Lyke-Wake Dirge

Lyke-Wake Dirge una formidabile e cupa veglia funebre in ballata

Lyke-Wake Dirge [“La nenia della veglia funebre”] è una ballata lirica più che narrativa, contenente arcaiche forme scritte dialettali dello Yorkshire. “Lyke” è una parola oggi obsoleta che significa “cadavere”, sopravvive nella lingua inglese il termine “lychgate” che identifica il cancello d’ingresso del cimitero, dove anticamente la salma veniva riposta prima dell’imminente sepoltura.

Keeners e Anime

I lamenti funebri erano riservati a donne poetesse prefiche denominate “keeners[1] che venivano ingaggiate dalla famiglia del defunto. Si trattava di professioniste dalla profonda passione che intonavano melopee composte in un sistema metrico chiamato “rosc”. Ciò avveniva durante le veglie[2], quando l’anima ancora si trovava accanto alla salma appena spirata e permettevano di sprigionare una carica emotiva talmente pregna di coinvolto fervore, che in qualche caso perfino la Santa Vergine venne dipinta come una keener.

Il Ponte del Capello

Lyke-Wake Dirge è una wake song che narra, attraverso il simbolismo sia cristiano che precristiano, dell’ultimo viaggio dell’anima di un defunto attraverso i pericoli che incontra nel percorso tra la Terra e il Purgatorio. Dapprima l’anima entra in una brughiera spinosa e quindi, come da tradizione nord-europea, oltrepassa un ponte pauroso, insicuro e oscillante, col rischio continuo di sprofondare nel fuoco infernale per l’eternità. Per inoltrarsi nella prima occorre avere la protezione di stivali/calzature che possiede solo chi è stato generoso in vita e ha offerto conforto alle persone bisognose. Per non cadere dal ponte nell’abisso bisogna invece essere stati caritatevoli nel donare da bere e da mangiare, più che il proprio oro e il proprio argento.

L’immagine del ponte, così come quella della porta stretta, com’è noto si ritrovano nei rituali e nelle mitologie iniziatiche e funerarie[3][6] di svariate culture; per esempio in quella popolare calabrese si crede che il morto a mezzanotte passi per il ponte di San Giacomo di Compostella. Trattasi di un ponte mitico, «forse in memoria dei vetusti pellegrinaggi che la gente di popolo compiva verso il santuario spagnolo», che assolve questa funzione di soglia tra mondo dei vivi e dei morti. Questo ponte dev’essere necessariamente superato pena la permanenza ambigua e innaturale nel regno dei vivi; i morti lo passano in fila e incappucciati. «Nella processione dei morti che, secondo l’immaginario folklorico, si svolge per le vie di Modica la notte del 2 novembre, e propriamente quando canta il gallo la prima volta, i morti escono a schiere nelle sepolture e si ordinano a due a due come nelle processioni e camminano lentamente. Le prime schiere sono vestite di bianco e sono le anime dei morti in grazia di Dio; le seconde schiere sono vestite di nero, e sono le anime dei dannati; le ultime sono vestite di rosso e sono le anime degli uccisi» (le citazioni in corsivo sono tratte dal volume: Luigi Maria Lombardi Satriani – Mariano Meligrana: Il Ponte Di San Giacomo, Rizzoli, Milano, 1982)[4]

Ponte del capello ovvero il ponte del Giudizio nell’affresco della Chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino

Lyke-Wake Dirge

John Aubrey, 1626–1697

Roud 8194 ; Master title: The Lyke Wake Dirge ; TYG 85 ; Ballad Index OBB033 ; Mudcat 159389 ; trad.]

Il testo funebre originale deriva da un manoscritto del 1686, dell’antiquario-letterato John Aubrey (anche fisico, pittore, naturalista e membro della Royal Society britannica).

Le descrizioni che vi appaiono provengono dalla Scozia e dal nord dell’Inghilterra per giungere fino a sud dello Yorkshire, mentre l’idea del pericoloso viaggio dell’anima contiene numerosi parallelismi con la tradizione indoeuropea. Non vi è alcuna certezza se questa nenia funebre venisse cantata o recitata.


This ae nighte, this ae nighte,
Every nighte and alle,
Fire and fleet and candle-lighte,
And Christe receive thy saule.
When thou from hence away art past,
To Whinny-muir thou com’st at last;
If ever thou gavest hosen and shoon,
Sit thee down and put them on;
If hosen and shoon thou ne’er gav’st nane
The whinnes sall prick thee to the bare bane;
From Whinny-muir when thou may’st pass,
To Brig o’ Dread thou com’st at last;
[If ever thou gav’st silver and gold,
At t’ Brig o’ Dread thou’lt find foothold,
But if silver and gold thou never gav’st nane,
Down thou tumblest to Hell flame,]*
From Brig o’ Dread when thou may’st pass,
To Purgatory fire thou com’st at last;
If ever thou gavest meat or drink,
The fire sall never make thee shrink;
If meat or drink thou ne’er gav’st nane,
The fire will burn thee to the bare bane;
This ae nighte, this ae nighte,
Every nighte and alle,
Fire and fleet and candle-lighte,
And Christe receive thy saule.

– traduzione italiana Flavio Poltronieri –
Questa notte, questa notte
Ogni singola notte
Calore, conforto della casa(1) e lume di candela
E Cristo riceva la tua anima
Quando da qui sarai andato via
Alla brughiera di spine(2) arriverai infine
Se hai sempre offerto stivali e scarpe(3)
Mettiti seduto e calzale
Ma se non desti mai stivali e scarpe
Le spine trafiggeranno i tuoi piedi nudi
Quando la brughiera di spine attraverserai
Al Ponte del Tremore(4) allora giungerai
[Anche se hai donato argento e oro
Sul Ponte del Tremore non troverai appiglio 
Ma se non hai mai donato argento e oro
Cadrai giù nelle fiamme dell’inferno]
Quando il Ponte del Tremore attraverserai
Al fuoco del Purgatorio(5) infine giungerai
Se donasti cibo o bevande
Il fuoco non ti farà indietreggiare mai
Ma se non hai mai donato cibo o bevande
Il fuoco ti brucerà fino all’osso
Questa notte, questa notte
Ogni singola notte
Calore, conforto della casa e lume di candela
E Cristo riceva la tua anima

NOTE di Cattia Salto
* la strofa tra parentesi quadre non appartiene al testo raccolto da John Aubrey, ma ad una seconda versione riportata da Richard Blakeborough e pubblicata nel 1898, molto simile alla prima anche se con una grafia diversa. Per leggere parte dei testi nelle versioni originarie si rimanda a https://earlymusicmuse.com/lyke-wake-dirge/
(1) fleet= ‘flat’  il verso dice che si deve tenere la salma in casa prima del funerale
(2) whinny è la ginestra spinosa= sparzio spinoso (Calicotome spinosa). Whinny-moor si trova anche nella mitologia norrena e germanica e le anime dei defunti la devono attraversare nel loro cammino verso i regni di Hel o Hela, la dea della morte
(3) Hell-shoes= il dono caritatevole di un paio di scarpe durante la vita assicura il diritto di usarle nell’attraversare la brughiera con i cespugli di spine; il verso potrebbe anche stare ad indicare l’usanza funebre di bruciare un paio di scarpe con il cadavere o durante la veglia. Bruciare le scarpe dei morti affinché possano indossarle nell’aldilà è un’idea molto antica[5]
(4) The Bridge of the Dead è come uno dei tanti ponti perigliosi dei romanzi cavallereschi, che fanno parte del percorso-viaggio iniziatico del cavaliere, il ponte arcobaleno che nella mitologia norrena unisce la Terra con la dimora degli dei, un ponte attraverso il quale gli uomini antichi comunicavano con gli dei. E’ il ponte sottile come un capello della tradizione persiana, islamica e cristiana[6]
(5) concetto di Purgatorio: un luogo in cui essere puniti fino a quando l’anima ha espiato i suoi peccati; un’idea cristiana, nello specifico cattolica romana, che non è presente nella Bibbia[7]

FOLK REVIVAL

La versione della canzone più conosciuta è quella dei Pentangle che nel 1969 elaborarono l’arrangiamento, a cappella, di una interpretazione di tre anni prima. Si trattava di quella, ancora più inquietante, ad opera di The Young Tradition dei precursori Peter Bellamy, Royston Wood and Heather Wood, all’interno della quale due delle parti vocali si muovevano in quinte parallele. in assenza di un’aria nel repertorio popolare inglese, la melodia della Young Tradition (e quindi dei Pentangle) fu loro fornita dall’informatore Hans Fried che a sua volta l’aveva ascoltata molti anni prima da un’anziana donna scozzese di nome Peggy Richards.
Hans Fried ha precisato a tal proposito di aver arrangiato la melodia[8] ascoltata dalla signora Richards, la quale aveva cantato la versione a suo tempo scritta da Harold Boulton nel 1895 andata in stampa in Songs of the North.

The Young Tradition (1965)
Steeleye Span in Present (2002)
Blowzabella
Andrew Bird & Matt Berniger
Lisa Theriot
Pentangle Basket of Light 1969
Alasdair Roberts 2005
The Living and The Dead

Perfino Igor Stravinsky l’aveva in precedenza utilizzata.

Cantata on Old English Texts: A Lyke-Wake Dirge – Versus I (Prelude) : “This Ae Nighte”

[1] Secondo alcune credenze folkloristiche il keening della lamentazione funebre, tradizionale ancora in Scozia e Irlanda, è un’imitazione umana delle urla strazianti della banshee.
https://terreceltiche.altervista.org/the-castle-of-dromore/

[2] Possiamo considerare tutte le celebrazioni funebri una sorta di rituale per impedire al morto di non tornare più a disturbare i vivi. Un tempo del resto non erano insoliti i casi di morte apparente e la veglia al cadavere era il modo migliore per essere certi dell’avvenuto trapasso.
https://terreceltiche.altervista.org/look-at-the-coffin/

[3] a) in illo tempore, nell’era paradisiaca dell’umanità, un ponte collegava la Terra e il Cielo e si passava dall’una regione all’altra senza incontrare ostacoli, perché non esisteva la morte; b) una volta interrottesi le comunicazioni facili fra Cielo e Terra, il ponte lo si attraversa solo «in ispirito», cioè come morti o essendo in estasi; c) questo passaggio è difficile, in altri termini: è disseminato di ostacoli e non tutte le anime riescono a superarlo; bisogna affrontare demoni e mostri che vorrebbero divorare l’anima, oppure il ponte si fa stretto come la lama di un rasoio al passaggio degli empi, ecc. – solo i «buoni» e, in particolare, gli iniziati attraversano felicemente il ponte 
http://learningsources.altervista.org/Lo_sciamanesimo_e_le_tecniche_dell_estasi.htm#Il_ponte_e_il_passaggio_difficile

[4] (un sentito ringraziamento alla Prof.ssa Monica Lanzillotta, Università della Calabria)

[5] In The Lyke-Wake Dirge , le calzature spirituali sono un segno di moralità, una vita vissuta bene al servizio degli altri, ricompensata da Dio nell’aldilà.
https://earlymusicmuse.com/lyke-wake-dirge/

[6] The Bridge of the Dead è come uno dei tanti ponti perigliosi dei romanzi cavallereschi, che fanno parte del percorso-viaggio iniziatico del cavaliere, il ponte arcobaleno che nella mitologia norrena unisce la Terra con la dimora degli dei, un ponte attraverso il quale gli uomini antichi comunicavano con gli dei. E’ il ponte sottile come un capello della tradizione persiana, islamica e cristiana
Il motivo del “ponte pericoloso” è già presente nella tradizione persiana fin dal VI secolo a.C. La si ritrova nell’Avesta, il testo sacro della religione mazdea, dove il ponte è denominato Cinvat, al di là del quale tre giudici aspettano le anime al varco. Lo ritroviamo nel Libro di Arta Viraf, testo religioso zoroastriano, in cui viene narrata una visione molto simile a quella di Alberico. Questa tematica è contenuta poi nella letteratura islamica, negli hadits, cioè narrazioni risalenti ai tempi di Maometto, dove il ponte è detto appunto “più sottile di un capello”. Citato allo stesso modo anche in svariate reinterpretazioni della Visione di San Paolo redatte tra il IX e il XIII secolo. Lo stesso motivo del ponte lo ritroviamo nel mito germanico: qui rappresentato dalla volta sulla quale avanzano gli dei, detto Asbrù, “il ponte dgli Asi”. Nell’Irlanda del XII è presente la Visione di Tungdalo: anch’egli visitò l’Aldilà e dovette attraversare uno strettissimo ponte che solo i giusti sono in grado di attraversare.
https://www.inliberta.it/il-ponte-del-capello-i-giudizi-universali-di-loreto-aprutino-e-castignano/

[7] Dal punto di vista della teologia cristiana paradiso e inferno sono i luoghi in cui l’umanità trascorrerà il resto dell’esistenza (in eterno) dopo il Giudizio Universale. Per rispondere alla domanda: “Cosa succede ai morti nel frattempo?” la Chiesa cattolica afferma che praticamente le anime degli uomini vengono giudicate subito dopo la separazione dal corpo nel giudizio particolare (in attesa della Fine del Mondo e della ricongiunzione tra anima e corpo). E’ implicito che quasi tutte le anime finiscono in Purgatorio dove ci resteranno a meno che i vivi non intercedano per i defunti.
Che Inferno di Purgatorio!

[8] I got this from my stepmother Nan (nee Spence) who heard it from an old Scots lady, Peggy Richards. The tune she sang was probably printed in Songs of the North by [Harold] Boulton in [1895] and unconsciously changed by me into a more folk like tune. I taught it to The Young Tradition claiming no copyright. Subsequently sung by Pentangle etc. https://mainlynorfolk.info/peter.bellamy/songs/thelykewakedirge.html

Si veda anche sempre dello stesso autore
Il Paradiso e l’Inferno in Bretagna
https://www.blogfoolk.com/2023/03/musiche-sacre-ponti-per-vivi-e-defunti_7.html

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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