Olav e gli elfi


Herr Olof och Alvorna (versione svedese)
Elveskud (versione danese)
Olav Liljekrans (versione norvegese)

ULTERIORI VERSIONI
Herr Olof och Havsfrun  (versione svedese)
Olavur Riddararos (versione danese)

Le ballate scandinave appartenenti al filone che affronta il tema, trasversale alle tradizioni popolari europee, della “morte occultata”. In queste varianti il protagonista deve vedersela con gli elfi, creature soprannaturali protagoniste di molte saghe nordiche.

la storia

La trama delle ballate è piuttosto essenziale. Un giovane (di nome Olav nella versione norvegese, Oluf in quella danese, Olof in quella svedese) è a passeggio il giorno prima del suo matrimonio, quando incontra un gruppo di elfi femmine. Una di loro gli chiede di ballare con lei, promettendogli ricchi doni.

Egli risponde che non può accettare la richiesta perché si sposerà l’indomani, ma il rifiuto non è gradito dall’elfa che gli lancia una maledizione. Olav torna a casa e la madre vede subito che non sta bene. Il giovane si corica dicendo alla sua famiglia che in effetti sta per morire a causa dell’incontro con gli elfi.  Quando la futura sposa di Olav arriva a casa chiedendo di lui, la madre cerca di dirle che il figlio è a caccia. Ma la ragazza non è convinta, e sale per scoprire il corpo di Olav. Straziata dalla vista del corpo dello sposo, ella si uccide, e anche la madre di Olav muore di dolore, portando il conteggio dei morti fino al numero tradizionale (per le ballate scandinave) di tre.

Dall’elfo buono all’elfa cattiva

Lo sfondo di queste ballate sono la vita cavalleresca nel Medioevo e le credenze dell’epoca sugli elfi e il loro potere sugli umani. Nei miti norreni pre-cristiani, gli elfi sono raffigurati come esseri maschili appartenenti al mondo degli dei, distinti da questi ma con connotazioni generalmente positive. Ad esempio, hanno il potere di guarire i malati

Con l’avvento del cristianesimo, gli dei nordici scompaiono, ma gli elfi sopravvivono in una forma trasformata e la loro connotazione è diventata ora negativa.  Sono discesi sulla terra, preferibilmente come figure soprannaturali femminili, associate agli spiriti dei morti e dotate di poteri tentatrici nei confronti degli sprovveduti cavalieri.

Nelle saghe come questa è infatti facile leggere la “lezione morale” che la nuova etica cristiana vuole far passare, a difesa della monogamia e della fedeltà coniugale.

In effetti le ballate raccontano storie che si svolgono nel periodo successivo alla registrazione del matrimonio secondo il diritto ecclesiastico (in alcune versioni un sacerdote è incluso nella festa nuziale). La Chiesa di Roma aveva adottato la sua legge sul matrimonio nel 1150. In Norvegia, ad esempio, questa nuova legge sul matrimonio fu utilizzata dall’aristocrazia dalla fine del XII secolo e tra la maggior parte delle persone dall’inizio del XIV secolo.

Nel matrimonio precristiano, un uomo sposato poteva avere una moglie sposata e allo stesso tempo una o più amanti nella sua famiglia. Con il matrimonio cristiano, ogni convivenza extraconiugale era vista come peccato e contraria agli insegnamenti della chiesa. All’uomo veniva richiesto di restare fedele alla moglie sposata, il che ha comportato una limitazione radicale del suo precedente margine di azione nell’ambito della convivenza. Il fatidico incontro di Olav con le elfe può essere letto come ammonimento sui pericoli associati all’adulterio.

Alla trasformazione da divinità maschile a tentatrice femminile contribuirono anche gli influssi di altre tradizioni europee. Nel corso del XIII secolo fu tradotta in norvegese una quantità significativa di letteratura secolare europea, tra cui i Lais di Marie de France e la saga di Tristano e Isotta. In questo modo, una concezione alquanto diversa degli elfi venne presentata a un pubblico letterario nella Norvegia medievale: la nozione di un’elfa onnipotente e il suo legame con la bellezza, la magia e la ricchezza. Una creatura eccezionalmente bella e attraente, suscita una forte passione e possiede oggetti o armi magiche. Questa percezione portò ad un atteggiamento morale ambivalente nei confronti degli elfi, percepiti ancora come esseri soprannaturali, ma non più divini.

la danza elfica fatale

Nel Medioevo, villaggi e città erano circondati da foreste e campi incontaminati; la natura era selvaggia e incolta senza tracce durature dell’uomo. Secondo leggende e racconti popolari, era in questo ambiente che le persone potevano essere colpite da esseri soprannaturali come troll delle rocce ed elfi. Ed è in questi ambienti che l’incauto protagonista delle nostre ballate cavalca all’alba, il passaggio tra la notte e il giorno.

Luoghi e tempi che sottolineano una “transizione”, che rimandano a una fase dell’esistenza (l’adolescenza) e non da ultimo ad una fase storica delle società nordiche, il passaggio dall’era pagana a quella cristiana.

Il viaggio notturno di Olav nella foresta rappresenta il comportamento trasgressivo e il suo gioco da elfo una rottura con il matrimonio monogamo cristiano

la versione norvegese: Olav Liljekrans

Il testo proposto è quello raccolto da Landstad in Norske Folkeviser, ma ce ne sono altri documentati in Telemark e nel Sogn og Fjordane. I dettagli variano, ma tutte le varianti hanno lo stesso tragico esito. In una variante, Olav non racconta a sua madre dell’incontro con gli elfi. Alla domanda su che cosa sia successo, Olav risponde evasivamente di essere stato colpito da un ramo di tiglio durante la corsa. Ma la madre si affretta a svelare la bugia e vede subito che il figlio è stato colpito dal fuoco degli elfi. Questa è l’unica versione in cui Olav cerca di nascondere l’accaduto, in tutte le altre chiede alla madre di tacere alla festa nuziale.

La ballata norvegese è imparentata non solo con quelle danesi e svedesi, ma anche con quelle islandese e delle Far Oer e con la Child Ballad scozzese Clerk Colvill

La ballata è pure alla base dell’opera teatrale omonima scritta da Ibsen nel 1856.

Olav han reið ivir rjóde,(1)
med kvitari hand(2)
Han vil til sit bryllaup byode
sa mod kem Olav af Elvo.
Olav han reid seg i otte
ljose dagin han totte
Olav han reid seg  nord ivir roy
sa reid han in i den elveleik
Hoyre du Olav Liljekrans
stig af esten og trod i dans!
Aa danse med deg eg inki ma
imorgo skal mit bryllaup sla
Velkomen Olaf trod dans med meg
ei silkisaumad skjurte geve eg deg (3)
Ei silkisaumad skjurte kan eg vel fa
men danse med deg eg inki ma
Velkomen Olaf trod dans med meg
tvo bukkeskinns styvlar geve eg deg
Tvo bukkeskinns styvlar kan eg vel fa
men danse med deg eg inki ma
Velkomen Olaf trod dans med meg
mi yngste dotter geve eg deg
Di yngste dotter eg agtar ki pa
og danse med deg eg inki ma (4)
Hokke vil du da heller med elvo bu
hell’ du vil fara frà elvo sjuk?
Hokke vil du da heller med elvo vera
hell’ du vil sjuk dit gestebod gera?
Og Olaf tok sin hest med kvist
sa reid han gjonom den elvelist
Og Olaf tok sin hest med spore
sa reid han gjonom den elvelogi
Og vil du inki danse med meg
sott og sjukdom skal fy’gje deg!
Elvekona slog en um si herd
sa han var aldri slegin verr
Dei sloge honom med tynnore tein
serkin rivnad og holdid seig
Sa fekk han vende sin gangar umkring
sa reid han neim med bleike kinn
Og som han kom seg til borgeled
der stod hans moder kvilte seg ved
Ded ser eg no pa Olavs ferd
anten er en sjuke ella raedd
Ded ser eg no pa Olavs reid
anten er en sjuke ella vreid
Aa hoyre du Olaf kaer sonen min
kvi kem du heim med sa bleike kinn?
Ded er ‘ki undrast at eg er bleik,
no hev eg stadid sa streng ein leik(5)
Aa kaere mi syster, du hentar meg prest,
og kaere mi moder, du vere meg naest!
Du hentar meg prest og reider mi seng
fer rettno er mit hjarta sprengt
Gud hedre meg fer deg sonen min,
hot skal eg da seja festarmoy di?
Du seg at eg reid uti lunde
vilde prove mine hestar og hunde
Og brudri kom der ridand i gard
ute stod hans moder sveipt i mard
Og dei bar ol, og dei bar vin,
hori er no Olaf, festarmann min?
Aa Olaf han er inki heime
han er i skogin at veide
Aa Olaf han reid seg i lunde
vilde prove mine hestar og hunde(6)
Tikje han ‘ki mei rum si unge brudr
enn han geng i skogin at veide dyr?
Men ded ser eg pa store og sma (7)
at Olaf er inki langt ifrà
Unge brudr gloste seg burt i rom
der sag hon Olafs sverd ded stod(8)
Skefte sette hon golvtiljo mot
og odden den rann i hjarterot
Og innan dagin den vart ljos
dà kom der tri lik af brudrchus
Den eine var Olaf, den andre hans moy
med kvitari hand
og sa hans moder af sorgi laut doy
sa mod kem Olav af Elvo.

Olav ha cavalcato fino ad un boschetto
con la sua mano candida
Egli vuole andare alla sua festa di nozze
Così ora viene Olav da Elvo
Olav ha cavalcato all’alba
al sorgere del giorno è arrivato
Olav ha cavalcato a nord verso la montagna
così ha cavalcato dentro il fiume
“Ascolta tu Olav Liljekrans
Scendi dalla pietra e davvero entra nella danza!”
“Non posso danzare con te
domani ci saranno le mie nozze”
“Benvenuto Olav vieni a ballare con me
ti darò una camicia cucita con la seta”
“Una camicia cucita di seta mi può piacere
ma non posso ballare con te”
“Benvenuto Olav vieni a ballare con me
ti darò due stivali di pelle di daino”
“Due stivali di pelle di daino mi possono piacere
ma non posso ballare con te”
“Benvenuto Olav vieni a ballare con me
ti darò la mia figlia più giovane”
“La tua figlia più giovane io rispetterò
e non posso ballare con te”
“Preferiresti affidarti all’arco dell’elfa
diavolo vorresti lasciare l’elfa da malato?
Preferiresti affidarti al bastone dell’elfa
diavolo vorresti fare un gesto malato?”
E Olav guidò il suo cavallo con la frusta
cavalcando così lungo la riva del fiume
E Olav guidò il suo cavallo con lo sperone
cavalcando così lungo la loggia del fiume
“E non vuoi tu ballare con me
freddo e malattia ti uccideranno!”
La femmina elfa si batté forte il cuore
urlò che egli non sarebbe mai stato peggio
Lo hanno picchiato con ossa sottili
versava lacrime e stava male
Così ha dovuto voltarsi indietro
così cavalcare con le guance pallide
E così è arrivato vicino al villaggio
dove stava sua madre a riposare
Io vedo ora nel viaggio di Olav
che egli è malato o spaventato
Io vedo ora nella cavalcata di Olav
che egli è malato o contorto
“O ascolta tu Olav mio caro figlio
perché torni a casa con queste guance così pallide?”
“Non meravigliarti che sono così pallido
se ho fatto un gioco così severo
O mia cara sorella chiama un prete
e tu mia cara madre stammi vicino!
Portami un prete e rifammi il letto
perché proprio ora il mio cuore è spezzato”
“Dio mi benedica per te figlio mio
che cosa devo dire alla tua fidanzata?”
“Dille che cavalcavo nel boschetto
per cacciare con i miei cavalli e i miei cani”
E la sposa arrivò cavalcando nella corte
fuori stava la madre spezzata nell’agonia
E portarono birra e portarono vino
“Dove è ora Olaf, il mio promesso sposo?”
“Oh Olaf non è in casa
è nella foresta a vagabondare
Oh Olaf cavalca nella foresta
a cacciare con i suoi cavalli e i suoi cani”
“Egli lascia in stanza la sua giovane sposa
per stare nella foresta a vagabondare?
Ma io vedo qua in grandi e piccoli
che Olaf non è affatto lontano”
La giovane sposa balzò nella camera
là lei vide che stava la spada di Olav
Appoggiò l’elsa alla piastrella del suolo
e la punta dritta alla radice del cuore
E prima che giungesse la luce del giorno
ci furono tre cadaveri alla casa dello sposo
Uno era Olaf, l’altro la sua sposa
con la sua mano candida
e così sua madre morta di dolore
Così ora viene Olav da Elvo

NOTE
(1)Il “boschetto” è una classica location per gli eventi decisivi nelle ballate scandinave
(2)La “mano candida” è indice della bellezza del cavaliere, ma potrebbe anche alludere alla mano tentatrice dell’elfa danzante
(3)Tradizionalmente la camicia di seta doveva essere cucita dalla sposa e donata allo sposo come regalo di nozze. L’offerta dell’elfa è quindi esplicitamente provocatoria.
(4)In altre varianti l’elfa offre anche un coltello d’argento, una corona d’oro, ecc. ma Olav resiste e rifiuta anche queste. Landstad scrive di aver omesso alcuni versi per non cadere nella monotonia
(5)Olav è stato tentato dal gioco (erotico) dell’elfa, non ha ceduto fino alla danza ma per la morale bigotta la tentazione equivale già a tradimento
(6)La madre è comunque fedele a suo figlio e non si arrende quando la sposa chiede dove sia Olav. Ma la sposa capisce di essere stata presa per una sciocca
(7)L’espressione “vedo in grandi e piccoli” potrebbe metaforicamente riferirsi ai cavalli e ai cani, che la sposa vede lì intorno, segno che Olaf non può essere andato a caccia
(8)Nella mitologia norrena e nella poesia medievale, la spada è considerata come il braccio teso del signore ed è un simbolo di forza spirituale e ideali cavallereschi: coraggio, valore e giustizia. Ma è anche l’arma che serve a porre fine in modo onorevole alla sofferenza, sia che si tratti di martiri tormentati o di giovani spose deluse dal loro futuro, come nel caso della fidanzata di Olav

Le versioni moderne in pratica dimezzano l’antica narrazione, lasciano nello stesso tempo spazio per un finale aperto (vedasi versione ridotta cantata dai Folque)

Olav rie til berget fram,
– Det leikar under fjøll –
dei elvekvinner gjekk i dans.
– Stig av hesten og dans –
Elvemøyi rette hand frå seg,
kom du Olav, trø dans’ med meg.
Danse med deg eg inkje må,
i morgo’ skó mitt bryllaup stå.
Olav, Olav, trø dans’ med meg,
eit hovud av gull så gjeve eg deg.
Eit hovud av gull det kan eg vel få,
men danse med deg eg alli må.
Olav, Olav, trø dans’ med meg,
ei silkje skjorte så gjeve eg deg.
Ei silkje skjorte det kan eg vel få,
men danse med deg eg alli må.
Høyre du Olav Liljekrans,
du stig av hesten og trø i dans’.
Stig av hesten og dans,
dans Olav Liljekrans,
stig av hesten og dans –

Olaf  stava cavalcando verso le montagne
loro suonavano sotto le alte montagne
le fanciulle elfo ballavano
“Smonta da cavallo e danza”
La fanciulla degli elfi gli porge la mano
“Vieni Olav, danza con me”
“Non posso danzare con te
domani mattina è il giorno del mio matrimonio.”
“Olav, Olav su balla con me
un mucchio d’oro ti darò”
“Un mucchio d’oro non mi dispiacerebbe avere
ma ballare con te -questo non accadrà mai”
“Olav, Olav su balla con me
una camicia di seta ti darò”
“Una camicia di seta, mi piacerebbe avere,
ma ballare con te -questo non accadrà mai”
“Ascolta Olav Liljekrans
smonta da cavallo e inizia a ballare”
“Smonta da cavallo e danza
danza Olav Olav Liljekrans,
Smonta da cavallo e danza”

Violazione delle norme, tradimento, vergogna

Come si diceva, ancora una volta siamo in presenza di ballate che testimoniano il passaggio dall’epoca pagana a quella cristiana. Il corteggiamento di Olav comporta una violazione della promessa di fedeltà nel matrimonio cristiano, che differiva radicalmente da quello precristiano. In questo, un uomo sposato poteva avere una moglie e allo stesso tempo diverse altre concubine, che venivano chiamate friller (letteralmente “fronzoli”) Queste concubine e i loro figli avevano uno status diverso e definito nella famiglia, rispetto a quello che spettava alla moglie sposata dell’uomo e ai loro figli comuni.

Questo è stato il caso di tutti i paesi nordici, che trova riflesso, ad esempio, nelle leggi danesi sull’eredità dell’inizio del XII secolo, laddove viene fatta una distinzione esplicita tra figli legittimi e quattro categorie di figli nati fuori dal matrimonio: figli illegittimi, figli di madri non libere (schiavi), figli nati di nascosto e figli nati in adulterio. Dopo l’entrata in vigore della legge sul matrimonio della chiesa cristiana, il matrimonio divenne esplicitamente monogamico. Quindi, se Olav si fosse concesso alle danze elfiche la notte prima della festa nuziale sarebbe stato un tradimento. La tragedia nasce paradossalmente dal fatto che Olav non ha tradito la sposa, il che ha provocato l’ira dell’elfa con la conseguenza delle tre morti.

La luce splendente e seducente che avvolge gli elfi ha in sé una forza esplosiva che minaccia l’ordine sociale e l’ingiunzione matrimoniale cristiana sulla fedeltà alla propria sposa. Olav si lascia attirare dal fuoco degli elfi ed è chiaro che è tentato dall’amore con l’elfa; altrimenti, perché andare nella foresta proprio l’ultima notte prima del matrimonio, invece di un simpatico addio al celibato con gli amici maschi (ma forse allora non si usava)? Nell’ottica cristiana, il gioco con l’elfa, quand’anche solo accennato, è una relazione illegittima e implica una violazione della promessa a tutti coloro a cui Olav è vicino, alla sposa ma anche alla famiglia.

Si noti che la ballata su Olav Liljekrans è stata registrata nel Telemark nei decenni prima e dopo il 1850. I matrimoni combinati erano ancora diffusi allora. Fino al 1863 la donna era soggetta all’autorità del padre fino al matrimonio. Dalle relazioni giudiziarie del periodo 1563-1910 risulta che durante questo periodo sia le figlie che i figli dovevano accettare con riluttanza il matrimonio dopo la forte pressione dei loro genitori. Non era scontato poter scegliere il proprio coniuge in base all’attrazione e all’amore, né per un uomo né per una donna. La storia di Olav che esce a cavallo la notte prima del matrimonio ed è tentato da un gioco pericoloso poteva essere una situazione riconoscibile tra le donne e gli uomini che hanno cantato “Olav Liljekrans” quando la canzone è stata registrata.

Anche il motivo della morte di Olav risente dello spirito di quell’epoca di transizione (si ritiene che “Olav Liljekrans” risalga all’inizio del XIV secolo). La nuova dottrina cristiana sta modificando la concezione della morte, dalla fatalistica rassegnazione collettiva del mondo pagano al destino individuale determinato dai comportamenti. Olav infatti fa di tutto per riconoscere la colpa della propria morte, meritata per aver partecipato al gioco elfico lungo il fiume.

I pericoli nelle “terre di confine”

Le ballate popolari sugli incontri fatali tra umani ed elfi erano diffuse in tutta Europa ed esprimevano credenze e pensieri europei comuni di una data epoca. Ad esempio, la danese Elverskud  influenzò il poeta Johann Gottfried von Herder (1744-1803) il quale tradusse la ballata in tedesco con il nome di Der Erlkönigs -anche Goethe si ispirò alla storia per scrivere una ballata romantica- il poema Erlkönig– ripresa dal nostro Carducci con il titolo “La figlia del Re degli Elfi

Nella poesia di Goethe non c’è nessun uomo pronto per il matrimonio, ma il figlio di un contadino che cavalca di notte attraverso la foresta, nel regno degli elfi. Il bambino risveglia il desiderio del re degli elfi; che vorrebbe danzare sul ghiaccio con il ragazzo; suo padre non vede né sente il re degli elfi finché non è troppo tardi; il ragazzo scappa, ma è vittima della vendetta del re degli elfi e muore.

Come il bambino della poesia di Goethe, anche il giovane pronto al matrimonio appare come un essere vulnerabile, incapace di proteggersi da esseri soprannaturali che hanno poteri magici. Entrambi viaggiano in una terra di confine con poteri sconosciuti, sfidano il destino e vengono puniti senza pietà. E facile immaginare che i racconti sugli incontri tra umani ed esseri soprannaturali servissero come narrazioni dei rischi e delle punizioni della trasgressione del comportamento socialmente accettato. Così come le naturmytiscken ballader raccontano di incontri “rischiosi” tra esseri umani ed esseri mitici, incontri che comportano il superamento delle norme sociali. La base di queste ballate è la convinzione che i poteri della natura siano più forti dell’uomo.

Molte delle più antiche canzoni popolari sull’argomento trattano di fate, fantasmi o elfi che attirano i giovani fuori strada, scrive lo scrittore danese Villy Sørensen, e sottolinea una caratteristica comune: tutti raccontano di persone “nella terra di confine”; il bambino non battezzato, il giovane nella pubertà, gli sposi in viaggio verso le nozze. Tutti gli esseri umani sono in fasi di transizione con cambio di identità, esposti a tentazioni di fronte a forze e poteri sconosciuti, di fronte a desideri dentro e fuori di sé. Sørensen afferma che le canzoni sono state cantate e ballate, non solo per divertimento, per passare il tempo, ma per un rito, per ricordare il peso dell’esistenza e la spietatezza della vita.

La versione danese: Elverskud

(testo da Danmarks Gamle Folkeviser, Sven Gruntvig, DgF 47)

Elverskud si traduce con “colpo dell’elfo”, come a rendere esplicito un pericolo che può essere anche fatale.

La versione danese ha lo stesso canovaccio di quella norvegese ma si dilunga molto di più nella scena dell’incontro di Olaf con gli elfi e in quella dell’arrivo della sposa alla casa di Olaf; soprattutto la scoperta della morte del giovane sembra quasi un film al ralenti. Inoltre è presente la parte relativa al “testamento dell’avvelenato” che caratterizza molte ballate che trattano il tema della morte occultata

Oluf rider om Otte,
men lysen Dag hannem totte.
Men Dansen den gaar saa let gjennem Lunden.(1)
Hr. Oluf rider frem ad Bjærge,
dèr danse Elver og Dværge.(2)
Dér danser Dværg, og dèr danser Elv,
dèr danser hun Elvedronningen selv.
Der traad en Jomfru af den Dans,
hun lagde sin Arm om Hr. Olufs Hals.
»Hør I, Hr. Oluf hin blide!
hvort lyster eder nu at ride?«
»Jeg vil ride mig under Ø,
at tale med min Fæstemø.«
Den Jomfru rækker Haand fra sig:
»Alt skal I først, Hr. Oluf! danse med mig.«(3)
»Ikke jeg tør, og ikke jeg maa:
i Morgen skal mit Bryllup staa.«
 »Hr. Oluf! ville I mig love,
jeg giver eder rige Gave.
Jeg vil eder give en Ganger graa,
han gaar en Time til Rom og fraa.
Den Ganger graa skulle I vel faa,
og Sadel af Guld, at lægge derpaa.
Jeg giver eder en Brynje ny:
I tørve aldrig for nogen Mand fly.
Jeg giver eder saa godt et Sværd,
der kom aldrig sligt i Herrefærd.
Og slige ere alle mine Bænke,(4)
som Guld, var lagt i Lænke.
Slige ere alle mine Vindebro,
som Guld, skinner over eders Hænder to
»Behold du selv dit Guld saa rød!
jeg vil hjem til min Fæstemø.«
»Og vilt du nu ikke danse med mig,
Sot og Sygdom skal følge dig.
Hvad heller vilt du i Aften dø,
eller du vilt ligge syg syv Aar under Ø?«
»Langt heller ligger jeg i Morgen Lig,
end jeg vil ligge syv Vinter syg.«
Hr. Oluf bukker over Sadelbue,
saa red han gjennem den Elvelue.
Men hun slog ham mellem Hærde,
det han faldt neder til Jorde.
Hun slog ham over hans Hærde god,
at Slaget gjaldt i hans Hjærterod.
»Stat op, Hr. Oluf! og rid nu hjem!
du lever ikke Dag foruden én.«
Hun løfte Hr. Oluf paa Ganger rød:
»Og rid du nu hjem til din Fæstemø!«
Hr. Oluf han vender sin Ganger omkring,
alt saa mødig red han hjem.
Og der han kom til sit Borgeled,
hans kjære Moder hun stod dèr ved.
»Hør du, Hr. Oluf, kjær Sønne min!
hvi bær du nu saa bleg en Kind?
Hvi bær du nu saa bleg en Kind?
og hvi rinder Blod fra Sadel din?«
»Min Ganger han var ikke visser paa Fod,
han snubled over en Ellerod.«
»Hør du, Hr. Oluf! du farer med Tant:
du haver vist været i Elvkvindedans.«
»Ja, jeg maa vel bære Kinden bleg,
for jeg haver været i Elvkvindeleg.
Min kjære Moder! I reder mig Seng!
min kjære Søster! følg mig udi den!
Min kjære Fader! I tager min Hest!
min kjære Broder! du hente mig Præst!
I lægger mig paa de Bolstre blaa!
her vil jeg ligge og dø derpaa.«
»Ti kvær, Hr. Oluf! du sig ikke saa!
saa mangen bliver syg, de dø ikke af.«
»Gange nu alt, som gange maa!
men aldrig skal jeg min Fæstemø faa.«
»Da sig mig, Hr. Oluf! under Ø:
og hvem giver du din Fæstemø?«
»Min Fader skal have min Ganger graa,
han rider saa tit i Kongens Gaard.
Min Moder skal have min hængende Karm(5),
hun bar mig saa listelig i hendes Barm.
Min Søster skal have mit Guld saa rød,
min yngste Broder min Fæstemø.
I stander op, alle mine Brødre sju!
I rider imod min unge Brud!
Hr. Oluf vendtes til Væggen brat,
han døde end før end Midjenat.
Aarle om Morgen, Dag det var,
da kom liden Kirstin med Brudeskar’.
Der de komme for oven By,
Alle ginge Klokker, som de vare ny.
Det mælte Bruden i samme Stund,
hendes Hjærte det var af Sorgen tungt:
»Hvi monne alle de Klokker saa gaa?
jeg véd her ingen, der syger laa.«
»Det er saa Sæd paa dette her Land,
at ringe imod sin Liljevand.
Det er saa Sæd paa denne her Ø,
at ringe imod sin Fæstemø.«
Liden Kirstin kom kjørend’ over den Toft,
da brændte der Lys i Højeloft.
»Herre Krist hjælp’ mig af al min Klag’!
nu brænder her Lys ved den klare Dag.
Herre Krist hjælp’ mig af al min Nød!
jeg frygter, Hr. Oluf han er død.«
Saa førte de Bruden i Gaarde,
alle græde Fruer saa saare.
De fulgte Bruden i Salen ind
med sorrigfuldt Hjærte og Rosenskind.
De satte Bruden paa Brudebænk,
frem ginge Riddere, bare hende Skjænk.
Det mælte Bruden over Borde,
hun taled sorrigfulde Orde:
»Jeg ser her Ridder’ gaa ud og ind,
jeg ser ikke Hr. Oluf, kjær Herre min.
Jeg ser eder alle med Roser i Sko(6),
men ikke ser jeg den, jeg har lovet min Tro.«
Det svared hans Moder, som hun kunde bedst:
»Ridder Oluf er i Lunden, at tæmme sin Hest.
Baade med Høg og saa med Hund
Hr. Oluf er reden i Rosenslund.«
»Haver han nu kjærer’ sin Høg og sin Hund,
end han haver sin unge Brud?
Vil han heller ride med Rakker og Tove,
end han vil sidde med sin Brud i Stove?«
Sildig om Aften, Røg faldt aa,
da skulde den Brud til Sænge gaa.
De tændte op de Brudeblus,
saa fulgte de Bruden til Brudehus.
De fulgte Bruden til Brudeseng;
efter gik Hr. Olufs liden Smaadreng.
»Jeg lader eder vide, Hr. Olufs Mø!
min Herre han ligger paa Baaren død.
Min Herre han ligger i Loftet Lig,
hans Broder skal I eders Tro nu giv’.«
»Ret aldrig skulle I den Dag leve,
jeg skal to Brøder min Tro bortgive.
Men det ser jeg paa store og smaa,
Hr. Oluf er ikke langt her fraa.«
»Det duer ikke længer at dølge for dig:
Hr. Oluf han ligger i Højeloft Lig.«
Saa bad hun alle de Fruer,
det hun maatte Liget skue.
De stødte op den Højeloftsdør,
de høje Raa de stode der for.
Liden Kirstin løb til de høje Raa,
de hvide Lin hun deraf slog.
Hun tog op det Skarlagen rød:
dèr laa Hr. Oluf og var død.
Hun lagde sin Haand paa hans Bryste:
saa saare hendes Hjærte det ryste.
Hun minded ham for hans blege Mund:
hendes Hjærte det brast i samme Stund.
Det var en stor Ynk at se den Nød,
der Bruden monne af Sorgen dø.
Andendags Morgen, der Dagen gjordes ljus,
der kom tre Lig af Hr. Olufs Hus.
Det ene var Hr. Oluf, det andet hans Mø,
det tredje hans kjær Moder, af Sorgen var død.

Oluf cavalcava all’alba
ma la luce del giorno lo sfiorava
Ma le danze corrono così lievi tra il boschetto
Il signor Oluf cavalcava lungo la montagna
là c’era una danza con i nani
Là danzavano i nani là danzavano gli elfi
là danzava la stessa Regina degli Elfi
Là avanzò una fanciulla di quella danza
mise il braccio intorno al collo di Oluf
“Ascolta tu gentile signor Oluf
dove vorresti cavalcare ora?”
“Io voglio cavalcare oltre l’isola
per parlare con la mia fidanzata”
La fanciulla tese la sua mano:
“prima di tutto ciò che devi, Olaf balla con me!
“Non oso e non devo
domani avrà luogo il mio matrimonio”
“Sir Oluf, se tu volessi promettermi a me
Io ti farei un ricco dono
Io ti darò anzitutto un puledro grigio
in un’ora va a Roma e torna
Scommetto che ti piacciono i cavalli grigi
e una sella d’oro da metterci sopra
Io ti darà una nuova armatura:
nessun uomo potrà mai pensare di minacciarti
Io ti darò una spada così buona
che mai altra si è vista a Herrefaerd
E tali sono tutte le mie panche
come oro che fu messo in una collana
Tali sono tutti i miei ponti levatoi
come oro splendente sulle tue due mani
“Tieni il tuo oro così rosso!
io voglio andare a casa dalla mia fidanzata”
“E se ora tu non vuoi danzare con me
cenere e malattia dovranno accompagnarti
Che cosa preferiresti, morire adesso
o rimanere malato sull’isola per sette anni?”
“Certo preferirei giacere morto questa mattina
che restare malato per sette inverni”
Si chinò Olaf sull’arco della sella
poi cavalcò verso il cappello da elfo
Ma ella lo colpì in mezzo al cuore
ed egli cadde giù a terra
Ella lo colpi sul suo cuore buono
così che il colpo arrivò alla radice del suo cuore
“Stai in piedi Olaf e corri a casa ora!
Tu non vivrai un altro giorno dopo questo!
Ella pose Olaf sopra un cavallo rosso
“E ora corri a casa dalla tua fidanzata!”
Olaf girò indietro il suo cavallo
così tristemente se ne tornò a casa
E quando arrivò al cortile di casa
La sua cara madre stava lì accanto
“Ascolta tu, Olaf, mio caro figlio
perché ora hai guance così pallide?
Perché ora hai guance così pallide?
e perché scorre sangue dalla tua sella?”
“Il mio cavallo non è ben saldo sui piedi
è inciampato in una radice di elleboro”
“Ascolta tu, Olaf, tu sei finito in un guaio:
tu devi essere stato in un ballo di elfi”
“Sì, io devo avere le guance pallide
Perché sono stato in un gioco degli elfi
Mia cara madre! Prepara il mio letto!
Mia cara sorella! Seguimi lassù!
Mio caro padre! Prendi il mio cavallo!
Mio caro fratello! Portami un prete!
Mettetemi su quei panni di lino blu
lì sopra io giacerò e morirò”
“Stai calmo, Olaf, non dire così!
Molti che si ammalano non muoiono”
“Ora tutto vada come deve andare!
Ma io non vedrò mai più la mia fidanzata!”
“Allora dimmi, Olaf, qui sull’isola:
a chi darai la tua fidanzata?”
“Mio padre avrà il mio destriero grigio
che spesso corre nella corte del re
Mia madre avrà il mio telaio pensile
Ella mi ha tenuto così bene nel suo grembo
Mia sorella avrà il mio oro così rosso
il mio giovane fratello la mia fidanzata
Alzatevi tutti miei sette fratelli!
Cavalcate incontro alla mia sposa!
Sir Olaf si voltò verso il muro
egli morì prima di mezzanotte
Il mattino presto, era già giorno
venne la piccola Kirstin con il suo abito da sposa
E mentre arrivavano verso il villaggio
suonavano tutte le campane come fossero nuove
In quello stesso momento parlò la sposa
il cuore colmo di dolore:
“Perché suonano tutte quelle campane?
non conosco nessuno qui che sia malato”
“C’è così tanta tristezza in questa terra
da chiamare incontro la sua acqua di tiglio
C’è così tanta tristezza in questa terra
da chiamare incontro la sua fidanzata”
La piccola Kirstin veniva correndo verso la fattoria
quando una luce brillò nell’alta stanza
“Signore Cristo aiutami nel mio lamento!
Ora una luce brucia nel giorno chiaro
Signore Cristo aiutami nella mia angoscia
Ho paura che Olaf sia morto”
Così portarono la sposa nella corte
tutte le dame piangevano così tristi
Seguirono la sposa nell’atrio della casa
con il cuore dolorante e la pelle rosea
Misero la sposa sul banco nuziale
davanti vennero i cavalieri, sola sua compagnia
Ecco ciò che disse la sposa a quel tavolo
ella pronunciò parole colme di dolore:
“Vedo qui cavalieri che vanno e vengono
ma non vedo il mio caro sposo Olaf
Vedo voi con rose nelle vostre scarpe
Ma non vedo colui al quale ho giurato fedeltà”
Rispose la madre come meglio poteva:
“Olaf è nel bosco che addomestica il suo cavallo
Sia con il falco che con il cane
Olaf sta cacciando nel bosco”
“Egli ama il suo falco e il suo cane
Più che la sua giovane sposa?
Preferisce egli cavalcare con carogne e animali
Piuttosto che stare in salotto con la sua sposa?”
Tardi nella sera, il fumo cadeva giù
Allora la sposa dovette andare a letto
Accesero le candele nuziali
poi accompagnarono la sposa alla camera nuziale
Seguirono la sposa fino al letto nuziale
dietro veniva il giovane piccolo servo di Olaf
“Devo farvelo sapere, fanciulla del signor Olaf
Il mio signore giace morto sul suo mantello
Il mio signore giace cadavere nell’alta stanza
voi, suo fratello, ora mostrate la vostra fedeltà”
“Non dovresti mai vivere quel giorno
darò la fedeltà ai miei due fratelli
Ma vedo in grandi e piccoli
che Olaf non è lontano da qui”
“Non sarà più necessario nascondertelo:
il corpo di ser Olaf giace nella camera alta”
Allora ella disse a tutte le donne
che doveva vedere il cadavere
Spinsero la porta della camera alta
l’alto soffitto davanti al quale stettero
La piccola Kirstin corse verso l’alto soffitto
quindi colpì il bianco lino
Ella prese in mano il rosso scarlatto
Lì giaceva ser Olaf ed era morto
Ella pose la sua mano sul suo petto
così ferito il suo cuore che tremò
Ella si chinò davanti alla sua bocca pallida
Il suo cuore scoppiò in quello stesso momento
Fu un grande strazio vedere quell’angoscia
Lì la sposa morire di dolore
Lunedì mattina, quando si fece giorno
c’erano tre cadaveri nella casa di ser Olaf
Uno era ser Olaf, l’altro la sua sposa
Il terzo la sua cara madre, morta di dolore

NOTE
(1) il ritornello qui mette l’accento sulla leggerezza (pericolosa) della danza elfica
(2) Anche in questa versione le prime strofe collocano il protagonista nella “zona di transizione” sia temporale sia spaziale
(3) l’elfa è piuttosto esplicita nella tentazione: “prima il piacere, poi il dovere”
(4) “panche” e “ponti levatoi” che l’elfa mette a disposizione potrebbero essere licenziose allusioni
(5) il “telaio pensile” era una carrozza da viaggio usata dalle donne della nobiltà a partire dal 1500; trainata da 2-4 cavalli, aveva un tetto piano sorretto da quattro colonnine e aggetti che la chiudevano ai lati.
(6) probabile allusione al fatto che erano invitati ad una cerimonia nuziale

la versione svedese: Herr Olof och Alvorna

(testo da Arwidsson, Svenska Fornsånger, 148 A)

La versione svedese è la più asciutta ed essenziale, non si perde in ripetizioni, ma scandisce in modo secco e netto gli eventi fondamentali. La struttura riprende quella della versione norvegese, con il doppio ritornello

Herr Olle rider ut om ottemål,
Fallande dagg och drifvande stimm!
Så kommer han uti det berget blå.
Uti afton kommer Herr Olle igen!
Och när som hah kom till berget det blå,
Elffrus dotter för honom månd stå.
Elffrus dotter räcker honom snöhvitan hand:
“Lyster Herr Olle tråda dansen med mig?”
“Slätt intet jag vill, ej heller jag må,
“I morgon sä skall mitt bröllop stå.”
Elffrus dotter slog upp med sin hand:
“Sot och sjukdom skall följa dig fram!”
Elffrus dotter slog upp med sin käpp:
“Aldrig någon prest skall blifva din hjelp!
Herr Olle. han vänder sin häst omkring,
Så rider han hastigt till kär moder sin.
Herr Olle han går för sin moder in:
“Och hvi äst du nu så blek under kind?” 
“Jag må väl vara bleker under kind,
“Jag hafver nu varit i Elffrus lek.”
“I morgon kommer Liten Kerstin med brudqvinnor sju”
“Det första hon kommer, så spör hon efter mig.”
“Det första hon kommer, så spör hon efter mig,
“Säg henne jag är i skogen och skjuter villvar.’
När som det blef dager och dager blef ljus,
Så kom Liten Kerstin medbrudqvinnor sju.
“Guds fred, god dag, kär svärmoder min,
“Och hvar är Herr Olle, kär fasteman min?”
“Och frågar du efter Olle, kär fästeman din,
“Han är uti skogen och skjuter villvar.” 
“Och håller han mer utaf foglar och djur,
“Än han håller af sin unga brud?”
Liten Kerstin hon går sig åt högan lofts sal,
Silke och siden hon efter sig drar.
Liten Kerstin hon drager på sparlakan röd,
Så fann hon Herr Olle, men då var han död.
Liten Kerstin utför trapporna går,
Med roder guldkrona och utslagit hår.
Liten Kerstin hon gångar både ut och in,
Och allt så blef hon så bleker under kind.
Och innan det blef dager, och dager vardt ljus,
Så var det tre lik i Herr Olles hus.
Det ena var Herr Olle, det andra var hans mö.
Det tredje var hans moder, af sorg blef hon död.

Usciva Herr Olof a cavallo nell’ora del mattino
Gelo che cade e rugiada alla deriva!
Poi arrivò fin sulla montagna blu
La sera Herr Olof ritorna ancora!
E quando arrivò sulla montagna blu
la figlia dell’elfo lo aspettavano alla luna
La figlia dell’elfo gli porse la sua mano candida
“Vorresti tu Herr Olof danzare con me?”
“Non voglio e non posso
domani avrà luogo il mio matrimonio”
La figlia dell’elfo alzò via la sua mano:
“Dolore e malattia ti seguiranno d’ora in poi!”
La figlia dell’elfo alzò il suo bastone:
“Neppure un prete potrà mai esserti di aiuto!”
Herr Olof voltò indietro il suo cavallo
veloce tornò dalla sua cara madre
Herr Olof andò dalla sua cara madre
“Perché sei così pallido sulle guance?”
“Devo essere pallido sulle guance
sono finito nel gioco degli elfi”
Domattina verrà la piccola Kerstin con sette damigelle
La prima cosa che farà sarà chiedere di me”
“La prima cosa che farà sarà chiedere di me
Dille che sono nel bosco a cacciare i randagi”
Quando venne l’alba e dall’alba poi si fece giorno
Arrivò la piccola Kerstin con sette damigelle
“Buona pace e buongiorno mia cara suocera
dove è Herr Olof il mio caro fidanzato?”
“E se mi chiedi di Olof il tuo caro fidanzato
egli è nel bosco a cacciare i randagi”
“Egli tiene a uccelli e animali
più di quanto tenga alla sua giovane sposa?”
Sale la piccola Kerstin nella camera alta
Seta e seta si trascina dietro
Solleva la piccola Kerstin un rosso lenzuolo
così vede Herr Olof ma egli è morto
Scende le scale la piccola Kerstin
con la corona d’oro rosso e i capelli pettinati
Va dentro e fuori la piccola Kerstin
e diventa sempre più pallida sulle guance
E prima che fosse l’alba e dall’alba si facesse giorno
ci furono tre cadaveri nella casa di Herr Olof
Il primo era Herr Olof, il secondo sua moglie
il terzo sua madre, ella morta di dolore

la ballata nel folk revival

La storica band norvegese Folque nell’omonimo album del 1978 interpreta una versione molto ridotta della ballata (praticamente solo l’incontro di Olav con gli elfi)
Un gruppo norvegese esegue una cover del brano nell’arrangiamento dei Folque
Himmerland la folk band multinazionale (danese, polacca, ghanese) esegue dal vivo la versione danese della ballata
La versione svedese nella interpretazione del gruppo Folk och Rackare
Il folk singer svedese Bjorn Granqvist
la cantante e violinista norvegese, Turid Spildo, già fondatrice della folk band, Dwergmal, canta la ballata nel suo album solista Nykkjen (2005)
Una release elettronica della versione islandese
Un coro dall’opera Elverskud composta da Niels Wilhelm Gade nel 1854
La ballata svedese interpetata dal duo Korp (Karen Petersen e Gunnar Nordlinger)
Il trio “folk/lirico” formato dalla soprano Agnete Christensen, la mezzosoprano Lena Norin, la violinista Elizabeth Gaver

LINK
https://ojs.novus.no/index.php/TFK/article/view/2043/2017
https://kalliope.org/en/text/folke2001042101
https://cst.dk/dighumlab/duds/DFK/Dorthe/html/KBRA75.htm

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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