No more auction block, dallo spiritual a Bob Dylan, passando per la sea shanty

Abbiamo qui un brano di ribellione, dalla forza straziante, un canto di libertà, che prende il suo avvio come spiritual durante la Guerra Civile Americana: all’epoca Lincoln predicava la liberazione dei neri dalla schiavitù e fu la Secessione. Fu allora che molti schiavi neri vennero “liberati” per servire nei reggimenti neri del Nord.
La prima pubblicazione con il titolo “No more auction block” (in italiano “niente più vendita all’asta”) è del 1873 in Gustavus D. Pike, “The Jubilee Singers” ma già nel 1867 Thomas Wentworth Higginson pubblicò una raccolta di canti “Negro Spirituals” sulla rivista Atlantic Monthly che egli stesso trascrisse ascoltando i soldati afroamericani del 51esimo reggimento di fanteria del Massachusetts mentre li cantavano la sera attorno al fuoco o durante le marce (era il 1861) e al numero 35 troviamo con il titolo Many Thousand Go, quasi lo stesso brano in cui manca però il verso d’apertura “No more auction block” (cf). Many Thousand Go venne anche pubblicato in Slave Songs of the United States (New York: A. Simpson & Co., 1867) dai canti raccolti nelle Sea Island della Carolina del Sud tra il 1862 e il 1863.
Alan Lomax fa risalire il canto addirittura al 1833 quando la Gran Bretagna abolì la schiavitù, dando vita alla prima “Underground Railroad” verso il Canada (una rete di strade e di case sicure per gli schiavi afroamericani fuggiaschi dagli Stati Americani).
Una tradizione -riportata dal folklorista Nigel Schofield – narra che la canzone ebbe origine a Dallas durante un’asta di schiavi del 1856 con circa 8.000 schiavi: tra gli schiavi liberati che accompagnavano i padroni, si alzò una voce che cantava su una melodia del Gambia delle parole di liberazione- No more auction block- inventate al momento, pian piano si unirono al coro anche gli schiavi all’asta, così scrive il Dallas Reporter “the mart was overwhelmed by song, such that the good people there for honest trade felt oppressed and affrighted”. Si dice che fu Zeb King, il bisnonno di Martin Luther King a iniziare il canto.

Paul Robeson, la registra negli anni 50 del 1900, versione ripubblicata dalla serie Smithsonian Folkways African American Legacy nel 2007, non fatevi ingannare dall’immagine in copertina, Robeson era nero. Robeson imparò la canzone dal padre che la imparò da Harriet Tubman che svolse un ruolo importante per l’abolizionismo della schiavitù. (Io credo che il canto venisse da una donna perchè furono le donne a ribellarsi, a resistere ai loro padroni e a fuggire, a essere dei capi delle bande ribelli)

Odetta in At Carnegie Hall la canta in versione blues (1960).

Bob Dylan Ai tempi in cui Bob Dylan stava scrivendo “Blowing in the wind” gli restò in testa la melodia cantata da Odetta e la mise sul suo pezzo, dichiarando la provenienza. ‘Blowin’ in the Wind’ has always been a spiritual. I took it off a song called ‘No More Auction Block’ — that’s a spiritual and ‘Blowin’ in the Wind’ follows the same feeling” (dall’intervista con Marc Rowland nel 1978, nelle note di copertina del “The Bootleg Series Volumes 1-3 (Rare & Unreleased) 1961-1991″ del 1991)

No more auction block for me
No more, no more
No more auction block for me
Many thousands gone

No more pint of salt for me
No more driver’s lash for me
Niente più vendita all’asta (1) per me
mai più, mai più
Niente più vendita all’asta per me,
a migliaia se ne sono andati (2)

Niente più pinta di sale (3) per me
Niente più frusta del sorvegliante (4) per me

NOTE
1) l’auction block era un piccolo podio improvvisato su cui l’imbonitore metteva in mostra gli schiavi, uno ad uno, per la vendita al migliore offerente
2) anche se viene da tradurre come “sono morti” il senso iniziale della frase riguardava gli schiavi che erano riusciti a fuggire e a ottenere la libertà. Un ulteriore significato si è stratificato in omaggio alle migliaia di africani schiavizzati e afro-americani che hanno combattuto e sono morti nella lotta per i diritti civili
3) potrebbe trattarsi di un riferimento alle misere razioni di cibo riservate agli schiavi delle piantagioni, ma più inteso in senso di “lacrime amare” da mandare giù quotidianamente tra soprusi e umiliazioni. Del resto il sale non era compreso nelle razioni del rancio e il termine pinta è riferito a una bevanda, casomai si sarebbe usato il termine oncia di sale (vedasi più sotto)
4) il sorvegliante era generalmente un bianco (ma anche uno schiavo nero che aveva ottenuto la fiducia del suo padrone) e nella piantagione aveva il compito di direttore dei lavori, per farsi ubbidire ricorreva alle frustate da 40 e fino a 100 colpi anche per le più piccole negligenze

Matthew Sabatella in Ballad of America Vol 1 2005

No more auction block for me
No more, no more
No more auction block for me
Many thousands gone

No more peck of corn for me
No more driver’s lash for me
No more pint of salt for me
No more hundred lash for me
No more mistress call for me
No more children stole from me
No more slavery chains for me
Niente più vendita all’asta per me,
mai più, mai più
Niente più podio d’asta per me,
a migliaia se ne sono andati

Niente più staio (1) di mais per me
Niente più frusta del sorvegliante per me
Niente più pinta di sale per me
Niente più cento frustate per me
Niente più Padrona che mi chiama
Niente più bambini che mi rubano (2)
Niente più catene della schiavitù per me

NOTE
1) Era compito dei proprietari della piantagione nutrire gli schiavi anche se con misere razioni di cibo. La frase unisce senso di libertà con la preoccupazione di riuscire a sfamarsi con le proprie forze.
il peck è un’antica unità di misura, equivalente a circa 9 litri, l’avevo già trovata come unità di misura per le mele, ma veniva usata anche per i cereali, e in questo contesto corn si traduce come mais e non come grano. Equivale grosso modo allo staio romano, una misura agraria  di peso per cereali, che corrispondeva ad un contenitore particolare, in genere a tronco di cono (cf)
La razione di cibo da schiavo. Si veda il libro autobiografico di Salomon Northup (da cui è stato ricavato il film 12 anni schiavo di Steve McQueen) Nel libro, Salomon parla anche di alimentazione e questa, scrive, “… consiste in granturco e pancetta o lardo affumicato che vengono distribuiti la domenica mattina nel magazzino e nei locali dove viene affumicata la carne; per tutta la settimana ciascuno riceve tre libbre e mezzo di pancetta e il grano che serve a fare un peck di alimenti cotti. Questo è tutto: non ci sono né tè, né caffè, né zucchero, e neppure sale, salvo un pizzico di quando in quando; dopo dieci anni passati sotto padron Epps posso ben dire che è improbabile che qualcuno dei suoi schiavi soffra di gotta per l’eccessivo mangiare! I porci di padron Epps venivano nutriti con granturco sgranato, mentre ai negri il grano lo dava ancora nella pannocchia: i maiali ingrassavano più alla svelta se mangiavano i grani, mentre gli schiavi, trattati allo stesso modo, sarebbero ingrassati troppo per lavorare bene: così pensava il padrone. Edwin Epps era un astuto calcolatore e, ubriaco o sobrio che fosse, sapeva come trattare i suoi animali.” Poi descrive un pasto comune tra gli schiavi composto da farina di mais e acqua, come la nostra polenta “La farina di granturco viene mescolata con un po’ di acqua e messa a cuocere sulla brace; quando è ben scura si gratta via la cenere e si mette il tutto su un pezzo di legno che serve da tavola, e l’inquilino della baracca è allora pronto per sedersi a terra per la cena. A questo punto di solito è ormai mezzanotte.” (tratto da qui)
2) l’indifferenza dei proprietari di piantagioni nei confronti dei legami famigliari dei loro schiavi era estremamente brutale

LA VERSIONE SEA SHANTY

Stan Hugill la inserisce nella sua Bibbia sui canti marinareschi asserendo che il marinaio avrebbe cantato qualunque canzone si fosse prestata al ritmo di lavoro del momento, ma non la troviamo in nessun libro sulle sea shanties.

The Exmouth Shanty Men in Back On Board 2015

No more auction block for me
No more, no more
No more auction block for me
Many thousands gone

No more pint of salt for me
No more driver’s lash for me
No more …
No more auction block for me
Niente più vendita all’asta per me
mai più, mai più
Niente più vendita all’asta
per me,
a migliaia se ne sono andati

Niente più pinte di sale per me
Niente più frusta del sorvegliante per me
::
Niente più vendita all’asta
per me

FONTI
https://digitalcommons.buffalostate.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1008&context=magazines-books
http://www.elisabrown.eu/2019/03/29/schiavo-della-voglia-di-liberta/
https://www.balladofamerica.org/many-thousand-gone/
https://novascotia.ca/archives/africanns/archives.asp?ID=179
https://www.exmouthshantymen.com/songbook.php?id=81
https://amst312.umwblogs.org/2009/01/29/no-more-auction-block/
https://www.sguardidiconfine.com/no-more-auction-block-for/
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=19303
http://www.maggiesfarm.it/ttt593.htm
http://civilrightssongs.blogspot.com/2014/12/no-more-auction-block-many-thousands.html
https://www.expectingrain.com/dok/div/influences.html
https://www.balladofamerica.org/many-thousand-gone/

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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