L’Arcangelo Michele, il vescovo e l’Abbazia quasi bretone

All’Arcangelo Michele piace viaggiare e apparire da qualche parte improvvisamente con tutto il suo fulgore. Molte sono le testimonianze scritte rimaste. I loro luoghi, spesso distanti tra di loro, sono sempre perfettamente allineati lungo una linea retta, quella della sua famosa spada che dall’Irlanda giunge fino ad Israele.

Abbazia di Mont Saint Michel e l’arcangelo Michele

Oltre alle comode strade dei villeggianti, a patto di attraversare acquitrini, prati, bocage, lande, falesie e coste selvagge di poesia bretone, si può arrivare lo stesso a Mont Saint Michel. Non ci sono solo le confortevoli automobili ma anche altri mezzi: Noroît, Gwalarn, Kornog, Mervent, Nordet, Suroît, Suet e altri venti di Bretagna che portano tutti alla radice della péninsule du Cotentin, che geologicamente fa parte del massiccio armoricano ma amministrativamente appartiene alla Normandia.

Nel 708 Michele, Arcangelo nell’Ebraismo, nel Cristianesimo e nell’Islam, apparve trascolorante in sogno al vescovo Auberto di Avranches e gli chiese di far costruire una chiesa su una cima montuosa che emergeva dalle acque. Si trattava di una penisola costiera alla foce del Couesnon, unita anticamente al continente da una terra boscosa. Una falesia che si levava, arida e solitaria all’interno della baia formata dalla riunione delle coste della Normandia e della Bretagna. Il vescovo si risvegliò confuso, non riconobbe, come forse aveva fatto nel sonno, anche nella veglia del mattino, la linea tra il vero ed il falso di quel che aveva sognato. Ritenne questa un’idea completamente folle e irrealizzabile. Non la seguì una prima volta e nemmeno ad una seconda apparizione, perché era quello un punto roccioso debolmente attaccato alla terraferma, tutto pieno solo di cespugli, rovi, solo pochissimi eremiti lo popolavano assieme a bestie feroci e spaventose.

Alla terza apparizione, quel Santo decise di lasciare al vescovo un segno tangibile a testimonianza della serietà del suo ordine e toccandogli lievemente con un dito il cranio, glielo bruciò, lasciandogli un buco in testa. Al risveglio quando l’uomo vide il foro si spaventò e finalmente si decise, anche se la sua salute fisica non era stata compromessa, ad esaudire il desiderio del sogno. A quel punto una sorgente d’acqua dolce sgorgò improvvisamente dalla pietra. Il vescovo fece costruire una piccola grotta a forma rotonda d’oratorio del tutto somigliante ai sotterranei della chiesa di Monte Sant’Angelo in Puglia dove l’Arcangelo era già onorato dal V° secolo. Avrebbe potuto contenere circa un centinaio di persone e questo diverrà storicamente il primo nucleo, di cui oggi non rimane che un muro visibile da una sala, dell’Abbazia di Mont Saint Michel.

Una cosa che forse non tutti sanno è che in questo luogo un contadino di nome Bain rinvenne in quel tempo anche un menhir per merito del suo figliolo, ultimo nato. Il vescovo oramai completamente investito dell’opera, espresse il desiderio, in seguito esaudito, di venire sepolto proprio qui.

interno Abbazia Mont Saint-Michel
interno Abbazia Mont Saint-Michel

I costruttori medioevali, nonostante la topografia accidentata di questo posto, nell’anno 1000 crearono una chiesa pre-romanica, quindi nel XI° secolo un’abbaziale dello stesso stile e infine nel XIII° questa elevazione gotica che quando è isolata dall’alta marea, sembra davvero galleggiare a pelo d’acqua. La sua figura da lontano, per chi come me ha la Bretagna nel cuore, richiama subito alla mente la visione della città sommersa di Ys. La spada del Grande Angelo, proprio quella utilizzata nella battaglia contro il diavolo, avrebbe unito in una traiettoria le Basiliche di Mont-Saint-Michel, la Sacra di San Michele* in Val di Susa e Monte Sant’Angelo sul Gargano. La fenditura sulla superficie terrestre, pur se invisibile, è tuttora presente.

* La tradizione racconta che fu sempre l’Arcangelo ad insegnare all’eremita il luogo dove erigere la chiesa e si deve al suo intervento anche il grande fuoco attraverso il quale venne consacrata la sua cappella.

Quella enorme massa rocciosa, la “Meraviglia dell’Occidente”, fortezza spirituale in mezzo alle maree più alte d’Europa, è diventata per la Francia, secondo Victor Hugo“ ciò che la Grande Piramide è per l’Egitto”. Questa, “Bastiglia dei mari” le cui pietre vennero portate dalle isole Chausey, dal 1793 al 1863 fu anche una galera.

Immobile nel tempo del mare, cristallizzata nei secoli, immutata da millenni, eretta per 80 metri di altezza proprio nel punto in cui l’arcangelo Michele apparve al vescovo, è la sfida alle rocce e alla gravità. E’ come trovarsi su una barca al rovescio. Le vele sono assorbite dalle sabbie e dalle acque, lo scafo una conchiglia, una freccia inversa indirizzata dal firmamento, è la chiglia. Una vegetazione di muri, torri, colonne, sculture formano l’albero. I suoni della sua navata issano le vele.

L’Arcangelo Michele

I cristiani sostengono che Michele fu l’angelo che rivelò l’apocalisse a San Giovanni ma secondo molte fonti apocrife, egli portò anche a Dio l’acqua e l’argilla per creare Adamo a cui poi insegnò a coltivare la terra e ai suoi figli invece insegnò quali erano i doveri nei confronti dei morti. E ancora, scostò la pietra dal sepolcro di Gesù, accompagnò Maria in un viaggio negli inferi per farle conoscere le pene dei dannati e detenne le chiavi del Paradiso, come si legge nell’Apocalisse siriaca di Baruc.

Skelling Michael (la Roccia di Michele)

All’Arcangelo piace apparire e lo fece anche in quella che oggi è chiamata la Roccia di Michele (Skelling Michael, Sceilg Mhichíl o Sceilig Mhór in irlandese – “Skellig” deriva dalla parola “sceilig” ovvero “scheggia di pietra”), famigerato scoglio a 17 chilometri dalle coste del Kerry, in Irlanda. Ripide scalinate in pietra salgono da tre punti di approdo e conducono all’eremo sulla vetta sud. Dai pericoli delle raffiche dei venti, dai frammenti delle onde nasce poesia di pietra. Nel 1910 lo scrittore Bernard Shaw affermava che erano da baciare queste “pietre di panico che si gettano a 700 piedi d’altezza sull’Atlantico”. In questo luogo, Michele aiutò San Patrizio, futuro patrono, che era stato un giovanotto della Britannia Romana fatto schiavo dai pirati d’Irlanda a causa delle sue ottime condizioni familiari, ad affrontare e vincere i demoni che opprimevano l’Irlanda.

La Ley Line dell’Arcangelo

LINK
http://ontanomagico.altervista.org/festa-san-michele.htm

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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