Les trois anneaux/Les anneaux de Marianson

“Les trois anneaux” o “Les anneaux de Marianson” è una ballata francese dalle antiche origini, basata sul triangolo moglie fedele-marito geloso-seduttore respinto e vendicativo.
Una ballata splatter per un pubblico dai forti appetiti, com’era quello del Medioevo e come quello di oggi.
Il supplizio del trascinamento patito da Marianson trova l’equivalente nel mito greco di Fedra e Ippolito (con le parti invertite) ripreso nella ballata childiana Child Owlet

In Francia la ballata si presenta con vari titoli a seconda della regione[1]; l’areale di diffusione della ballata è la parte Nord-Ovest della Francia in particolare la Normandia. In alta Bretagna la ballata s’intitola « Madame de Clergenton »
La ballata è stata trovata ancora recentemente nella tradizione popolare di emigrazione francese quali Québec e Acadia.
La ballata cinquecentesca
La leggenda normanna: Marie Anson
La versione normanna
Les anneaux de Marianson (trad Normandia)
Mianson (trad provenzale)
Trois anneaux (Svizzera)
Prinsi Raimund (trad piemontese)

La ballata cinquecentesca

La ballata racconta la triste storia di Marianna (in francese Marianson), moglie fedele che resta sola a casa, mentre il marito va alla guerra. La donna partorisce un bambino e nel contempo viene corteggiata da un cavaliere (in alcune versioni il fratello del marito), il quale vorrebbe averla come amante, ma essendo stato respinto ordisce un subdolo piano di vendetta. Si fa prestare gli anelli d’oro (rigorosamente tre) dall’ingenua Marianson e li porta da un orefice per farne delle copie identiche. Poi va anche lui in guerra a cercare il marito di Marianson e gli mostra la prova del tradimento: ecco i tre anelli d’oro avuti come pegno d’amore!
Il marito furibondo ritorna a casa per vendicare il suo onore: uccide il neonato gettandolo per terra e lega la moglie alla coda del cavallo trascinandola per tre giorni e tre notti, finchè colto da un dubbio, le chiede di mostrargli i tre anelli che le aveva regalato. La povera donna in fin di vita gli consegna la chiave del cofanetto e il marito trova gli anelli e le chiede perdono. Verrà perdonato per la morte della moglie, ma non per quella del bambino in fasce.

Nel “Le Romancero populaire de la France”, (Parigi, 1904) George Doncieux scrive un’analisi critica del testo poetico comparando varie versioni (pg 215-232 cf) e facendo risalire la ballata al XVI secolo.
Il tema della ballata rientra in una narrazione diffusa anche nella novellistica medievale e si basa sul triangolo moglie-marito-seduttore. Il marito già geloso e possessivo di suo crede subito alla colpevolezza della moglie (una moglie in realtà fedele e onesta che respinge risolutamente il seduttore). La maggior parte di questi racconti hanno lieto fine, la donna sfugge alla morte o sopravvive ai tormenti, e riesce a dimostrare la sua innocenza.
Così Doncieux cita il Cimbelino di Shakespeare in cui due amici scommettono sulla fedeltà della moglie, ma già il Boccaccio nel Decamerone seconda giornata novella 9 su Bernabò da Genova, narra di una scommessa tra ricchi mercanti in merito alla fedeltà delle rispettive mogli (cf): il seduttore non riuscendo a insidiare la virtù della donna trova un espediente per dimostrare di averla posseduta.

Nella ballata di Marianson manca il prologo della sfida ma il contesto è proprio quello. La furia incontrollata di Renaud è però quella di Otello alla scoperta del fazzoletto di Desdemona.

Nella versione settecentesca “Adélaide et Ferdinand, ou les trois anneaux”  stampata nella Biblioteca Blù la tragica eroina è Adelaide figlia del re di Galizia mentre Ferdinando è il figlio di re Ebroino della Neustria[2]

stampa attribuita a Henri Josué Porret
Adélaïde et Ferdinand, ou les trois anneaux stampa di François Georgin

La leggenda normanna: Marie Anson

Secondo la tradizione raccontata da Amélie Bosquet[3], la tragedia si sarebbe consumata nel castello di Alençon. Tra i personaggi storici che avrebbero potuto compiere dei gesti così efferati sicuramente spicca Guillaume II Talvas, signore di Bellême e di Alençon (dal 1033 al 1049 circa), che fece strangolare in mezzo alla strada la dolce e pia moglie Hildeburge mentre andava alla messa perchè lo rimproverava troppo spesso per i suoi eccessi. Nel XIX secolo, il signor Vaultier, professore alla Facoltà di Lettere di Caen, e il poeta di Caen Alphonse Le Flaguais, riunirono e fusero in un’unica versione diverse varianti di questa leggenda[4].

Ovviamente non poteva mancare il fantasma della Dama Bianca (detta anche la Signora del Parco) che si mostrava dalla finestrella in cima alla torre o nei sentieri attorno al castello dove avvenne presumibilmente il suo supplizio (ma non nella realtà storica).

La versione normanna

Merlettaie normanne inizi Novecento

Nel 1876 Emile Legrand raccolse i canti popolari tra le merlettaie (lavoratrici al tombolo, fonte principale la madre Célina nata a Fontenay nel 1818, ma anche Adelaïde Le Paulmier, nata a Fontenay nel 1807) di Fontenay-le-Marmion, che si radunavano nella “rue des dentellières” dove le donne si sedevano davanti all’uscio di casa per lavorare sotto la luce del sole: le canzoni preferite erano le lunghe ballate tragiche come ‘Jean Renaud’ e la ‘Marianson’,
In effetti la versione normanna dei “Les Trois Anneaux” ritrovata sul campo è più lacunosa, ma a ben vedere anche questo è un segno del contesto popolare in cui la ballata veniva cantata, quella delle donne merlettaie, che cantavano e ricantavano ogni giorno durante le lunghe ore di lavoro per alleviare la monotonia, storie conosciute da tutte; erano ballate d’evasione da una parte, ma anche calate nel loro quotidiano, tragedie, drammi femminili e eroine in cui le nostre merlettaie si identificavano, storie di conflitti tra figlie e padri, tra mogli e mariti, gli amori romantici e gli amanti perseguitati o sfortunati, gravidanze indesiderate, violenze sessuali.

Les anneaux de Marianson

La richiesta di perdono è assente nella versione piemontese, là il marito si trafigge con la sua spada, qui non sappiamo quale sia la sua punizione.


« Marianson, dame jolie,
Où est allé votre mari ? »
― « Il est été allé dedans Paris.
Y a bien longtemps qu’il est parti. »
― « Marianson, dame jolie,
Il vous faut faire un autre ami. »
« Non, si longtemps que je vivrai,
Autre que Renaud n’aimerai ! »
― « Marianson, dame jolie,
Prêtez-moi vos anneaux dorés. »
Marianson, mal avisée,
Ses trois anneaux lui a prêté.
― « Je vous les prête à mon coucher.
Je veux les voir à mon lever. »
Quand il a eu les anneaux dorés,
Chez l’argentier s’en est allé.
― « Oh bonjour, donc, bel argentier.
Faites-moi des anneaux dorés.
Qu’ils soient fins, qu’ils soient ronds,
Comme ceux de Marianson. »
Quand il eut les deux anneaux dorés,
Sur son cheval il est monté.
Dans son chemin a rencontré,
Le mari de Marianson.
― « Ah, bonjour donc, franc cavalier,
Quelles nouvelles m’as-tu apportées ? »
« Ta femme est accouchée d’un fils.
De moi elle a fait son ami. »
― « T’en as menti, franc cavalier,
Ma femme m’est fidèle assez. »
« Que tu le croies ou le décroies,
Voilà les anneaux de ses doigts. »
Quand il a vu la vérité,
Contre la terre il s’est jeté.
Au bout les trois jours et trois nuits (2)
S’en est allé à son logis.
Sa mère était sur la galère (3),
Qui regardait venir son fils.
Il ne revient pas en homme aimé.
Il revient comme un homme enragé.
Il prend l’enfant par les deux pieds,
Sur le pavé il a tué.
Il prend sa femme par les cheveux,
A la queue du cheval la noue (4).
Il a marché trois jours, trois nuits (5),
Sans regarder par derrière lui.
Il n’y avait bruisse, ne buisson,
Qui n’eût sang de Marianson.
― « Oh mon ami, mon bel ami
Pour Dieu ! Arrêtons-nous ici. »
« Ce n’est pas pour toi, franche putain,
Ce pour mon cheval qui a faim (6). »
― « Marianson, dame jolie,
Où sont les anneaux de ta main ? »
« Sont dans le coffre au pied du lit,
Voici les clés pour les quérir. »
― « Marianson, dame jolie
Pourquoi ne me l’avez-vous dit ? »
« Oh mon aimé, mon bel aimé,
M’en avez-vous laissé loisir ? »
― « Il faut aller au chirurgien,
Pour mettre en sain ou vous guérir. »
« Ne faut qu’une aiguille et du fil,
Et un drap pour m’ensevelir. »
― « Marianson, dame jolie,
Pardonnez à votre mari (7). »
« Oui, ma mort lui est pardonnée,
Mais non pas celle du nouveau-né (8). »

Jean-François Dutertre in Ballades françaises 1997

traduzione italiana Cattia Salto
Marianson, dama gentile,
Dov’è andato vostro marito? “
“È andato a Parigi.
Se n’è andato da molto tempo. “
“Marianson, dama gentile,
Dovete trovarvi un altro amico. “
“No, finché vivrò,
Non amerò altri che Renaud! “
“Marianson, dama gentile,
Prestatemi i vostri anelli d’oro. “
Marianson, sconsiderata,
I suoi tre anelli gli prestò.
“Ve li presto prima di andare a letto.”
Voglio riaverli quando mi alzo. “
Quando ha ottenuto gli anelli d’oro,
dall’argentiere se ne andò.
“Oh buon giorno dunque, bravo argentiere.
Fatemi degli anelli d’oro.
che siano belli, che siano rotondi,
Come quelli di Marianson. “(1)
Quando ebbe i due anelli d’oro,
Montò a cavallo.
Sul suo cammino incontrò
Il marito di Marianson
“Ah, buon giorno dunque, cavaliere cortese,
Che novità mi porti? “
“Tua moglie ha avuto un bambino.
e io sono diventato il suo amico. “
“Tu menti, cavaliere cortese,
Mia moglie mi è fedele. “
“Sia che tu ci creda o meno,
Ecco gli anelli che porta alle dita. “
Quando vide la verità,
Si gettò a terra.
Dopo tre giorni e tre notti
Ritornò a casa.
Sua madre era agli spalti,
e guardava il figlio arrivare.
Non ritornava come un uomo che ama.
Ritornava come un uomo furioso.
Prende il bambino per i piedi,
Sul pavimento l’ha ucciso.
Prende la moglie per i capelli,
Alla coda del cavallo la legò.
Tre giorni, tre notti andò,
Senza mai guardare indietro.
Non c’era foglia, nè cespuglio,
Che non avesse il sangue di Marianson.
“Oh mio caro, mio ​​bellissimo amico
Per Dio ! Fermiamoci qui. “
“Se mi fermo non è per te, puttana
ma per il mio cavallo che ha fame”
“Marianson, dama gentile,
Dove sono gli anelli che portate al dito? “
“Sono nel cofanetto ai piedi del letto,
Ecco le chiavi per trovarli. “
“Marianson, dama gentile
Perché non me l’avete detto? “
“Oh mio amato, mio caro amore,
Me l’avete permesso? “
“Dovete andare dal cerusico,
Per rimettervi in salute e guarire. “
“Tutto ciò che serve è un ago e un filo,
E un lenzuolo per seppellirmi. “
“Marianson, bella signora,
Perdonate vostro marito “
“Sì, della mia morte è perdonato,
Ma non per quella del neonato.”
NOTE
(1) Monique Palomares stralcia da una lezione in “Le livre des chansons” di Henri Davenson due strofe del gioielliere (argentier/dorurier)
Pendant qu’il tapait sur son or
Le dorurier gémissait fort:
“Les anneaux d’or que je fais ici
Peut-être un jour feront mourir!”
[Mentre picchiettava sul suo oro
Il doratore gemette forte:
“Gli anelli d’oro che faccio qui
Forse un giorno faranno morire!”
(2) nella versione più estesa dice senza mangiare e dormire
(3) nella versione piemontese al balcone
(4) ritroviamo il supplizio nelle ballate norrene
(5) nella versione estesa dice che va da Parigi a Saint-Denis, Doncieux classifica la situazione come un’iperbole tipica della poesia popolare
(6) Renaud sta portando a spasso il cavallo per fargli mangiare l’erba e si ferma perchè il cavallo possa mangiare
(7) secondo Fontenay il marito si da fuoco e muore due ore dopo la moglie
(8) Alençon e Fontenay scrivono “Qu’est mort sans être baptisé” rendendo ancora più cupa la tragica morte bel bambino condannato all’inferno senza avere alcuna colpa


Marianson, Dame jolie,
Où est allé votre mari ?
Mon mari il est en guerre allé,
Ah ! Je ne sais quand il reviendra
Marianson, Dame jolie,
Prêtez-moi vos anneaux dorés
Marianson, mal avisée,
Ses trois anneaux d’or a prêté
Quand il a eu, les trois anneaux,
Chez l’orfévrier, s’en est allé́
Bel orfévrier, bel orfévrier,
Faites-moi trois anneaux dorés
Quand il a eu ses trois anneaux,
A la guerre il s’en est allé
Le premier qu’il a rencontré,
C’est le mari de Marianson
Bonne nouvelle, dedans Paris,
Marianson, Dame jolie
De moi elle a, fait son mari,
Marianson, Dame jolie
Tu as menti, franc cavalier,
Ma femme elle est, fidèle assez
Si tu le crois, je le décrois,
Voici les anneaux de ses doigts
Quand il a vu, les trois anneaux,
Contre la terre, il s’est jeté
Après trois jours, par terre jeté,
Sur son cheval, s’est embarqué
Sa mère qu’était, sur ses remparts,
Qui le voit venir, de là-bas
Marianson, Dame jolie,
Je vois venir, votre mari
Il est malade ou bien fâché,
Il s’en vient comme, un enragé
Ma mère présentez-lui son fils,
Ca le rendra tout réjoui
Ah ! tiens mon fils, voici ton fils,
Quel nom donneras-tu à ton fils ?
A l’enfant je donnerai un nom,
A la mère un mauvais renom
A pris l’enfant par les deux pieds,
Contre la terre il l’a jeté
A pris la mère par les cheveux,
A son cheval l’a attaché
A fait trois tours, dedans Paris,
Sans regarder par derrière lui
Y n’y eu de grache ni de grignon (1)
Qu’avait pas de sang, Marianson
Au bout de trois jours et trois nuits,
A regardé par derrière lui
“Marianson, dame jolie
Où sont les anneaux que je t’ai donné ?
Sont dans un coffre, au pied du lit,
Voilà les clefs va-t-en les quérir”
Il a pas fait trois tours de clef,
Les anneaux d’or il a trouvés
“Marianson, dame jolie,
Quel bon chirurgien vous faut-il ?
Point chirurgien qu’il faut ici,
C’est drap blanc, pour m’ensevelir
Marianson, dame jolie
Votre pardon, je l’aurait-il ?
Ma mort vous sera pardonnée,
Mais non point celle du nouveau-né

traduzione italiana Cattia Salto
Marianson, dama gentile,
Dov’è andato tuo marito? “
“Mio marito è andato in guerra.
Ah! non so quando tornerà “
“Marianson, dama gentile,
Prestatemi i vostri anelli d’oro. “
Marianson, sconsiderata,
I suoi tre anelli gli prestò.
Quando ebbe i tre anelli,
dall’orefice se ne andò.
“Orefice bello, orefice bello
Fatemi tre anelli d’oro.
Quando ebbe i tre anelli,
In guerra andò.
Il primo che incontrò
Fu il marito di Marianson
“Buone nuove da Parigi,
Marianson, dama gentile
mi ha fatto suo marito
Marianson, dama gentile”
“Tu menti, cavaliere cortese,
Mia moglie mi è fedele. “
“Sia che tu ci creda o meno,
Ecco gli anelli che porta al dito. “
Quando vide i tre anelli,
Si è buttato per terra.
Dopo tre giorni e tre notti
È montato a cavallo.
Sua madre che era sugli spalti,
lo vide arrivale da lontano
“Marianson, dama gentile
vedo arrivare vostro marito.
E’ ammalato o furioso
viene come un pazzo”
“Madre presentategli suo figlio
che lo renderà tanto felice”
“Tieni figlio mio, ecco tuo figlio,
che nome darai a tuo figlio?”
“Al bambino darò un nome
alla madre una cattiva reputazione”
Prende il bambino per i piedi,
e lo butta a terra.
Prende la madre per i capelli,
Al cavallo la legò.
Fece tre giri dentro Parigi,
Senza mai guardare indietro.
Non c’era pietra, nè cespuglio,
Chi non avesse il sangue di Marianson.
Dopo tre giorni e tre notti
guardò dietro di lui
“Marianson, dama gentile,
Dove sono gli anelli che ti ho donato? “
“Sono nel cofanetto ai piedi del letto,
Ecco le chiavi andate a prenderli. “
Ha fatto tre giri di chiavi appena
e gli anelli d’oro ha trovato
“Marianson, dama gentile
di che buon cerusico avete bisogno?”
“Dei punti di sutura ho bisogno
e di un lenzuolo bianco per seppellirmi. “
“Marianson, bella signora,
Posso avere il vostro perdono?”
“Della mia morte siete perdonato,
Ma non per quella del neonato.”
NOTE
(1) “grache”=”roche”. “grignon” forse è un refuso. Nelle varianti leggiamo “N’y a ni butte, ni button / Qui n’ait de sang de Marianson” et, plus saugrenu pour Paris, “N’y avit brousse ni buisson / Que n’eût sang de Marienson”. 

Monique Jutras in Complaintes médiévales 2008
Anna Laura Edmiston in Travailler C’est Trop Dur: The Lyrical Legacy of Caesar Vincent 2018
Yvette Guilbert 1933-1934
Michel Faubert in La fin du monde 2006

[1] https://books.openedition.org/editionsbnf/456?lang=it
Essai sur la poësie rythmique ([Reprod.]) / par M. Bouchaud,… | Gallica (bnf.fr)[1763]
https://archive.org/details/bub_gb_Q1uGR4SvCsUC/page/n397/mode/2up

[2] Brunehaut regina d’Austrasia, nemica di Frédégonde regina di Neustria. Fatta prigioniera nel 613 da Clotario II re di Neustria, figlio di Frédégonde, quest’ultimo la mise a morte, all’età di 80 anni, attaccandola alla coda di un cavallo selvaggio.
[3] il primo a pubblicare la leggenda fu Mathieu-Antoine Bouchaud nel 1763 (Essai sur la poesie rhytmique, par Bouchaud. Paris, 1763. — Antiquités poétiques ou dissertations sur les poètes cycliques et sur la poesie rhytmique par le C.en Bouchaud, membre de l’lnstitut national et professeur au Collège national de France. Paris, Charles Pougens, an. V) ripresa da Amélie Bosquet La Normandie romanesque et merveilleuse J. Techener & A. Le Brument, 1845 in particolare per la leggenda in https://fr.wikisource.org/wiki/La_Normandie_romanesque_et_merveilleuse/23
Leggenda nella terra di Alençon [2/2] : Marie Anson il fantasma del castello dei Duchi | L’Orne Hebdo (actu.fr)
[4] http://alencon-histoire.chez-alice.fr/ansonmarie.htm

LINK
https://www.pop.culture.gouv.fr/notice/joconde/M0537013638
https://www.pop.culture.gouv.fr/notice/joconde/5002E010045
https://webmuseo.com/ws/musee-de-l-image/app/collection/record/2387
https://webmuseo.com/ws/musee-de-l-image/app/collection/record/10274
https://books.openedition.org/editionsbnf/456?lang=it
http://www.wikitrad.org/Page/Les_anneaux_de_Marianson
https://laceincontext.com/category/uncategorized/

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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