Musica Folk del Piemonte Celtico

La musica folk del Piemonte Celtico ha mantenuto nel tempo, una sua vitalità che si esprime in molte forme. In Terre Celtiche blog sono analizzate, tuttavia, le ballate epico-liriche in Piemonte e già Costantino Nigra le definì di area Celto-romanza (celto-latina). Poichè vi ravvisò una somiglianza per contenuto e forma tra Italia Superiore, Provenza, Francia e Catalogna. Inoltre sono individuati i canti rituali delle feste tradizionali, riconducibili alla permanenza nel Piemonte Celtico di celebrazioni stagionali, condivise dalle antiche popolazioni celtiche.

Musica Folk del Piemonte Celtico –
SOMMARIO

Piemonte Celtico
La fierezza dei Piemontesi
Il Piemontese una lingua viva

Musica Folk del Piemonte Celtico
Costantino Nigra
Leone Sinigaglia
Areali culturali
Strumenti tradizionali
I personaggi del Folk Revival Piemontese
A-Z Canti Piemontesi
Archivi sonori
Bibliografia

Piemonte Celtico

Che il Piemonte sia stata una Terra Celtica è fuori questione! Culla della Cultura di Canegrate, ha inoltre assorbito le migrazioni delle tribù celtiche che valicavano le Alpi a partire dal 1000 a.C. (i Celti in Piemonte)

L’ultima celtizzazione fu quella culturale, la predicazione dei monaci irlandesi del 700 con San Colombano in testa. Una cristianizzazione che non ha cancellato tuttavia i rituali e le credenze del mondo contadino. Tradizioni particolarmente resilienti nelle vallate alpine e nelle regioni collinari più rurali. Così nel Verbano-Cusio-Ossola come anche nelle Valli piemontesi Occitane e nel Roero, nel Monferrato e nel Biellese.

[english version]
The folk music of Celtic Piedmont has maintained over time its vitality which is expressed in many forms. In Terre Celtiche blog we analyzed, however, mainly the epic-lyrical ballads in Piedmont and already Constantino Nigra defined them as a Celto-Romance area (Celto-Latin). Because he recognized a similarity in content and form between Upper Italy, Provence, France and Catalonia. The ritual songs of traditional festivals are also identified, attributable to the permanence in the Celtic Piedmont of seasonal celebrations, shared by the ancient Celtic populations.

orografia piemonte celtico
Carta orografica del Piemonte

Celtic Piedmont

We have no doubts that Piedmont was a Celtic Land! The cradle of the Canegrate culture, it has also absorbed the migrations of the Celtic tribes that crossed the Alps from 1000 BC.
The last Celtization was the cultural one, the preaching of the Irish monks of the eighteenth century with San Colombano for first. A Christianization that has not, however, erased the rituals and beliefs of the peasant world. Traditions particularly resilient in the Alpine valleys and in the more rural hilly regions. So in the Verbano-Cusio-Ossola, as well as in the Piedmontese Occitan Valleys and in the Roero, Monferrato and Biella area.

LA FIEREZZA DEI PIEMONTESI

A Superga sulle colline di Torino si erge la statua di re Umberto I nei panni di un rix gallico. Eppure l’unico tratto realistico del ritratto regio, sono i baffi all’umbertina (vale a dire all’insù, invece dei soliti baffoni spioventi dell’iconografia gallica).
L’insolita statua è una velata polemica contro lo spostamento della capitale, cosicché il prode gallo è ancora una volta asservito a Roma!

Niente a che vedere con i venti dell’autonomia delle nazioni celtiche. Perchè fu la casa Savoia ad aver esteso il proprio dominio su tutta la penisola italiana (vedasi l’articolo di Alessandro Frigerio C’era l’Italia)!!

statua di re Umberto I a Superga (Torino)

Piedmontese Pride
At Superga on the hills of Turin it stands the statue of King Umberto I in the role of a Gallic rix. Yet the only realistic feature of the royal portrait is the mustache “all’umbertina” (i.e. upturned, instead of the usual sloping mustache of Gallic iconography).
The unusual statue is a veiled controversy against the displacement of the capital, so the brave King is once again enslaved of Rome! Nothing to do with the winds of autonomy of the Celtic nations. Because it was the House of Savoy to have expanded its dominion over the whole Italian peninsula (see the article by Alessandro Frigerio C’era l’Italia)

IL PIEMONTESE UNA LINGUA VIVA [A LIVING LANGUAGE]

Il Piemontese è una lingua viva, ancora parlata non solo nei paesi e nella campagna. Vale a dire una lingua ancestrale codificata (dizionari, antologie e grammatiche già sul finire del Settecento).
Soprattutto lingua del popolo e della borghesia, ma anche quella parlata dai reali di Casa Savoia e dagli intellettuali del Novecento.

LA LINGUA PIEMONTESE

In merito alla grafia piemontese revisionata nel Blog Terre Celtiche così precisa Valerio Rollone* “Ogni tanto si ripresenta l’annoso problema della grafìa piemontese, sulla quale si sono versati fiumi d’inchiostro e svolte numerosissime conferenze. Diciamo che ormai la maggioranza degli autori e degli studiosi ha accettato da tanti anni la grafìa storica unificata negli anni ’20 del secolo scorso da Pinin Pacòt [Giuseppe Pacotto] e dai Brandé. I due più importanti (e forse ormai unici) periodici “La Slòira” e “Piemontèis Ancheuj” sono naturalmente scritti con la grafìa storica. Anche Wikipedia, sia nella versione propriamente piemontese che in quella italiana, quando per esempio cita i nomi locali di paesi e città, sono uniformate a questa grafìa. Ciononostante qualcuno (come “Piemunteis.it) insiste nell’uso della grafìa italiana (e quindi in un certo senso ”straniera”) o se ne inventa una sua.

Detto questo bisogna ricordare che nell’800 c’era stato, presso diversi autori, un abbandono della grafìa settecentesca, che assomigliava moltissimo a quella attuale, per adottarne una più italianizzata e facente uso di vari segni come cediglie, dieresi ecc. Il Nigra scrisse i preziosissimi risultati delle sue ricerche in quel periodo e anche la grafìa da lui adottata era allineata alla “moda “ del momento.

[*Valerio Rollone poeta, figlio d’arte, fine dicitore di poesie in piemontese. Vive a Livorno Ferraris (Vc) ed è studioso della lingua piemontese di cui si prodiga per la salvaguardia]

Piedmontese is a living language still spoken not only in the countries and in the countryside. That means an ancestral but codified language (dictionaries, anthologies and grammars already at the end of the eighteenth century). Above all the language of the people and the bourgeoisie, but also the language spoken by royalty of the House of Savoy and intellectuals.

PIEDMONTESE LANGUAGE

With regard to the Piedmontese spelling revised in the Terre Celtiche Blog, Valerio Rollone* explains: “Every now and again we talk about the tricky problem of Piedmontese writing, on which rivers of ink have been spilled and numerous conferences have been held. Let’s say that by now the majority of authors and scholars have accepted the historical graphy unified in the 1920s by Pinin Pacòt [Giuseppe Pacotto] and the “Brandés”. The two most important (and perhaps by now unique) periodicals “La Slòira” and “Piemontèis Ancheuj” are written with this “historical graphy”, even Wikipedia, both in the properly Piedmontese and in the Italian version, does the same when for example it cites the local names of towns and cities . However, some others (such as “Piemunteis.it) insist on the use of Italian writing ( and therefore in a certain sense “foreign”) and some invent their spelling .

Having said that, it  should be remembered that in the 1800s there had been, among various authors, an abandonment of the eighteenth-century graphy, which very much resembled the current one, to adopt a more Italianized one, making use of various signs such as cedillas, umlauts, etc. Nigra produced the very precious results of his research in that period and also his spelling was aligned with the “fashion” of the moment “

[*Valerio Rollone poet, son of art, fine reciter of poems in Piedmontese. He lives in Livorno Ferraris (Vc) and is a scholar of the Piedmontese language which he strives to safeguard]

MUSICA FOLK DEL PIEMONTE CELTICO

Fu Costantino Nigra (1828 -1907) poco dopo l’unità d’Italia ad aver salvato e catalogato una buona parte del patrimonio folklorico piemontese. Pubblicato nel 1888 “I canti popolari del Piemonte” (oppure in piemunteis.it) è il punto di partenza degli studi etnografici condotti in Terra Piemontese: una raccolta di 150 canzoni in lingua piemontese con traduzione italiana, varianti e riscontri nella poesia popolare straniera.

Costantino Nigra

La sua eredità fu raccolta da Leone Sinigaglia (1868/ 1944) che pubblicò nel 1914 “Vecchie Canzoni popolari del Piemonte” con relativi spartiti (su musica arrangiata o rielaborata dal compositore), solo una parte degli oltre 500 canti popolari piemontesi da lui raccolti. Si dovette attendere il 1981 quando i Brandé pubblicarono un primo volume (Originaj dla prima stendiura dij motiv ëd tute le canson popolar, Colan-a musical dij Brandé n 51) con tutti i brani annotati dal Sinigaglia (le semplici linee melodiche) ed un secondo volume (Originaj ëd veje canson piemontèise lassj inédit për cant e piano, Colan-a musical dij Brandé n 50) contenente anche gli appunti delle armonizzazioni fatte a suo tempo. L’intera raccolta è stata ripubblicata infine a cura di Roberto Leydi “Canzoni Popolari del Piemonte: la raccolta inedita di Leone Sinigaglia” ( Diakronia 1998).

In secondo luogo con il folk revival fine anni Sessanta e inizi del Settanta numerose associazioni e gruppi musicali, condussero a loro volta molte “ricerche sul campo” sulla musica tradizionale ancora ricordata dai vecchi. Tra i più prestigiosi oggi, il Centro Etnologico Canavesano a Bajo Dora di  Amerigo Vigliermo che ha passato il testimone a Rinaldo Doro e il CREL di Torino fondato da Franco Lucà.

Per una panoramica a volo d’uccello della ricerca creativa sulla canzone popolare piemontese tra Settecento e Novecento è d’obbligo il rimando alla “Antologia della canzone popolare piemontese tra Settecento e Novecento” di Michele L. Straniero (libro/disco edito dal CREL, 1998) con autori e personaggi d’altri tempi, ricerche etnomusicali e folk music revival fino alle soglie del 2000.
Inoltre non possiamo dimenticare uno dei fondatori della moderna etnomusicologia italiana Roberto Leydi, dalle origini canavesane, autore di Cante’ Bergera (1995), un libro fondamentale dedicato alla ballata in Piemonte, dalla testimonianza di una grande cantora: Teresa Viarengo.

Piedmontese folk music

It was Costantino Nigra (1828 -1907) shortly after the unification of Italy to have saved and cataloged a large part of the Piedmontese folk heritage. Published in 1888 “I canti popolari del Piemonte” (“The popular songs of Piedmont) is the starting point of ethnographic studies conducted in the Piedmont area, a collection of 150 songs in the Piedmontese language with Italian translation, variants and findings in foreign popular poetry. In addition, his legacy was collected by Leone Sinigaglia who published “Vecchie Canzoni popolare del Piemonte” in 1914, with related scores.

Leone Sinigaglia

His legacy was collected by Leone Sinigaglia (1868/1944) who published in 1914 “Vecchie Canzoni popolari del Piemonte” with relative scores (with music arranged or reworked by the composer), only a part of the more than 500 Piedmontese folk songs collected by him. It was not until 1981 when the Brandé published a first volume (Originaj dla prima stendiura dij motiv ëd tute le canson popular, Colan-a musical dij Brandé n 51) with all the tunes annotated by Sinigallia (the simple melodic lines) and a second volume (Originaj ëd veje canson piemontèise lassj inédit për cant e piano, Colan-a musical dij Brandé n 50) also containing the notes of the harmonizations made at the time. The entire collection was finally republished by Roberto Leydi Canzoni Popolari del Piemonte: la raccolta inedita di Leone Sinigaglia”[Popular Songs of Piedmont: the unpublished collection of Leone Sinigaglia] (Diakronia 1998).

Secondly with the folk revival of the late sixties and early seventies, numerous associations and musical groups conducted many “fieldwork” on traditional music, still remembered by the old people. Among the most prestigious today the Canavesano Ethnological Center in Bajo Dora by Amerigo Vigliermo, and the CREL of Turin founded by Franco Lucà. Furthermore, we cannot forget one of the founders of modern italian ethnomusicology, from the Canavese origins, Roberto Leydi author of “Cante’ Bergera” (1995) a fundamental book dedicated to Piedmontese ballad, from the testimony of a great old singer: Teresa Viarengo.

MUSICA FOLK DEL PIEMONTE CELTICO

AREALI CULTURALI

Si riconoscono degli specifici areali (vallate alpine del Torinese e Cuneese, il Canavese, valli pedemontane del Biellese, Valli Ossolane, colline del Monferrato, Langhe, Appennino delle Quattro Province)  dove si conservano tradizioni musicali, danze e rituali peculiari; oltre al repertorio più recente di danze di coppia (valzer, polca, mazurca) le danze della cultura tradizionale sono courente, monferrine, alessandrine e gighe.

La musica folk del Piemonte Celtico comprende le ballate epico-liriche e i canti di lavoro nelle campagne del Nigra, i canti da osteria della Torino o della Vercelli del 900, ma anche quelli dei piccoli paesi nelle valli, i canti delle mondine e i canti d’emigrazione, e i canti rituali delle feste tradizionali.

STRUMENTI TRADIZIONALI

Lo strumento popolare per eccellenza è la fisarmonica, a seguire violino e violone, flauti e l’oboe popolare (detto piffero).
E ancora ghironda, corno, ocarina, piva e musa. Infine tra gli strumenti più recenti gli ottoni delle formazioni bandistiche.

CULTURAL ENCLAVES

There are some specific areas (Piedmont valleys of the Turin area, Piedmont valleys of the Cuneo area, Canavese hills, Piedmont valleys of the Biella area, the Ossolane valleys, the Monferrato hills, the Langhe, the Apennines of the Four Provinces) where particular musical traditions, dances and rituals are preserved; in addition to the most recent repertoire of couple dances (waltz, polka, mazurka) the dances of traditional culture are courente, monferrine, alexandrine and gighe.
The folk music of the Celtic Piedmont are ballads and work songs in the countryside of the Nigra, the songs from taverns of Turin or Vercelli of the 900, but also those of small villages in the valleys, the songs of the rice and songs of emigration, and the ritual songs of feast.

FOLK INSTRUMENTS

The popular instrument par excellence is the accordion or in its most ancient form the diatonic accordion (semitoun). Followed by violin and violone (ie the double bass), flutes and the oboe (called fife). Furthermore, the typical Canavese Carnival fife (fifre) in boxwood played in bands accompanied by drum and bass drum. And still hurdy-gurdy, horn and ocarina, piva and musa. Finally among the most recent instruments the brass of the marching bands.

Approfondisce Enzo G. Conti
“In Piemonte lo strumento popolare più diffuso è sicuramente la fisarmonica aerofono ad ance libere diffuso attualmente nelle sue forme unitonate a piano o a bottoni (quest’ultima detta anche “ fisarmonica cromatica”) e in passato nella versione diatonica (o bisonora) conosciuta nella tradizione popolare piemontese con varie denominazioni “tira-e-pusa”, “armonich”, “casiòt”, ma definita oggidì soprattutto come “organetto” termine però di derivazione centro-meridionale. Uno tipo di fisarmonica molto usata in Piemonte in una fase storica intermedia tra le due sopracitate è stato il cosidetto semitun (o semitoun) strumento ibrido con la parte solista diatonica (bisonora) e i bassi unitonati.
Importante ruolo nella musica popolare piemontese lo ha avuto e lo ha tuttora il violino, e sono largamente attestati, soprattutto in epoca più recente, anche cordofoni come la chitarra, il mandolino, la mandola.
Il contrabbasso e la sua forma più piccola, spesso artigianale e a tre corde, denominata organologicamente bassetto erano anche conosciuti anche con i nomi popolari di “violone”, “crin-na”, “mesa vaca”, ecc.

L’uso della ghironda (strumento di origini medioevali detta popolarmente anche “viòla-da-bòrgno” o “viula d’j orbu”) è documentato ancora in Piemonte almeno fino ai primi del Novecento ma dopo la sua quasi totale scomparsa ha ripreso forte diffusione con il folk-revival a partire dagli anni Settanta.

Tra gli strumenti a fiato del passato si ricordano alcuni tipi di cornamuse ormai scomparse, ma quella meglio documentata è la musa della zona appenninica detta della “Quattro Province” (AL-PC-GE-PV) che tipicamente suonava con il piffero (“peinfar” o “peinfru”) oboe popolare ancora in uso in tale area in duo con la fisarmonica. Con il termine pifferi (o fiffari) vengono anche definiti il flauti traversi utilizzati insieme a vari tamburi nelle formazioni musicali del carnevale di Ivrea che ricordano quelle delle bande militari dei reggimenti rinascimentali e napoleonici.

Dalle seconda metà dell’Ottocento piccole formazioni di strumenti a fiato di derivazione bandistica (clarinetti, trombe, ecc) sono inoltre presenti su quasi tutto il territorio piemontese soprattutto per feste e balli popolari.

Citiamo ancora tra gli strumenti a fiato l’innumerevole stuolo di flauti dritti, fischietti e flauti globulari (ocarine, ecc.) di fabbricazione artigianale.

Pochi invece in Piemonte gli strumenti a percussione: tamburi, rullanti e grancasse delle bande e qualche raro tamburello senza sonagli (tambass o tabass).
Altro strumento in passato piuttosto diffuso in Piemonte, anche se oggi viene associato popolarmente solo alla musica dell’Italia meridionale e insulare, è lo scacciapensieri definito però con altri nomi: ribeba, cianfornia, cennamella, ecc. di cui è stata documentata una importante produzione in Val Sesia a partire dal XVI secolo, ma ormai totalmente cessata.

Non vanno però dimenticati tutti quei tipi di strumenti “poveri” ricavati ingegnosamente da oggetti di uso comune che venivano alternativamente utilizzati per produrre musica in mancanza di altro o per divertimento: cucchiai, ossa di animali, assi da lavare, zucche, ecc…

Tre Martelli
Contradansa – Rigoudon a Luis; gruppo folk piemontese del Canavese attivo negli anni 70 fondato da Angelo Saroglia (ghironda) e Rinaldo Doro (ghironda, cornamusa e semitoun)]
Cantovivo: giga
La Ciapa Rusa – Suite Piemontese

Così scrive Rinaldo Doro nel suo articolo “Il contrabbasso nella musica popolare piemontese”:  “Il territorio piemontese si presenta estremamente variegato e differenziato da una zona all’altra: questa non conformità si ripropone anche nella musica popolare o tradizionale legata a questo territorio. Se nelle Valli Canavesane prevale una forma musicale più legata agli strumenti a fiato di origine bandistica, nelle Valli Occitane del Cuneese l’accoppiata clarinetto-fisarmonica cromatica la fa da padrone, così come nel Monferrato e nelle Langhe gli strumenti mutuati dalla Banda (clarinetti, trombe, genis…) e le fisarmoniche suonano insieme in piccoli “ensemble”, per non parlare della grande diffusione su tutto il territorio in passato di strumenti a corda, soprattutto violino e mandolino. (tratto da qui)

MUSICA FOLK DEL PIEMONTE CELTICO

I PERSONAGGI DEL FOLK REVIVAL PIEMONTESE

ARCHIVI SONORI

http://www.teche.rai.it/2014/11/archivio-del-folclore-musicale-italiano-piemonte/

Bibliografia

  • Canzoni piemontesi del p. Ignazio Isler (1730)
  • Canti popolari raccolti da Domenico Buffa (1830)
  • Canti Monferrini raccolti ed annotati dal dr. Giuseppe Ferraro (1870)
  • Angelo Brofferio: Canzoni Piemontesi [1839-55] (1886)
  • Costantino Nigra: Canti popolari del Piemonte (1888)
  • Filippo Seves: Ninne Nanne, filastrocche e sorteggi raccolti nella valle di Pinerolo (1890)
  • Leone Sinigaglia: 36 vecchie canzoni popolari del Piemonte (1913)
  • Canzoni Popolari del Piemonte: la raccolta inedita di Leone Sinigaglia” a cura di Roberto Leydi ( Diakronia 1998).
  • Le canson dla piola a cura di Mario Forno (1972)
  • Franco Castelli: Canti popolari dell’Alessandrino (tesi di laurea, 1971)
  • Angelo Agazzani: Conte e cansson (1987)
  • Canté bergera a cura di Roberto Leydi (1995)
  • Michele L. Straniero: Antologia della Canzone popolare piemontese tra Settecento e Novecento (1998)
  • vedasi inoltre https://bct.comune.torino.it/sites/default/files/bibliografie/2020-03/mutuo_soccorso.pdf

LINK

http://ontanomagico.altervista.org/danze-piemontesi.html
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/savoia1.htm
http://www.shan-newspaper.com/web/tradizioni-celtiche/931-la-citta-di-rama-nelle-leggende-del-piemonte.html
http://www.langbardland.info/rix.html
http://www.comune.biella.it/web/eventi/museo-territorio-biellese-mostra-galati-vincenti-celti-piemonte-vi-sec-ac
http://www.costantinonigra.eu/
http://www.costantinonigra.eu/opere/i-canti-popolari-del-piemonte.html
http://www.piemunteis.it/liber-liber/canti-popolari-del-piemonte
https://www.lydiacevidalli.it/wp-content/uploads/2016/12/Amadeus-Leone-Sinigaglia-Lydia-Cevidalli.pdf
https://www.zedde.com/product-category/musica/collana-musiche-inedite-e-rare-del-900/
http://www.appennino4p.it/musica.php
http://www.cec.bajodora.it/nigra_15_cd.htm
http://www.cr.piemonte.it/dwd/pubblicazioni/tascabili/parole_piemonte/parole_piemonte_int.pdf

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