The Machiner’s song/The Threshing Song / The Chiner’s Song

The Machiner’s song è il titolo di una canzone di primo Novecento su una squadra di braccianti alla trebbiatrice (jolly country[1]). Le trebbiatrici erano macchine agricole grandi e complicate che alleggerivano il lavoro ma richiedevano comunque una bella squadra di braccianti per azionarle: in inglese si dicono “machiners”, oppure “sheeners”.
Secondo la testimonianza della famiglia Copper -Bob Copper raccolse la canzone da Frank Bond di North Waltham, Hampshire- è stato lo stesso Frank Bond[2] ad aver composto il testo agli inizi del Novecento, dedicandola ai suoi compagni di lavoro, e in cui descrive una trebbiatrice d’epoca risalente alla fine dell’Ottocento.

La melodia è il tradizionale God bless the Master of this house[3]

The Machiner’s song

Roud 874 ; Ballad Index CoSB274 , K231 ; VWML GG/1/9/493 ; trad.]

Steeleye Span
1.It’s all very well to have a machine
To thresh your wheat and barley clean
To thresh it and wim it all fit for sale
And take it to market brisk and well
Singing rumble-dum-dairy flare up Mary
And make her old table shine

2.The man who made her he made her so well
He made each cog and wheel to tell
While the big wheel runs the little one hums
And the feeder he sits above the drum
3.Thеre’s old Father Howard the sheaves to put
While old Mother Howard she does make up
And Mary she sits and feeds all day
And Johnny he carries the straw away
4.At seven o’clock we do begin
And we usually stop about nine or ten
To have our beer and oil her up
Then up we go till one o’clock
5.Then after a bite and a drink all round
The driver climbs to his box again
And with his long whip ad a shout of, All right
He drives ‘em round till five at night

Va benissimo avere una macchina
per trebbiare bene il grano e l’orzo
per trebbiarlo e renderlo tutto pronto per la vendita
e portalo al mercato velocemente presto e bene.
Cantare rumble-dum-dairy accendi Mary
e fai risplendere il suo vecchio tavolo
L’uomo che l’ha creata, l’ha fatta così bene
in modo che ogni ingranaggio e ruota raccontino
mentre la ruota grande gira, quella piccola canticchia
e l’alimentatore si trova sopra il tamburo.
C’è il vecchio padre Howard, i covoni da mettere
mentre la vecchia mamma Howard si trucca
e Mary sta seduta e mangia tutto il giorno
e Johnny porta via la paglia.
Alle sette incominciamo
e di solito ci fermiamo verso le nove o le dieci
per prendere la nostra birra e per oliarla (la trebbiatrice)
poi proseguiamo fino all’una.
Poi dopo un giro di spuntini e birra
l’autista sale di nuovo al suo box(1)
e con la sua lunga frusta grida: “Va bene”.
e fa girare (i cavalli) fino alle cinque di sera.

NOTE
(1) qui si descrive una trebbiatrice di fine Ottocento movimentata da un giogo di cavalli

Steeleye Span in Cogs Wheels and Lovers (2009)

[1] “Jolly Country” è una definizione inglese per i canti dei contadini durante i lavori nei campi. “jolly” perchè dipingono in toni entusiasmanti la realtà di un duro lavoro come se si trattasse di un giro di danza. https://terreceltiche.altervista.org/the-reaphook-and-the-sickle-and-the-permaculture/
[2] Frank Bond di North Waltham (Hampshire) fu il fondatore del gruppo mummers “North Waltham Jolly Jacks” attivo fino agli anni 50 
[3] un versetto estrapolato che è diventato canto a se stante, spesso utilizzato come Mummers’ Salutation nel Hampshire, Sussex, Surrey e Berkshire https://terreceltiche.altervista.org/god-bless-the-master-of-this-house/


https://mainlynorfolk.info/shirley.collins/songs/chinerssong.html

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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