All Around my hat 1975 (tutti i testi)

Nel 1975 nuovi dèi musicali oramai apparivano all’orizzonte, gli stili cambiavano, la scena folk-rock britannica era irreversibilmente in crisi di interessi e di pubblico, Steeleye Span arranca ma non può diventare un gruppo di nicchia, alla Cecil Sharp House, tempio della musica tradizionale, le loro foto troneggiano bene in vista.

In cima alla hit parade

“All around my hat”, dal mio punto di vista, è musicalmente il punto più ruffiano della loro prima parte di carriera, se non altro per quel loro omonimo hit che scalò rapidamente le classifiche di vendita inglesi, una accattivante canzoncina che convive con qualche lusinga pop, di cui non dovrebbe andare molto fiero chi aveva scritto pagine indimenticabili della leggenda folk-rock britannica. E’ una canzone che descrive il corteggiamento in un mondo rurale e contadino che appartiene all’età edoardiana, epoca definitivamente tramontata in Inghilterra dopo la prima guerra mondiale. In quel periodo il malcontento politico era palese ma la resa scanzonata degli Span lo stempera facendola persino apparire quasi come umoristica.

All Around my hat

La melodia della ballata di Gamble Gold (Robin Hood), qui interpretata dagli Span in versione abbreviata, era già stata da loro precedentemente utilizzata dal vivo al Cockpit Theatre di Londra, in occasione di un cortometraggio basato sulle “Sette età dell’uomo” di William Shakespeare. Il celebre discorso del maggior genio drammatico di tutti i tempi medita sulle grandi similitudini tra vita e teatro (“…il mondo è un palcoscenico, uomini e donne sono solo attori, hanno uscite ed entrate e nella vita ognuno recita molte parti…”).

In tutti i dischi degli Steeleye Span viene descritta una umanità che spesso si trova in balìa delle onde, non solo quelle del mare ma anche sulla terra. Ogni sorta di sopraffazione si poteva celare dietro l’apparente aria di mitezza, bonarietà o gentilezza di un individuo e qualche volta anche le donne non erano da meno. La giovane vita di figli, mariti e innamorati veniva, all’occorrenza, presa in possesso da esercito, possidenti, avidità, malefici, così come dal perbenismo della società che li conteneva o ospitava. Le famiglie stesse erano sovente fraterne, intime, composte da parenti intrecciati, incorporavano e contemplavano situazioni barbare oggi inimmaginabili e nella quasi totalità da “codice rosso” o meglio, “codice penale”. Nelle pagine dei racconti sublimati dalla voce cristallina di Maddy Prior, gentiluomini galanti e donzelle bendisposte si possono trovare inaspettatamente di punto in bianco al cospetto dell’impetuosità di soprusi e ambizioni di fratelli o sconosciuti. L’amore romantico e occasionale sembrava una costante e quello duraturo un’eccezione.

Lontani i culmini creativi sonori della prima metà del decennio, perduto in parte il nitore della propria intonazione ed espressione musicale, il gruppo revivalista inglese si guarda un po’ intorno, pur mantenendo una sua connotazione stilistica generalmente rispettabile.

1. Black Jack Davy
2. Hard times of old England
3. Cadgwith Anthem
4. Sum waves (strum.)
5. The wife of Usher’s well
6. Gamble Gold (Robin Hood)
7. All around my hat
8. Dance with me
9. Bachelor’s hall

Maddy Prior vocals
Tim Hart guitar, dulcimer, vocals
Rick Kemp bass, vocals
Bob Johnson guitar, vocals
Peter Knight violin, mandolin, vocals
Nigel Pegrum drums, flute

All Around my hat 1975 full album
/ 5
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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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