Kalenda Maya

“Kalenda maya”  (Chansonnier La Vallière -Biblioteca nazionale di Francia, fondi francesi 22543, f. 62r) è una canzone sull’amor cortese (fin’amor) e una danza, scritta dal trovatore provenzale Raimbaut de Vaqueiras (1), ed è uno dei pochi esempi giunti sino a noi di “estampida vocale”, essendo le estampide prevalentemente musiche per il ballo.

(1) Raimbaut de Vaqueiras (Vaqueiras, 1155/1165 circa –  Monti Rodopi, 1207) Era figlio di un cavaliere che prestava servizio presso il castello di Vaqueiras, rimasto orfano si trasferì alla corte di Bernard de Baux dove si impratichì nell’arte della poesia e delle armi. Preferì però la vita del giullare itinerante e dalla Provenza si spostò in Piemonte (circa 1190). In quei tempi gli Aleramici erano una importante dinastia famigliare che possedeva buona parte del Piemonte e della Liguria e il nostro Rambaldo piacque in particolare a Bonifacio, il figlio più giovane di Guglielmo il Vecchio. Tra i due si consolidò un’amicizia di armi e di spirito, il Signore lo nominò cavaliere e Rambaldo lo servì fedelmente in pace e in guerra. Seguì il Marchese, nominato comandante (1201), nella quarta crociata e al suo fianco probabilmente morì nel 1207 in territorio bulgaro.

Gli Aleramici di Monferrato

Tra il XI e il XII secolo gli Aleramici furono un’importante dinastia che regnava su Piemonte e Liguria grazie a imprese d’armi e matrimoni. Fu proprio agli inizi del XII secolo che comparve il titolo di Marchese di Monferrato a indicare non solo una zona geografica lungo la riva destra del Po ma soprattutto un vasto territorio tra Casale e Moncalvo sotto il dominio di Ranieri primo Marchese del Monferrato, il quale s’imparenta con la casa Savoia. Il dominio dei nuovi marchesi si estendeva nell’Alto Monferrato, l’area meridionale dell’attuale provincia di Alessandria e comprendeva anche parte del territorio astigiano, vercellese e torinese. La corte dei marchesi era itinerante e diversi castelli fungevano da residenza temporanea come Trino, Grazzano, Moncalvo, Valenza e Chivasso. Fu con il figlio di Ranieri detto Guglielmo il vecchio che i marchesi subirono il fascino dell’Oriente e tutti i suoi quattro figli vi trovarono la morte. Forse migliore sorte sarebbe toccata a Bonifacio, diventato Re di Tessalonica/Salonicco (la città più importante dell’Impero d’Oriente dopo Costantinopoli) se non fosse rimasto ucciso in un’imboscata.
Alla corte di Bonifacio (rimasto in Piemonte a reggere il governo del marchesato per conto dei fratelli che nel frattempo morivano avvelenati) tra una guerra e l’altra si menava splendida vita di corte.

La “razo” di Kalenda maya

La circostanza di come sia nata la canzone è documentata dal poeta stesso nella sua “razo” (la motivazione) che spiega come: “madonna Beatrice [sorella di Bonifacio] lo pregò e lo confortò perché egli [Raimbaut], per il suo amore, si dovesse rallegrare e perché facesse una nuova canzone” (domna Biatrix…lo preget e ‘l confertet q’el se deges, per lo so amor, rallegrar e q’el feses de nou una chanson). E Raimbaut compose la “chanson” utilizzando “las notas de la stampida qe ‘l jolars faison en la violas” ovvero utilizzando le note della danza (nel significato di “melodia”) che i giullari suonavano con le vielle. Kalenda maya fu tuttavia trascritta solo nel 1300 circa passata nel frattempo attraverso il vaglio della trasmissione orale proprio come accade per la musica tradizionale nata dal popolo.

Kalenda maya presenta molte affinità con la canzone troviera Souvent Souspire mon cuer (Spesso sospira il mio cuore) e gli studiosi sono ancora incerti nel considerare quali delle due sia il contrafactum dell’altra.
Le melodie nel medioevo erano annotate brevemente su carta per quanto riguarda il tema principale a supporto mnemonico del musicista di corte. In effetti tali melodie erano conosciute un po’ in tutti i paesi dell’Europa Medievale e venivano diffuse per strada dai musicisti ambulanti/giullari. La linea melodica principale lasciava ampio spazio alla variazione e all’improvvisazione del musico, così come erano frequenti gli adattamenti di una stessa melodia a nuovi testi.

Chansonnier La Vallière, Kalenda Maya
Capella de Ministrers
la melodia suonata con la symphonia ovvero la ghironda medievale a forma rettangolare. Uno strumento inventato nel medioevo. Probabilmente era con questa “violas” che i giullari suonavano le estampide più che con la viella ad archetto.
Ensemble Renaissance in “Gems of mediaeval music” 1993.
Souvent souspire mon cuer Aziman Ensemble
Ian Pittaway esegue due possibili letture della melodia dalla intavolatura medievale
Hespèrion XXI & Jordi Savall

Kalenda Maya

Il poeta non troverà conforto nella Bella Stagione del Maggio finchè la dama Beatrice non gli concederà l’onore d’essere il suo drudo, cioè il suo amante in senso fisico. In una società in cui il matrimonio era una questione di alleanze politiche e convenienze sociali l’amore romantico (e più o meno esplicitamente il piacere del sesso) trionfava in letteratura. L’amore di Rambaldo per Donna Beatrice è però destinato a rimanere inappagato.

Skye Consort (Seán Dagher una voce folk tra tanto canto in maschera!
Angelo Branduardi
La versione live 1996 al DVD “Camminando Camminando” Ed EMI 2006 una versione attuale della musica medievale ricca di improvvisazioni
Clemencic Consort
Arte Factum che dividono il brano in due parti tra canto e danza più velocizzata
The Ivory Consort-Live
Flor Enversa per la pronuncia
Martin Best Medieval Ensemble
David Warin Solomons

I.
Kalenda maya ni fuelhs de faya
Ni chanz d’auzelh ni flors de glaya
Non es qe·m playa, pros domna guaya,
Tro qu’un ysnelh messatgier aya
Del vostre belh cors qi·m retraya
Plazer novelh qu’Amors m’atraya,
E jaya e·m traya vas vos Domna veraya;
E chaya de playa ’l gelos, ans qe·m n’estaya
II.
Ma bell’amia, per Dieu non sia
qe ja·l gelos de mon dan ria,
qe car vendria sa gelozia
si aitals dos amantz partia;
q’ieu ja joios mais non seria,
ni jois ses vos pro no·m tenria;
tal via faria q’oms ja mais no·m veiria;
cell dia morria, donna pros, q’ie·us perdria.
III.
Con er perduda ni m’er renduda
donna, s’enanz non l’ai aguda?
Qe drutz ni druda non es per cuda;
mas qant amantz en drut si muda,
l’onors es granz qe·l n’es creguda,
e·l bels semblanz fai far tal bruda.
Qe nuda tenguda no·us ai, ni d’als vencuda;
volguda cresuda vos ai, ses autr’ajuda.
IV.
Tart m’esjauzira, pos ja·m partira, Bells Cavalhiers,
de vos ab ira, q’ailhors nos vira mos cors, 
ni·m tira mos deziriers, q’als non dezira;
q’a lauzengiers sai q’abellira, donna,
q’estiers non lur garira:
tals vira, sentira mos danz,
qi·lls vos grazira, qe·us mira,
cossira cuidanz don cors sospira.
V.
Tant gent comensa, part totas gensa,
na Beatritz, e pren creissensa vostra valensa;
per ma credensa, de pretz garnitz
vostra tenensa e de bels ditz, senes failhensa;
de faitz grazitz tenetz semensa;
siensa, sufrensa avetz e coneissensa;
valensa ses tensa vistetz ab benvolensa.
VI.
Donna grazida, qecs lauz’e crida
vostra valor q’es abellida,
e qi·us oblida pauc li val vida,
per q’ie·us azor, donn’eissernida;
qar per gençor vos ai chauzida
e per meilhor, de prez complida,
blandida, servida genses q’Erecs Enida.
Bastida, finida, n’ Engles, ai l’estampida.

I.
Il Primo Maggio (1) né foglia di faggio
né canto d’augello, né fior di giglio
mi piaccion, o nobile e gaia Signora
finché un messaggier veloce mi giunga
dalla vostra bella persona a riferirmi
di un piacere novello che porti Amor
e gioia e mi conduca a voi, dama sincera;
e cada ferito il geloso(2) prima che mi allontani.
II
Mia bell’amica, per Dio non accada
che il geloso rida della mia sciagura,
perché caro pagherebbe la sua gelosia,
se separasse due tal amanti;
da allora io non sarei mai più felice,
né, senza di voi, gioia conoscerei:
me ne andrei e nessuno mai più mi vedrebbe;
quel giorno che vi perdessi, nobil dama, io morirei.
III
Come potrei perdere o come mi sarebbe resa
una dama se prima non l’ho avuta?
Non si può essere amanti solo col pensiero;
ma quando l’innamorato diventa l’amante,
grande si accresce nell’onore,
e la bella espressione(3) fa sorgere tal fama,
ma non vi ho mai tenuta nuda, né vinta in alcun modo:
vi ho desiderata e obbedito, senz’altra ricompensa (4).
IV
Difficilmente gioirei, Bel Cavaliere (5), nel separarmi
da voi con affanno, perchè il mio cuore non muta
nè si volge ad altro desiderio;
perché so, signora, che piacerebbe ai pettegoli,
che altrimenti non si darebbero pace:
qualcuno vedrebbe, saprebbe della mia sciagura
e ve ne sarebbe grato, qualcuno che vi guarda,
che vi pensa pieno di speranza, e in cuor sospira.
V
Così gentilmente fiorisce e risplende su tutte
donna Beatrice, la vostra virtù e s’accresce;
a mio parere di pregio adornate
la vostra signoria e di belle parole, senza fallo;
di nobili gesta siete la fonte;
avete sapienza, pazienza e conoscenza;
senza dubbio rivestite la vostra virtù di benevolenza.
VI
Dama amabile, ognuno lodi e proclami
la vostra virtù affascinante,
e chi vi dimentica, vita poco gli vale,
perciò v’adoro, signora eletta;
da quando in voi vidi la più bella
e la migliore, di pregio compiuta,
vi ho corteggiata, servita meglio di Erec con Enide(6).
Composta, finita, signore Inglese (7), ho l’estampida.

NOTE traduzione italiana Cattia Salto
(1) la festa del primo Maggio già sul finire del XII secolo (data probabile della canzone) celebrava il ritorno della primavera ed il rifiorire della natura, con canti sul rinnovarsi della vita e lo sbocciare dell’amore.
(2) il tema dell’invidia (gelosia) come quello dei maldicenti, è un topos della poesia cortese, a sua volta “citazione” del poeta classico Catullo (colui che mise in rima i momenti felici e i tormenti passati con la sua Lesbia)
(3) l’aspetto felice del drudo (amante carnale)
(4) l’amor cortese assicura alla donna un potere incontrastato e indiscutibile sull’uomo unitamente alla fedeltà assoluta. Sono stati versati fiumi d’inchiostro sull’amor cortese e illustri medievalisti hanno espresso pareri discordi sul fatto che tale amore sia stato un fenomeno esclusivamente letterario. E tuttavia è stata un’espressione dello spirito del tutto originale, nata nel Medioevo, intorno al concetto di una donna non più considerata come bottino di guerra, puttana-amante con cui sfogare gli impulsi sessuali e provare piacere o da sposare per contratto per avere una discendenza, ma come creatura superiore: dapprima una signora-padrona in senso feudale e poi un donna angelicata, una guida superiore verso l’estasi religiosa. [1]
(5) nella poesia cortese era consuetudine dare un nomignolo alla dama in modo da celarne pubblicamente il vero nome (anche se noto a tutti). In questo contesto tuttavia il nome è apertamente dichiarato più avanti: è Beatrice di Monferrato la sorella di Bonifacio (a volte citata erroneamente -anche dal poeta stesso- come figlia). I due si conobbero nel 1192-94 quando Rimbaldo arrivò alla corte di Bonifacio, che aveva da poco ereditato il titolo di Marchese (o secondo altri studiosi nel 1197 di ritorno dalla campagna di Sicilia). quando lei viveva dal fratello, vedova per la seconda volta (il secondo marito Enrico del Vasto detto il Valoroso primo della famiglia dei Del Carretto, era morto nel 1185). A sentire il poeta la sua Dama sembrerebbe una donzella dall’incomparabile bellezza e depositaria di ogni virtù, eppure doveva essere sulla cinquantina quando lui la vide per la prima volta. Rimbaldo d’altra parte non era nemmeno trentenne e forse ancor più giovane.
(6) celebre coppia dei romanzi cavallereschi, i best sellers di allora: Chrétien de Troyes aveva composto da poco un poemetto dal titolo “Erec et Eneide” l’uno perfetto cavaliere di Re Artù e l’altra bellissima dama di corte. Solo l’amore permette a Erec di eccellere nei suoi doveri di cavaliere, una elucubrazione filosofica del tempo per conciliare amore e guerra!!
(7) probabilmente il soprannome del suo mecenate Bonifacio

Ipotesi ricostruttive della danza

Purtroppo non ci sono trattati del periodo che descrivano l’estampida, così alcuni l’avvicinano al salterello (e ai suoi salti vigorosi) con la quale condivide la struttura, altri la considerano l’antenata della bassa danza. I più l’intendono come danza di corteggiamento da farsi a coppie.

in questa ipotesi l’estampida è considerata una bassa danza

[1] “il codice del fin amor prevede il superamento di vari livelli, prima che il trovatore possa appagare il suo desiderio di possesso della donna amata: per prima cosa si doveva ottenere il permesso dalla dama per diventarne il corteggiatore; era lei, in genere già sposata, che decideva se accettare o meno la corte del trovatore; in caso positivo concedeva la “mercede” ossia la buona disposizione d’animo. Come prova finale lo attendeva l’asag una prova di integrità morale e di autocontrollo. A questo punto l’amante doveva porgere un omaggio feudale alla sua signora inginocchiandosi e mettendosi nelle sue mani per sottomettersi a lei” https://terreceltiche.altervista.org/can-vei-la-lauzeta/
LINK
http://www.marchesimonferrato.it/
https://www.italiamedievale.org/portale/facciamo-chiarezza-sulle-origini-del-monferrato-storico/
http://ontanomagico.altervista.org/kalenda-maja.htm
http://ontanomagico.altervista.org/quinta-estampida.htm
https://musicamedievale.blogspot.com/p/raimbaut-de-vaqueiras-un-trovatore.html
https://www.homolaicus.com/arte/cantastorie/kalenda.htm
https://www.examenapium.it/meri/trov/raimbaut.html
https://earlymusicmuse.com/kalendamaya/


/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

4 Risposte a “Kalenda Maya”

  1. Buon primo maggio.
    Vorrei congratularmi con Voi per la bellissima e freschissima traduzione. È Cattia Salto la traduttrice?
    Posso divulgare la traduzione nei nostri programmi di concerto?
    Cordialmente,
    Michael Stüve
    (Musica Ricercata Firenze)

  2. Complimenti, articolo esaustivo e ottimamente articolato!. La sovrapposizione di versioni del brano in questione è in realtà un “problema”, perché anziché tendere a mettere in luce l’opera, a mio avviso, ne confonde natura e scopi originari.. Quindi ben venga una panoramica del genere, quasi unica direi. Anche nella mia attività didattica spesso risulta difficile scegliere quale opportunità concedere all’ascoltatore estemporaneo rischiando sempre di tradire o l’innovazione o la coerenza filologica. Immagino e colloco Kalenda Maya in quel caleidoscopio di feste inebrianti parto di popoli erranti che non temono l’ira dei Signori locali e si possono permettere parole e atteggiamenti festosi e arroganti.. certamente l’incontro con la ghironda del basso Piemonte favorisce un fertile terreno ritmico al testo e al contesto (supportato altrimenti quasi esclusivamente dagli strumenti a percussione). Difficile immaginare invece una esecuzione cortigiana di rispetto e al cospetto dei Castellani in assorta contemplazione.. Eviterei a chi legge le mie considerazioni fantasie eccessivamente pruriginose riguardo alle damigelle di fine XI secolo: quasi mai alla sfacciataggine della richiesta seguiva la concessione del bene prezioso; aggiungerei inoltre che le carovane zingare di ritorno ai luoghi di origine dopo lo svernare in terra andalusa hanno sempre prodotto più benefici culturali che problemi etnici e/o…sentimentali!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.