La maledizione della Madre, ballata piemontese

“Maledizione della Madre” è il titolo di una ballata piemontese raccolta anche da Costantino Nigra al numero 23 del suo libro “I canti popolari del Piemonte”. Il tema non è poi così insolito nella tradizione popolare europea e lo abbiamo già trovato in Scozia come The Mother’s Malison, o, Clyde’s Water

La bella del re di Francia

La ballata “Maledizione della Madre” è conosciuta anche con i titoli “La bella del re di Francia“, “a Turin a la Rosa Bianca..” (o Osteria la Rosa Bianca) e Mamma mia dammi cento lire quale adattamento successivo della ballata al tema dell’emigrazione.
La ballata “Maledizione della Madre” ai tempi del Nigra si trova per lo più in Alta Italia principalmente in Piemonte. Il Nigra scrive nelle sue note di commento: Il tema della maledizione materna che si compie è trattato nella poesia Germanica e nella Slava, ma senza speciale analogia colla canzone Italiana“. Anche Domenico Buffa ne trascrive una versione da Ovata con il titolo “‘Ndonda andëvi, o voi bel giuvu?” (ed. Centro studi Piemontesi 1979 #20)

La ballata è stata anche registrata da Roberto Leydi dalla voce della cantora Teresa Viarengo e non mi risulta -al momento- che sia stata riproposta nel Folk revival piemontese. Più fortuna ha avuto piuttosto la sua rielaborazione, sempre in ambito di tradizione popolare, dal titolo “Mamma mia dammi cento lire“, diventato poco dopo canto delle mondine.

Una testimonianza della sua diffusione nell’areale delle Quattro Province ci viene dal Coro di Farini che recentemente ha pubblicato i “Canti tradizionali della Val Nure” (A cura di Giuliano d’Angiolini), tra cui la ballata “La vidovella (Maledizione della Madre)”

Il testo però effettivamente cantato non è tra le sei lezioni trascritte dal Nigra; per la peculiarità del canto e notizie del gruppo di cantori nel paese di Farini, rimando a quanto pubblicato da Giuliano d’Angiolini nel libro Canti tradizionali della Val Nure – Il coro di Farini (intervistato a tal proposito sempre da TrallalerOnline)

Maledizione della Madre: Vedovela l’ha na fiétta

In mancanza d’altro ecco un testo con traduzione (presi da Antiwarsongs.org) abbastanza simile alla versione raccolta dal Nigra nel Canavese (23 A). La madre maledice la figlia che vuole sposarsi senza il suo consenso. La figlia muore mentre cerca di attraversare un corso d’acqua.
Mi riservo in un futuro ampliamento, l’inserimento dei testi della lezione del Nigra e della versione di Teresa Viarengo.

PIEMONTESE

Vedovela l’ha na fiétta,
bela biunda da maridé,
l’è passaje ‘l re di Francia,
per sua spusa la va ciamé.

Sua mama da la finestra:
«La mia fiéta la veui pà dé».
Fratelino da su la porta:
«Mama mia, lassela andé».

Sua mama da la finestra:
«An drinta al mare t’ pudeisse nié».
Quand l’è stàita riva del mare,
povra fija, s’ buta tremé.

«Tente, tente, la mia spuseta,
a la sela dal me caval».
«O per tene che mi na tena,
la mia mama l’ha sentenssià».

La sentenssa d’ sua mama
l’ha da esse la verità,
bela biunda, povra fija,
an drinta al mare l’è negà.

«Marinai della marina,
la mia spusa vurì pescà?»
L’han sercàla tre dì e tre neuit,
bela biunda l’han pì trovà.

ITALIANO

La vedovella ha un figliola
bella bionda da maritare;
passa di lì il re di Francia (1)
e va a chiederla in sposa.

Sua madre dalla finestra:
«Mia figlia non la voglio dare»
Fratellino dalla porta:
«Mamma mia, lasciatela andare».

Sua madre dalla finestra:
«Dentro il mare possa annegare».
Quando è stata sulla riva del mare
povera ragazza, si è messa a tremare.

«Tieniti tieniti, o mia sposina
alla sella del mio cavallo».
«Per quanto possa tenermi
mia madre ha sentenziato (2)».

La sentenza di sua madre
ha da essere la verità:
bella bionda, povera ragazza,
dentro il mare è annegata.

«Marinai della marina,
volete pescare la mia sposa?»
L’hanno cercata tre giorni e tre notti
ma la bella bionda non l’han più trovata

NOTE

  1. Che sia stato veramente il re di Francia a voler sposare la sua bella figliola è ovviamente un’assurdità, una tipica esagerazione balladistica. Si legga piuttosto “nemmeno se tuo marito fosse il re di Francia ti farei partire per quel paese“.

Canto d’emigrazione

Così in buona misura anche questa versione della ballata la possiamo classificare come canzone d’emigrazione.

Nel libretto “Io parto per La Merica, Canti dell’emigrazione piemontese” 2020 Valter Giuliano scrive

“Oltre quattro milioni di nostri connazionali varcarono le Alpi, tra il 1876 e il 1976, come ultima scappatoia alla miseria. Da quelle testimonianze si deduce che la Francia era anche il rifugio dei ribelli, degli scontenti, dei disperati. I giovani che intendevano sposarsi contro la volontà della famiglia emigravano in Francia, e là mettevano su casa; la ragazza incinta si rifugiava dai parenti in Francia.”

Franco Lucà data la ballata “originale” al 1850 qualche decennio più tardi iniziavano i flussi migratori verso la Francia.

A Türin a la Rösa bianca/ Mamma mia dammi cento lire

Questa versione è un ibrido in cui sulla ballata degli amanti sfortunati s’innesta il tema dell’emigrazione verso “la Merica”. In questo ibrido scompare il tema della maledizione della madre

[PIEMONTESE]
A Türin a la Rösa bianca
j’è na fija da maridé (2volte)
E sua mare ch’a la pentèña
cun an pentu d’or e d’argent
E so pare ch’a la sürìa
cun la piüma del pavun bianc
Mama mia feme nen tan bela
che gli amanti mi ruberan
Mamma mia dammi cento lire
che in America voglio andar
Cento lire io te le do
ma in America no e poi no
Fratellino dalla finestra
mama mia laséla ‘ndé
Pena giunto fu in mezzo al mare
bastimento l’è sperfundà
Pescatore che peschi il pesce
va a pescare la mia Rusin
La tua figlia l’è andata a fondo
mai più al mondo ritornerà

[ITALIANO]
A Torino alla Rosa Bianca (1)
c’é una ragazza da sposare
E sua madre la pettina
con un pettine d’oro e d’argento
E suo papà la accarezza
con la piuma del pavone bianco
Mamma mia non fatemi troppo bella
che gli amanti mi ruberanno (2)
Mamma mia dammi cento lire
che in America (3) voglio andar
Cento lire io te le do
ma in America no e poi no
Fratellino dalla finestra
mamma mia lasciatela andare
Appena giunto fu in mezzo al mare
il bastimento (4) è sprofondato
Pescatore che peschi il pesce
vai a pescare la mia Rosina
La tua figlia è andata a fondo
mai più al mondo ritornerà

NOTE

  1. La Rosa Bianca è stata una caratteristica osteria torinese che ha chiuso i battenti nel 2016
  2. il tema degli amanti infelici è solo accennato in questo verso, rivelatore solo a chi conosce la versione precedente della ballata, quella con la maledizione della madre
  3. Valter Giuliano scrive “All’inizio per i piemontesi, le Meriche furono le terre di Argentina, in particolare le regioni di La Plata, e poi sin verso Cordoba, Salta e Mendoza, dove ancora oggi si parla il piemontese arcaico di quell’epoca.” (Uno dei fratelli di mio nonno paterno Attilio Salto fu proprio tra quei migranti che andarono in Argentina; solo con l’avvento dei social nel web il ramo canavesano della famiglia Salto -domiciliata da secoli a Maglione piccolo paese collinare- è stato rintracciato dai nipoti del ramo argentino.. Non so se sia una consuetudine presso altre famiglie -condivisa peraltro con gli scozzesi- ma quando due Salto s’incontrano, inizia una lunga discussione sui relativi antenati, in cui si sbrogliano tutti i vari rami della parentela.. o almeno era così fino alla generazione di mio padre.)
  4. il bastimento che affonda nell’Oceano è la sfortuna che perseguita i migranti, con la valigia di cartone piena di disperazione.

Maledizione della Madre: Il re di Spagna

La Macina registra la ballata “Maledizione della Madre” ambientando la storia nel centro italia. In Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, Volume 2 uscito nel 2006 con Gastone Pietrucci  che canta alla Vasco.

Alle porte di Palmanova (x2) c’è na fiia da maridà.
L’ha veduta lu re di Spagna/ lu re di Spagna la vuol sposà.
E la mamma da la finestra/ fiia mia e no e no.
I fratelli giù pe’ le scale/ mamma mia lasciela andare.
Lui la monta sul cavallo/ e poi via se la portò.
Quando fu metà di strada/ il cavallo si paventò (1).
Quando fu vicino al mare/ e nell’acqua li gettò.
I capelli e biondi e belli/ l’acqua del mare li bagnerà.
Quella carne fresca e bella/ la balena se la mangiò.
E quel sangue dolce, dolce/ i pesciolini se lo sugò.
Quell’occhietti neri neri / i marinari se li piiò.
Le parole della mia mamma/ son venute in verità.
Le parole dei miei fratelli/ sono quelle che m’ingannò.

NOTE

(1) un classico espediente narrativo delle ballate. Quando i protagonisti si spostano a cavallo da un posto ad un altro, accade sempre qualcosa a metà strada di buono o di cattivo auspicio. In questo caso il cavallo si spaventa, s’imbizzarrisce.

Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar

Sandra Mantovani accompagnata alla chitarra da Fausto Amodei. Registrata da Roberto Leydi a Milano nel 1962 dalla bobina Canti sociali e d’emigrazione.
Le «cento lire» sono quelle che nel 1870 servono  per comprare il biglietto del piroscafo da Genova a Buenos Aires.

Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar …!
Cento lire si te li dò, ma in America no, e poi no.
I fratelli alla finestra, mamma mia lascela andar.
Pena giunto in alto mare bastimento si rialzò.
Le parole ohi della mamma son venute la verità

Fabrizio Poggi & Turututela

Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar …! (2v)
Cento lire io te le do, ma in America no, no, no.
I suoi fratelli a la finestra, mamma mia lasciala andar.
Quando fu in mezzo al mare il bastimento l’è affondà.
I miei capelli son ricci e belli l’acqua del mare li marcirà.
Il mio vestito da ballerina l’acqua del mare lo bagnerà.
Il mio sangue le’ cosi’ dolce la balena me lo berrà.
Le parole dei miei fratelli sono quelle che m’àn tradì
Le parole della mamma sono venute a la verità.

Le Mondine: Mamma mia dammi cento lire

Il canta passa nel reperto delle Mondine

Le Mondine

Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar …!
Cento lire io te le do, ma in America no, no, no.
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar …!
Cento lire io te le do, le scarpette ma in America no, no, no.
I suoi fratelli a la finestra, mamma mia lassela andar.
Vai, vai pure o figlia ingrata che qualcosa succederà.
Quando furono in mezzo al mare il bastimento si sprofondò.
Pescatore che peschi i pesci la mia figlia vai tu a pescar.
Il mio sangue è rosso e fino, i pesci del mare lo beveran.
La mia carne è bianca e pura e la balena la mangierà.
Il consiglio della mia mamma l’era tutta verità.
Mentre quello dei miei fratelli l’è stà quello che m’ha ingannà.

Terre di Risaie - Gianni Berengo Gardin
Terre di Risaie – Gianni Berengo Gardin 2002

RISO AMARO

Il film “Riso Amaro” fu girato nel 1948 nel vercellese da Giuseppe De Santis.
Le risaie che si vedono nella pellicola si trovano nel comune di Salasco (Tenuta Selve) e di Lignana ( Tenuta Veneria che all’epoca delle riprese era di proprietà degli Agnelli) tra il Principato di Lucedio (di Trino) e la Tenuta Colombara (di Livorno Ferraris).
In questa clip vediamo le mondine al lavoro. Secondo il caporale, le irregolari potranno essere assunte solo dimostrando di lavorare meglio delle mondine regolarmente impiegate: si scatena una lotta fisica per piantare nei campi più piantine di riso, con le “crumire” in vantaggio. Anche Silvana aizza le colleghe con questo epiteto insultante contro le lavoratrici irregolari, in una battaglia declamata anche in canti ritmati. (da Wikipedia) La melodia è quella di “Mamma dammi cento lire”
Per le scene di canto la Mangano utilizza la propria voce (nella recitazione è invece doppiata)

Per chi volesse trascorrere un fine settimana nella zona delle riprese di Riso Amaro e nel cuore delle risaie vercellesi, ecco l’itinerario che proponevo in Terre Celtiche e Medioevo: Nella terra che incontra il cielo

LINK

https://www.piemunteis.it/wp-content/uploads/23.-Maledizione-della-madre.pdf
https://www.museosanmichele.it/apto/wp-content/uploads/sites/2/2015/06/3153_1_2_SCHEDEAUDIO.mp3
http://www.trallaleronline.net/2019/01/25/intervista-con-giuliano-dangiolini/
http://www.trallaleronline.net/2019/01/22/canti-tradizionali-della-val-nure-il-coro-di-farini/
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=en&id=42741
http://www.cr.piemonte.it/dwd/pubblicazioni/tascabili/tascabile_n_83.pdf
https://amarriso.wordpress.com/2016/09/30/mamma-mia-dammi-cento-lire/#more-105
http://www.coroanamilano.it/cRepertorioDettaglio.asp?c=526
http://www.cantovivo.com/cantovivo/testi/testi.asp?cartella=06PARTONO%20GLI%20EMIGRANTI&canzone=Mamma%20mia%20dammi%20cento%20lire.txt&azione=testo
https://www.museosanmichele.it/apto/schede/maledizione-della-madre-5/
https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/pentagramma/cantavamo-la-nostra-lontananza/

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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