La vergine e il re della montagna: Jomfruen og Dvaergekongen

Jomfruen og Dvaergekongen

Jomfruen og Dvaergekongen (in italiano “La vergine e il Re Nano”) è un contributo danese alla famiglia di ballate che hanno per protagonisti una vergine e un essere soprannaturale. Inserita con il codice DGF 37 in Danmarks Gamle Folkeviser e nell’archivio generale scandinavo TSB con il codice A 54, lo stesso della norvegese Margit Hjukse e della svedese Den Bergtagna.

Jomfruen og Dvaergekongen

la storia

La trama di Jomfruen og Dvaergekongen è basata sul desiderio di un cavaliere di avere in sposa la giovane Ermerig, figlia del re. Il Re dei Nani lo sente e, fingendo di aiutare il cavaliere, ordisce il tremendo inganno. Ermerig subisce l’ incantesimo delle rune e ogni notte deve salire alla montagna. Così si prosegue per otto anni, durante i quali la fanciulla partorisce otto figli. La madre inizia a chiedersi perché Ermerig rifiuti i corteggiamenti di re e conti, e la fanciulla confessa la sua vita notturna sulla montagna. Il Nano scopre il tradimento e, dopo averla percossa, la costringe a restare per sempre nel reame dei nani. Ermerig è molto infelice e dopo lo straziante addio a genitori, amici e parenti, sale alla montagna dove ritrova i figli, ma è troppo infelice e muore prima di mezzanotte.

la ballata

Il testo di Jomfruen og Dvaergekongen è tratto da Den ældste danske viseoverlevering, che propone una versione originaria e una in danese moderno. Per la traduzione (mediata dall’inglese) mi sono preso qualche libertà interpretativa, ma credo di essere rimasto fedele alla ratio della narrazione.
Jomfruen og Dvaergekongen è classicamente divisa in tre parti: l’introduzione in cui vengono presentati i personaggi principali, la parte centrale in cui si svolge l’azione e si costruisce la suspense, e il finale dove si decide il destino della protagonista e si trasmette la morale.
La maggior parte delle strofe hanno rime finali, ma sembra non esserci alcuna struttura predefinita né sulle rime né sulla lunghezza dei versi. Ciò può essere dovuto al fatto che le canzoni popolari erano spesso improvvisate e quindi non sempre inserite in una stretta struttura di rime. Le strofe contengono narrazioni alternate a discorso diretto, con prevalenza di quest’ultimo. Come sempre, il narratore è onnisciente e racconta la storia cronologicamente, facendo anche un balzo di otto anni in avanti nel tempo.

Ridder holder under Buske,
– der Tiden gøres mig så lang –
så tager han til at ønske.
Eja, hvad Sorrigen du est tung. (1)

»Herre Gud give, jeg måtte ønske så,
at jeg måtte Kongens Datter få.«

Det hørte Dværgen, under Busken lå:
»Det skal ret aldrig vorde så.«
Det mælte Dværgen under grønne Lide:
»Hun skal ret aldrig vorde din.
Hør du, Ridder hin rige,
vil du hid til mig ride.
Hvad da vil du give den Mand,
der dig kan fly Kongens Datter til Hand?«
»Jeg vil give ham Guld og Sølv
at tage selv, mens han have vil.«
»Hvad da hedder den Jomfru rig,
der du bær for i Hjertet Kvide?«
»Den Jomfru hedder Jomfru Ermerig,
sig mig, hvor du er kommen hid?
Sig mig hvad du er for en Mand,
de ramme Runer skrive kan
Jeg giver dig det Guld så rød,
vil du fly mig den væne Mø.«
»Rid bort, Ridder, sig det ingen Mand,
i Aften skal Jomfruen komme dig til Hand.«
Bort red Ridder med så frit et Mod,
efter stod den dværrig så svigefuld..
Dværgen svøber sig Hoved i Skind,
han ganger i Loft for sin Moder ind.
»Min kære Moder, I kender mig Råd,
hvor jeg skal Kongens Datter få.
Hender haver giljet en Ridder rig,
Herre, hvor gerne jeg hannem sveg.«
»Min kære Søn, glem ikke din Gang,
i Aften vil Jomfruen til Aftensang.«
Han skrev Runer på Spange,
som Jomfruen skulde over gange.
Han skrev Runer på Stie,
som Jomfruen skulde over ride.
Sildig om Aften, Dug faldt på,
den Jomfru tog over sig Kåbe blå.
Den Jomfru hun vilde til Aftensang,
hun tog den Sti, til Bjerget rand.
Jomfruen ind ad Bjerget tren,
Dværgen rækker hende Hånden igen.
Dværgen rækker hende hviden Hand:
»Hvor er I kommen i disse fremmede Land?«
Det svared den Jomfru med sorrigfuldt Sind:
»Jeg ved ret aldrig, hvor jeg er kommen her ind.«
»I har eder en Ridder lovet,
og han har eder med Runer bedraget.
I har eder en Ridder fæst,
i Aften skal I være Dværgens Gæst.«
Om Aftenen blev hun i Bjerget inde,
om Morgenen fulgte han hende til Moder sin.

Og det stod så i otte År,
og hende rider Bejlere både til og fra.
Hende rider Bejlere både til og fra,
ingen kunde god Ansvar af hende få.
Hende beder rige Konger fem,
og ingen vil hun have af dem.
Hende beder rige Grever ni,
og ingen vil hun have af de. –

Jomfru Ermerig og hendes Moder,
så ene sidder de i deres Bure.
»Hør du, kære Datter min,
og hvi da falmer din favre Kind ?

Hvi da falmer dine Kinder så,
hvi kan dig ingen ridder få?
Dig har bedet Konger og Grever rige,
hvi lader du ingen være din Lige?«
»Min kære Moder, vredes ikke ved,
al min Sorrig siger jeg eder.
Det duer ikke at dølge for dig,
den Dværgekonge har lokket mig.
Jeg har mig i Bjerget inde
syv Sønner ved den Dværg så fin.
Syv Sønner og end en Dotter,
jeg dem ret aldrig med Øjen så.«

Alt tænkte hun, de var ene to,
alt stod den Dværgekonge og lydde deroppå.
Og han slog hende med Elvertræ:
»Du skynd dig til Bjerget efter mig.«
Og han slog hende med Elverrod:
»Du skynd dig til mit eget Bur.«
Sildig om Aftenen, Dug drev på,
den Jomfru tog over sig Kåbe blå.
Den Jomfru tog over sig Kåbe blå,
til hendes Faders Loft så monne hun gå.
Hun klapped på Loftsdør med sit Skind:
»Gode Nat, kære Fader og Moder min.
Gode Nat, Fader og Moder,
min Søster og min Broder.
Og dertil Venner flere,
og Venner og Frænder tillige.
Og signe eder Krist hin rige
I ser mig aldrig mere.
Og signe eder alt det Gud haver skabt,
og bedre Lykke så var mig agt.«

Så såre da randt hende Tåre på Kind,
der hun skulde skilles fra Moder sin.
Så slog hun over sig Skarlagenskind,
så sorrigfuld går hun i Bjerget ind.
Den Jomfru ind i Bjerget tren,
hendes syv Sønner går hende igen.
Den yngste går hende grædende imod,
den ældste sætter hende Hynde og Stol.
»Hør I, kære Moder min,
hvi da røbte I Fader min?«
Så såre da randt hende Tåre på Kind,
hun gad ikke svaret Sønner sine.

Hun gad dem ikke svaret for Sorrig og Nød,
– der Tiden gøres mig så lang –
og end før Midnat var hun død.
Eja, hvad Sorrigen du est tung.

Stava un cavaliere presso un cespuglio
quanto il tempo mi sembra lungo
quando iniziò a sentire il desiderio
Oh dolore quanto sei pesante

Conceda il Signore Dio che io possa desiderare
di avere la figlia del Re

Lo udì il Nano che giaceva sotto il cespuglio
“Non dovrebbe mai essere così”
Disse il Nano sdraiato sotto il verde
“Ella è molto bella non sarà mai tua
Ascolta tu, Cavaliere del Reame
vuoi cavalcare fin qui da me
Allora che cosa darai all’Uomo
che può far volare alla tua mano la figlia del Re?
Gli darò oro e argento
da prendere per se stesso quanto ne vuole”
“Qual è dunque il nome della ricca Vergine
che porti nel tuo bianco cuore?”
“Quella vergine è chiamata Ermerig
dimmi da dove vieni tu?
Dimmi che cosa sei per un uomo
che puoi scrivere una frase di rune
Io vi dono questo oro così rosso
fate volare qui la fanciulla svezzata”
“Cavalca Cavaliere, non parlare a nessuno
Stanotte la vergine verrà nella tua mano”
Cavalca via il cavaliere con tanto coraggio,
dopo che quel nano è stato così ingannevole
Il Nano si avvolge la testa con pelli
si piega sotto il soffitto per sua madre
“Mia cara madre conosci il mio intento
dove prenderò la figlia del re
le mani, i giardini dorati, il ricco cavaliere
Signore, come l’ho felicemente ingannato”
“Mio caro figlio, non perdere il tuo tempo
la fanciulla verrà al canto della sera”
Ha scritto delle rune sul passaggio (2)
che la vergine avrebbe attraversato
Ha scritto delle rune sul sentiero
su cui la vergine avrebbe cavalcato
Beata la sera, cadeva la rugiada
la vergine ha indossato il vestito blu (3)
La vergine cercava la canzone della sera
prese il sentiero fino al bordo della montagna
La vergine prese il sentiero sul monte
Il Nano la raggiunse e le prese la mano
Il Nano prese la sua bianca mano
“Da dove vieni in queste terre straniere?”
La vergine rispose con animo dolente.
“Proprio non so dove sono finita qui”
“Ti eri promessa ad un cavaliere
e lui ti ha ingannato con le rune
Hai un cavaliere appiccicato a te
ma stasera sarai ospite del Nano”
La sera ella rimase sulla montagna
il mattino egli la seguì da sua madre

E restò così per otto anni
mentre i suoi corteggiatori vanno e vengono
I suoi corteggiatori vanno e vengono
nessuno può chiedere responsabilità a lei
Cinque ricchi re la chiesero
ma lei non volle nessuno di loro
Nove ricchi conti la chiesero
ma lei non volle nessuno di loro

La vergine Ermerig e sua madre
si siedono nelle loro gabbie (4)
“Ascolta mia cara figlia
perché sbiadisce così la tua guancia?

Perché allora sbiadisce la tua guancia
perché nessun cavaliere può averti?
Ti hanno cercato re e conti
perché non hai voluto nessuno tuo pari?
“Mia cara madre, non essere arrabbiata
Ti racconterò tutto il mio dolore
Non è abbastanza per nascondertelo
il Re Nano mi ha adescato
Là nel cuore della montagna
sette figli ho avuto dal quel nano così bello
Sette figli e una figlia
non li ho mai visti con gli occhi” (5)

Tutto ciò che lei pensava, erano uno due
tutto in piedi stava il Re Nano e risuonava lassù
La colpì con un legno di olmo
“Sbrigati a venire in montagna dietro di me”
La colpì con una radice di olmo
“In fretta alle mie gabbie”
Beata la sera, scivolava via la rugiada
la vergine indossava la veste blu
La vergine ha indossato la veste blu
alla dimora del padre così potrà andare
Bussò alla porta d’ingresso a mani nude
“Buona notte miei cari padre e madre
Buona notte Padre e Madre
mia sorella e mio fratello
E ancora amici
amici e parenti tutti
E benedica Cristo il regno
Non mi vedrete mai più!
E vi dico tutto ciò che Dio ha creato
e miglior sorte aveva allora la mia mente”

Così dolente era mentre le lacrime scendevano lungo le guance e stava per separarsi dalla madre
Poi si è messa la pelle scarlatta
e piena di dolore è andata sulla montagna
La vergine stava nel ventre della montagna
i suoi sette figli camminavano di nuovo con lei
La più giovane veniva verso di lei piangendo
Il più vecchio le ha sistemato la sedia e il cuscino
“Ascolta mia cara madre
perché hai rivelato il nostro padre?”
Così dolente mentre le lacrime scorrevano sulle guance ella non rispose ai suoi figli

Non rispose loro, era troppo triste e angosciata
quanto il tempo mi scorre lento
e prima di mezzanotte ella era morta
Oh dolore quanto sei pesante

NOTE
(1) Il secondo e quarto verso fungono da ritornello, ripetuto in ogni strofa (secondo altre versioni, solo nella prima e ultima strofa)
(2) Il termine “spange” letteralmente indica “bracciale”; ho tradotto piuttosto liberamente con “passaggio”, perché il verso successivo si riferisce a qualcosa che “la vergine avrebbe attraversato”: il qualcosa che deve simboleggiare la transizione dal mondo umano al mondo parallelo in cui vive il nano.
(3) il blu simboleggia la fiducia e la devozione. La fanciulla indossa il suo mantello blu per la prima volta perché pensa di dover incontrare il cavaliere. Una seconda volta quando va a dare l’addio alla casa del padre
(4) “siedono nelle loro gabbie”, immagine poetica per indicare l’incomunicabilità tra madre e figlia e la solitudine di entrambe
(5) “Non li ho mai visti con gli occhi”, potrebbe significare che i bambini non hanno occhi in quanto creature di una donna e di un troll

Origine e interpretazioni di Jomfruen og Dvaergekongen

Tradizionalmente, le canzoni “magiche” sono state tra le prime canzoni popolari, è quindi assai probabile che la leggenda della Vergine e il nano risalga al Medioevo, anche se le prime stesure scritte saranno arrivate secoli dopo, forse intorno al 1600. Sven Grundvig l’ha inserita nel suo catalogo.

“Jomfruen og Dvaergekongen” è una ballata mitico-naturale sulla magia, il potere, il sesso e la perdizione.
 La bella vergine Ermerige vive una doppia vita: di giorno al castello, di notte in montagna con il re dei nani. Questa vita divisa la porta alla perdizione e alla morte. Il punto focale della canzone è proprio la doppia vita di Ermerige e le sue conseguenze. 
Come le sue “cugine” svedese e norvegese, la ballata ha un tono decisamente triste, ben reso dall’ossessiva ripetizione del ritornello (“Il tempo sembra così lungo- dove il dolore è così pesante da sopportare“) intessuto in ogni strofa.

Come in tutte le ballate di questo genere, il tema fondamentale sotteso alla narrazione è il passaggio all’età adulta. Su questo sfondo, “Jomfruen og Dvaergekongen” parla prima di tutto della seduzione. Tema classico, episodio cruciale della eterna lotta tra bene e male. In molte ballate, le seduzioni di natura magica vengono combattute con la religione cristiana (si veda ad esempio la norvegese Margijt og Tarjei Risvollo). Ma qui il cristianesimo latita, come il poco prode cavaliere di cui sentiamo parlare all’inizio della canzone.
L’incantesimo del Nano fa credere a Ermerig che questi in qualche modo l’abbia salvata dal cavaliere. La fanciulla probabilmente ne rimane affascinata, il che la porta a passare la notte con lui. Ancora una volta, nella canzone popolare il passaggio alla vita adulta si consuma attraverso la scoperta dell’erotismo.
E ancora una volta il passaggio avviene in contesto drammatico, e la protagonista appare prigioniera di un destino al quale non può sfuggire, e che alla fine le costa la vita.

Sottotraccia a Jomfruen og Dvaergekongen si può intravedere anche il tema del confronto/conflitto tra ricchezza e povertà. Sappiamo che Ermerig proviene da una famiglia molto ricca, anzi il vertice dei vertici, la famiglia reale. Anche il cavaliere è ricco, lo scopriamo quando promette al nano l’oro in cambio dell’aiuto a conquistare la figlia del re. Il nano invece non è ricco, anzi sembra che sia seccato con il cavaliere perché questi è ricco e quindi ha maggiori possibilità con la figlia del re. Invece dei beni materiali, tuttavia, il nano ha il grande vantaggio di poter esercitare la magia. In sintesi, il nano è il povero che non possiede il potere materiale come il cavaliere, ma che di quello si può fare beffe. Il tema appare comprensibile tenendo conto della struttura sociale feudale in cui la distanza tra ricchi e poveri era molto vistosa. La “morale” della ballata sembra chiara: quando l’individuo è diviso tra i suoi desideri e impulsi sessuali e i valori della famiglia, la scelta giusta è seguire la famiglia e restare nel tuo ceto sociale, nel caso di Ermerig, la nobiltà.

i personaggi

Come la Margit Hjukse della ballata norvegese e l’anonima della ballata svedese, la protagonista Ermerig è una giovane ragazza che va a cantare la sera; se le altre due erano comunque di buona famiglia, lei è addirittura la figlia del re, e non a caso sentiamo parlare di tutti i ricchi corteggiatori che vogliono sposarla. Appare immatura e facile da imbrogliare; infatti si lascia attirare dal sentiero incantato del nano e allo stesso tempo crede senza esitazione a ciò che il nano le dice del cavaliere, (ovvero che in realtà è il cavaliere ad aver ingannato lei e l’ha attirata nei boschi con l’uso di rune magiche). Con il progredire dell’azione della canzone, la fanciulla si mostra fedele al nano, rifiutando tutti i corteggiatori provenienti dall’esterno, ma viene anche ritratta sola e isolata. Racconta a sua madre la verità sul nano e nell’addio ai suoi cari si intravede il finale tragico- Il verso che chiude bruscamente la ballata (“prima di mezzanotte era morta”) non chiarisce se si tratti di suicidio o crepacuore. Ma c’è anche una interpretazione più cruda, secondo cui sarebbero i figli a ucciderla dopo che l’hanno affrontata dicendo che ha deluso il loro padre.

Il Nano è chiaramente il simbolo del male, o meglio della pulsione sessuale che nelle canzoni della tradizione medioevale è quasi sempre associata a qualcosa di negativo (per le donne, va da sé). Poiché la vergine, essendo figlia del re, ha naturalmente solo uomini ricchi tra i suoi corteggiatori, in assenza di potere materiale, il nano deve ricorrere ad altri mezzi. Ed avendo le caratteristiche classiche degli esseri soprannaturali nelle canzoni magiche, tra le quali la capacità di padroneggiare l’arte di scrivere con le rune, usa proprio questa per adescare Ermerig. Si dimostra altresì astuto allorché inganna il cavaliere promettendo di aiutarlo a ottenere la mano di Ermerig e invece con l’aiuto della stregoneria prende lui stesso la vergine.

Il cavaliere è quasi un “non personaggio”. Compare esplicitamente solo all’inizio della ballata, sembra essere quasi solo una specie di catalizzatore degli eventi.  Poi scompare letteralmente dalla storia. Non ottiene la sua principessa, come in ogni fiaba che si rispetti, ma non sembra si sbatta molto per averla, e certo non arriva a sfidare apertamente l’altro pretendente. La ballata parla solo del suo desiderio e del fatto che può offrire al nano oro e ricchezza.

Tra i “cattivi” della storia merita una menzione anche la madre del nano; è lei a consigliarlo di attirare in trappola la vergine con la magia delle rune

LINK

https://cst.dk/dighumlab/duds/DFK/Dorthe/html/SVI93.htm
https://www.studieportalen.dk/Forums/Thread.aspx?id=142843
https://opgaver.com/site/vis_opgave.php?id=33115
https://weirdspace.dk/DanskeFolkeviser/JomfruenOgDvaergekongen.htm


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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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