterra e un orgoglio per il suo nome
Ah ma adesso lo hanno esiliato in Spagna,
tanto caro mi era il mio Charlie!
[4.Ma dolore e tristezza che rovinano il mio domani,
stanno tra noi due;
che il mio Charlie sia cresciuto nella religione cattolica,
e io nella Chiesa di Scozia.
Ma se tutto ciò che ci divide è questo, anche se i miei parenti possono disprezzarlo,
andrò con il mio Charlie e venererò la Pietra(2);
e diventerò membro del gregge di San Pietro;
Poiché il mio Carletto mi era così caro“]

Flora Macdonald by Richard Wilson, da notare la barchetta in mezzo al mare che ricorda di come la fanciulla si sia prestata ad aiutare Prince Charlie Stuart a sfuggire alla cattura

Flora MacDonald’s Farewell/Flora MacDonald’s Lament (James Hogg)

Flora McDonald’s Lament è probabilmente la più famosa canzone giacobita di James Hogg che ci racconta di aver ricevuto la melodia insieme alla traduzione inglese del testo originario in gaelico scozzese da Niel Gow junior[4]. Nel suo “Jacobite Relics” vol.2, p.369 dice di aver scritto un nuovo testo di suo pugno attenendosi allo spirito della tradizione.

1. Far over yon hills of the heather sae green
An’ doun by the corrie that sinks to the sea,
The bonnie young Flora sat sighin’ her lane,
The dew on her plaid an’ the tears in her e’e.
She look’d at a boat wi’ the breezes that swung,
Away on the wave like a bird on the main
An’ aye as it lessen’d she sigh’d an’ she sung,
Fareweel to the lad I shall ne’er see again,
Fareweel to my hero the gallant an’ young,
Fareweel to the lad I shall ne’er see again.
2. The moorcock(1) that crows on the brows o’ Ben Connal
He kens o’ his bed in a sweet mossy hame;
The eagle that soars o’er the cliffs o’ Clan Ronald
Unaw’d and unhunted his eyrie can claim;
The solan can sleep on the shelves of the shore,
The cormorant roost on his rock of the sea;
But ah! there is one whose hard fate I deplore,
Nor house, ha’, nor hame in this country has he;
The conflict is past and our name is no more,
There’s nought left but sorrow for Scotland and me.
3. The target is torn from the arm of the just,
The helmet is cleft on the brow of the brave;
The claymore for ever in darkness must rust,
But red is the sword of the stranger and slave;
The hoof of the horse and the foot of the proud,
Have trod o’er the plums on the bonnet of blue;
Why slept the red bolt in the breast of the cloud,
When tyranny revell’d in blood of the true?
Fareweel, my young hero, the gallant and good,
The crown of thy fathers is torn from thy brow.

Rachel Milne

Lontano, su quelle colline d’erica tan verdi
e giù vicino al torrente che svanisce nel mare,
la bella e giovane Flora sedeva sospirando sulla riva,
la rugiada sul mantello e le lacrime agli occhi.
Guardava una barca che issava le vele al vento,
sospinta dall’onda del mare come un uccello
e sì, mentre (la barca) si rimpiccioliva, sospirava e cantava,
“Addio al ragazzo che non rivedrò mai più,
Addio al mio giovane e valoroso eroe,
Addio al ragazzo che non rivedrò mai più.”
La pernice che canta sul pendio del Ben Connal
riposa nel suo letto di soffice muschio;
l’aquila del Clan Ronald che vola sopra le scogliere
il nido può reclamare senza essere vista né cacciata;
la sula può dormire sulla cengia della riva,
il cormorano si appollaia sul suo scoglio del mare;
ma ah! ce n’è uno di cui deploro la dura sorte,
che non ha né casa, né palazzo, né nome in questo paese;
il conflitto è passato e il nostro nome non esiste più,
non è rimasto altro che dolore per me e la Scozia.
Lo scudo è strappato dal braccio del giusto,
l’elmo è spaccato sulla fronte del coraggioso;
lo spadone dovrà arrugginire per sempre nell’oscurità,
ma rossa è la spada dello straniero e dello schiavo;
lo zoccolo del cavallo e gli stivali del superbo,
hanno calpestato le piume dei berretti azzurri;
perché dormiva il fulmine rosso nel seno della nuvola,
quando la tirannia banchettava con il sangue dei giusti?
Addio, mio giovane eroe, valoroso e buono,
la corona dei tuoi padri è strappata dalla tua fronte.
NOTE
(1) si veda https://terreceltiche.altervista.org/the-mountain-streams-where-the-moorcocks-crow/

[1] La barca con quattro (o sei) marinai ai remi lasciò Benbecula il 27 giugno 1746 alla volta dell’isola di Skye nelle Ebridi Interne. I due arrivarono fino a Portée in varie tappe e il 1° luglio si lasciarono, il principe  donò a Flora un medaglione con il suo ritratto e la promessa che si sarebbero rivisti un giorno…
https://terreceltiche.altervista.org/the-skye-boat-song/
[2] https://terreceltiche.altervista.org/la-barca-va-principe-la-ballerina/
[3] Brigid Tunney (nata Gallagher, 1886-1975) nata e cresciuta nel Donegal si trasferisce a Glasgow poco prima della Prima guerra mondiale. Nel 1921 ritorna in Irlanda da sposata prima nel Donegal e poi a Mulleek (nord-ovest di Fermanagh). “Brigid ha imparato molte delle sue canzoni dai membri della sua famiglia allargata in particolare da sua zia, Mary Meehan. Raccolse anche canzoni a feste e raduni danzanti “Non aveva tempo per canzoni semplici, ma amava quelle con l’andamento lungo e melodioso e l’aria difficile.” Quindi, il suo repertorio era pieno di canzoni belle e spesso insolite.” https://terreceltiche.altervista.org/la-terra-dirlanda-nelle-sue-canzoni/paddy-tunney/
[4] https://tunearch.org/wiki/Annotation:Lament_of_Flora_MacDonald
https://tunearch.org/wiki/Flora_MacDonald%27s_Lament
https://nigelgatherer.com/tunes/tunes/L/LamFM.html

https://www.scotland4you.com/flora-macdonald-la-leggendaria-eroina-della-scozia/
https://mainlynorfolk.info/steeleye.span/songs/princecharliestuart.html
http://chrsouchon.free.fr/flora.htm

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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