Festa del Berlingaccio/ A fare confortini e berlingozzi

Berlingaccio è l’ultimo giovedì di Carnevale a Firenze. Berlingozzi e confortini erano i dolci tipici del Carnevale toscano.
Il termine Berlingaccio significa sia chiacchierare a vanvera (ciarlare) che abbuffarsi a crepapelle (cf) e il berlingaccio era l’ultimo giorno del divertimento sfrenato concesso al popolo in vista della Quaresima.
Berlingaccio e crapula
Canzona de’ fornai (Lorenzo il Magnifico)
Berlingozzo, ricette
Bericuocoli, donne, e confortini!
Berricuocoli e Confortini, ricette

Il Carnevale nel Rinascimento delle città italiane era il periodo che andava dall’Epifania fino al martedì grasso, quando si svolgevano feste e balli, mascherate, tornei e gare (foss’anche rivalità di consorterie risolte a suon di botte), e non mancavano mai schiamazzi, bevute e canti burleschi.
Era anche il tempo dell‘iniziazione sessuale maschile, l’apprendistato attraverso cui i giovani passavano prima di arrivare al matrimonio e comprendeva tutta una serie di oscenità, cerimoniali da confraternita e scurrilità. 

Berlingaccio e crapula

Dal mio periodo fiorentino ricordo le specialità sfornate dal fornaio al piano terra, quando abitavo al secondo piano di una tipica casa a schiera nel quartiere di San Lorenzo. Per il giovedì grasso (Berlingaccio) Berlingozzo (un plum cake a ciambella con il buco, ricoperto di codette colorate di zucchero e irrorato di sciroppo d’arancia) e schiacciata fiorentina (un dolce sofficissimo di forma rettangolare ricoperto di zucchero a velo) facevano bella mostra sul bancone.

festa del Berlingaccio a Firenze 1700
Il Berlingaccio in una stampa del XVIII secolo dove si legge: “È questo il dì che gioia al cuor dispensa con urli, strida, balli e lauta mensa”

Canzona de’ fornai (Lorenzo il Magnifico)

Scriveva Lorenzo il Magnifico una Canzona de’ fornai (cf) di cui purtroppo non ho trovato la melodia.

O donne, noi siam giovani fornai,
dell’arte nostra (1) buon’ maestri assai.

Noi facciam berlingozzi (2) e zuccherini (3),
cociamo ancor certi calicioncini (4):
abbiam de’ grandi, e paionvi piccini,
di fuor pastosi e drento dolci assai.
Facciamo ancor bracciatelli (5) ed i gnocchi (6),
non grati agli occhi, anzi pien di bernocchi:
paion duri di fuor, quando li tocchi;
ma drento poi riescon meglio assai.
     Se ci è alcuna a chi la fava (7) piaccia,
la meglio infranta (8) abbiam che ci si faccia,
con un pestel che insino a’ gusci schiaccia,
ma a menar forte ell’esce de’ mortai. ..

Donne siamo giovani fornai
bravi maestri nella nostra arte

Facciamo ciambelloni e ciambelline
e cuociamo anche certi ricciarelli,
ne abbiamo di grandi e sembrano piccolini,
fuori sono pastosi e dentro molto dolci.
Facciamo anche ciambelline e gnocchi
che non son belli a versi perchè bitorzoluti:
sembrano duro al tocco,
ma dentro sono molto meglio.
Se a qualcuna di voi piace la fava
noi abbiamo la migliore a farsi infranta
con un pestello che persino i gusci schiaccia,
ma a muovere rapidamente esce dai mortai…

NOTE
1) il doppio senso del testo diventa sempre più esplicito man mano che si ascolta/legge: si parla di fornai ma in realtà si decantano le prestazioni sessuali dei giovanotti gaudenti. Il carnevale segnava il tempo dell‘iniziazione sessuale maschile, l’apprendistato attraverso cui i giovani passavano prima di arrivare al matrimonio e comprendeva tutta una serie di oscenità, cerimoniali da confraternita e scurrilità. 
2) Il Berlingozzo è un dolce celebrato nella raffinata cucina medicea di Lorenzo il Magnifico (ma già sulla tavola di Cosimo I de’ Medici) e che probabilmente prese il nome dal verbo “berlingare“, citato dai poeti cinquecenteschi con il significato di “spassarsela a tavola” ossia “ciarlare pesantemente avendo ben pieno il ventre ed essere riscaldati dal buon vino”. E’ una grossa ciambella con il buco, ricoperto di codette colorate di zucchero e irrorato di sciroppo d’arancia. La morte sua è quella d’inzupparlo nel vin santo. [una citazione dantesca: «vendetta di Dio non teme suppe» (Purgatorio, XXXIII, 36).] Probabilmente la sua forma più antica era quella di un ciambellone a fiore. Di berlingozzi però esistono varie ricette. Si legge nel Dizionario toscano di A. Politi (1655): «Fio. [cioè, fiorentino] cibo di farina intriso con huova, fatto in forma ritonda, e a spicchi, Sen. [cioè, senesi] lo chiamano ciambella, ma con un poco di rosolato di zuccaro, sopra, e dicono berlingozzo a un’altra pasta con uova simile allo zuccarino, ma più grosso».
3) Zuccherini: biscottini per bambini diffusi in Toscana con varie ricette, ma anche nell’Appennino bolognese: sono dolcetti di pasta frolla glassata con il caratteristico gusto d’anice ciambelline all’anice, ciambellina soffice ricetta appennino bolognese
4) Calicione= grosso calice, grosso bicchiere a calice ma anche morselletto fatto di marzapane cioè i ricciarelli detti un tempo “marzapanetti alla senese” o “morzelletti”  (ricetta)
5) Bracciatelli: dolcetti/biscottini che si abbracciano
6) già nel Medioevo abbiamo ricette di gnocchi (tradizionale cibo carnevalesco) senza patate preparati con formaggio, pane grattugiato, uova e farina. Si cuociono però facendoli bollire in abbondante acqua mentre in questo contesto si descrivono tutta una serie di dolcetti da forno. Non ho idea a quali gnocchi il Magnifico si riferisca (a parte il doppio senso), la cui forma si direbbe rotonda. Azzardo l’ipotesi del semolino dolce fatto raffreddare e fritto (come il semolino nel fritto misto piemontese) o gli gnocchi di semola che già cucinava Apicio irrorandoli con il miele?
7) la fava è una leguminosa ma è anche il nome del membro maschile, qui l’allusione è decisamente spinta
8) Ed ecco la ricetta delle fave infrante come si facevano nel Medioevo: il purè di fave

Berlingozzo ricette

Berlingozzo
Berlingozzo il dolce toscano del Berlingaccio

Le ricette del Berlingozzo variano a seconda delle località, alcuni ritengono che la ricetta da cui sono discese tutte le altre, abbia avuto origine a Lamporecchio (Pistoia) da dove provengono anche i brigidini. Nelle fiere di un tempo i berlingozzi erano venduti come piccoli dolcetti (ciambelline che vanno prima lessate e poi infornate, combinazione di cotture che ricorda i taralli del Sud).

RICETTE
La ricetta medicea
https://www.ricettedellanonna.net/berlingozzo/
https://womoms.com/berlingozzo/
https://panelibrienuvole.com/2016/02/08/berlingozzo-toscano-un-dolce-antico/
http://www.casentino.it/it/vivi/prodotti-tipici/ricette-casentinesi/116-i-berlingozzi.html

Bericuocoli, donne, e confortini!

Fu Lorenzo il Magnifico a ravvivare il Carnevale fiorentino con una serie di canti carnascialeschi di sua composizione (per la musica si faceva aiutare dallo stuolo di musici di cui si circondava). La bravura mostrata in queste composizioni è nel descrivere con naturalezza il mestiere, seppur con riferimenti sessuali più o meno celati.

Canzone per andare in maschera
Canzone per andare in maschera

Questa “Canzona de’ confortini” (dei dolcetti senesi venduti dagli ambulanti a Carnevale) fu tra i primi canti che compose, in un periodo però in cui il Carnevale era ancora diciamo sotto-tono in città. La Canzona de’ confortini risale infatti al 1475-78, mentre l’introduzione dei Trionfi fatti sfilare in processione a Carnevale per celebrare la dinastia Medicea, fu forse posteriore al 1488. L’umanista Naldo Naldi nell’ “Elegia in septem stellas errantes” (1489), scrive infatti che Lorenzo “primis hic in terra altum deduxit Olympum”.

L’illustrazione a fianco tratta dal “Canzone per andare in maschera” (1515 ca.), ritrae Lorenzo all’ascolto di un quintetto di cantori (tre adulti e due fanciulli) in veste turchesca, mentre mostrano dolciumi a forma di ciambella con il buco, alle donne affacciate alle finestre; le ciambelle con il buco sono un allusione sessuale e la canzone è quella dei venditori di “confortini”.

“Il primo canto o mascherata che si cantasse in questa guisa – scrive il Lasca – fu d’huomini che vendevano bericuocoli e confortini, composta a tre voci da un certo Arrigo Tedesco, Maestro della Cappella di San Giovanni e musico a quei tempi riputatissimo”.

he Toronto Consort ci restituisce la canzona intercalandola a una lauda “Madre de’ peccatori” in omaggio allo strano clima carnevalesco al tempo del Savonarola quando al posto delle mascherate e dei canti scurrili si andava in processione e cantavano laudi.

The Toronto Consort Canzona De’ Confortini & Madre De’ Peccatori ·

Canzona de’ confortini

I
Berricuocoli (1), donne, e confortini (2)!
se ne volete, i nostri son de’ fini.

Non bisogna insegnar come si fanno,
ch’è tempo perso (3), e ’l tempo è pur gran danno;
e chi lo perde, come molte fanno,
convien che facci poi de’ pentolini (4),
II
Berricuocoli, donne, e confortini!
se ne volete, i nostri son de’ fini.

Il far quest’arte è cosa da garzoni:
basta che i nostri confortini son buoni.
Non aspettate ch’altri ve li doni:
convien giucare e spender bei quattrini.
III
Berricuocoli, donne, e confortini!
se ne volete, i nostri son de’ fini.

Se volete giucar, come abbiam mòstro,
noi siam contenti metter tutto il nostro
in una posta: or qui per mezzo il vostro,
sino alle casse, non che i confortini.
Berricuocoli, donne, e confortini!
se ne volete, i nostri son de’ fini.

Berriquocoli e Confortini

Sorge spontaneo interrogarsi su cosa siano i dolcetti menzionati nella Canzona di Lorenzo, il Magnifico: sono biscotti della tradizione senese preparati nelle taverne e riservati al periodo natalizio e carnevalesco, oggi desueti e praticamente sconosciuti o meglio risorti sotto altri nomi.

bericuocoli sono la versione più sfiziosa dei rustici Cavallucci (o viceversa) che ancora si trovano nelle pasticcerie senesi: l’uno più povero, l’altro con noci o mandorle, canditi di cedro e qualche spezia in più a seconda dei gusti di chi li prepara. I berriquocoli (o bericuocoli, biricuocoli, bellicuocoli) prendono il nome dalla bericoccola, cioè l’albicocca alla cui forma si somigliano.
LA RICETTA DI MILA
LA RICETTA STORICA

Per comodità suddivido i canti esaminandoli uno per volta. A cantar la canzona dei confortini non erano di certo i venditori ambulanti di dolci, bensì i musicisti in maschera, ardititi giovincelli o giovinastri, che offrono alle donne affacciate alle finestre la loro “prestazione”.
Nella prima strofa i giovani in maschera raccomandano alle donne di non perdere tempo e godere delle gioie del sesso perchè loro sono validi amanti.

NOTE
la versione completa: qui si omettono le strofe centrali che riguardano i giochi d’azzardo con le carte, come a bassetta e a flusso.
(1) Berricuocolo (il Lasca lo scrive berriquocolo) = spezia. Da praecoquum; detto dai latini per bacocum, dalla forma di albicocca
(2) Confortini. Cialda con miele e mandorle 
(3) nel gergo burlesco dell’epoca era il periodo mestruale.
(4) Fare i pentolini era sinonimo di cena povera e solitaria. Ma “pentolino” era anche un termine gergale per il culo. Durante il periodo mestruale le donne dovevano accontentarsi della seconda porta.

Madre de’ peccatori

Dal “Libro primo delle laudi spirituali” (1563), con il sottotitolo: Da diversi eccell. e divoti autori, antichi e moderni composte. / Le quali si usano cantare in Firenze nelle Chiese doppo il Vespro / ò la Compieta à consolatione & trattenimento / de’ divoti servi di Dio. / Con la propria Musica e modo di cantare ciascuna Laude, come si è usato / da gli antichi, & si usa in Firenze. / Raccolte dal R. P. Fra Serafino Razzi Fiorentino, dell’ordine / de’ Frati Predicatori.

I
Madre dei peccatori Vergine Pura,
sopra le cori angeli esaltata
benedetta sopr’ogni creatura,
al peccator fedele ferma avvocata,
ricevi i preghi miei, Madre benigna,
dè fammi alma degna del tuo figliuol Gesù,
vita mia dolce, vita mia dolce
II
Il tuo diletto figlio Vergine e Santa
riempia il vuoto cor del suo fervore
piova sopra di noi sua grazia tanta
che sete noi abbiamo a tutt’è l’ore
Gesù, Gesù Signore, alto e potente,
dè fammi esser servente, fammi di te cantar,
Spirito mio dolce, vita mia dolce

cavallucci di Siena
Berricuocoli: i cavallucci di Siena

Sui confortini invece ho trovato informazioni discordanti, ma mi sono fatta un’idea partendo dalla ricetta storica cinquecentesca.

A far il confortino piglia del melle [miele], ponilo a bolire e poi  piglia de le amandole e pistale e bogli con il melle, e poi cava ditta confetione, ponili sopra cialde e ne farai fugase [focacce] e lassale posare a l’ombra. Sarano bonissime”.
(da “Segreti”, ricette possedute dal conte Giuseppe Lando Passerini e pubblicate per le nozze Corazzini-Brenzini il 7 giugno 1899 a Firenze)

Nella ricetta storica (come di consueto senza dosi e piuttosto sintetica) viene descritto il ripieno del “confortino” da mettersi sulla cialda: miele cotto (a fuoco lento in una pentola di rame fino a che non diventa caramellato) con l’aggiunta di mandorle pestate e tritate finemente!
Le cialde nel Medioevo sono le cialde “ferrate”, dette così perché cotte in stampi di ferro: un’impasto di farina e acqua/latte con aggiunta o meno di uovo o zucchero, che richiamano come consistenza e croccantezza la “moderna” cialda per accompagnare il gelato, ma che potevano essere friabili e sottili come le ostie. 

i confortini: copate senesi

Io immagino che le copate senesi di oggi siano una versione appena più elaborata dei confortini rinascimentali, racchiuse tra due “ostie” (che condividevano con le cialde lo stesso tipo di cottura: i testi!) Per farcire le copate senesi si usa: miele cotto, mandorle e noci tritate  (se ci aggiungi albume e zucchero ecco fatto il torrone!)

Qualcosa di simile esiste anche in Piemonte sono le copete, il biscotto delle occasioni speciali. Anche queste partono dalla preparazione dell’ostia che si faceva nei conventi e si aggiungono noci e nocciole tostate, miele, zucchero.
LA RICETTA Copete piemontesi

La seconda parte “Berricuocoli, donne, e confortini!” è stata riscritta partendo da quando già pubblicato qualche anno prima sempre dall’autore nel sito Terre Celtiche e medioevo

LINK
https://www.liominiboni.it/2020/02/16/carnevale-contadino-lume-vigna-berlingaccio/
http://acquacottaf.blogspot.com/2015/02/berlingozzi-detti-anche-zuccherini.html
https://curiositasufirenze.wordpress.com/2013/11/27/a-berlingaccio-chi-un-ha-ciccia-ammazzi-il-gatto/
https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/un-dolce-berlingozzo-per-il-prossimo-berlingaccio/
http://blog.prelibata.com/berlingozzo/
https://lauramalinverni.wordpress.com/2017/02/23/confortini-e-berlingozzi-dolcetti-di-carnevale-nella-firenze-rinascimentale
http://ontanomagico.altervista.org/a-far-confortini.html
https://www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/contemporanea/pasticceria/Dolci-tradizionali-Toscana.html


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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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