La Cugina della Bretagna

I porti della Normandia e le canzoni del mare.
Con Rouen e anche Giovanna d’Arco

Le Havre e i Balenieri

A fianco di Bretagna vive sua cugina Normandia. Le Havre alla fine del XIX° secolo era il più importante dei porti di Francia, i suoi clippers recavano soprannomi esotici come “le rondini di Rio” per quelli che trasportavano il caffè brasiliano o “i piccioni del Capo” per altri che attraversando Capo Horn, importavano guano e nitrato da Cile e Perù. Le Havre era, assieme a Nantes, il porto della rinascita francese della pesca alla balena, grazie soprattutto agli armatori americani che vi si risiedevano come il famoso Jeremiah Winslow.

Le père Winslow la scheda in Terre Celtiche Blog

La conosciutissima canzone omonima (Le père Winslow) sembra abbia incorporato in un unico personaggio sia Jeremiah Winslow che il cugino Joseph Winslow, capitano della baleniera “Le Nantais”.
In effetti stando a quanto riportato da Thierry Du Pasquier nel volume “Les Baleiniers français au XIXe siècle (1814-1868)” la chanson à virer fu composta da Nicolas Fleury, tenente e da Jacques Treuillé, chirurgo, entrambi imbarcati su quel battello durante la campagna 1918-1919.

Alla caduta del primo impero molti armatori si istallarono nella città normanna e la cosa durò fino al 1868.

C’era un altro grande porto in Normandia, quello di Granville da dove partivano le navi per la pesca a Terranova, molte canzoni descrivono l’epopea della pesca al merluzzo, versioni similari si trovano a Fécamp come a Saint-Malo: “J’ai fait une maitresse” raccolta a Saint-Valery-En-Caux, tratta in maniera triviale della separazione del marinaio e dell’amata.

“Flamande allemande” ha un testo che sviluppa invece il tema marittimo ricorrente che i fiamminghi siano sempre benevoli verso i naufraghi, grazie alla sua musica sicuramente molto antica che evoca la branle rinascimentale era quasi sempre utilizzata per ballare la rond cauchois. Di “Les trois-mats blanc” restano oggi pochi versi ma in compenso parecchie versioni che sovente vengono mescolate.

I graviers

“Les petits graviers” su un testo del cantautore e poeta bretone Théodore Botrel, è una canzone che ha seguito un curioso itinerario inverso: dai cabarets parigini alle taverne marinare della baia di Mont Saint-Michel (e poi fino in Vendée). I graviers erano dei giovani imbarcati per Terranova o verso l’arcipelago atlantico settentrionale di Saint-Pierre-et-Miquelon, uno dei sette possedimenti francesi nelle Americhe, residuo della Nuova Francia e i cui territori andarono perduti a metà del XVIII secolo durante la Guerra dei Sette Anni.

Les petits graviers

Questi giovani provenivano dalle campagne del Cotentin, penisola ai confini con la Bretagna che si estende nel canale della Manica, oppure dal nord della Bretagna stessa. Lavoravano diciotto ore al giorno ad affettare merluzzo sulle spiagge, mal pagati e vessati.

Altri due villaggi normanni stavolta di “marinai senza porto” hanno fornito ulteriori canzoni marinare: Yport, dalle pietre focaie sulla spiaggia e Etretat, celebre per le spettacolari scogliere luminose. “Chanson de la caique” composta da Odile Prouver, onora la caique “Vierge de Lourdes”[1], battello in assi costruito in questi luoghi.

La Bassa Normandia, terra eminentemente marittima, è ricca di rondes e complaintes marinare provenienti dal Cotentin o da quello che oggi è il Port-en-Bessin-Huppain, nel dipartimento del Calvados. Tra esse “C’est à Cherbourg” narra dei sotterfugi e delle bugie delle ragazze imprudenti verso i marinai.

C’est à Cherbourg

La Prise de Saint-Hélier

“La Prise de Saint-Hélier” racconta invece di quando i normanni nel 1870 capitanati dal Barone De Rullecourt tentarono lo sbarco a Jersey, partendo dalle Isole Chausey.
La spedizione fu organizzata e finanziata da Pierre Joseph Regnier, nato nel 1742 in una famiglia di marinai, armatori e corsari di Granville. La Battaglia di Jersey fu l’ultima combattuta sul suono delle Isole Britanniche, la località dista solamente 14 miglia nautiche dalla costa francese sulla rotta marittima di Brest, molti corsari utilizzavano Jersey come base di partenza da cui si evince il motivo per cui era così importante strategicamente. Il governo britannico, ben consapevole dell’importanza di ciò l’aveva ben fortificata con batterie di soldati e fortezze.

La Prise de Saint-Hélier
Monsieur de Rullecourt dit à Regnier
Allons qu’on guinde les huniers
Vite qu’on charge nos bisquine
De tromblons et de carabines
Et mettons le cap sur Saint-Hélier, l’île de Jersey
Voilà que c’est la marée du soir
Pour la surprise faut qu’il fasse noir
Vite qu’on aiguise les haches
Et bonsoir le plancher des vaches
Et mettons le cap sur Saint-Hélier, l’île de Jersey
Nous voilà partis toutes voiles dehors
Nous n’avions qu’un canon à bord
Monsieur de Rullecourt dit pourquoi faire?
Les canons c’est pas notre affaire
Sans ça nous prendrons Saint-Hélier, l’île de Jersey
Près de Saint-Aubin vers les minuit
Nous arrivâmes sans faire de bruit
Nous débarquâmes sur la plage
A deux cents gars comme un orage
Et nous voilà dans Saint-Hélier, l’île de Jersey
Les Anglais étaient dans leurs draps
On fit chez eux le branle-bas
Leur drapeau était leur drap rouge
Du sang coulait dedans leur bouche
Sans un cri on prit Saint-Hélier, l’île de Jersey
Et puis comme on apercevait
De la lumière en un palais
On se dit c’est la résidence
Entrons leur y flanquer une danse
On était maîtres dans Saint-Hélier, l’île de Jersey
Bonsoir Monsieur le Gouverneur
Je suis votre humble serviteur
Si vous bougez vous êtes malade
Et je vous fiche dans la limonade
Si vous ne cédez pas Saint-Hélier au père Regnier
L’Anglais le prit dur et de travers
Remit sa culotte à l’envers
Et perdant la moitié de sa chemise
Il s’en fut jusqu’à la Tamise
C’est comme ça qu’on prit Saint-Hélier, l’île de Jersey
Les gars de Blainville et d’Agon
Vous pouvez chanter ma chanson
Et quand vous voudrez qu’on recommence
A faire entrer l’Anglais en danse
Rappelez-vous de prendre Saint-Hélier, l’île de Jersey

La Presa di Saint-Hélier
Il Signore di Rullecourt disse a Regnier
issiamo le vele di gabbia
svelti, carichiamo i nostri bisquini
di archibugi e fucili
e puntiamo su St. Helier, l’isola di Jersey
Ecco la marea della sera
per la sorpresa dev’essere buio
svelti, affiliamo le asce
e buonasera alla terraferma
salpiamo per St. Helier, l’isola di Jersey
Eccoci a vele spiegate
non avevamo che un solo cannone a bordo
il Signore di Rullecourt dice per farne cosa?
i cannoni non fanno per noi
anche senza prenderemo St. Helier, l’isola di Jersey
Vicino a Saint-Aubin, verso mezzanotte
siamo arrivati senza far rumore
siamo sbarcati sulla spiaggia
duecento ragazzi come una tempesta
ed eccoci a Saint Helier, l’isola di Jersey
Gli Inglesi erano nelle loro lenzuola
abbiamo fatto brandabbasso (1) a casa loro
la loro bandiera era un lenzuolo rosso
il sangue colava dentro le loro bocche
senza un grido abbiamo preso Saint Helier, l’isola di Jersey
E poi come abbiamo scorto
della luce in un palazzo
ci siamo detti ecco la residenza
entriamo e appioppiamogli un ballo
eravamo padroni a Saint Helier, l’isola di Jersey
Buonasera Governatore
sono il vostro umile servitore
se vi muovete vi sentirete male
e dovrò darvi una limonata (2)
se non cedete Saint-Hélier a padre Regnier
L’Inglese l’ha presa male, gli è andata di traverso
ha messo le mutande all’inverso
e metà della sua camicia ha perso
è scappato fino al Tamigi
è così che abbiamo preso St. Helier, l’isola di Jersey
Ragazzi di Blainville e di Agon
potete cantare la mia canzone
e quando volete che ricominciamo
a far entrare l’Inglese nel ballo
ricordatevi di prendere St. Helier, l’isola di Jersey

– trascrizione, traduzione e note a cura di Flavio Poltronieri –

(1) espressione tipica marinara ma traducibile anche come “trambusto”
(2) nello slang francese risalente al XIX secolo “être dans la limonade” o anche “tomber dans la limonade”, si utilizza la limonata come nell’espressione equivalente inglese “in a pickle” si fa con la salamoia; oggi in Francia è in uso l’espressione “être dans la panade”. Tutte hanno il medesimo significato e identificano il trovarsi in una situazione assai difficile.

Contrariamente a quanto sostenuto nel testo della canzone, Regnier non partecipò affatto all’impresa che si rivelò per i normanni un vero e proprio fallimento; nonostante ciò “dopo gli avvenimenti la canzone si diffuse nei cabarets di Blainville, Bréhal e Granville”, come scrive il Visconte Arsene III di Brachet in un suo studio relativo pubblicato in Francia nel 1908.

Honfleur

Ma la Normandia è anche Honfleur. La prima volta che l’ho sentita nominare per caso non sapevo nemmeno in quale parte della Francia si trovasse, ero semplicemente un adolescente che aveva deciso di visitare tutte le città citate nelle canzoni di Jacques Brel.

Il cuore di Honfleur è il Vieux Bassin, il porto del centro dove l’acqua riflette le casette in ardesia del 17° e 18° secolo. Ma trovarsi a Honfleur è unico: significa entrare in un quadro impressionista, c’è da rimanere increduli per come la cittadina sia un’immensa tela dipinta a più mani. Pullula tutta delle pennellate di Monet, Boudin, Bazille, Courbet, Jongkind…seppi che era stato Eugène Boudin, precursore della pittura “en plein air” e nativo del luogo a chiamare questi suoi amici attorno a sé, alloggiavano e si scambiavano idee pittoriche alla locanda Saint-Siméon.

Giovanna d’Arco, la Contessa del Giglio

E poi c’è Rouen in Alta Normandia, dove ogni pietra sembra parlarti di lei, della Contessa del Giglio: Giovanna d’Arco. Nel luogo di Flaubert e di Madame Bovary, la città dei cento campanili, della cattedrale che spinse Monet a rincorrere le variazioni della luce del giorno, le strade sono lastricate e tutto intorno c’è pieno di “case a graticcio” cariche di fiori, le chiamano anche “Maison à colombages” o “Maison à pans de bois”. Ovvio che Leonard Cohen sia rimasto affascinato dalla figura di Giovanna, come è assolutamente credibile, per chi ne conosce e ama l’opera poetica, che l’abbia voluta immaginare in quell’ultimo pensiero, intenta a sublimare il dramma trasformandolo nel corteggiamento, nella lusinga di matrimonio da parte del fuoco. Giovanna d’Arco è l’evidenza di come il seme di una rivoluzione e di una rivelazione, possano essere del tutto imprevedibili, specialmente per il potere costituito. Chi poteva mai immaginare il suo germinare nel cuore di una Francia rurale, silenziosa, sottomessa, umile e umiliata, piena di miseria, epidemie, carestie, guerre? Una contadinella, adolescente e analfabeta, spuntata come un giglio dal nulla, al comando dell’esercito che guida la conquista di Orléans, che passa il confine a sud della Loira, fino ad arrivare all’investitura ufficiale a Reims da parte del re. La forza incontrollabile delle sue visioni e delle loro voci per superare ogni ostacolo. Ma il potere è il potere e infatti la storia ci dice anche che venne inevitabilmente tradita e consegnata dai borgognoni agli odiati nemici inglesi. Evidentemente bisognava negarla e addirittura cancellarla, nonostante l’evidenza fosse sotto gli occhi di ciascuno. Bisognava spiegare a tutti l’inspiegabile. Non era mica accettabile che la più piccola e insignificante tra gli esseri avesse potuto determinare i destini. Politici, militari, teologi, “dotti, medici e sapienti”…tutti i rappresentanti del potere parteciparono alla farsa tragica di viltà e delitto che fu il suo processo per stregoneria celebrato qui in terra normanna. Sordido più del male che si cercava e si voleva trovare in lei. Un ipocrita convegno di studiosi teso solamente a sentenziare, cavilli alla mano, la malignità degli indumenti maschili necessari alla Pulzella o dello stendardo “Jesus Maria”, che comunque nulla erano in confronto al servizio immenso reso alla patria nel ricollocare il “delfino” sul trono francese. Giovanna fu condannata perché dimostrò inequivocabilmente che una visione può rovesciare gli equilibri e questo non può essere ammesso o tollerato. Ma l’orribile rogo della Piazza del Mercato Vecchio di Rouen e il martirio non hanno ovviamente cancellato la realtà della storia e neppure il mistero degli eventi che la generarono. Il dubbio è rimasto e nessuno ha mai trovato una risposta valida alle urla di Giovanna. Quelle grida di donna risuoneranno per sempre nella piazza come provenienti da ogni parte del mondo, da migliaia di pagine di storia, d’ingiustizie, “urla di luce” come canta Cohen, anche se coperte e immerse nel fumo acre. In faccia a quei giudici mediocri e opportunisti che ebbero la sola fortuna di essere protetti da un certo momento storico e da un diritto di giudizio, frutto unicamente di un mostruoso esercizio di potere al servizio di interessi secolari. Come tanti ce n’erano stati e ce ne saranno ovunque, purtroppo, prima e dopo. 25 anni dopo il suo sacrificio anche quel processo fu dichiarato ufficialmente nullo e oggi è considerata la Patrona della Francia.

A Rouen sul luogo del supplizio adesso è custodito uno spazio verde e in quella piazza c’è la chiesa di Santa Giovanna d’Arco, un poco più in là c’è anche una scultura che ricorda una freccia che svetta sicura verso un punto ben preciso del cielo. La faccia ipocrita e banale dello stato riserva sempre un tempo per le commemorazioni: la prima statua è del 1502, il primo quadro del 1581. Al 1834 risale una scultura dal titolo altisonante: “Giovanna d’Arco piange alla vista di un inglese ferito” conservata al Museo di Grenoble, dappertutto se ne trovano: a Parigi come a Lille, Saint-Etienne, Campiègne….

Il suo ricordo è stato politicamente sbranato da tutti: quando la Francia perse l’Alsazia-Lorena nel 1870 grazie alla sconfitta militare di Sedan per mano tedesca, i repubblicani la esaltarono come soldato del popolo e la destra cattolica come missionaria divina. Nel 2016 anche l’attuale primo ministro Macron (allora all’Economia) la utilizzò nel suo discorso per candidarsi all’Eliseo. Per fortuna la preghiera di Giovanna è diventata anche una canzone che, interrompendo le azioni, ha per sempre superato i tempi sublimando la vita. A lei, Leonard Cohen ha consacrato il più emozionante “la la la” di tutta la storia musicale moderna.

Joan of Arc 

[1] il caicco è una piccola imbarcazione a remi o vele così è stata anche denominata la barca da pesca a vela di Étretat, Yport e Fécamp a Caux in Normandia. Oltre ad avere caratteristiche costruttive tipiche del caicco turco è assimilata alla nave vichinga
Link
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=47607&lang=fr



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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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