Anjela Duval: Ho sotto gli occhi il più bello dei dipinti

Anjela Duval (Marie-Angèle Duval, Vieux-Marché, Plouaret, 3 Aprile 1905 – Lannion, 7 Novembre 1981) era una poetessa bretone semianalfabeta. Imparò da sola a leggere e a scrivere la sua lingua quotidiana. Contadina povera e semplice, prendeva in mano la penna e il quadernetto alla sera nel suo domicilio isolato, dopo la giornata passata a lavorare nei campi. Da bambina, a causa di una malattia alle ossa, non poté frequentare regolarmente la scuola, capiva il bretone ma non lo parlava (“proprio come il mio cane…” amava sottolineare).

Visse una vita solitaria, amò solo un marinaio intorno alla metà degli anni venti, ma si rifiutò di seguirlo. Per rigorosa scelta di vita non lasciò mai il suolo bretone. La raccolta delle sue opere fu pubblicata a tiratura limitata in mille copie nel 2000, la riedizione è del 2005 in occasione del centenario della sua nascita. Tradusse anche qualche poesia da Mourir d’Espagne, tra cui La Vida di Marcos Ana e una delle opere del catalano Ramon Soley Ceto.

Il 28 dicembre 1971, la Francia scoprì dalla televisione l’esistenza di questa contadina umile di sangue e di anima, durante i 40 minuti della trasmissione “Les Conteurs”. Ma la vita per lei restavano i campi di terra e la sua fattoria. Considerò occuparsi di loro, la sua composizione migliore. Oggi è considerata una delle massime rappresentanti della poesia bretone.

“….non scrivo versi di dodici piedi
contando sulle mie dita
ma di dodici volte dodici passi e più
i miei versi li scrivo con l’acciaio affilato della mia falce
andana dopo andana nei capelli biondi del mio Paese
il sole li rende poesie aromatiche
che le mie mucche ruminino durante le notti d’inverno
i miei versi li scrivo con il vomere dell’aratro
nella carne viva della mia Bretagna, solco dopo solco
nascondo alcuni semi d’oro
la primavera ne farà poesie
mari di smeraldo che ondeggiano nella brezza
l’estate ne farà degli stagni di spighe
il vento di agosto li metterà in musica
e il coro della trebbiatrice canterà per me
i giorni infuocati dell’ottavo mese
giorni di pena, di polvere, di sudore….”

Anjela Duval

“….piove a dirotto….il viso del mio Paese è troppo triste sotto la pioggia….il cielo è grigio, grigie le pietre, la pioggia cessa….oggi Gayuernachan, il Castello di Koadmoc’han in altri tempi, cammini stretti, giri ripidi, la spina nera fiorisce ovunque…pilastri di pietra….sui Monti d’Arrée, sul Bré, Hoguéné, la montagna rossa: colonna vertebrale del paese e campanili, i campanili tutt’intorno, colonne di pietra ancora, un vicolo di querce e castagne: Run-Riou, il mio cuore batte….il calvario di St-Jean ha osservato la fontana, pietre su pietre, grandi pietre pesanti, una piramide di pietra che trasporta un santo….un angelo senza ali….il nome zampilla da tre cuori….il mulino di Pont-Meur, la cappella di Saint-Gilles e case, case che invadono la campagna….Bretagna francizzata, ah, mia Bretagna, quali sonniferi ti ha fatto prendere la Francia? la tua anima dorme, il tuo genio dorme, la tua arte è addormentata, la tua ispirazione è sotto la pietra grigia, è ora che ti svegli….” (1965)

I sentimenti di oppressione che Anjela provava nei riguardi dello Stato Francese la portarono a manifestare una grande forza combattiva. Gilles Servat si rifiutò di musicare e cantare nei concerti una sua poesia espressamente composta a questo scopo nel novembre 1978, dal titolo Karet Am Bije (Avrei Amato) e la cosa la deluse profondamente (amerei essere un uomo, un uomo eroico e veemente, salire sul Méné Bré con in una mano il drappo del mio Paese, il drappo nero e bianco, e nell’altra mano la spada levata alta verso il cielo e gridare ai tagliateste, alla gente nei dintorni “Combattiamo Uomini!” Ecco venuto il tempo per noi di liberare il nostro Paese, di essere padroni a casa nostra…)

Le poesie di Anjela Duval, nel tempo, sono state messe in musica inizialmente da Les Tregeriz all’interno di molti dei loro dischi

come “Milinou Koz” o la preghiera “Itron Varia Vreizh

(Signora Maria, cara, di Bretagna…permettete a ciascuno di trovare nel nostro paese, lavoro e pane, i nostri bambini sono dispersi per guadagnarsi il pane in esilio….Madre, la Bretagna vuole pregare nella sua lingua, in ogni pardon e in ogni cappella e seguendo qualsiasi croce….davanti all’Argoat e alla spiaggia di Larmor, i Bretoni sono ai vostri piedi e al vostro onore, nel nostro Paese, Vergine Maria la vostra immagine è in tutte le case….)

oppure “An Alc’houez Aour“:

An Alc’houez Aour -nell’interpretazione, va sottolineato, viene escluso un terzo del testo originale.

(Ho un castello in mezzo al bosco dove sono custoditi i più bei tesori, la porta è chiusa con un catenaccio e la chiave d’oro è persa….è stata lanciata in mare….con una chiave straniera ho cercato di aprire la porta
ma è rimasta sempre bloccata, è necessario avere la chiave d’oro….la collezione poetica e la letteratura resteranno nascoste per sempre quando hai perso la chiave….con la chiave d’oro della lingua la prigione è aperta….)

Ma il gruppo musicale del Trégor consacrò alle sue poesie negli anni settanta, un intero LP dal titolo “Tonkadur” (Destino) replicato nel 2001 da una registrazione in cd alla Chapelle des Ursulines di Morlaix nei primi due giorni di marzo del 2001. In seguito altri testi della poetessa Anjela Duval verranno cantati da: Kristen Noguès, “An Alc’houezh Aour” (su una musica di Melaine Favennec) nel suo secondo 45 giri chez Névénoé (1977) e dal gruppo Gwalarn, “A Barzh Paour” (Il povero bardo), ancora “An Alc’houezh Aour” (La chiave d’oro), “Melkoni” (Malinconia), “Benoni”, “Karantez-Vro” (L’amore del paese) (Una ferita giace in un angolo del mio cuore che mi accompagna fin dalla mia giovinezza perchè colui che amavo, per sfortuna, non amava tanto ciò che piaceva a me. Sono le città che lo attiravano, i mari profondi, i paesi esotici. Io amavo la campagna, la mia Bassa Bretagna, la sua campagna magnifica. Ho dovuto scegliere tra due amori, l’amore di un uomo, l’amore di un paese. E’ al mio paese che ho dedicato i miei giorni e ho lasciato che il mio amato se ne andasse da qui…). L’arpista Violaine Mayor e la cantante Jakeza Le Lay hanno interpretato ben tre poesie di Anjela nel loro cd “Bretagne est Poesie” (2002): “Ar Yezh A Garan” (La lingua che amo), “Eur Marzhus” (Ora meravigliosa) e “Froudennou” (Capricci). Inoltre il gruppo Bran della Repubblica Ceca ha musicato “Ar Stourmad Elfennel” (Il combattere degli elementi) (…lui coronato di pace e di vegetazione, lui fortuna degli uccelli, lui bianco di fiori, lui nutrito di collera e forte di scosse, fin che dura in lui il combattere degli elementi…) e “An Delienn” (La foglia) (...sulle rive del Leger* una foglia cade lentamente e si posa sulla superficie dell’acqua, poi abbracciando il suo riflesso continua il suo cammino…). Entrambi i brani nel loro cd An Delienn nel 2008 (il secondo anche nel live del 2010).

* Il Leger è un piccolo fiume costiero di 58 chilometri, nel Trégor bretone che sorge nelle torbiere di Saint-Houarneau, nei pressi della frazione di Pen-Léguer, al confine tra i comuni di Bourbriac e Mael-Pestivien. Lungo il suo corso sono dislocati numerosi mulini e le sue acque sono frequentate dai salmoni.

Gilles Servat le ha espressamente dedicato una canzone “Traon An Dour” (Valle dell’acqua) già nel suo secondo LP “L’Hirondelle” del lontano 1974, oltre a musicarne varie poesie nel corso degli anni: “Lagad An Heol” (L’occhio del sole), “Er C’Heod” (Nel bosco), “Kan Ar Skrilhed” (Il canto dei grilli), “Me ‘Garje Bout” (Mi piacerebbe essere).

Traon An DourValle dell’Acqua* (Gilles Servat – Trad. Flavio Poltronieri dal volume “Koroll Ar C’hleze” – Danza della Spada – Raccolta di testi bretoni contemporanei – 1985)

* Così era chiamata la fattoria di Anjela Duval.

Il mio cuore è come la pioggia fredda
Il mio cuore è come la foschia del mare
Bagnato come le foglie dopo l’acquazzone
Canto la mia malinconia in una canzone d’amore
In me c’è anche la nostalgia
Pensando che il mio amore è lontano
Lento è il tempo come il corso dell’acqua
Canto la mia malinconia in una canzone d’amore
Là in fondo è il mio amore
All’orizzonte della sua isola
Non posso neanche vedere il castello d’acqua
Canto la mia malinconia in una canzone d’amore
Là in fondo è il mio amore
E io qui sotto gli alberi
A pascolare le vacche alla Valle dell’Acqua
Canto la mia malinconia in una canzone d’amore

In tempi più recenti invece è stata la volta del più conosciuto Yann Tiersen e di altri interpreti bretoni attuali, riprendere testi di Anjela Duval: Bagad Cap Caval (“Piv?”) (con la voce di Nolwenn Korbell su una melodia della parte nord del Pays Bigouden), Gwennyn (“An Alc’houezh Aour”), Gwenael Kerleo (“E penn pellar ar bed“), Véronique Autret e Nolwenn Leroy (“Karantez Vro”). Nel 2019 Yann-Fañch Kemener ha interpretato “Eil Bugaleaj” (Seconda Infanzia) nel suo testamentario ultimo disco e nel 2021 Anne Ebrel le ha consacrato un intero disco “Lellig” interpretando 14 poesie musicate (+ l’anonimo tradizionale “Marc’hig Kerne” e “Traon An Dour” il primo brano composto in bretone da Gilles Servat nel giugno 1973, dopo una visita alla fattoria di Anjela e scritto con l’aiuto della poetessa e di Yann-Ber Piriou.)
Delle 500 liriche di Anjela, 64 sono state scelte e tradotte dal bretone in francese dal poeta Paol Keineg nel 2003, nel volume bilingue “Quatre Poires”. Keineg le ha dedicato in memoriam anche una sua lirica nel 2014 all’interno del suo volume “Mauvaises langues” (…in un paese lavorato dalla paura di andare contro, una semplice passeggiata in bicicletta mi condusse senza esitazione alla porta di una vecchia che tornava da far fieno con i suoi cani, come meravigliarsi che lei rispondesse alle domande con altre domande…?)

Lagad An Heol” – L’occhio del sole (Anjela Duval, 1964 – Trad. Flavio Poltronieri dal volume “Koroll Ar C’hleze” – Danza della Spada – Raccolta di testi bretoni contemporanei – 1985)

Sole, perchè scuoti così tardi la tua paglia?
E perchè il tuo occhio è così rosso?
Hai fatto un brutto sogno?
E ti sei lamentato durante il sonno?
Non ho nè dormito nè sognato
Ho vegliato tutta la notte
Mentre l’Occidente spensierato dormiva
Sotto le ceneri grigie dei suoi lauri
Ho fatto il giro della Terra
Sole! Cosa hai visto sulla tua strada?
Ho visto degli uomini morire di freddo
Ho visto degli uomini morire di fame
Ho visto degli uomini morire di disperazione
Ho visto degli uomini ammazzare degli uomini
dei fratelli strangolarsi
Ho visto dei popoli scalpitare
Ho visto un grande capo cadere
sotto i colpi di un pazzo
Ho visto degli uomini lamentarsi
E io sono sempre rimasto indifferente
Ho visto degli uomini ridere e prendersi gioco
dei loro fratelli in pena
Di quelli che sono nella miseria
Di quelli che sono sotto il giogo
Allora si ho dovuto lamentarmi
Tanto che il mio occhio è ancora rosso
Sole! Cessa il tuo pianto ora
Presto nel mare di Bretagna
Tu bagnerai il tuo occhio infiammato

LINK
https://www.anjela.org/oberenn/
https://www.anjela.org/oberenn/itron-varia-vreizh/?lang=bz
http://bibnum.univ-rennes2.fr/items/show/513
http://bibnum.univ-rennes2.fr/items/show/732

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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