Il testamento del Capitano/ Il Testamento del Marchese di Saluzzo

Il tema del Testamento è comune a molte ballate tradizionali sia in canti comico-satirici che tragici.
Diventato un canto degli alpini nella I Guerra Mondiale, “il testamento del Capitano” risale alla ballata piemontese cinquecentesca “Il testamento del marchese di Saluzzo”

Sur Capitani di Salusse

[Costantino Nigra #136]

“Sur Capitani di Salusse” è una ballata piemontese di origini cinquecentesche raccolta da Costantino Nigra con il titolo “Il Testamento del Marchese di Saluzzo”. Nella versione monferrina riportata da Domenico Ferraro il “capitano di Saluzzo” è diventato il “Capitano delle Milizie”. Secondo l’opinione del Nigra il testamento è quello rilasciato nel 1528 da Michele Antonio del Vasto, Marchese di Saluzzo. Egli era il capitano generale dell’esercito francese nella guerra tra francesi e spagnoli (per il Regno di Napoli), ferito da un colpo di cannone durante l’assedio d’Aversa. Il Nigra compendia un commento storico sul Marchese e scrive a proposito del Testamento

testamento del capitano
ritratto di Michele Antonio, marchese di Saluzzo (Museo Condé a Chantilly, scuola di Clouet) XVI secolo (da wkipedia)

“Il testamento del marchese è famoso nelle storie Piemontesi per le intestine discordie che suscitò l’esclusione in esso sancita del legittimo erede del marchesato, e che furono per avventura non ultima cagione della rovina di quell’antica dinastia. Questo pubblico atto, il cui testo, conservato negli archivi di Grenoble, è pubblicato dal Muletti, stabilisce che Giovanni Lodovico di Saluzzo, fratello secondogenito[*] del marchese, e protonotario apostolico, sia privato dell’eredità, perchè macchinatore d’insidie contro di lui, disobbediente, ingrato e brutale verso la madre, che perciò sia riconosciuto per proprio erede Francesco di Saluzzo, suo fratello terzogenito, e dopo di lui, Gabriele, altro minore fratello. Passa quindi il testatore a raccomandare l’anima a Dio nella forma usata a quei tempi; ordina che il suo corpo sia portato nella terra di Saluzzo e ivi seppellito nella chiesa di San Bernardino; istituisce parecchi legati ai suoi compagni d’armi e servitori; e nomina esecutore testamentario il signor Francesco Gavazza, vicario generale del marchesato. Tale è il testamento del marchese Michele Antonio di Saluzzo, morto di 37 anni.

* in realtà a regnare come successore fu proprio il secondogenito Giovanni Ludovico, che la madre aveva in precedenza fatto imprigionare per la sua politica filo-spagnola.

Prosegue quindi commentando il testo

“Come la storia sia stata trasformata dalla poesia popolare si vedrà nella canzone. È vera la scena con cui s’apre il racconto; vera la presenza dei commilitoni al letto di morte; vera la qualità di figlio primogenito; vera la menzione della madre nel testamento. È storica pure, come s’è visto, la disposizione data perchè la salma fosse trasportate nel suo paese natale. La memoria di Francia, di cui seguì le parti, e dove lungamente soggiornò, potè parer naturale nella bocca del moribondo, e forse ne parlò agli astanti. Chi fosse la Margherita, a cui lega il suo cuore, e che all’acerba novella di morte, cade a terra dal dolore, la storia non dice [vedasi nota 7]. Sappiamo solamente che il marchese non s’ammogliò, probabilmente sconsigliatone dalla genitrice gelosa del potere, e che lasciò una figlia illegittima, alla cui madre forse pensò nelle sue ore supreme il giovane capitano. L’epoca in cui fu composto il canto può con ogni probabilità fissarsi al tempo della morte del marchese e dell’arrivo in Piemonte della novella portata dai soldati reduci dalla malaugurate spedizione; se pure non fu opera dei soldati stessi, i quali consolavano le noje e le fatiche del viaggio colla memoria del compianto loro duce.” [1]

Della canzone tramandata oralmente ancora nell’Ottocento si conservarono numerose varianti nel Monferrato, in Emilia, in Veneto ed in Trentino.[2]

Nel Testamento della ballata il Marchese chiede di essere tagliato in quattro parti, affinchè siano sepolte separatamente, presumibilmente il tronco in Francia (nel Marchesato di Saluzzo), la testa presso la madre e il cuore portato a Margherita, la sua promessa sposa, erede del Marchesato di Monferrato, da cui la quarta parte del corpo destinata ad essere seppellita “nel Monferrato”.

Sur capitani di Salüsse
l’à tanta mal ch’a mürirà.
Manda ciamè sur capitani,
manda ciamè li so soldà;
quand ch’a l’avran muntà la guardia
o ch’a l’andéisso ün po’ a vedè.
I so soldà j’àn fait risposta
ch’a l’àn l’arvista da passè.
Quand ch’a l’avran passà l’arvista
sur capitani andrio vedè.
“Coza comand-lo, capitani,
coza comand-lo ai so soldà?”
“V’aricomand la vita mia
che di quat part na débie fa.
L’è d’üna part mandè-la an Fransa
e d’üna part sül Munferà.
Mandè la testa a la mia mama
ch’a s’aricorda d’so prim fiöl.
Mandè ‘l corin a Margarita
ch’a s’aricorda dël so amur.”
La Margarita in sü la porta
l’è cascà ‘n terra de dolur.
Nel “Capitano delle milizie” (G.Ferraro) l’ultima strofa diventa:
Quatir parti n’hei da fèe.
Ra primma mandèra an Fransa, – la secunda an Munferrhà;
Mandèe ir me cor a ra Mirgaritta – ch’a s’ricorda di l’amur;
Mandèe ra tasta a ra mioi mama – ch’a s’ricorda di dulur.

La Camerata Corale “La Grangia” è un gruppo amatoriale di studiosi del canto popolare piemontese, ( una eco delle seicentesche camerate culturali), si è fondato nel 1953 ed è rigorosamente una corale maschile

Camerata corale La Grangia

Linguamadre è Duo Bottasso (Nicolò tromba e violino, Simone organetto e flauto), Davide Ambrogio (voce, chitarra, percussioni, lira e zampogna) e Elsa Martin (voce).

Linguamadre live 2019 musica di Simone Bottasso

La sepoltura separata

La Chiesa mantenne un atteggiamento ambiguo nei confronti della sepoltura separata, una sorta di tradizione dinastica francese per la quale si seppellivano i corpi dei re a Saint Denis e altrove i loro cuori (e le viscere).
Giovanni Ricci nel suo libro “Il Principe e la Morte” (Bologna 1998) non manca di sottolineare che la moda del doppio funerale si diffuse anche presso le corti rinascimentali italiane, e a maggior ragione parrebbe plausibile la sepoltura separata anche per Michele Antonio, marchese di Saluzzo.
La Chiesa aveva condannato con papa Bonifacio VIII lo smembramento del cadavere per poi fare un eccezione mezzo secolo dopo per i nobili francesi di stirpe reale. Per poter trasportare i resti del defunto in luoghi molto distanti dalla sopravvenuta morte, questi venivano scarnificati mediante bollitura mentre il cuore era di solito conservato a parte.

Il Capitano nel testamento storico vuole essere sepolto a Saluzzo nella chiesa di San Bernardino, sebbene quella eletta alle sepolture dinastiche del marchesato fosse stata la chiesa di San Giovanni.
Tuttavia il corpo del marchese rimase per qualche tempo a Napoli e poi nel 1529 venne inumato nella Basilica dell’Ara Coeli, a Roma.
Possiamo presumere che solo il suo cuore abbia raggiunto Saluzzo.

Fu Margherita di Foix in qualità di reggente a finanziare la chiesa e convento di San Bernardino sede dei francescani, dove pensava di far erigere la propria tomba accanto a quella del figlio.

http://www.eosrivista.com/504.asp?ID_ART=120
Per chi volesse approfondire il tema della sepoltura separata suggerisco il saggio di Duccio Balestracci Cadaveri eccellenti. Il corpo del sovrano nel Medioevo

Signor capitano di Saluzzo(1)
ha tanto male che morirà(2).
Manda a chiamare, il signor capitano
manda a chiamare i suoi soldati(3);
quando avranno montato la guardia
che andassero un po’ a vederlo.
I suoi soldati gli hanno risposto
che devono passare la rivista(4).
Quando avranno passato la rivista
andranno a vedere il signor capitano.
“Che cosa comanda, capitano,
che cosa comanda ai suoi soldati?
Vi raccomando il corpo mio
che quattro parti(5) ne dovete fare.
Una parte mandatela in Francia(6)
e una parte nel Monferrato(7).
Mandate la testa alla mia mamma(8)
che si ricordi del suo primo figliolo.
Mandate il cuore a Margherita(9)
che si ricordi del suo amore”.
Margherita, sulla porta,
cadde(10) a terra per il dolore.
NOTA
(1) Michele Antonio del Vasto, Marchese di Saluzzo. Il Marchesato ai piedi del Monviso, formatosi già nell’Alto Medioevo, comprendeva un ampio territorio attorno a Saluzzo (la pianura saluzzese, le valli occitane Po, Varaita, Maira e Grana e le enclave di Carmagnola, Dogliani e Centallo). I principali centri furono Saluzzo (la capitale), Carmagnola, Manta (con il Castello oggi bene FAI), Castellar e Racconigi.

Il Marchesato di Saluzzo

(2) oppure veul murì (redaz. Valfenera/Sale Castelnuovo): forma in uso un tempo per indicare il tempo futuro
(3) i soldati andranno dal loro capitano dopo che avranno terminato la guardia, ma in realtà il testamento venne rilasciato dal Marchese morente tenuto prigioniero a Napoli, un prigioniero di riguardo ovviamente per il suo alto rango. Più che i soldati al suo capezzale oltre al notaio per redigere il testamento ci saranno stati gli alti ufficiali di comando. Il verso è un omaggio alla tradizione feudale e militaresca in cui sono i compagni d’arme a raccogliere le ultime parole del moribondo
(4) Passare in rivista è un modo di dire usato nel gergo militare, e fa riferimento alle ispezioni eseguite dai militari di grado nei confronti della truppa per verificare l’abbigliamento o lo stato delle armi. La usiamo nel gergo comune quando vogliamo descrivere un controllo minuzioso. https://www.perchesidice.it/perche-si-dice-passare-in-rivista/
I soldati prigionieri erano accampati a Napoli nei pressi dei Quartieri Spagnoli. Sicuramente avevano consegnato le loro armi ai vincitori in attesa del salvacondotto per ritornare in patria, ma a intendere alla lettera i versi i soldati “francesi” non erano prigionieri bensì aggregati alle truppe spagnole.
(5) una prassi comune per tutto il Medioevo quella della sepoltura separata, specialmente tra i nobili di alto lignaggio.
(6) di fatto il marchesato era diventato un vassallo del re di Francia, e probabilmente con Francia in quel tempo si voleva intendere il Saluzzese o le valli occitane del Marchesato.
(7) nella versione di Sale-Castelnuovo Canavese dice Una part mandela an Fransa, una part a Racunis [e una part a me pais], la città di Racconigi,
(8) Margherita di Foix che governava di fatto il Marchesato mentre il figlio maggiore, seguendo le orme del padre, cercava la gloria sui campi di battaglia (e così trovando la morte a 37 anni). Nonostante i cinque figli maschi a nessuno di loro sopravvisse un figlio legittimo e il ramo dinastico si estinse, il marchesato venne prima annesso al regno di Francia nel 1549 e poi incorporato nel Ducato di Savoia.
La testa era anticamente considerato il ricettacolo dell’anima, presso i Celti le teste (imbalsamate o ridotte al teschio) erano non solo quelle dei nemici ma anche quelle degli Antenati
(9) Michele era promesso a Margherita Paleologo, erede del marchesato del Monferrato che si trovava all’epoca a Casale Monferrato
(10) tombé/tombà (Valfenera/Sale Castelnuovo): forma arcaica per casché

Il testamento del capitano: la versione degli Alpini

La versione degli alpini[3] risalente alla I Guerra Mondiale si è diffusa rapidamente su tutto il fronte italiano durante la cosiddetta guerra Bianca. Il riferimento diretto de “Il testamento del Capitano” è la ballata piemontese ancora tramandata nelle vallate del Nord Italia. Il capitano morente dispone per testamento che il suo corpo sia tagliato in cinque pezzi (senza specificare, come nella ballata piemontese, quali siano i destinatari della testa e del cuore) affinchè vengano seppelliti presso gli affetti a lui più cari: patria, battaglione, mamma, fidanzata/moglie, e la montagna!

Coro della SAT
Mina
I Luf (Massimo Priviero)
Massimo Bubola
Francesco Camattini accompagnato da Alessandro Sgobbio al pianoforte -“A costo di non tornare” (2021)

Il capitan de la compagnia
e l’è ferito sta per morire
manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
I suoi alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar(1).
“O con le scarpe, o senza scarpe
i miei Alpini li voglio qua”.

“Cosa comanda siòr Capitano
che noi adesso semo arriva’.”
“E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglia’.
Il primo pezzo alla mia patria(2)
il secondo pezzo al Battaglion,
il terzo pezzo alla mia mamma
che si ricordi del suo figliol.
Il quarto pezzo alla mia bella
che si ricordi del suo primo amor.
Il quinto (l’ultimo) pezzo alle montagne
ché lo fioriscano di rose e fior.”(3)
NOTE
(1) molte canzoni anonime dei soldati sottolineano le dure condizioni di sussistenza dei soldati: a cominciare dal patimento di freddo e fame
(2) nelle prime versioni era il Re d’Italia
(3) la tomba fiorita è un topico della poesia popolare. E’ proprio quest’ultimo verso a connotare il lamento come un richiamo alla pace

Giovanni Lindo Ferretti (CCCP – Fedeli alla Linea) Arezzo Wave Festival del 1988 versione completa de “Il testamento del capitano” parte della quale, è stata poi utilizzata come brano introduttivo dell’album “Canzoni, Preghiere e Danze del II Millennio – Sezione Europa” del 1989.

[1] Costantino Nigra “I canti popolari del Piemonte”  1888 https://archive.org/details/cantipopolaride01nigrgoog/page/506/mode/2up?q=Marchese+Saluzzo
https://www.ilnuovoarengario.it/la-grande-storia-nei-piccoli-canti-popolari-ii/
https://web.archive.org/web/20141208022343/http://www.aversalenostreradici.com/31-Civis/31-12%20Testamento.htm

[2] G. Ferraro, Canti popolari monferrini; Torino 1877 e Canti popolari piemontesi ed emiliani; a cura di R. Leydi e F. Castelli (post. 1977); G. Widter-A. Wolf, Volkslieder aus Venetien; Wien 1864.

[3] https://cantialpini.wordpress.com/2017/04/25/il-testamento-del-capitano/
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=47597&lang=it
https://www.museoguerrabianca.it/index.php/guerra-bianca

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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