All things are quite silent

“All things are quite silent” è il lamento di una donna per il marito rapito dal suo letto e arruolato a forza nella Marina.
Una delle canzoni che ricorda la triste pratica dell’impressment, l’arruolamento forzato di uomini negli equipaggi delle navi di Sua Maestà.

Protagoniste dell’arruolamento forzato erano le cosiddette press-gang, squadre di reclutatori abituati a metodi spicci; giravano per vie e bettole delle città e quando dovevano fronteggiare carenze di volontari (probabilmente spesso, viste le condizioni di lavoro sottocoperta, tra le cosiddette wooden walls of England) non esitavano a prelevare con la forza mariti o fidanzati anche direttamente dalla camera da letto.  

Queste bande di reclutatori, diffuse in tutto il XVIII secolo e fino all’inizio del XIX, erano “legali” e autorizzate. Un mandato dell’epoca recita testualmente:
(“Con la presente vi autorizziamo e vi ordiniamo di arruolare o far arruolare tanti marinai, uomini di mare e persone la cui occupazione vocazione sia quella di lavorare su navi e barche sui fiumi, secondo quanto sarà necessario per le navi di Sua Maestà sotto il vostro comando o qualsiasi altra nave di Sua Maestà, fornendo a ciascun uomo così arruolato la somma di uno scellino”)[1]

Il termine press deriva probabilmente da “prest”, che significa “anticipo”; in pratica, si faceva finta che il malcapitato reclutato a forza avesse firmato un regolare contratto di arruolamento nel momento in cui prendeva lo scellino del Re.

All things are quite silent

Roud 2532 ; Master title: All Things Are Quite Silent ; Ballad Index VWL013 ; VWML RVW2/2/207 ; GlosTrad Roud 2532 ; DT THNGSLNT ; Mudcat 17055 ; trad.]

L’incipit della canzone, che vede la press-gang irrompere con la sua violenza a fare a pezzi un momento di idilliaca vita quotidiana, ricorda quello di altre ballate, una su tutte la celebre Lowlands of Holland. In quest’ultima però la violenza della press gang è raccontata dal punto di vista di un marinaio arruolato uso malgrado, mentre All thing are quite silent racconta il tutto dalla prospettiva della donna. Il testo anzi punta tutto sull’ammirazione che intendeva generare nel pubblico circa la dignità con cui la donna affronta la situazione, il suo (forse ingenuo) ottimismo, la sua fiducia nella forza dell’amore contro ogni avversità.

La canzone fu raccolta da Vaughan Williams all’inizio del XX secolo, pubblicata nel Penguin Book of English Folk Songs (1959) ed è stata interpretata da numerosi esponenti del folk revival anglosassone.

Gli Steeleye Span l’hanno riproposta due volte, nel primissimo album del 1970 e in uno dei più recenti, nel 2016. Le due formazioni sono completamente diverse ad eccezione della voce solista di Maddy Prior, che in entrambe le versioni sa rendere con dolente dolcezza il lamento della protagonista.

la versione di All things are quite silent (1970)
la versione di Dodgy Bastards (2016)

1.All things are quite silent,
each mortal at rest,
When me and my true love
lay snug in one nest,
When a bold set of ruffians
broke into our cave,
And they forced my dear jewel to plough the salt wave.
2.I begged hard for my darling
as I would for my life.
But they’d not listen to me although a fond wife,
Saying, “The king must have sailors,
to the seas he must go”
And they’ve left me lamenting in sorrow and woe.
3.Through green fields and meadows
we oft times have walked,
And the fond recollections together have talked,
Where the lark and the blackbird so sweetly did sing,
And the lovely thrushes’ voices made the valleys to ring.
4.Now although I’m forsaken, I won’t be cast down.
Who knows but my true love some day may return
And will make me amends for my trouble and strife,
And me and my true love might live happy for life.

Tutte le cose erano piuttosto silenziose,
ogni mortale a riposo,
mentre io e il mio vero amore
giacevamo comodi nel nostro nido,
quando un bieco gruppo di teppisti
fece irruzione nell’alcova,
e costrinsero il mio caro tesoro a solcare l’onda salata. 
Ho implorato intensamente per l’amor mio
come se fosse la mia vita.
Ma non mi ascoltarono benchè fossi una moglie affettuosa, / dicevano: “Il re ha bisogno di marinai,
deve andare per mare”/ e mi hanno lasciato nel lamento per il dolore e la sventura. 
Attraverso verdi campi e prati
abbiamo spesso camminato,
e abbiamo parlato insieme di affettuosi ricordi
dove cantavano così dolcemente l’allodola e il merlo,
e le belle voci dei tordi che risuonavano nelle valli. 
Anche se mi ha abbandonata, non mi lascerò abbattere!
Chissà che il mio vero amore un giorno possa ritornare
per farmi scordare i problemi e le liti
e io e il mio vero amore vivremo felici per tutta la vita.

ALTRE VERSIONI

Shirley Collins nell’album The sweet primroses (1967)
Midwinter nell’album The watera of sweet sorrow (1973)
Greg Joy nell’album Celtic Secrets (1993)
Maggie Reilly nell’album Rowan (2006)
Show of Hands nell’album Folk Music (2005)
Ian Martyn nell’album Gathering Primroses (2020)
Judy Collins nell’album Living (1971)
Jo Freya nell’album Traditional Songs of Britain & Ireland (1992)
Bella Hardy nell’album Night Visiting (2020)
The Troubadors nell’album Ned O’ the hill (1975)
You Are Wolf nell’album Hunting Little Things (2011)
Dipper Malkin nell’album Tricks of the trade (2017)

[1] “We do hereby impower and direct you to impress, or cause to be impressed, so many seamen, seafaring men and persons whose occupation and calling are to work in vessels and boats upon rivers, as shall be necessary to man His Majesty’s Ships under your command or any other of His Majesty’s Ships, giving unto each man so impressed One Shilling for Prest money.”
LINK
https://mainlynorfolk.info/louis.killen/songs/allthingsarequitesilent.html

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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