La Vergine e il Re della Montagna: Margit Hjukse

Margit Hjukse è una ballata popolare originaria del Telemark, in cui si racconta di un rapimento fatato.

Naturmytiscke ViserKingsviser
Den bergtagna (versione svedese) SMB 24
Liti Kjesrti og Bondenkrogen (tradizione norvegese)
Jomfruen og dværgekongen (versione danese) DgF 37
Margit Hjukse (versione norvegese) TSB A 54

Versione norvegese: Margit Hjukse

la storia

Il re della Montagna e Margit Hjukse
Il re della Montagna e Margit Hjukse

Margit vive con il padre in una delle più importanti fattorie del Telemark. Un giorno esce per andare in chiesa ma viene rapita dal Re della Montagna, che grazie ad un incantesimo riesce a tenerla nella sua dimora (“nel ventre della montagna”) per ben 14 anni, durante i quali la donna partorisce sei figli. Alla fine di questo lungo tempo Margit chiede al Re il permesso di far visita al vecchio padre; le viene concesso purché faccia ritorno entro al massimo due ore. L’incontro con il padre, molto commovente, dura in realtà più tempo del concesso e il Re si presenta a reclamare la sposa, giacché i figli piangono e chiamano la madre. Sulla strada del ritorno alla montagna. Margit tristemente piange “più lacrime dei crini del cavallo” che la sta riportando alla dimora del Re.

la ballata Margit Hjukse

Testo basato sulla “versione F” della TSB A 54

Å Hjuxe den stoltaste gard i Saudherad var,
tidi fell meg longe
stolt Margit var dottri upå den gard.
Det er eg som ber sorgi så tronge

Stolt Margit hon reidde seg til kyrkja at gå,
så tok hon den vegjen te fjelle laag.
Og som hon no kom fram med bergevegg,
da kom bergekongin med det lange kvite skegg.
Og bergekongin tukkat ein sylvforgyllte stol,
set deg her stolt Margit, og kvil din fot!
Så gav han hennar dei raude stakkar tvo
og lauv uti bringa og sylvspente sko
Og gentunne tolv dei reidde hennar hår
den trettande sette gullkrona på.
Så skenkte han i af den klåraste vin,
du teke dettin honnid og drikk stolt Margit mi!
Så var hon i bergi i årinne ni,
og hon fødde synir og døttar tri.
Og hon fødde synir og døttar tri,
men Gud skal vite hot eg må lid!
Og Margit hon sat med sin handtein og spann
då høyrde hon Bøherads kyrkjeklokkur klang.
Aa no hev eg vorid i bergi i fjortan år,
no lengist eg heim til min faders gård.
Stolt Margit hon talad til bergekongin så:
aa må eg no få lov til fader at gå?
Aa du må få lov til din fader at sjå,
men du må ‘ki vera burte att ern time hell tvo.
Stolt Margit hon gekk den vegin så lång,
då høyrde bergekongin kom etter med hov og tång.
Aa då som hon kom der gangandes i gård
hennas sæle fadir ute for hennar står.
Eg meinar det er stolt Margit, som eg ha’ så kær!
aa kære mi dotter, aa er du no der!
Og Thord Hjuxe han talad til dotter si så:
Aa no hev du vorid burte i fjortan år!
Og gentunne tolv dei reidde hennar hår
den trettande sette gullkrona på.
No hev du vorid burte i fjortan år,
og me heve gratid fer deg så mang ei tår!
Så leidde han in stolt Margit med glede og gråt,
så sette han hennar i sin moders stol.
Men då kom bergekongin snegt som ein eld,
Aa kenne du ‘ki heimatt’ til boni i kveld?
Fare no vel då alle i mit heim!
no kem eg alli til dikkon meir.
Stolt Margit sette seg på gangaren grå,
hon gret fleire tårir hell hesten ha’ hår.
Hon pikkad på bergid med fingrane små:
Statt up mi eldste dotter, skreid loko ifrå!

Hjukse era la fattoria più fiera di Saudherad
il tempo trascorre lento
L’orgogliosa Margit era la figlia del fattore
io sono quella che soffre il più grande tormento(1)
L’orgogliosa (2) Margit cavalcava verso la chiesa
e prese il sentiero del bosco(3).
E mentre saliva lungo la parete della montagna
Giunse il Re della Montagna con la sua lunga barba bianca.
Il Re le offrì una sedia d’argento
“Siedi qui orgogliosa Margit e riposa il tuo piede!”
Poi le donò due abiti rossi
e in grembo due scarpe d’argento.
Per dodici giorni ripetutamente la pettinò(4)
il tredicesimo le pose una corona in capo.
Poi le versò una coppa del vino più limpido(5)
“Prendi mia bella Margit e bevi questo idromele!”
Ella passò nove anni nel ventre della montagna
E gli diede tre figli e tre figlie.
Tre figli e tre figlie dovette partorire
“Ma Dio sa quanto ho dovuto soffrire!”
Margit sedeva impugnando il secchio(6)
e sentì suonare le campane della chiesa di Boherad.(7)
“Sono ormai quattordici anni passati nella montagna
lontano dalla fattoria di mio padre”.
L’orgogliosa Margit si rivolse allora al re
“Posso avere il permesso di andare da mio padre?”
“Avrai il permesso di vedere tuo padre
ma non dovrai stare via più di un’ora o due”.
L’orgogliosa Margit si avviò per la lunga strada
ma sentì il re che la inseguiva con furia.(8)
E quando camminando giunse alla fattoria
trovò il padre ad attenderla.
“Sei tu bella Margit, che amo così tanto!
O mia cara figlia, che adesso sei qua!”
E Thordc Hjukse così parlò alla figlia:
“Sei stata via per quattordici anni!
Per dodici giorni ti pettinarono
il tredicesimo ti pose una corona in capo
Sei stata via per quattordici anni
e quante lacrime per te ho versato!”
Poi piangendo di gioia abbracciò Margit
e le diede da sedere nel posto della madre. (9)
Ma arrivò come una furia il re della montagna
“Sai che devi tornare a casa stasera?”
“Addio a tutti voi della mia casa!
mai più tornerò a questo desco.”
L’orgogliosa Margit salì sul grigio destriero
versò più lacrime dei crini del cavallo
Bussò alla montagna con le esili dita:
“Alzati mia figlia maggiore e vieni qua presto!”

NOTE
(1) Il secondo e quarto verso sono ripetuti in tutte le strofe
(2) in tutta la ballata Margit è costantemente definita “orgogliosa”, lo stesso aggettivo applicato alla sua fattoria e ai suoi genitori
(3) Margit decide di andare da sola per il sentiero; non è chiaro se inconsciamente “vuole” incontrare il Re della Montagna o se solo vuole sfidare il pericolo
(4) In altre versioni si parla di “tredici fanciulle (streghe?)”
(5) Potrebbe essere una pozione magica che induce l’oblio, ma in questo caso avrebbe durata non eterna. Più probabilmente, il testo vuole rimarcare il fatto che Margit sia conquistata non tanto dall’amore del Re quanto dai suoi regali
(6) In altre versioni, “la pentola” o ancora “il telaio”; in ogni caso, Margit sta svolgendo attività da casalinga
(7) Bo e Saude (citata nel primo verso) sono località del Telemark meridionale
(8) Letteralmente “con zoccoli e pinze”
(9) “siedi sulla sedia della madre (morta)” vuole significare “prendi il suo posto”

Origini e interpretazioni della ballata

Catalogate come A54 nel catalogo TSB ci sono oltre un centinaio di varianti, versioni e ballate indipendenti, tutte legate dal motivo del “re della montagna” (e per questo chiamate anche kingsviser). Margit Hjukse è una ballata indipendente anche se viene accostata a Liti Kjersti og bergekongen.  Se però il canovaccio fondamentale delle ballate è lo stesso, le differenze non mancano. Margit non beve pozioni magiche che inducono l’oblio, o forse sì ma ad un certo punto questa non funziona più e Margit ricorda il suo passato, la casa, i genitori, e allora dopo molti anni di permanenza sulla montagna sente forte il desiderio di tornare.

Queste kingviser sono quasi tutte originarie del Telemark. Le versioni più citate sono tratte da Norske folkeviser di Magnus .B. Landstad.

Secondo alcune interpretazioni, la trama originale della ballata sarebbe proveniente dalla Svezia. Ma c’è un elemento che distingue Margit Hjukse dalle altre ballate simili: la vicenda non si svolge in luoghi immaginari ma in località precise e identificabili nel Telemark.

La Sauderhad citata nel primo verso della ballata è una località lungo le rive del lago Heddal. Lo stesso cognome della protagonista richiama un toponimo della regione, Hjuksebo, territorio lungo la strada Fv360 che conduce al villaggio di Hjuksevelta, tuttora caratterizzato dalla presenza di diverse fattorie. E così doveva essere all’epoca in cui la ballata è nata.

Ciò fa pensare che la ballata stessa sia stata ispirata da una storia vera.
Landstad ha lasciato scritto:
La vecchia donna di Hjartdal che ha cantato la poesia ha detto con fermezza che era successo a Hjuxe, come afferma la poesia, che Margit Hjuxe, la figlia di un ricco contadino, era stata portata sulla montagna […] e nessuno sapeva dove fosse finita. Ma poi, dopo molti anni, è tornata a casa a trovare i suoi genitori e ha raccontato com’era andata, ma è stata riportata indietro dal re delle montagne, dopo un toccante addio con i suoi genitori, che non avrebbe mai più rivisto”.

Secondo Per Anders Buen Garnas (violinista figlio della folk singer Agnes), la vera Margit sarebbe vissuta nel XVIII secolo in una delle più grandi fattorie dell’Huksjebo, con genitori orgogliosi e religiosi. All’epoca nei villaggi la dote era importante e probabilmente i genitori avevano grandi aspettative per il matrimonio della figlia, unica erede della fattoria. Preferibilmente avrebbe dovuto sceglierne uno tra i nobili cristiani e ricchi del villaggio. Ma Margit non seguì le regole e si innamorò di un contadino “pagano” che stava sulle montagne, pensando anche di sposarlo, ma incontrando il netto divieto dei genitori. Così un giorno finse di andare alla chiesa di Bo (altro luogo citato nel testo della ballata) e raggiunse invece l’amato sui monti, dove rimase per anni facendo molti figli. Senza peraltro sposarsi, e quindi secondo i di lei genitori vivendo in peccato e vergogna. E quando Margit volle tornare a trovare i genitori (magari per mostrare loro i nipoti), questi la rinchiusero impedendole di tornare sulle montagne. E per giustificare la vicenda inventarono una storia che coinvolgeva il misterioso Re della Montagna.

Vera o anche solo verosimile che sia la storia, è facile trovare le assonanze con la leggenda raccontata nella ballata. Del resto, un tema molto comune nelle ballate è il passaggio all’età adulta, difficile e al contempo stimolante (soprattutto di fronte all’erotismo e l’amore, il matrimonio e la famiglia) e simbolizzato spesso da sentieri che si perdono nei boschi o sulle montagne.  Nelle ballate naturmytiscke il passaggio seducente e spaventoso è rappresentato dal mondo soprannaturale e “sotterraneo” parallelo al mondo umano.
Il fatto che fossero quasi sempre le donne a tramandare queste ballate sta forse a indicare quanto esse confrontassero le canzoni con la propria esperienza di vita.
Sven-Bertil Jansson, autore di un libro sulle ballate tradizionali svedesi, scrive:
Un presupposto ragionevole è che molte donne […] abbiano visto un parallelo con il proprio
matrimonio, se per vari motivi si era più o meno costrette a farlo e poi veniva vissuto come insoddisfacente o stressante
”.

la ballata nel folk revival

La versione dei Gåte, in Iselilja (2004)
La versione di Halvor Hakanes
la versione della band Almune, in Bjergtagen (2017)
Viik è un sestetto scandinavo “misto” (composto da norvegesi, svedesi, danesi)
La versione di Arve Moen Bergset
La versione dell’ensemble musicale belga Collegium Vocale

LINK
https://historier.no/historier/margit-hjukse/
http://peranders.weebly.com/skriveri.html
https://www.bokselskap.no/boker/naturmytiskeballadar/tsb_a_54_litikjersti
https://norlit.wordpress.com/2020/08/14/la-ballata-di-margit-hjukse-o-hjuxe-e-il-re-della-montagna/

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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