La bela Marianson: Per un autore in incognito (Alberto Cesa)

Alberto Cesa: viaggio musicale di un suonatore controcorrente
Alberto Cesa: Con la ghironda in spalla

La ballata piemontese scritta sia come “La bela Marianson” che come “La bela Mariansun”, sembrerebbe proprio in tutto un canto tradizionale. Eppure la ballata è stata composta agli inizi degli anni 1980 da Alberto Cesa, fondatore (con Donata Pinti) di Cantovivo, cioè uno tra i principali gruppi di musica folk piemontese, ma anche dell’allora nascente combat-folk (vale a dire il nuovo linguaggio urbano e operaio).

Alberto Cesa (1945-2010) è stato uno dei personaggi chiave del Folk Revival in Piemonte: innanzitutto cantante, suonatore di ghironda, ma anche autore di testi e musiche di matrice folk e cantautorale. In aggiunta ricercatore sul campo con l’amico Dario Trucco con cui andò a registrate  i canti e le storie degli ultimi cantori del Piemonte.

Cantovivo – La Lüna E ‘L Sul (1983) 

Questo è il primo loro album che me li ha fatti conoscere, un album doppio bello anche nella grafica e molto curato nel libretto interno (fra i fondatori della prima formazione anche Franco Lucà che lascerà il gruppo poco dopo questo album per fondare, insieme a Michele Straniero, il Centro di Cultura Popolare.)

I FOGLI VOLANTI di Alberto Cesa

In seguito e più di recente Alberto Cesa si dedicò alla raccolta e alla messa in musica dei Fogli Volanti (per chiarire: si tratta di una raccolta di canzoni popolari e cantastoriali scritte dal Cesa), e in ultimo ci ha lasciato il suo testamento politico-culturale in un libro terminato poco prima di morire (e uscito postumo): “Con la ghironda in spalla“. Sottotitolo: Il lungo viaggio musicale di un suonatore controcorrente.

CANTOVIVO E ALBERTO CESA

Il suo gruppo Cantovivo nato a Torino nel 1973 , purtroppo si è praticamente sciolto nel 2010 in seguito alla morte di Alberto, tuttavia resta ancora attiva l’associazione culturale Cantovivo che continua a promuovere l’attività di Alberto Cesa (grazie anche al lavoro della sorella Ita Cesa) con concerti, pubblicazioni letterarie, discografiche e soprattutto produzioni discografiche di ricerca.

La bela Marianson

La Bela Marianson è una ballata scritta da Alberto Cesa e che potrebbe essere il prequel de La Bergera. Marianson si è innamorata di un giovanotto, ma è triste perchè vorrebbe rivederlo per cercare di farlo innamorare di lei. Allora la madre le suggerisce di far baldoria con le danze. Alberto Cesa utilizza per il ritornello de La Bela Marianson il seguente verso, che riprenderò in un secondo tempo per un’analisi più approfondita.

Balaridon che ’l cheur a l’é an-namorà – cioè letteralmente “Balliam il riddone che il cuore è innamorato”

LA BELA MARIANSON (testo e musica di Alberto Cesa)

La bela Marianson s’a l’é setà ‘n sla pòrta
passaje ‘n giovinin l’é cascà ‘n tèra mòrta
në ven la soa mamàn në ven a consolela
“chissà còs’it l’has vist la mia Marianson bela”

Balaridon (1) che ’l cheur a l’é an-namorà

“Sentì cara mamàn sentì le mie paròle
passaje ‘n giovinin ch’a l’ha robame ‘l cuore”.
“S’a l’ha robate ‘l cheur farom-lo ben tornare
con viòle (2) e con violìn farem le serenate”

“Corente e corenton (3) e sonador d’an Fransa
giovinin tacà d’un pé bala la contradansa (4)”.
L’ha faje fé d’un gir e n’àutra vòlta ‘ncora
la bela Marianson s’a veul ch’as an-namora

“Se dl’òr (5) n’avèisse voi sì tant com’i sei bela
butrio nòst cheur ansem farìo na parentela”.
“s’i fùisse ‘n giovinin come ch’i pense d’esse
pijrìe la Marianson sërcrìe nen l’interesse”

La ròba a và e ven come la pioggia e il vento
l’amor dla Marianson la dura tutto il tempo.

(Traduzione italiana Cattia Salto)
La bella Marianson era seduta alla porta
passò un giovanotto ed è cascata in terra morta
viene la madre, viene a consolarla
“chissà cosa hai visto mia Marianson bella”

Facciam baldoria, che il cuore è innamorato!

“Ascolta cara mamma, ascolta le mie parole
passò un giovanotto che mi ha rubato il cuore”.
“se ti ha rubato il cuore facciamolo ben tornare
con ghironde e violini faremo le serenate”

“Corrente e correntoni e suonatori dalla Francia
col giovanotto vicino farai la contraddanza”.
Le ha fatto fare un giro e un’altra volta ancora
la bella Marianson vuole che s’innamori

“Se dell’oro aveste voi così come siete bella
metteremmo i nostri cuori insieme e ci sposeremo”.
“Se foste un giovanotto come pensate d’essere
prendereste la Marianson non cerchereste interesse”

Gli averi vanno e vengono come la pioggia e il vento
l’amore della Marianson dura tutto il tempo

Testo piemontese in grafia unificata riveduto da Valerio Rollone, traduzione italiana e Note di Cattia Salto
Per lo spartito


NOTE

1) Sottolinea Valero Rollone che il termine piemontese balaridon significa “strepito, tripudio”; Fé ‘l balaridon = tripudiare.
E io aggiungo Balaridon o bala ghidoŋ (nome che richiama la rigudiŋ, danza a coppie della val Varaita, e il rigodon diffuso in Francia orientale). Inoltre “Ghidan” o “ghidon” è un vagabondo, certamente un povero campagnolo, perciò le danze in questione sono le danze della povera gente.
Per inciso Ridda, riddone era una danza in cerchio e in Francia si diceva ronde (ballo tondo) cioè la forma più antica del ballo, che era anche un rito sociale.

2) la ghironda detta anche in Piemonte “viola da orbi”, perchè strumento dei suonatori di strada, i quali spesso erano costretti a vivere mendicando in quanto ciechi. In particolare per l’approfondimento si legga l’articolo scritto da Alberto Cesa per Homo Ludens e Stampa sera: “Nella memoria popolare del Piemonte riaffiorano ancora oggi immagini nitide di suonatori ambulanti con questo “strano” strumento a manovella dal suono ruvido e suggestivo. Alberto Cesa La ghironda

3) la corrente (in francese courante, in piemontese curenta in occitano curento ) è una danza tipica delle Valli Occitane italiane ed è ballata in tutte le Valli con varietà di passi a livello locale ma poche varianti di figure. Ad esempio in Val Varaita la Corrente è seguita nella sua esecuzione dal “Balet”, cioè una sequenza di figure ripetuta normalmente un numero di volte pari alle coppie presenti al ballo. In particolare nel Piemonte collinare e delle pianure si chiamava monferrina o anche semplicemente giga (sebbene il termine giga sia andato poi a identificare il ballo a coppie).

4) la contraddanza (in occitano countrodanso) è una gigo in cerchio con una passeggiata iniziale e si conclude con il balet

5) Alberto Cesa richiama un tipico argomento delle ballate tradizionali, la mancanza di soldi (ovvero il lavoro precario) e di conseguenza, i giovani innamorati non potranno sposarsi e mettere su famiglia.

piemontese standardizzato
Piemontese standardizzato

La canzone del Balaridone

Già nel Medioevo circolava tra la gente del popolo una filastrocca osè, vale a dire con doppio senso, così che venne bollata dalla Chiesa, perchè poteva “contaminare” la mente delle fanciulle. In seguito troviamo traccia della filastrocca in un decreto genovese del 1522 che dice : La maledetta canzone del Balaridone, quale contamina la mente non solum de’ secolar de’ religiosi, cosci homini come done, che la odeno, sotto pena di multa o fustigazione.

Si trovasse una donna
che mi volesse amare
e poi volesse fare
con mi la pavanella (1).
Alhor per mia patrona
io la vorrei chiamare
e poi con lei cantare:
De toca la canella (2)
o dolce pastorella
oymè, che l’è pur bella
da far balaridon!
Doghe (don) doghe (don)!”

NOTE

1) la pavanella è una danza popolare trovata ancora recentemente da Alan Lomax nel suo viaggio in Romagna (1954). Invece la pavana è una danza di corte cinquecentesca dall’incedere lento e solenne (oggi la marcia della sposa verso l’altare, per intenderci). Mentre il riferimento è ad un altro “genere” di danza
2) doppio senso: uno “strumento” a canna, da suonare “tocar” con le dita

In conclusione per il summenzionato “balaridon” nel ritornello de “La bela Marianson” di Alberto Cesa, possiamo dar per certo che, decodificato nell’ambito del linguaggio piemontese, fosse un invito gaudente non solo alla danza, ma anche al gioco erotico!

APPROFONDIMENTO

http://www.cantovivo.com/cantovivo/storia/storia-1.asp
http://ontanomagico.altervista.org/danzeoccitane.html
http://ontanomagico.altervista.org/danze-celtiche.html

Relegata quindi, nella sua configurazione originaria, alla sola area della vita contadina, questa forma di canto [la ballata] assume e conserva, praticamente fino ai giorni nostri, il carattere di documento della società medioevale, restando di fatto impermeabile alle trasformazioni musicali e culturali del mondo circostante e “sovrastante”. Infatti, anche laddove si presenta con qualche più o meno evidente forma di contaminazione, la ballata rivela sempre, attraverso le sue trasparenti stratificazioni, le radici più profonde della nostra cultura popolare.

Alberto Cesa in La Ballata
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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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