Ballata tradizionale inglese
Child Ballad #67
Musica: A. L. Lloyd (1961)
Glasgerion, è il bardo gallese Keraint (Geraint the Blue Bard )-qualificato dall’aggettivo “glas” ossia Azzurro (erano infatti i Bardi -perlomeno quelli in cima alla gerarchia (ossia di nobili natali) – a vestirsi d’azzurro -come carattere distintivo del loro status sociale) “Keraint il Bardo Azzurro” è citato nei Mabinogion: Keraint figlio di Owain, Principe di Glamorgan visse probabilmente nell’VIII- IX secolo.
Ohibò ecco da dove viene il Principe Azzurro delle fiabe!! Senonchè “azzurro“, in lingua gallese, significa “più importante, principale” e infatti 500 anni dopo Chaucher lo colloca nel suo “House of Fame” accanto ad Orfeo (o almeno così ritengono gli studiosi identificando il Glaskirion di Chaucer con il bardo gallese).
NEL BLU TINTO DI BLU
Glasten o glas ma un tempo woad ossia “erba selvatica” detta glastum da Plinio, è il colore blu ottenuto dagli antichi Celti un blu verde-grigio (o azzurro-verde) dalla lavorazione dell’erba guada, un’erba detta anche erba gialla per via del colore delle sue infiorescenze, l’Isatis tinctoria delle Brassicaceae (la famiglia dei cavoli per intenderci).
Il colorante si trova nelle foglie le quali si raccolgono con frequenti tagli (4-5 all’anno) – e secondo tradizione l’ultimo taglio si faceva l’equinozio d’autunno (e nel Medioevo cristiano con il giorno di San Michele Arcangelo)
A parte i reperti tessili datati al V secolo a.C. anche Giulio Cesare e Plinio descrivono l’usanza dei Celti di tingersi i corpi prima della battaglia con il guado.
La pianta oltre che nel Nord europa fu coltivata anche in molte regioni italiane fino a quanto venne soppiantata dall‘indaco indiano portato da Marco Polo dai suoi viaggi in Oriente, una pianta di maggior resa tintoria.
La coltivazione dell’erba guada è stata oggi ripresa e valorizzata sia in Francia che in Italia con ottimi risultati.
Nell’antichità greca e romana il blu era considerato un colore poco prestigioso confuso con il verde e il grigio, finchè poco dopo l’Anno Mille mutarono i gusti e la percezione estetica riguardante tale colore.
Perché il blu diventasse un colore significativo, capace di trasmette idee e suscitare emozioni, furono necessarie nell’Europa cristiana almeno due cose: che le materie di base per la pittura e la tintura delle stoffe non fossero più un bene raro e difficile da distillare come nell’antichità; e che nuove abitudini si sedimentassero nell’inconscio collettivo trasformando la sensibilità ed il gusto degli individui. Lo storico francese Michel Pastoureau ha datato al 1100 il punto di svolta riguardo al colore blu. Grazie allo sviluppo del commercio e dei mezzi di produzione materiale nacque una nuova sensibilità religiosa e culturale, ed il colore blu si impose sulla scena europea per rimanerci fino ai giorni nostri. Il primo segnale che qualcosa stava cambiando lo diede, in pittura, il mantello della Vergine: precedentemente era stato quasi sempre dipinto di bruno, violetto o bianco in segno di lutto ed afflizione. Poi, improvvisamente, diventò ovunque di un bel blu chiaro e luminoso, trasformandosi in un simbolo di purezza e misericordia. Vestirsi di blu ormai non era più una stravaganza. Ma nessun libro – scrive Pastoureau- nessuna opera d’arte e nessun avvenimento esercitò tale influenza sulla moda quanto il libro di Goethe “I dolori del giovane Werter”, pubblicato nel 1774. Per almeno 10 anni il capo più richiesto dai giovani di tutta Europa fu proprio “l’abito alla Werter” e cioè la marsina blu che l’eroe indossava quando conobbe Carlotta. Lo stesso Goethe vestiva spesso di blu, e nella sua Teoria dei Colori definì l’associazione del blu e del giallo come l’armonia cromatica assoluta. Ma non fu il solo: al pari del grande scrittore tedesco tutto il movimento romantico portò un culto assoluto al colore blu. Per i romantici il blu costellava la poesia, il sogno, la melanconia, il languore assetato di assoluto. (tratto da qui)
LA BALLATA
La ballata in Reliques of Ancient English Poetry di Sir Thomas Percy risale sicuramente al medioevo e il nostro Bardo è coinvolto in una vicenda tragicomica: vezzeggiato ospite alla mensa del Re, riesce a sedurre con il suo canto la bella Principessa la quale lo invita a recarsi nella sua camera nel cuore della notte.
Il servitore del Bardo approfitta dell’occasione e gioca d’anticipo entrando per primo nella camera della principessa, la prende così per terra, senza tante buone maniere. Poi torna negli alloggi del Bardo e lo sveglia per esortarlo ad andare all’appuntamento fissato. Nel vederlo ritornare la Principessa sulle prime si mostra sorpresa e poi scopre di essere stata violata dal servitore del Bardo e preferisce uccidesi. Glasgerion va dal paggio e lo uccide e poi volge la lama su di sè. Una storia come piaceva a quei tempi con tanto spargimento di sangue e uccisioni di giovani vite e rigide regole di comportamento sociale da far rispettare!
In seguito Glasgerion diventa Jack Orion ovvero Jack O’Rian, ed è proprio la versione tardo settecentesca della ballata ad essere stata rimaneggiata e messa in musica da Andrew Lancaster Lloyd (1961)
È la versione interpretata e fatta conoscere da Bert Jansch nel 1966, nell’album omonimo. Probabilmente di origine tardosettecentesca, si tratta di una versione un po’ edulcorata nel linguaggio ma comunque che non si allontana da quella più antica tramandata dal Folio Percy. La storia di questa versione è comunque controversa e riflette interventi arbitrari moderni che non sono stati infrequenti nel Folk revival degli anni ’60. Fu infatti nel 1961 che, basandosi su una autentica versione stampata prima che la ballata scomparisse del tutto dalla tradizione orale, che lo studioso e folklorista Albert Lancaster Lloyd (1908-1982) compose una versione “modernizzata” e una melodia adatta (della versione più antica e anche di quelle più tarde non si è mai conosciuta la musica). Lloyd, che era anche cantante in proprio, la incise nel 1966 nell’album First Person con Dave Swarbrick (“Swarb”) al fiddle: fu questa versione che fu poi ripresa da Bert Jansch e dai Pentangle. Nel 1968 era stata interpretata anche da Martin Carthy, ancora con Dave Swarbrick al fiddle, nell’album But Two Came By. In una nota nel libretto dell’album, Martin Carthy osserva interessantemente: ‘The song in its traditional form was, according to evidence at our [his and A. L. Lloyd’s] disposal, not very widespread, which serves to highlight one of the curious features of the folk revival, that is, the many songs which were not at all common in tradition are very commonly sung in the revival and vice versa.’ Nel 1970, infine, la sua versione più famosa e nella quale viene generalmente ricordata: quella dei Pentangle in Cruel Sister, interpretata a tre voci da Bert Jansch, John Renbourn e Jacqui McShee. (tratto da qui)
ASCOLTA su Spotify A.L. Lloyd & Dave Swarbrick · in English & Scottish Folk Ballads 2006. Nella versione di LLoyd vengono omesse le strofe del suicidio della principessa e del bardo, apparentemente l’unico a morire è il servo.
I Jack Orion was as good fiddler As ever fiddled on a string, And he could drive young women mad With the tune his wires would sing. II He could fiddle the fish out of salt water Or water from a marble stone, Or the milk out of a maiden’s breast Though baby she had none. III So he sat and played in the castle hall And fiddled them all so sound asleep, Except it was for the young countess, And for love she stayed awake. IV And first he played a slow, slow air And then he played it brisk and gay, And, “O dear love,” behind her hand This lady she did say. V “Ere the day has dawned and the cocks have crown And flapped their wings so wide, It’s you may come up to my bedroom door/ And stretch out at my side.” VI So he lapped his fiddle in a cloth of green/ And he stole out on his tip toe, And he’s off back to his young boy Tom As fast as he could go. VII “Ere the day has dawned and the cocks have crown And flapped their wings so wide, I’m bid to go to that lady’s door And stretch out at her side.” VIII “Well lie down, rest you, my good master, Here’s a blanket to your hand. And I’ll waken you in as good a time As any cock in the land.” IX And Tom took the fiddle into his hand, Fiddled and he sang for a full hour, Till he played his master fast asleep And he’s off to that lady’s bower. X And when he come to the countess’ door He twirled so softly at the pin, And the lady true to her promise Rose up and let him in. XI Well he didn’t take that lady gay To bolster or to bed, But down upon her bedroom floor Right soon he had her laid. XII And he neither kissed her when he came Nor yet when from her he did go, But in and out of her bower window The moon like a coal did glow. XIII “Oh ragged are your stockings, love, And stubble is your cheek and chin, And tangled is that yellow hair That I saw late yestre’en.” XIV “My stockings belong to my boy Tom And they were the first come to my hand, And I tangled all my yellow hair When coming against the wind” XV He took his fiddle into his hand, So saucy there he sang, And he’s off back to his own master As fast as could run. XVI “Well up, well, my master dear, For while you sleep and snore so loud There’s not a cock in all this land But has flapped his wings and crowed.” XVII Jack Orion took the fiddle into his hand/ And he fiddled and he played so merrily,/ And he’s off away to the lady’s house/ As fast as go could he. XVIII Well, when he come to the lady’s door The fiddler twirled upon the pins, Saying softly, “Here’s your own true love, Rise up and let me in.” XIX She says,“Surely you didn’t leave behind A bracelet or a velvet glove, Or are you returned back again To taste more of me love?” XX Jack Orion swore a bloody oath, “By oak and ash and bitter thorn, Lady, I never was in your room Since the day that I was born.” XXI “Oh then it was your little foot page That falsely has beguiled me, And woe that the blood of that ruffian boy Should spring in my body.” XX And home then went Jack Orion, crying, “Tom, my lad, come here to me!” And he hanged that boy from his own gatepost High as the willow tree. |
tradotto da Riccardo Venturi* I Jack Orion era il miglior violinista(1) Che mai avesse suonato su corda, Faceva impazzire le giovani donne Quando suonava una melodia sul suo violino II Avrebbe fatto uscire i pesci dall’acqua salata/O acqua da una lastra di marmo, O latte dal petto di una vergine Sebbene mai avesse avuto figli (2) III E continuò a suonare nella sala del castello/ Finché, suonando, non li fece addormentar tutti;/tutto a causa della giovane principessa/ Che per amore se ne stava sveglia. IV E prima suonò una melodia (3) solenne e lenta/ E poi ne fece sgorgare una allegra;/ E “Oh Amore caro” di nascosto la dama gli diceva. V “All’alba, quando i galli avranno cantato E ben sbattuto le loro ali, allora vieni ed entra in camera mia per distenderti al mio fianco.” VI Ripose il violino in una tela verde e, muovendosi con circospezione, corse via dal suo giovane servo Tom, più veloce del vento. VII All’alba, quando i galli avranno cantato E ben sbattuto le loro ali, Sono stato invitato a entrare da quella dama Per distendermi al suo fianco.” VIII “Giaci pure nel tuo letto, caro padrone, ecco prendi una coperta; ti sveglierò al momento giusto meglio di un gallo.” IX E Tom prese il violino in mano suonò e cantò per una buona ora suonò finchè il suo padrone prese sonno e così se ne andò dalla dama. X E quando giunse alla camera della signora Toccò leggermente il battente; La signora fu fedele alla sua parola, Si alzò e lo fece entrare. XI Beh, non prese quella bella signora Sul capezzale e neanche sul letto, La rovesciò giù sul pavimento E rapidamente la montò. XII Non le diede un bacio né all’arrivo E neppure quando andò via; Splendeva la luna come brace Guizzando dentro e fuori dalla finestra. XIII “Le tue calze sono stracciate, amore, Hai le guance ispide di barba, Pieni di nodi sono i tuoi capelli biondi Che ho visto solo ieri sera.” XIV “Le calze sono del mio paggio Tom, Sono le prime che mi son capitate in mano, e mi sono annodato i biondi capelli mentre venivo controvento.” XV Tom prese il violino in mano E cantò in modo insolente, Poi tornò alla casa del suo padrone Il più veloce che poté. XVI “Svegliati, svegliati, mio buon padrone, perchè mentre dormivi sodo e russavi nessun gallo del paese ha cantato e sbattuto le ali” XVII Jack Orion prese il violino in mano suonò e cantò contento e se ne andò dalla dama più veloce del vento. XVIII E quando giunse alla porta il violinista toccò il battente; dicendo piano: “Ecco il tuo vero amore alzati e fammi entrare” XIX “Oh, lai lasciato qui da me Il tuo braccialetto o un guanto? Oppure sei tornato Per fare ancora l’amore con me?” XX Jack Orion tirò una bestemmia sanguinosa (4) “Sulla quercia, le ceneri e le amare spine Signora, non sono mai stato in casa tua/ Dal giorno che sono nato.” XXI “Oh, allora è stato il tuo paggetto Che mi ha ingannata così crudelmente, Che sventura che il sangue di quel furfante/ Scorra dentro al mio corpo (5).” XX Jack Orion corse a casa, gridando, “Tom, ragazzo mio, vieni qua da me.” e impiccò quel servo al proprio cancello in alto come il salice |
NOTE
* traduzione di Riccardo Venturi per il testo dei Pentangle (sotto), adattato da Cattia Salto sulla versione di Bert Lloyd
1) lo strumento in origine era l‘arpa bardica
così recita la versione del foglio Percy [traduzione di Riccardo Venturi da qui]
Glasgerion was a kings owne sonne, And a harper he was good, He harped in the kings chamber Where cappe and candle yoode, And soe did hee in the Queens chamber Till ladies waxed wood. |
Glasgerion era l’unico figlio d’un re, Era un buon suonatore d’arpa; Suonava l’arpa alla corte del re Dove passavan calici e candelabri, E così fece nelle stanze della regina Facendo impazzire le dame. |
2) Le Arpe magiche sono molto citate nella mitologia celtica, arpe dotate di straordinari poteri che suscitano forti emozioni negli uomini e negli animali e compiono incantesimi sulle cose inanimate. continua
3) le tre melodie suonate dal bardo riprendono pari pari le melodie suonate dal Dio Dagda con la sua arpa magica denominata “sussurro del dolce albero di mele”. Così racconta la leggenda: durante la battaglia di Mag Tured tra i Fomori, leggendari abitanti dell’Irlanda e i Thuata DeDanann, i figli della dea Dana, dai quali discende il popolo irlandese, i Fomori rubarono l’arpa al dio Dagda. In una rocambolesca sortita nel campo nemico lo stesso dio Dagda accompagnato dal dio Lugh e Ogma, chiama a sè con un’invocazione magica l’arpa e suona le tre fondamentali e nobili melodie musicali per le quali si riconoscono gli arpisti: la melodia del pianto, quella del riso, e quella del sonno.
4) Così commenta Riccardo Venturi: “Cioè sulla quercia con la quale era stata fabbricata la croce di Gesù, sulle sue ceneri e sulle spine della corona. Per i puritani standard inglesi, anche moderni, si tratta di una bestemmia veramente sanguinosa”
5) in realtà è lo sperma di un umile servo quello che scorre nella vagina della principessa: nei tempi antichi le pulzelle nobili venivano tranquillamente stuprate dagli eserciti conquistatori, per questo si toglievano la vita quando il nemico sfondava le porte della città o del mastio. Se sopravvivevano venivano degradate a servire come serve o vendute come schiave.
ASCOLTA Pentangle Jack Orion in Cruel Sister, 1967. In una versione a tre voci Bert Jansch (il narratore), John Renbourn (il bardo e lo scudiero), Jacqui McShee (la principessa). Così commenta Alberto di Musica e Memoria: “Questa ballata tradizionale nell’LP Cruel Sister occupa una intera facciata e segna la adozione, per la prima volta, della chitarra elettrica con distorsore (al minuto 14:46) da parte dei Pentangle, forse per adeguarsi in qualche modo allo stile folk-rock allora imperante (Fairport Convention, Steeleye Span), mentre sino ad allora erano stato fedeli ai soli strumenti acustici e al massimo alla chitarra elettrificata stile jazz.” (tratto da qui)
La versione portata nel gruppo da Bert Jansch (che l’aveva registrata nel 1966 nel suo album dal titolo omonimo) è più tragica e dettagliata.
ASCOLTA Fairport Convention – Jack O’Rion 1978
I Jack Orion was as good a fiddler As ever fiddled on a string He could make young women mad To the tune his fiddle would sing II He could fiddle the fish out of salt water Or water from a marble stone Or milk from out of a maiden’s breast Though baby she’d got none III He’s taken his fiddle into his hand He’s fiddled and he’s sung And oft he’s fiddled unto the King Who never thought it long IV And he sat fiddling in the castle hall He’s played them all so sound asleep All but for the young princess And for love she stayed awake V And first he played at a slow grave tune And then a gay one flew And many’s the sigh and loving word That passed between the two VI Come to my bower, sweet Jack Orion When all men are at rest As I am a lady true to my word Thou shalt be a welcome guest VII He’s lapped his fiddle in a cloth of green A glad man, Lord, was he Then he’s run off to his own house Says, Tom come hither unto me VIII When day has dawned and the cocks have crown And flapped their wings so wide I am bidden to that lady’s door To stretch out by her side IX Lie down in your bed, dear master And sleep as long as you may I’ll keep good watch and awaken you Three hours before ‘tis day X But the rose up that worthless lad His master’s clothes did don A collar he’s cast about his neck He seemed the gentleman XI Well he didn’t take that lady gay To bolster nor to bed But down upon the bower floor He quickly had her laid XII And he neither kissed her when he came Nor when from her he did go And in and out of her window The moon like a coal did glow XIII Ragged are your stockings love Stubbly is your cheek and chin And tangled is that yellow hair That I saw yestereen XIV The stockings belong to my boy Tom They’re the first come to my hand The wind has tangled my yellow hair As I rode o’er the land XV Tom took his fiddle into his hand So saucy there he sang Then he’s off back to his master’s house As fast as he could run XVI Wake up, wake up my good master I fear ‘tis almost dawn Wake up, wake up the cock has crowed ‘Tis time that you were gone XVII Then quickly rose up Jack Orion Put on his cloak and shoon And cast a collar about his neck He was a lord’s true son XVIII And when he came to the lady’s bower He lightly rattled the pin The lady was true to her word She rose and let him in XIX Oh whether have you left with me Your bracelet or your glove? Or are you returned back again To know more of my love? XX Jack Orion swore a bloody oath By oak and ash and bitter thorn Saying, lady I never was in your house Since the day that I was born XXI Oh then it was your young footpage That has so cruelly beguiled me And woe that the blood of the ruffian lad Should spring in my body XXII Then she pulled forth a little sharp knife That hung down at her knee O’er her white feet the red blood ran/ Or ever a hand could stay And dead she lay on her bower floor At the dawning of the day XXIII Jack Orion ran to his own house Saying, Tom my boy come here to me Come hither now and I’ll pay your fee And well paid you shall be XXIV If I had killed a man tonight Tom I would tell it thee But if I have taken no life tonight Tom thou hast taken three XXV Then he pulled out his bright brown sword And dried it on his sleeve And he smote off that vile lad’s head And asked for no man’s leave XXVI He set the sword’s point to his breast The pommel to a stone Through the falseness of that lying lad These three lives were all gone. |
tradotto da Riccardo Venturi * I Jack Orion era il miglior violinista (1) Che mai avesse suonato su corda, Faceva impazzire le giovani donne Quando suonava una melodia sul suo violino II Avrebbe fatto uscire i pesci dall’acqua salata O acqua da una lastra di marmo, O latte dal petto di una vergine Sebbene mai avesse avuto figli (2) III Prese il suo violino in mano E si mise a suonare e a cantare; E spesso suonava al cospetto del Re Che mai se ne aveva a annoiare. IV E continuò a suonare nella sala del castello/ Finché, suonando, non li fece addormentar tutti; E tutto questo a causa della giovane principessa/ Che per amore se ne stava sveglia. V E prima suonò una melodia solenne e lenta (3)/ E poi ne fece sgorgare una allegra;/ E molti furono i sospiri e le parole d’amore Che scorsero fra quei due. VI “Vieni in camera mia, dolce Jack Orion, Quando tutti saranno a riposare; Sono una donna fedele alla mia parola, Sarai un ospite ben gradito.” VII Ripose il violino in una tela verde E, com’è vero Iddio, era un uomo felice; Poi corse via a casa sua E disse, “Tom, vieni qui da me VIII All’alba, quando i galli avranno cantato E ben sbattuto le loro ali, Sono stato invitato a entrare da quella dama Per distendermi al suo fianco.” IX “Giaci pure nel tuo letto, caro padrone, E dormi quanto più puoi; Farò buona guardia e ti sveglierò Tre ore prima che faccia giorno.” X Invece si alzò, quell’indegno ragazzo, E indossò i vestiti del suo padrone; Si mise pure un colletto al collo, Sembrava proprio un gentiluomo. XI Beh, non prese quella bella signora Sul capezzale e neanche sul letto, La rovesciò giù sul pavimento E rapidamente la montò. XII Non le diede un bacio né all’arrivo E neppure quando andò via; Splendeva la luna come brace Guizzando dentro e fuori dalla finestra. XIII “Le tue calze sono stracciate, amore, Hai le guance ispide di barba, Pieni di nodi sono i tuoi capelli biondi Che ho visto solo ieri sera.” XIV “Le calze sono del mio paggio Tom, Sono le prime che mi son capitate in mano,/ I capelli me li ha annodati il vento/ Mentre cavalcavo per la campagna.” XV Tom prese il violino in mano E cantò in modo insolente, Poi tornò alla casa del suo padrone Il più veloce che poté. XVI “Svegliati, svegliati, mio buon padrone, Temo che sia quasi l’alba, Svegliati, svegliati, il gallo ha cantato, È ora che tu vada.” XVII Allora si alzò veloce Jack Orion, Si infilò il mantello e le scarpe, E si mise un colletto al collo (6), Era davvero figlio di un signore. XVIII E quando giunse alla camera della signora Toccò leggermente il battente; La signora fu fedele alla sua parola, Si alzò e lo fece entrare. XIX “Oh, lai lasciato qui da me Il tuo braccialetto o un guanto? Oppure sei tornato Per fare ancora l’amore con me?” XX Jack Orion tirò una bestemmia sanguinosa (4)“Sulla quercia, le ceneri e le amare spine: -Disse – Signora, non sono mai stato in casa tua Dal giorno che sono nato.” XXI “Oh, allora è stato il tuo paggetto Che mi ha ingannata così crudelmente, Che sventura che il sangue di quel furfante Scorra dentro al mio corpo (5)” XXII Allora sguainò un pugnaletto acuminato Che teneva appeso al ginocchio. Sui suoi candidi piedi scorse il sangue Prima che mano la potesse fermare; E morta giacque sul pavimento della camera Mentre spuntava il giorno. XXIII Jack Orion corse a casa, Disse, “Tom, ragazzo mio, vieni qua da me./ Vieni qua che ti devo pagare, E ben pagato tu sarai. XXIV Se io avessi ucciso un uomo stanotte Tom, io te lo avrei detto; Ma tu non hai preso una sola vita, stanotte,/Tom, tu stanotte ne hai prese tre.” XXV E allora sguainò la sua spada brunita e lucente E se la asciugò sulla manica; Poi troncò la testa a quel ragazzo dappoco E non chiese il permesso a nessuno. XXVI Si appoggiò la punta della spada al petto E l’impugnatura a una pietra; Per la falsità di quel ragazzo bugiardo Quelle tre vite se n’eran tutte andate. |
NOTE
* (da qui)
6) la moda del collare in pizzo inizia con il 500 detto collare a lattughe diventato poi la più rigida gorgiera, formata da parecchi strati sovrapposti di bianco lino o di pizzo. Viene però sostituito ben presto dal collare di pizzo a bavera, sempre prezioso ma decisamente più pratico. Il cantastorie non manca occasione di ribadire la differenza di ceto sociale tra il nobile e il servitore perchè nel Medioevo la nobiltà si arrogava un diritto di superiorità “di sangue” sul volgo (il sangue blu delle fiabe): questa superiorità era portatrice di qualità morali oltre che di buone maniere (e non faceva difetto l’arroganza).
Il racconto tragico diventa una storiella comica nella versione intitolata Do Me Ama, una fo’c’sle song dalle origini settecentesche. continua
FONTI
http://www.bluegrassmessengers.com/67-glasgerion.aspx
http://www.bluegrassmessengers.com/recordings–info-67-glasgerion.aspx
http://ontanomagico.altervista.org/arpa-celtica.html
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=48292&lang=it
http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=48292&lang=it#agg229803
http://www.musicaememoria.com/pentangle_cruel_sister.htm
https://mainlynorfolk.info/lloyd/songs/jackorion.html
http://71.174.62.16/Demo/LongerHarvest?Text=ChildRef_67
http://mysongbook.de/msb/songs/j/jackorio.html
http://www.mudcat.org/thread.cfm?threadid=32313
http://mudcat.org/thread.cfm?threadid=18386
http://www.dyeinghousegallery.com/tingere-lindaco-ecco-si-fa/
http://www.oikos-group.it/contenuti/colore/colore-e-societa/storia-archivio