Oh, no ! We never mention him/her

Oh, no ! we never mention him/her è una canzone d’amore (infranto) pubblicata nel 1820 dall’inglese Thomas Haynes Bayly (1797-1839), prolifico autore di song (sia per i testi che per le melodie). La canzone ha conosciuto immediatamente una grande fortuna ed è passata per vari adattamenti (e parodie) in primis la trasposizione del personaggio al femminile, nonchè traduzioni in varie lingue.
Oh, no ! we never mention him/her era così popolare da essere cantata come forebitter dai marinai. Così osserva Richard Dana in Two Years Before The Mast (Harvard, 1909)

and I shall never forget hearing an old salt, who had broken his voice by hard drinking on shore, and bellowing from the mast-head in a hundred north-westers, with all manner of ungovernable trills and quavers—in the high notes, breaking into a rough falsetto—and in the low ones, growling along like the dying away of the boatswain’s “all hands ahoy!” down the hatch-way, singing,

Oh, no, we never mention him. 
Perhaps, like me, he struggles with
Each feeling of regret;
But if he’s loved as I have loved,
 He never can forget!

The last line, being the conclusion, he roared out at the top of his voice, breaking each word up into half a dozen syllables. This was very popular, and Jack was called upon every night to give them his “sentimental song.” No one called for it more loudly than I, for the complete absurdity of the execution, and the sailors’ perfect satisfaction in it, were ludicrous beyond measure…”

Non potrò mai dimenticare di aver sentito un vecchio lupo di mare, con la voce distrutta dalle pesanti bevute a terra, e dalle urla dalla testa d’albero, durante centinaia di burrasche di nord ovest, cantare

O no, we never mention him”. Lo faceva con ogni tipo di sfrenati gorgheggi e tremolii, rompendo la voce, nelle note alte, in un rozzo falsetto, ed in quelle basse, nel ringhio continuo del nostromo “All hands, ahoy!”, che si va spegnendo giù per il boccaporto –

 L’ultimo verso ruggito con il massimo volume di voce, spezzando ogni parola in una mezza dozzina di sillabe. Questa canzone era molto popolare, ed il marinaio era chiamato ogni sera ad interpretare la sua ‘canzone sentimentale’. Nessuno glielo chiede più fortemente di me, perché la totale assurdità dell’esecuzione, e la perfetta soddisfazione dei marinai, erano aspetti comici oltre misura. 
[ringrazio Italo Ottonello per l’apporto della citazione]

Un adattamento per coro è intitolato semplicemente “Oh, No!” su arrangiamento di Ruth Morris Gray

Oh, No! (la versione è al maschile)

The Dead Victorians 2020

Oh, no ! we never mention her,
Her name is never heard,
My lips are now forbid to speak
That once familiar word.

From sport to sport they hurry me,
To banish my regret ;
And when they win a smile from me
They think that I forget.

They bid me seek in change of scene,
The charms that others see ;
But were I in a foreign land
They’d find no change in me.

‘Tis true, that I behold no more,
The valley where we met ;
Nor do I see the hawthorn tree (1),
But how can I forget.

For oh ! there are so many things,
Recall the past to me ;
The breeze upon the sunny hills,
The billows of the sea.

The rosy tint that decks the sky,
Before the sun is set ;
Aye, every leaf I look upon,
Forbids me to forget.

They tell me she is happy now,
The gayest of the gay ;
They hint that she forgets me,
But I heed not what they say.

Like me perhaps, she struggles with,
With each feeling of regret ;
But if she loves as I have loved,
She never can forget.

Oh no! Non parliamo più di lei
il suo nome non sentirò mai più,
alle mie labbra è proibito ora pronunciare
quella parola un tempo familiare.

Di svago in svago mi assillano
per bandire il mio dolore;
e quando ottengono un mio sorriso,
credono che io l’abbia dimenticata.

Mi raccomandano di cercare nel cambio di scenario
il fascino che altri vedono,
ma anche se fossi in una terra incognita
non troveranno cambiamenti in me.

E’ vero che non vedrò più
la valle dove c’incontravamo,
né vedrò quel biancospino,
ma come posso scordare?

Perchè oh, ci sono così tante cose
che mi richiamano il passato;
la brezza sulle colline assolate
i flutti del mare.

La tinta dorata che decora il cielo
prima del tramonto del sole;
ogni foglia su cui poso lo sguardo
m’impedisce di dimenticare.

Mi dicono che lei è felice adesso
la più gaia tra le gaie
mi suggeriscono che lei si è scordata di me,
ma io non credo a quello che dicono.

Come me forse, lei si strugge,
con tutti i sentimenti del rimpianto,
perchè se lei ama come io ho amato,
non potrà mai dimenticare.
[traduzione italiana Cattia Salto]

NOTE
1) l’albero presso al quale si davano convegno i due amanti, ma anche allusivamente la donna amata.

Link
Per lo spartito
https://digital.nls.uk/english-ballads/archive/74894887?mode=transcription
https://www.loc.gov/resource/amss.sb30381b.0/?st=text
https://tunearch.org/wiki/Annotation:Oh_No!_We_Never_Mention_Her
https://scalar.usc.edu/works/lucas-collection-poetry-scrapbook/explication-of-oh-no-we-never-mention-her

http://bbprivateer.ca/?q=shanty
http://www.madameulalie.org/vfuk/The_Family_Scapegrace.html
https://www.loc.gov/resource/amss.sb30382a/?st=text

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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