Alison/Allison Gross/Cross

Allison/Alison Gross è una ballata del soprannaturale, o in stile fantasy come si direbbe oggi, che proviene dalla Scozia, ma che risente di profonde influenze germanico-scandinave. (si veda Lindormen)

Allison Gross e il drago
Allison Gross illustrata da Vernon Hill, in Ballads Weird And Wonderful (1912)

Siamo in Scozia nelle Highlands e la donna-fatata, bellissima fanciulla come in Lord Olaf o -più spesso come in questa ballata-orribile megera come in Herr Manneling, mostra al cavaliere preziosi regali che potranno essere suoi, se acconsentirà di diventare il suo amante.

Il cavaliere resiste alle tentazioni della creatura malvagia e all’incantesimo della seduzione, la respinge e la strega lo trasforma in un serpente. Il testo dice “ugly worm“(un Lindorm) e nel mondo fantasy -e dei bestiari medievali- potrebbe benissimo essere un drago (senza ali) o un lucertolone dalla lunga coda.

Passano i mesi e il nostro lucertolone se ne sta sconsolato ai piedi di un albero al quale sembra essere vincolato dall’incantesimo della donna-fatata. Mi piace pensare che tutto l’episodio si svolga a Maggio nel periodo di Beltane, quando le fate spesso e volentieri scelgono il loro nuovo amante o guardiano o famiglio.

Passano i mesi e siamo alla fine dell’Estate, questa volta accanto all’albero sfila in pompa magna una Corte Fatata (che in Scozia chiamano Corte Felice), è notte di luna piena, la notte di Samain. La regina delle Fate scende da cavallo e si siede accanto al lucertolone, appoggia la testa squamosa del rettile in grembo e incomincia ad accarezzarla ovvero a pettinarla, cantando una dolce ninna-nanna. Il suo è un contro-sortilegio per disfare quanto fatto in precedenza. Il lucertolone si addormenta e al risveglio, ai primi raggi di sole, è ritornato ad essere un bel cavaliere.

Alison Gross la strega più temuta nelle Terre del Nord e che vive in una torre solitaria ha maledetto il cavaliere, la Regina della Corte Felice lo ha invece benedetto. A patire il tormento il cavaliere impavido che viene trasformato nel suo antagonista per antonomasia, il drago.

Alison Gross e la natura del femminile

Se nella famosissima ballata scozzese Tam Lin la regina delle fate è la cattiva di turno in Alison Gross è quella -apparentemente- compassionevole, una teoria su cosa abbia spinto la Regina delle fate a salvare il cavaliere, più in sintonia con la natura capricciosa di queste creature soprannaturali, potrebbe essere piuttosto che la Regina abbia voluto fare un dispetto alla strega, un modo per avvisarla quanto le sue magie la infastidiscano.
Ma a mio avviso il racconto ha molte chiavi di lettura non ultimo quello psicanalitico così le tre figure femminili della storia potrebbero essere le diverse sfaccettature della natura femminile (strega-sorella-regina) opposta a quella maschile. Oppure potrebbero indicare il legame materno che un uomo deve superare per poter relazionarsi con il femminile.
Si veda anche il tema incrociato nella ballata “The Laily Worm and the Machrel of the Sea

Ascoltiamo la ballata narrata nella parlata scozzese di John Laurie

Alison Gross dalla matita di Brian Froud

Allison Gross

Roud 3212 ; Child 35 ; Ballad Index C035 ; Mudcat 25270 , 153463 ; trad.]

La prima fonte scritta è contenuta nel Manoscritto di William Tytler (Tytler-Brown MS 1783) compilato nel 1783, la ballata è poi andata in stampa nel Popular Ballads di Robert Jamieson nel 1806[1] e quindi finita tra la Child Ballads.
La prima registrazione del Folk revival è quella di Dave & Toni Arthur – in Hearken To The Witches Rune (1970) che la cantano a cappella sul ritmo di un bodhran, su una melodia arrangiata in forma modale da quella trovata da Cecil Sharp nel Somerset ( The Knight and the Shepherd’s Daughter) in cui aggiungono il ritornello: “Line, twine, the willow dee” [2]


I
Alison(1) Cross lives in yon tower
The ugliest witch in the north countrie
She’s trysted me ae day ‘til her bower
And mony’s the braw spreech(2) she made tae me
Chorus
“Awa, awa ye ugly witch
Haud far awa and let me be
Afore I’ll kiss yer ugly mou
I’d raither toddle aroond the tree”(3)

II
She showed me a mantle o reid scarlet
Weel wrocht wi gowd and fringes fine
Says, “Gin ye’ll be my leman sae true
This gudely gift, it shall be thine”
III
She showed me a sark o the saftest silk(4)
Weel wrocht wi pearls abune the band
Says, “Gin ye’ll be my leman sae true
This gudely gift’s at your command”
IV
She showed me a cup o the gude reid gowd
Weel wrocht wi jewels sae fair and fine
Says, “Gin ye’ll be my leman sae true
This gudely gift, it shall be thine”
V
An’ she’s ta’en oot her grass-green horn 
She blew it three times loud and shrill
She swore by the moon and the stars abune
She’d gar me rue the day I ever was born
VI
An’ she’s ta’en oot her silvery wand
She straiked it three time o’er her knee
She’s muttered sic words as my senses failed
I feel doon senseless tae the ground (5)
VII
It fell upon last Halloween
When the seely coort came riding by
The queen’s lichtit doon on a gowany bank(6)
Nae far fae the tree whaur I did lie
VIII
An’ she’s ta’en oot her silvery wand
She straked it(7) three times o’er her knee
She’s turned me back tae ma proper shape
Nae mare tae toddle aroond the tree

Traduzione italiana di Riccardo Venturi*
I
Allison Gross, che vive in quella torre,
La più brutta strega delle terre del Nord
M’attirò un giorno alla sua dimora
E mi fece tanti bei discorsi
RITORNELLO
Va’ via, va’ via, brutta strega,
Stammi lontana e lasciami stare;
[Prima di baciare la tua boccaccia
Striscerei piuttosto ai piedi dell’albero.]
II
Mi mostrò un mantello rosso scarlatto
[Ornato di belle frange dorate],
E disse, “Se sarai il mio amante fedele
Questo bel dono sarà tuo”.
III
Poi lei portò una camicia della seta più fine,
Ornata di perle all’abbottonatura;
Disse, “se sarai il mio amante fedele
Questo bel dono sarà a tua disposizione.” 
IV
Mi mostrò un calice d’oro lucente
Ornato di gemme tanto belle a vedersi;
Disse, “Se sarai il mio amante fedele
Io ti darò questo bellissimo dono.” 
V
Lei tirò fuori il suo corno verde [come l’erba]
E tre volte lo suonò [forte e chiaro]
Giurando sulla luna e sulle stelle in cielo
Che m’avrebbe fatto maledire il giorno in cui ero nato.
VI
Poi tirò fuori una bacchetta d’argento
Facendo tre giravolte:
Disse delle parole che mi fecero mancare le forze
E caddi svenuto per terra.
VII
Ma accadde l’ultima notte di Ognissanti
Quando la Corte [Felice] stava passando
Che la Regina scese su un prato di margherite
Vicino all’albero dove io stavo;
VIII
[Tirò fuori la sua bacchetta d’argento
E mi colpì] tre volte sulle sue ginocchia;
Mi fece riprendere il mio vero aspetto
E non striscerò mai più attorno all’albero.

NOTE
traduzione italiana di Riccardo Venturi tratta da Il Soprannaturale e Remote Tradizioni Popolari -Ballate popolari angloscozzesi- con alcuni miei aggiustamenti tra parentesi quadre [] per adattarla al testo cantato da Lizzie Higgins che peraltro segue abbastanza fedelmente la versione in Jamieson, Popular Ballads & Songs 2 [1806],-dalla signora Anna Brown, di Falkland, Aberdeen, nel 1792-1794[1]
(1) un nomen omen: “Secondo Tauno F. Mustanoja, “The Suggestive Use of Christian Names in Middle English Poetry”, in Jerome Mandel e Bruce A. Rosenberg, editori, Medieval Literature and Folklore Studies, Rutgers, 1970, p. 70, il nome Allison in letteratura sembra essere stato usato principalmente per donne giovani e attraenti. Cita diversi esempi, come la bella moglie nel racconto del mugnaio di Chaucer, la stessa “Moglie di Bath”, un tempo attraente, e la famosa lirica d’amore “Alison”. Tuttavia, Lowry Charles Wimberly, Folklore in the English and Scottish Ballads: Ghosts, Magic, Witches, Fairies, the Otherworld,1928 (uso l’edizione tascabile Dover del 1965), p, 212, afferma che “Il nome ‘Allison’ è tra i nomi di streghe più comuni”; cita Murray, The Witch Cult in Western Europe”.[3]
(2) nella versione non “riassunta” della ballata si precisa che mentre la strega offriva magnifici regali allo “sposo” gli carezzava la testa e gli pettinava i capelli “She straiked my head and she kembed my hair, and she set me down saftly on her knee” questa immagine della donna che blandisce l’uomo ritorna per tre volte nella ballata prima la strega poi la sorella e poi la regina delle fate
(3) Cantano gli Steeleye Span “I never will be your lover so true And wish I were out of your community” sulla falsariga della variante riportata dal prof Child: “I never will be your lemman sae true, An I wish I were out o your company.” [in italiano: Non sarò mai il tuo fedele amante, non cerco la tua compagnia], ma la versione più spaventosa è quella del serpe-drago che avvolge le sue spire attorno all’albero. Questi versi “centrali” diventano il ritornello della ballata: il protagonista preferisce strisciare come il serpente in cui è stato magicamente trasformato dalla strega-donna fatata piuttosto che diventarne l’amante. L’immagine archetipa è quella del serpente tentatore nel giardino dell’Eden (la tentazione/mistero del sesso e del piacere) e richiama le storie romantiche provenienti dalla Scandinavia nelle quali i principi vengono stregati e trasformati in orrendi lindorm e poi liberati dall’amore e dal coraggio di una fanciulla. 
(4) la camicia sembra essere tra gli oggetti prediletti nelle sfide tra elfi o diavoli, sul simbolismo della camicia di seta fine tessuta in un solo pezzo senza usare ago e filo si veda anche Scarborough fair
(5) sono stati omessi alcuni versi: dopo che il cavaliere sviene avviene la trasformazione in serpente-verme-lucertolone-drago senza ali “She’s turn’d me into an ugly worm/And gar’d me toddle about the tree;/ And ay, on ilka Saturday night/ My sister Maisry came to me/ Wi’ silver bason and silver kemb/To kemb my headie upon her knee;”
(traduzione italiana: Mi trasformò in un brutto serpente/ Facendomi strisciare ai piedi d’un albero;/ Ed ogni sabato notte/ Mia sorella Maisry veniva da me/ Con un catino ed un pettine d’argento/ A pettinarmi la testa sulle sue ginocchia)
(6) credo che il riferimento al prato non sia casuale ma un richiamo alle ballate scandinave in cui il lindorm e la giovane sposa si dirigono verso il talamo nunziale in mezzo ad un prato fiorito (vedasi sempre Lindormen)
(7) il verso alternativo è “She took me up in her milk-white han, An she’s stroaked me” che il Venturi traduce “Mi prese nella sua candida mano e mi carezzò”

A quanto pare non ci sono melodie associate ai testi pubblicati dai collezionisti ottocenteschi[4] così ogni revisione folkloristica della ballata ha messo la sua.
La versione diventata standard della ballata Alison Cross / Allison Gross è quella degli Steeleye Span in Parcel of Rogues, 1973 arrangiata da Bob Johnson (chitarra elettrica e voce) sulla melodia Down in Yon Forest  la storia però si ferma alla trasformazione in verme per opera dell’incantesimo, nessuna redenzione per il povero cavaliere! L’altra melodia diffusa nel Folk scozzese è quella della tradizione orale cantata dalla traveller Lizzie Higgins .

Dave & Toni Arthur
Steeleye Span in Parcel of Rogues, 1973
Folque – Alison Gross in norvegese
Asonance 2000 versione in lingua ceca

Lizzie Higgins di Aberdeen, Scozia. Figlia di Jeannie Robertson. Registrato da Peter Hall al Jeannie Robertson Memorial Concert, 1977
Seannachie 1994
Malinky in “Last Leaves” 2000 fanno un omaggio a Lizzie Higgins

[1] https://quod.lib.umich.edu/m/moa/abf2062.0001.001/202?page=root;rgn=full+text;size=100;view=image;q1=gross
[2]  Dave and Toni Arthur recorded a version, (on Hearken to the Witches’ Rune, Trailer LER 2017, 1970) set to a melody that I take to be a modified (modal) form of the tune Cecil Sharp found in Somerset with The Knight and the Shepherd’s Daughter, including a form of the refrain: “Line, twine, the willow dee“.  As Bruce has pointed out, there are no known traditional tunes for this song prior to the late 20th century, so anybody who’s recorded an earlier text has got the music from somewhere else. [Mudcat Café nota di Malcolm Douglas].https://mudcat.org/thread.cfm?threadid=25270
[3] https://www.fresnostate.edu/folklore/ballads/C035.html
[4] According to Tauno F. Mustanoja, “The Suggestive Use of Christian Names in Middle English Poetry,” in Jerome Mandel and Bruce A. Rosenberg, editors, Medieval Literature and Folklore Studies, Rutgers, 1970, p. 70, the name Allison in literature seems to have been used primarily for young and attractive women. He cites several examples, such as the pretty wife in Chaucer’s Miller’s Tale, and the once-attractive Wife of Bath herself, and the well-known love lyric “Alison.”
However, Lowry Charles Wimberly, Folklore in the English and Scottish Ballads: Ghosts, Magic, Witches, Fairies, the Otherworld, 1928 (I use the 1965 Dover paperback edition), p, 212, claims that “The name ‘Allison’ is among the most common witch names”; he cites Murray, The Witch Cult in Western Europe. https://www.fresnostate.edu/folklore/ballads/C035.html
LINK
https://mainlynorfolk.info/steeleye.span/songs/alisongross.html
http://www.bluestyle.org/rec_steeleye.htm
https://stregoneriatradizionale.wordpress.com/2016/03/28/nicnevin-la-regina-di-elphame/
http://eveyne.blogspot.com/2010/12/nicnevin.html

Pubblicato in data 18 maggio 2020 e revisionato il 18-11-2022

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.