L’Era dell’Acquario e le meditazioni mattutine: ricordando la lotta essenziale di Alan Stivell

L’Era dell’Acquario inizia con il 2021.

In questo assurdo periodo dove siamo tutte mezze persone, mascherati, inavvicinabili, anaffettivi, la pandemia ha dilatato il tempo. Un tempo vuoto, un tempo rovescio, in una confusione inevitabile tra passato e presente. Il tempo smisurato di un pranzo, la permanenza rituale in una camera.
Un’assenza incessante da un luogo ad un altro luogo, una presenza da un niente ad un altro niente, quotidiana negazione, ansia inestinguibile, spossatezza paralizzante. Perso il tempo è rimasto un luogo.

Rovine ovunque. La difesa di rovine che si perderanno comunque. Prima era la turbolenza imprevedibile del vento a ricordarci che i confini sono solo sulle cartine geografiche, alla faccia degli sforzi dell’uomo a fissarne sempre e ovunque. Ma qui bisognerebbe riscrivere anche il vocabolario di questo grigiore senza poesia. Nessuna folata, nessun soffio spinge verso qualche parte. Questo è un tempo storpio. Prima la poesia richiedeva il raccoglimento assoluto, ma era l’assoluta conoscenza di sé che si realizzava andando incontro a qualcuno.

Come la preghiera.

Adesso tutti questi linguaggi che ci proteggono dalla violenza paiono senza simbolo, un’arpa senza corde, sembrano dover colmare l’assenza di tutto un cosmo intero, non solo degli esseri che ci stanno nel cuore. Un vuoto che fa rima con nulla. E allora per tentare di salvarmi ritorno all’arpa con le corde.

Sinfonia Celtica

Dal ventre della Bretagna sorse la maestosa Sinfonia Celtica (1980) che apriva la seconda spirale della ricerca di Alan Stivell a partire da una verità umana e musicale, in una dialettica creatrice, tra tensione nel mezzo delle influenze e mantenimento delle differenze. Un movimento sonoro esemplare in tre parti (chiamati “cerchi”) che passano dall’incanto alla meditazione e infine all’ espressione.
Una creazione che disegna le diverse sorgenti del pensiero, fa intervenire testi in tibetano, berbero, sanscrito e algonquin uniti a melodie talvolta inabituali.

Grazie a ciò ci si immerse in una musicalità ragionante che liberava molte delle pulsioni contenute. Una vera pietra miliare della “Delivrance” proclamata da Stivell a metà degli anni 70.

Basata su una riflessione individuale tra venti e maree collettive, elogio alla universalità delle minoranze, non più solo quella bretone.

Solamente poco tempo prima, durante il terzo tour mondiale nel 1979, Stivell aveva proposto un altro inedito minore “We Shall Survive” (Sopravviveremo), anche piuttosto criticato all’epoca in quanto accusato di una certa pretenziosità perché proclamava in canzone, in inglese e con parole semplici, la fierezza della Bretagna, accusando Parigi e la Francia di crimini contro la Civiltà.

We Shall Survive

Cambiato il decennio, cambiato ovunque tutto! Solamente tre dischi di Alan Stivell seguiranno in quegli anni 80, dominati da insopportabile “disco music” e batterie sintetiche, oltre che da una decadenza impressionante, non solo musicale ma anche culturale e politica. Si inabissò la musica “impegnata” nell’onda del “riflusso seguito alla caduta delle ideologie, all’avanzata neoliberista e alla crisi del sogno socialista. La privatizzazione di tutto fece il resto in una nuova società ultra-individualista, apolitica e qualunquista. I tre dischi sono: “Terre des vivants“(1981), “Legende” (1983), ovvero la colonna sonora del film che racconta la storia antica dell’Irlanda “Se avessi 1000 anni” (diretto da Monique Enkel) e lo strumentale per arpe varie “Harpes du nouvel âge” (1985). La “vague bretonne” si eclissò in Francia e la “musica celtica” divenne di moda nel resto del mondo. Alan Stivell ne verrà considerato ovunque il portavoce.

L’Era dell’Acquario

La canzone finale di quel “Terre des vivants” era un brano a metà strada tra We Shall Survive e la Sinfonia Celtica, dal titolo “L’Ere du Verseau” il cui testo in tre lingue (bretone, inglese, francese) invitava a sperare, respirare, a svegliarsi e a rilassarsi perché l’Era dell’Acquario era arrivata:

L’Ere du Verseau (Era dell’Acquario)

Salvet omp, salvet omp, salvet omp, salvet omp
Dihunit, dihanit
Degoue’t oadwezh ar Skuilh-dour

E’ scritto che le ere astrologiche durano circa 2160 anni. Quella dell’Acquario è una delle dodici in cui alcune credenze esoteriche dividono la storia dell’umanità e questo dicembre 2020 risulta essere l’ultimo mese dell’ultimo anno dell’Era dei Pesci mentre con il 2021 inizia appunto l’Era dell’Acquario. Dicono che i bambini nati alla fine del 2020 mostreranno capacità fuori dal comune, i cieli garantiranno loro talento e col tempo diventeranno iniziatori del progresso nei campi scelti, veri bambini eletti, parrebbe, intelligenti, spiritualmente sviluppati, talentuosi e onesti. Mah, speriamo…

Il simbolo dell’Acquario è un vegliardo che versa acqua da un’urna: quel vecchio rappresenta la saggezza e quell’acqua sarebbe l’Acqua della Vita. Noi esseri umani conosciamo tutto sulle stelle ma basta un microbo per farci saltare per aria. A guardarci agire nella vita quotidiana c’è da scegliere tra delusione o paura. Manchiamo dell’essenziale, altro che Acquario. Quello era profetizzato addirittura nei Vangeli: “Dal suo seno sgorgheranno sorgenti d’acqua viva”. Se manca l’acqua resta solo la teoria, ci si istruisce, d’accordo, però le conoscenze restano tutte in superficie.

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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