Saltamartin Rampino (asino), Papà del Gnoco e la Festa del Gnoccolare

Papà del Gnoco su Saltamartin Rampino
Papà del Gnoco su Saltamartin Rampino

La pietra dello Gnocco si trova a Verona in piazza San Zeno sulla quale “nel giorno di venerdì gnocolar” (l’ultimo giorno di Carnevale) s’imbandivano gnocchi ai poverelli.

Non c’è da stupirsi perciò che la maschera popolare di Verona sia Papà Gnoco. Un rubicondo Babbo Natale che indossa una livrea color panna cotta, bordata di rosso con decori sempre in rosso applicati qua e là, in modo da creare un effetto damascato. Ai piedi calza calde babbucce con pon-pon, in testa sfoggia una tuba che sfida il gusto più roccocò. A completare il tutto un mantello rosso alla Mandrake, e un forchettone dorato impugnato come scettro, su cui è infilzato un grande gnocco trapuntato.  Durante la sfilata, assieme ai suoi servitori, i gobeti o macaroni, Papà Gnoco cavalca l’asino Saltamartin Rampino, aprendo la parata dei carri allegorici.

L’opera più completa sull’argomento è quella di Alessandro Torri, studioso veronese vissuto tra il 1780 e il 1861 che nel 1818 pubblicò una raccolta di documenti, intitolata Cenni storici intorno all’origine e descrizione della festa che annualmente si celebra in Verona l’ultimo venerdì del Carnovale comunemente denominata Gnoccolare. (cf)

SANTA ASINA (La statua della Muletta)

La statua della Muletta a Verona
L’asina e Gesù statua lignea nella  chiesa di Santa Maria in Organo – Verona

Sempre a Verona  nella chiesa di Santa Maria in Organo è custodita la statua della Muletta, una statua lignea del XIII secolo raffigurante Cristo sul dorso di un asinella.

Una leggenda vuole che questa statua lignea, arenatasi davanti alla porta della chiesa quando esisteva ancora il ramo dell’Adige ora interrato, dopo varie vicissitudini fosse raccolta e portata finalmente in chiesa. 
Secondo una tradizione popolare parallela, la statua conserva al suo interno la pelle dell’asino che portò Cristo a Gerusalemme attraverso la porta d’oriente. L’asino della domenica delle palme ebbe a capitare a Verona e fu ospitato proprio con tutti gli onori. Alla sua morte l’animale emise un raglio di grande intensità che fu udito da tutta la città.
E alla morte dell’animale furono resi grandi onori e le reliquie raccolte con devozione vennero deposte nel ventre della Musseta lignea. (tratto da qui)

Va da sè che Cristo e Mula furono entrambi equamente venerati dal popolo nelle processioni della Domenica delle Palme e del Corpus Domini (e la mula era teatralmente trascinata su delle ruote).
La leggenda narra che ad un certo punto le autorità religiose di Verona si presero d’imbarazzo per la venerazione tributata dal popolo alla Santa Asina al punto da proibire la processione e da relegare la sua statua in una zona secondaria della chiesa.

Sorge spontaneo domandarsi se in origine l’asina fosse cavalcata da un Dioniso in trionfo invece di un Cristo benedicente, se -come rilevato dallo stesso Dario Fo- la mano che scolpì i due soggetti pare non sia la stessa; così il popolo nelle processioni primaverili riviveva le celebrazioni al mitico inventore del Vino con canti, musica e  entusiastiche grida “evoè” ( e banchetti).

LA PIETRA DELLO GNOCCO e il Bacanàl del Gnoco

In Irlanda hanno la pietra dell’Eloquenza a Verona invece c’è la pietra dello gnocco. Una mensa che come nelle più belle favole, s’imbandisce magicamente; la pietra dello Gnocco si trova in piazza San Zeno dove sorge la chiesa del santo patrono Zeno (eretta forse sul suo sepolcro). Il quartiere di San Zeno, esterno alle mura cittadine fino al ‘300, era un quartiere popolare, i cui abitanti vivevano attorno all’elemosina e alle attività della basilica.

La  leggenda vuole che un ricco benefattore, Tommaso Da Vico, nel suo testamento redatto nel 1531 lasciasse una donazione, per dar da mangiare ai poverelli del quartiere (una volta l’anno) gnocchi, cacio e vino. Nel testamento ovviamente non c’è traccia del lascito ma viene descritto il luogo in cui l’illustre Da Vico avrebbe dovuto essere sepolto “vicino alla chiesa di San Zeno, adiacente al grande tavolo di pietra dove banchettavano i poveri, nel giorno di venerdì gnocolar” (l’ultimo giorno di Carnevale).

Pietra dello gnocco
Pietra dello gnocco. Relazione Dell’annuo Baccanale O Sia Gnoccolar Di Verona (1759). Una tavola imbandita di gnocchi con commensali, dalle maschere in costume in primo piano si evince il periodo carnevalesco

Il luogo era in epoca romana una necropoli e si rinvengono ancora resti lapidei ornati con fregi, così è per la tavola menzionata “una grande tavola di marmo su un basamento formato da una trabeazione rovesciata, mentre il piedistallo è costituito da un’ara cilindrica decorata a bassorilievo con tre vittorie alate con trofei, accostate a fiori a sei petali e alternate a coppie di figure in tre edicole. È evidente che si tratta di reperti romani, riutilizzati per farne una tavola pubblica, a scopo benefico. Dietro la tavola, addossato al muro perimetrale di San Procolo, c’è anche il mausoleo di Tommaso da Vico del 1531. ” (tratto da qui)
Nel luogo è anche conservata una tomba romana ipogea con un sarcofago, senza iscrizione, dal coperchio rotto, ma non credete all’iscrizione, non c’è il corpo di re Pipino, figlio di Carlo Magno. Un tempo la vasca era piena d’acqua limpidissima con rinomate proprietà curative o addirittura miracolose, in quanto di provenienza ignota.

PECCATI DI GOLA: Nadalin e Gnocchi

Il Natalin
Il Natalin dal Blog di Silva Avanzi Rigobello, l’antica ricetta del Pandoro

Quando si dice Verona si dice Pandoro eppure in origine si chiamava “Nadalin” e la sua ricetta risale al 1260 e la forma è quella di una Stella come la cometa dei Re Magi ma anche il Sole dell’Imperatore.
LA RICETTA DEL NADALIN

Gli gnocchi a Carnevale sono un piatto ricorrente in molte tradizioni regionali, così a Verona hanno dato il nome alla festa: il Bacanàl del Gnoco.
La mia metà veneta da parte materna mi garantisce gnocchi fatti in casa tutte le domeniche, ma leggendo qua e là sul Carnevale veronese mi sono imbattuta in un condimento degli gnocchi che non conoscevo, così scrive Olivia Chierighini “Mia nonna li preparava con burro fuso, poco zucchero, cannella, scorza di cedro candito tagliato finissimo e Grana Padano grattugiato. LA RICETTA degli Gnocchi veronesi di Carnevale

Gnochi de malga e ricette storiche

Gli gnocchi prima di Colombo (e fino a tutto il Settecento) si facevano senza patate, e ancora si fanno nel veronese solo con la farina e un tripudio di formaggio di latte vaccino gli «gnochi de malga». Erano chiamati  maccheroni da cui certa poesia del XVI secolo prende il nome.

Così il Boccaccio scrive a proposito del paese di Bengodi
ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciol d’acqua.

Gli gnocchi medievali sono tondi e rotolano da una montagna di parmigiano per tuffarsi nel burro fuso
La ricetta storica
La ricetta del Paese di Bengodi
La ricetta degli Gnocchi di Malga Sbattuti

LINK
https://lamiaverona.jimdo.com/briciole/da-vico-e-il-bacanal/
http://luigi-pellini.blogspot.it/2009/06/il-culto-dellasino.html
http://www.larena.it/home/altri/speciali/la-citt%C3%A0-da-scoprire-3/5%C2%AA-puntata/%C3%A8-il-tavolo-su-cui-da-vico-serviva-gli-gnocchi-1.2730545

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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