I Celti, trio folk di Vercelli (Cesare Filippone)

I Celti - Cesare Filippone
Cesare Filippone

I Celti di Cesare Filippone è un trio Folk di Vercelli. Il nome vuole ricordare una fondazione, quella di Wehr Celt (Rocca dei Celti), la città di Vercelli, Piemonte che sorge un po’ isolata in mezzo alle risaie e alle zanzare. Una vecchia e aristocratica madama tra fasti medievali e barocchi con un centro storico di strade e viuzze che ritagliano interi isolati/palazzoni, abitati un tempo dalle famiglie nobiliari e dai ricchi risicoltori, con atrii principeschi e insospettate corti-giardino all’interno.

I Celti cantastorie di Vercelli

Cesare Filippone,  Beppe Scarparo e Alceo Mantoan, furono i Celti,  novelli cantastorie dell’anima di una città, Vercelli. Cesare ne era il front-man, con le sue doti innate di comico, poeta, cabarettista, autodidatta sia nel canto che nella chitarra, a cavalcare l’onda del Folk revival sul finire degli anni 60 e gli inizi dei Settanta; i loro erano i canti dell’antica tradizione contadina, ma anche e soprattutto quelli popolari delle piole negli anni del dopoguerra. Insieme alle poesie piemontesi d’autore che parlano della città e dei suoi personaggi, scritte tra gli anni 40 e 50 dai musicisti locali o dallo stesso Filippone, con spirito amaro e occhi disincantati, e l’immancabile “celtic humor”.

Memorial del Folk vercellese

Negli anni Settanta i Celti fecero da apri pista ai gruppi musicali locali e alle compagnie di spettacolo dialettali che cantavano le “canzoni folk” cioè quelle dei Celti, di Gipo Farassino o proprie mettendo in musica le poesie dialettali di autori locali.
Dopo la morte di Cesare agli inizi degli anni 80 Alceo e Beppe hanno continuato ad esibirsi in quel di Vercelli al “Memorial del Folk vercellese” (istituito appositamente per celebrare Filippone e la poesia dialettale) o alle sagre rionali. 

I CELTI DI CESARE FILIPPONE: Oh munsu che caud

In omaggio a questo torrido luglio ecco un loro brano “Oh munsu che caud” (O signore che caldo)

Oooooh signore che caldo, che caldo signore, non ne posso più!
Mamma mia lasciami stare, non ho voglia di lavorare
portami qui due pintoni (bottiglioni), per calmare l’insolazione
non mi viene nemmeno voglia di ridere, che c’è il sole che mi da fastidio
l’aria calda mi fa male, voglio fare il bagno in una botte!
Il cappello di paglia mi da fastidio, (smettila che mi fai ridere) gli zoccoli mi danno fastidio,

la camicia mi da fastidio, la canottiera mi da fastidio, anche i pantaloni mi danno fastidio,
le mutande mi danno fastidio… ALT
Oh che calore!!

I CELTI DI CESARE FILIPPONE: Apologia del Vin Barbera

I Celti in Cara Ostaria 1972 : La canzone così come rielaborata dai Celti, riprende due canti da osteria diffusi nel Nord Italia, che s’intitolano “Bevevano i nostri padri” e “Viva Noè”  ai quali hanno intercalato, in dialetto piemontese, l’Ode al Barbera, uno dei più robusti vini del Piemonte.

I Celti: Apologia del Vin Barbera

Trascrizione vercellese di Valerio Rollone

Se bevevano i nostri padri? Euh!
Se bevevano le nostre madri? Euh!
E noi che figli siamo beviamo beviamo
e noi che figli siamo beviam beviam beviam.

Parlato:
-A propòsit i lo sei chi l’è ‘nventà ‘l barbera?
– mi no
-Mi ‘nveci i lo so.
-E chi l’è
(-At sé semp tut ëd solì)
-E mi lo so
Chi ch’a l’è?
-L’é stat al Noè!
-Al Noè?
-Al Noè de la barca
-Al Noè de la barca? Euh, ma alora…

Viva Noè gran patriarca
salvasi con l’Arca sapete ‘l përchè?
Përchè l’è inventor
di col bon licor, di col bon licor
che alegar an fa stè.

La barbera ‘n pòch vigiòta
fa stè alégher, fa stè an piòta,
fa passé tuti ij magon.
ausa ‘l gomi torna a bèivi
fin che ‘l prèivi, fin che ‘l prèivi
al moment bon av dà ‘l përdon.
Daji  Catlin-a, tach-ti (1) la bota, 
la barberòta la fa mai mal,
ma se la bota a l’è ‘n po’ citòta,
daji Catlin-a, tach-ti ‘l botal.

“Parìn pass-mi da bèivi 
se nò mi të strangol”
“T’è già beivì na vòlta, 
parin fa nen ël fòl!”
“Pena finì da beivi cantermo un ritornel, oilì oilà”
“T’è già sugà na bota
e l’a nen fati mal”

Traduzione italiana di Cattia Salto

Se Bevevano i nostri padri? Oh!
Se bevevano le nostre madri? Oh!
E noi che figli siamo beviamo beviamo
e noi che figli siamo beviam beviam beviam

Parlato
a proposito lo sai chi ha inventato il barbera?
non lo so
io invece io lo so
chi è stato?
(sa sempre tutto quello lì)

E io lo so
chi è stato?
è stato Noè
Noè?
il Noè della barca
il Noè della barca? Oh e allora…

Viva Noè, gran patriarca
salvatosi con l’Arca, sarete perchè?
Perchè è l’inventore
di quel buon liquore,
che allegri ci fa stare

Il barbera un po’ invecchiato
fa stare allegri, fa stare in gamba,
fa dimenticare tutti i dispiaceri.
Alza il gomito, rimettiti a bere
fin quando il prete,
al momento buono, vi da’ il perdono.
Forza, Caterina, prendi la bottiglia,
il barbera leggero non fa male,
ma se la bottiglia è troppo piccola,
Forza, Caterina, prendi la botte.

“Compare passami da bere,
altrimenti ti strangolo.”
“Hai già bevuto un giro, 
compare non fare il matto!”
“Appena finito di bere canteremo un ritornello, oilì oilà”
“Ti sei già prosciugato una bottiglia
e non ti ha fatto male”

NOTE
la prima strofa è il canto “Bevevano i nostri padri”
la seconda strofa è “Viva Noè”
la terza strofa è l’Inno alla Barbera
la quarta strofa è dei Celti 
1) Valerio osserva che tach-ti= attaccati ha un che di più viscerale del prendi con cui si può tradurre la frase (e in effetti la nostra fanciulla dopo aver dato fondo alla bottiglia si attacca alla botte!)

salvaguardia lingua piemontese
salvaguardia lingua piemontese

The song incorporates two tavern songs from Northern Italy that are titled “Bevevano i nostri padri” and “Viva Noè” to which The Celts have interspersed the “Ode al Barbera”, one of the most robust wines of Piedmont.

English translation Cattia Salto

Do our fathers drink? Oh!
Do our mothers drink? Oh!
And we who are their sons, let us drink
and we who are their sons, let us drink
Spoken
By the way, do you know who invented Barbera?/ I do not know
I know it instead/ who did it? (he always knows best)
And I know it /who did it?
it was Noah/ Noah?
the boat Noah/ the boat Noah? So here we go

Hurray Noah, great patriarch
saved with the Ark, will you be why?
Because he is the inventor
of that good liquor,
which makes us happy.

The barbera such a aged wine
makes you happy, it feels good,
it makes you forget all the sorrows.
Drink too much, go back to drinking
since the priest,
at the right moment, will give you forgiveness.
Come on, Catherine, take the bottle,
the Barbera does not hurt,
but if the bottle is too small,
Come on, Catherine, take the barrel.

“Brother pass me to drink,
otherwise I strangle you. “
“You have already drunk a round,
brother not to be mad! “
“As soon as we finish drinking, we will sing a refrain”
“You’ve already drink up a bottle
and it didn’t kill you “

I CELTI DI CESARE FILIPPONE: APPROFONDIMENTO

http://www.dumsinandi.com/2PIEMONTE/VERCELLI/cuntribusion/celti/icelti.html
Vittorio Ranghino
nel suo canale You tube ha pubblicato diversi brani dei Celti dai loro primi 33 giri vedi https://www.youtube.com/user/007toyo007/search?query=I+Celti
Bruno Casalino, Enrico De Maria, Bianca Filippone “Il Cesare” 2016 libro e CD “Oh che sità…!” ristampa del vinile datato 1971 
https://www.discogs.com/it/I-Celti-Oh-Che-Sit%C3%A0/release/11556830
https://www.discogs.com/it/I-Celti-Cara-Ostaria/release/8699330

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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