Convegno Notturno

[Nigra 76; trad.]

Convegno Notturno è una night visit song in versione piemontese. Sono tre i tipi in cui si suddivide questo genere di ballata relativo alla visita notturna di un innamorato nella camera della fanciulla.

Convegno Notturno in Piemonte

Le due versioni del convegno promesso (o non promesso) e non concesso sono tipicamente piemontesi.

Teresa Viarengo – O Pinota dla bela Pinota

[come trascritta da Roberto Leydi in Cantè Bergera]

“O Pinóta dla bela Pinóta,
lé ‘n piasì mi vuria da vui
lé ‘l piasì che mi vuria,
d’üna notéa a dörmir cun vui”
“Mnì stasèira a le des uri,
che pari e mari siu cugià
Mnì stasèira a le des uri,
che pari e mari siu cugià”
Le des uri n’ar batu e sunu,
gentil galant a l’é rüvà lì,
l’à dait ün pé a l’à picà a la pórta:
“Béla Pinót, mnimi durbì”
“Mi sun desca-usa e ‘n camisóla,
la mia mama l’é a dürmi cun mi”
O mnì staséra a le undes uti,
che pari e mari siu ‘ndürmì”

Le undes uri n’ar batu e sunu,
gentil galant a l’é rüvà lì,
l’à dait ün pé a l’à picà a la pórta:
“Béla Pinót, mnimi durbì”
“Ma chi ca j é ca l’ pica sta pórta?
O ‘ndè pichéla l’autra pü ‘n là
sa j é chidün ca l’ vurà ch-i cósa,
lu me papà lu servirà”
“E custa si mi vöi cuntéla,
la vöi cuntéla al me pais:
che ‘na fi-éta di quatòrdes ani,
a l’à menami per i barbis.
E mai pü mi m’ lu chèrdiva,
e mai pü mi l’avria pensà:
che ‘na fi-éta di quatòrdes ani
a mi menèisa per el nas”

Traduzione italiana
“O Pinotta bella Pinotta,
un piacere vi chiederei
un favore vorrei,
di una notte per dormire con voi”
“Venite stasera alle 10,
che papà e mamma si siano coricati”
Battono e suonano le dieci,
gentil galante è arrivato lì,
con un piede batte alla porta:
“Bella Pinotta, venitemi ad aprire”
“Sono scalza e in camiciola,
mia mamma è a letto con me.
Venite stasera alle 11,
che papà e mamma si siano addormentati”

Battono e suonano le dieci,
gentil galante è arrivato lì,
con un piede batte alla porta:
“Bella Pinotta, venitemi ad aprire”
“Ma chi è che bussa alla porta?
Andate a bussare all’altra più in là,
se è qualcuno che vuole qualcosa,
mio padre lo servirà”
“Questa si che la voglio raccontare,
la voglio raccontare a tutto il paese,
che una ragazzina di quattordici anni
mi ha preso in giro.
E mai più avrei creduto
e mai più l’avrei pensato
che una ragazzina di quattordici anni
mi prendesse per il naso”

The Alan Lomax Collection – Italian Treasury – Piemonte and Valle d’Aosta in Italian Folk Music, Vol.1: Piedmont, Emelia, Lombardy

La monachella e le altre. Dagli Appennini alle Alpi. Incontri di voci tra le Quattro Province, la Liguria e la Valle d’Aosta

O pInotta (Fenis, Valle d’Aosta)
La Pinotta (Bogli – Piacenza[Quattro Province])

In queste versioni del “Convegno Notturno” il gentil galante è preso per il naso da una ragazzina, alla quale chiede una “grazia” o un favore, quella di prendersi delle libertà sessuali andando nella sua cameretta, complice la notte. Anche in Costantino Nigra la bella Giuseppina prima fissa un orario per la “visita” poi adduce mille pretesti.

In alcune versioni il ragazzo e deluso e anche seccato, in altre è contento che la ragazza abbia saputo mantenersi onesta e abbia difeso il suo onore nel Convegno Notturno, e quindi si dichiara pronto a sposarla l’indomani.

Convegno Notturno


Convegno Notturno versione licenziosa

Le situazioni del convegno promesso e concesso sono invece più tipiche dell’area veneta, del Trentino e del centro Italia.

O Gigiota · Coro Della Sat 2013
bella anche la versione live 2016
El Canfin

O Gigiota è un canto della campagna ferrarese, in cui l’innamorato chiede una “licenza” alla bella Gigiota che come nota Sergio Piovesan nel suo articolo in Vi racconto un canto: “O Gigiota” ed altri canti … gaudenti è la richiesta di “una concessione, un permesso, e, quindi, per estensione, “libertà di fare” che si tramuta in sfrenatezza di costumi.
Prosegue il Piovesan “ed ecco che a mezzanotte, quando tutta la casa è immersa nel sonno, un leggero segnale (” … un bussetto alla porta, …”) induce la bella Gigiota ad andare ad aprire la porta per accogliere il suo amore. Forse i due, intimamente agitati ed esuberanti, svegliano i genitori che bruscamente intervengono e, al buio, si accorgono di qualcosa e chiedono ” chi è quell’uomo che è a letto con te?”. Ma Gigiota non si perde d’animo è trova subito una scusa:  “L’è mia sorela, Caterinela, che l’è venuta a dormire con me.”.

Nella versione de La Macina dal loro primo cd “Vene il sabado e vene il venere … (Canti e tradizioni popolari della cultura orale marchigiana raccolti nell’anconetano)” 1982, la situazione amorosa tra i due è simile e l’impeto amoroso fa svegliare la madre che la rimprovera ricordandole che la gente sparla di lei. E la bella risponde: “lasciate dire alla gente quel che vuole; io voglio amare chi m’ama”.

Una versione popolare di area veneta è decisamente esplicita, e la Pinota diventa mamma sebbene in merito alla paternità le malelingue siano divise su tre corteggiatori.
Annota Giorgio Gregori “. Tito Saffioti in “Enciclopedia della canzone popolare” riporta anche la versione nella quale la ragazza dice alla mamma che è arrivato il mugnaio (a quell’ora?), e poi, visto che andando al mulino ci si infarina, anche se in questo caso il “servizio” era a domicilio, alla fine la ragazza sforna un bimbo che assomiglia tutto al mugnaio.

Picchia picchia la porticella

Nelle versioni della tradizione trentina del Convegno Notturno la ragazza ribadisce la sua volontà di scegliere l’amore romantico (e non il matrimonio imposto dalla famiglia), si aggiunge anche il tema del carcerato.

Picchia picchia la porticella (Val di Fassa)

Picchia picchia la porticella
sarà mia bèla la vén a aprìr
e picchia e picchia la porticella
sarà mia bèla che viénmi aprìr
Con una mano aprì la porta (pòrtola)
e con quell’altra te la baciò
con una mano aprì la pòrtola
e con quell’altra te la baciò
Se l’ha baciato ma stretto stretto
perché sua mamma la gà sentì
se l’ha baciato ma stretto stretto
perché sua mamma la gà sentì

E picchia picchia la porticella (Tesino)

E picchia picchia la porticella
che la mia bella la mi vien a aprir
E con la mano aprì la porta
e con la bocca la mi dà un bacin
E me lo ha dato sì tanto forte
che la mia mama la lo gà
E che t’ho fato (…) che tutto il mondo parla mal di te
E lascia pure che il mondo dica
io voglio amare chi mi ama me
E voglio amare quel giovinotto
che ha sofferto la prigion per me
E sette anni e sette mesi
e sette giorni la prigion per me
E la prigione profonda e scura
mi fa paura e la mi fa penar.

FONTI:


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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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