La Vergine e il Re della Montagna: Den Bergtagna

Den Bergtagna è una ballata popolare svedese, in cui si racconta di un rapimento fatato. La ballata, che appartiene al sottoinsieme delle naturmytiska visor, è registrata nel catalogo TSB come A54 e in quello svedese come SMB24; ne vengono citate 53 versioni (di cui 12 in finlandese-svedese); 23 delle varianti sono provviste di melodie.

Naturmytiscke Viser – Kingsviser
Den bergtagna (versione svedese) SMB 24
Liti Kjesrti og Bondenkrogen (tradizione norvegese)
Jomfruen og dværgekongen (versione danese) DgF 37
Margit Hjukse (versione norvegese) TSB A 54

Versione svedese: Den Bergtagna

la storia

Il re della montagna porge da bere alla fanciulla umana (Gerhard Munthe 1928)

Una vergine è sedotta dal Re della montagna, non si sa quanto per inganno del medesimo quanto per volontà propria. Rimane nella montagna per molti anni e dà alla luce molti bambini. Poi ha nostalgia di casa. Il Re le concede di tornare a visitare la madre (in Margit HJukse è il padre) purché non parli alla madre della vita nella montagna e dei figli avuti. Ma quella non rispetta il patto e Il re della montagna la riporta con rabbia verso la montagna.
In molte varianti, la canzone si conclude con la vergine che beve qualcosa, e muore, o dimentica il mondo fuori dalla montagna e tutti i suoi parenti (“tranne la madre addolorata”, in alcune varianti).
Le varianti differiscono leggermente anche per altri aspetti nella trama. A volte, ad esempio, la vergine è in potere di un elfo, un lupo o un re blu.

Frans Hedberg e Ivar Hallström scrissero un’opera con lo stesso nome, che fu presentata in anteprima nel 1874. La ballata è cantata nell’opera e la trama dell’opera è in gran parte basata sulla ballata.

la ballata Den Bergtagna

(testo da dagensiva.com)

Och jungfrun hon skulle sig åt ottesången gå.
Tiden görs mig lång.
Så gick hon den vägen åt högaberget låg.
Men jag vet, att sorgen är tung.

Hon klappade på bergadörrn med fingrarna små:
Statt upp, du höga bergakung, drag låsena ifrå!
Och upp steg bergakungen, drog låsena ifrå:
i silkesängen blå.
Så var hon i berget i åtta runda år,
Fick sönerna sju och en dotter så båld.
Och jungfrun hon gångar sig för bergakungen stå:
Ack give, att jag finge till min moder hemgå!
Och nog kan du hem till din moder få gå,
Blott att du ej vill nämna sju barnen de små.
Och när som hon kom på sin kära moders gård,
Ute för henne huld moderen står.
Och var har du varit så långan en tid?
Nu haver du väl varit i rosende tid?
Och inte har jag varit i rosende lid:
I berget har jag varit så långan en tid.
I berget har jag varit i åtta långa år,
Där har jag fött sju söner och en dotter båld.
Och bergakungen in genom dörren steg:
Vi står du här och talar så mycket ont om mig?
Och inte har jag talat något ont om dig,
Men väl om det goda, du gjort emot mig.
Så slog han henne på blekan liljekind,
Så blodet det stank på snörekjorteln fin.
Och packa dig på dörren och låt det ske fort!
Och aldrig skall du komma inför din moders port.
Farväl min kära fader, farväl min hulda mor!
Farväl min kära syster, farväl min kära bror!
Farväl du höga himmel! Farväl du gröna jord!
Nu reser jag till berget, där bergakungen bor.
Så redo de sig över den mörka, långa skog.
Hon bitterligen grät, men bergakungen log.
Så gingo de berget sex gånger omkring,
Så öppnades dörren, och de stego in.
Ung dottern framsatte den röda gullstol:
O vilen er här, min sorgbebundna mor!
Och hämten mig in de glasen med mjöd!
Därur vill jag dricka mig självan till död.
Och första drycken hon av mjödglasen drack,
Ögonen de lycktes och hjärtat det brast.

La fanciulla voleva andare incontro al canto dell’alba
Il tempo trascorre lento
Così prese la via dell’alta montagna
Ma so che il dolore è pesante.(1)

Bussò alla porta della montagna con le piccole dita
“Alzati Re della Montagna, togli il chiavistello!”
Si alzò il Re della Montagna, tolse il chiavistello
nel blu del letto di seta (la accolse).(2)
Così restò nella montagna per otto anni
ebbe sette figli e una figlia tanto fiera.
La fanciulla andò davanti al Re della Montagna
“Oh lasciami andare da mia madre!”
“Forse tu puoi andare da tua madre
ma non potrai nominarle i tuoi bimbi piccoli.”
E quando arrivò alla fattoria della cara madre
La madre stava aspettandola fuori.
“Dove sei stata tutto questo tempo?
Sei stata in questo tempo alle laudi, vero?”
“Non sono stata alle laudi
sono stata in montagna per tutto il tempo.
Sono stata in montagna per otto lunghi anni
Ho partorito sette figli e una figlia fiera”
Entrò dalla porta il Re della Montagna
“Stai qui a parlare così tanto male di me?”
“Non ho parlato male di te
ma solo del bene che hai fatto a me”
Egli allora la colpì sulla pallida guancia di giglio
Puzzava il sangue sulla veste di lino.
“Raccogli i tuoi bagagli fai in fretta!
e non verrai mai più alla porta di tua madre”
“Addio mio caro padre, addio mia cara madre!
addio mio cara sorella, addio mio caro fratello!
Addio alto cielo, addio verde terra
Ora andrò sui monti, dove vive il Re della Montagna.”
Così andarono presto per la grande buia foresta,
lei piangeva triste ma il Re della Montagna sorrideva.
Camminarono per sei ore su per la montagna
poi la porta si aprì ed essi entrarono.
La figlia giovane porse la sedia rossa e dorata
“Riposa qui mia madre addolorata!”
“Portami dell’idromele
Che voglio bere fino alla morte.”
E dopo il primo bicchiere di idromele che bevve
Gli occhi le si chiusero e il cuore si spezzò.

NOTE
(1) Il secondo e quarto verso si ripetono in tutte le strofe
(2) sottinteso

origini e interpretazioni

La ballata svedese Den Bergtagna corrisponde a due diverse ballate norvegesi, Margit Hjukse e Liti Kjersti.  La trama è più vicina a quella di Margit Hjukse, soprattutto nell’incipit, ma poi propone qualche variazione significativa.  L’incontro di Margit con il Re della Montagna presenta margini di ambiguità; la fanciulla non viene rapita con la forza, ma blandita e ingannata dal Re con doni e regalie. Nella ballata svedese la faccenda appare più chiara: la fanciulla bussa volontariamente alla porta del Re della Montagna e pare accettare di buon grado la permanenza nella dimora del Re, senza alcun bisogno di pozioni magiche che inducano l’oblio.
Poi, come per Margit, viene il tempo della nostalgia e il desiderio del ritorno a casa. L’incontro con la madre somiglia a quello di Margit con il padre, cambiano solo le condizioni imposte dal Re per concedere la visita (là era la durata della visita stessa, qua la richiesta di non parlare con la madre dei figli avuti in montagna). Ben diversa invece la reazione del Re alla disobbedienza della fanciulla; se con Margit egli si limitava ad arrabbiarsi e a convincere la ragazza a tornare alla montagna, facendo leva sull’istinto materno, qui si arriva al gesto violento.
La ballata svedese dunque sembra voler simboleggiare una variante più drammatica della transizione adolescenziale e della scoperta dell’erotismo e dell’amore, quella in cui la giovane donna volontariamente si getta nell’avventura salvo scoprire che l’altro è un sopraffattore e un violento. Non a caso il finale di Den Bergtagna è più chiaramente tragico, la ragazza sembra scegliere il suicidio, laddove Margit dopo aver pianto “più lacrime dei crini del suo cavallo” accettava la sua condizione di madre e moglie con stoica rassegnazione (il che potrebbe anche essere, come cantava qualcuno, “una morte un po’ peggiore”)

la ballata nel folk revival

Gunnfjauns Kapell, una folk band del Gotland, in Dansä Läite (2001)
la Versione del gruppo tedesco Estampie, da Secrets of the north (2012)
Stormfågel, un duo folk metal di Stoccolma, in Eldvakt (2010)
Ulv (Agnethe Christens, Elisabeth Gaver e Lena Susanne Norin) in una versione dal linguaggio melodico originale

LINK
http://www.dagensvisa.com/minata/texter/bergtagen.html
http://balladspot.blogspot.com/2018/11/little-kerstin-and-mountain-king-den.html

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Pubblicato da Sergio Paracchini

Sergio Paracchini, ascoltatore seriale di buona musica, dagli anni ’70 innamorato del folk revival (celtico e non solo). Gestisce il gruppo Facebook “Folk rock e dintorni”.

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