We poor labouring men

We poor labouring men è una canzone che risale all’era della rivoluzione agricola/industriale, all’epoca in cui i braccianti agricoli venivano sostituiti dalle macchine e gettati nella disoccupazione e nella povertà.

Leggi severe relative alla proprietà fondiaria e immobiliare, alla violazione di domicilio e al bracconaggio condannarono molte famiglie alla fame.

La ballata, catalogata al n. 1394 del catalogo di Steve Roud, fu pubblicata da Ewan McColl e Peggy Seeger in Traveller’s Songs from England and Scotland (1977).

Racconta Martin Carthy: “Ewan MacColl era alla ricerca di zingari[1] con cui registrare e con cui parlare mentre stava scrivendo una delle sue monumentali e storiche ballate radiofoniche, The Traveling People, si imbatté nella regina Carolina Hughes (la “Regina” non era un soprannome) in un’area di sosta sulla A5. Era seduta nella sua roulotte circondata da bambini e libri tascabili e cantava canzoni che lui non avrebbe mai potuto sognare… Racconti apocrifi narrano che lei gli fece pagare cinque sterline l’ora (prezzi del 1963) e interruppe la sessione. In tal caso siamo debitori a quest’uomo più di quanto lo siano abitualmente i collezionisti.”

Steeleye Span in Bedlam Born (2000)
Waterson:Carthy in Broken Ground (1999)

Roud 1394 ; Ballad Index McCST103 ; trad.]

la versione degli Steeleye Span

1.Oh, some do say the farmer’s best,
but I must needs say no;
If it weren’t for we poor labouring men,
what would the farmers do?
They’d beat out all of their old stuff
until some new come in
There’s never a trade in old England
like we poor labouring men. 
2.Oh, some do say the baker’s best,
but I must needs say no;
If it weren’t for we poor labouring men,
what would the bakers do?
They’d beat out all their old stuff until some new come in
3.There’s never a trade in old England like we poor labouring men. 
Oh, some do say the butcher’s best,
but I must needs say no;
If it weren’t for we poor labouring men, what would the butchers do?
They’d beat out all their old stuff
until some new come in
There’s never a trade in old England like we poor labouring men. 
4.Let every true-born Englishman lift up his flowing glass,
And toast each honest working man,
likewise his bonny lass,
And when these cruel days are gone, good days will come again,
There’s never a trade in old England
like we poor labouring men

Oh, alcuni dicono che il lavoro del contadino(1) sia il migliore, ma devo proprio dire di no;
se non fosse per noi poveri braccianti,
cosa farebbero i contadini?
Butterebbero tutta la loro roba vecchia
finché non arriverà qualcosa di nuovo.
Nella vecchia Inghilterra non esiste nessun mestiere
come quello di noi poveri braccianti. 
Oh, si dice che il lavoro migliore sia quello del fornaio,
ma devo proprio dire di no;
se non fosse per noi poveri braccianti, cosa farebbero i fornai? Butterebbero tutta la loro roba vecchia
finché non arriverà qualcosa di nuovo.
Nella vecchia Inghilterra non esiste nessun mestiere come quello di noi poveri braccianti. 
Oh, alcuni dicono che il lavoro del macellaio sia il migliore,
ma devo proprio dire di no;
se non fosse per noi poveri braccianti, cosa farebbero i macellai?
Butterebbero tutta la loro roba vecchia
finché non arriverà qualcosa di nuovo
Nella vecchia Inghilterra non esiste nessun mestiere come quello di noi poveri braccianti. 
Che ogni vero inglese sollevi il suo bicchiere(2),
e brindi a ogni onesto bracciante,
così come alla sua bella ragazza,
e a quando questi giorni crudeli se ne saranno andati, e torneranno i bei giorni,
nella vecchia Inghilterra non esisterà nessun mestiere
come quello di noi poveri braccianti

NOTE
(1) per farmer s’intende il contadino mezzadro mentre i poor labouring men sono i braccianti stagionali e più in generale una vasta tipologia di servitori (servi agricoli e servi domestici) che vivevano in condizioni precarie
(2) immancabile bevuta benaugurale finale ai tempi migliori

https://mainlynorfolk.info/watersons/songs/wepoorlabouringmen.html
[1] Buona parte dei canti tradizionali dei contadini d’Irlanda e Scozia vengono dai travellers.
Per i braccianti agricoli la strada era la loro casa,  detti anche poeticamente “summer walkers” ma più comunemente “traivellers” o in senso spregiativo “tinkers” (dal gaelico lattoniere = calderai), probabilmente discendenti dalla popolazione autoctona di lingua gaelica, seguivano uno stile di vita nomade; vivevano come calderai, venditori ambulanti e commercianti di cavalli; erano anche lavoranti stagionali nelle aziende agricole o pescatori, sempre stagionali, che si spostavano a seconda della disponibilità di lavoro. Alcuni erano organizzati in gruppi o comunità, ma spesso viaggiavano soli o con il proprio nucleo famigliare. Spesso musicisti ambulanti, erano i depositari dei canti e delle musiche della tradizione popolare. [Cattia Salto]

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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