Masters In This Hall

Nel 1860 William Morris  scrisse il testo dell’inno natalizio “Masters in This Hall“. Artista e scrittore, fondatore del movimento artistico “Arts and Crafts”, nonchè membro della “Confraternita dei Raffaelliti”  Morris era fautore di un ritorno alla qualità artistica delle botteghe medievali, per un artigianato d’arte contrapposto al degrado di qualità e di gusto causato dall’industrialesimo.
L’ideologia preraffaelita, per così dire, nella sua semplice sintesi, era geniale. L’idea del sublime, del lusso, delle cose belle, preziose, e poi dei modi gentili, dello stile raffinato, della situazione sospesa come in incantamento, colta nella magia di ambienti simbolici. Accanto a questa, l’idea speculare del popolo nobilitato da un lavoro a dimensione umana, un popolo non solo artigiano, quindi arricchito dalla bellezza del proprio mestiere d’arte, ma anche artefice. Nati nel pieno degli eccessi del capitalismo, che proprio nell’Inghilterra dell’Ottocento stava costruendo il suo potere sulla miseria e lo sfruttamento di masse di diseredati, schiavizzati dal lavoro di fabbrica, i preraffaeliti svilupparono una loro sensibilità sociale, ma estranea al freddo economicismo marxista. Il loro era un socialismo neanche umanitario, ma populista, anzi patriottico, romantico, quasi mitico. (tratto da qui)

Tra le sue massime spicca “Non avere nella tua casa nulla che tu non sappia utile, o che non creda bello“, al di là degli slogan nella sua azienda la Morris, Marshall & Co – in cui si dedicò principalmente al disegno di decorazioni floreali per tessuti, pannelli per pareti, arazzi e finestre (pittura su vetro e su carta da parati)- saranno usate comunque le macchine “industriali”, ma con una logica contraria al processo di industrializzazione in atto: è la macchina a dover essere al servizio dell’uomo, e non viceversa.

Morris scrisse “Masters in This Hall” (anche intitolato “Nowell, Sing We Clear”) all’età di 26 anni quando era tirocinante presso lo studio dell’architetto Edmund Street, forse suggestionato dalla melodia che vi suonò l’architetto e musicista Edmund Sedding, il quale incluse il testo scritto dall’amico nella sua raccolta “Nine Antient and Goodly Carols for the Merry Tide of Christmas” (1860); la versione originale consta di 12 strofe, ma in genere oggi ne vengono cantate solo 4 o 5, ed è eseguito spesso dalle corali essendo stato arrangiato da Gustav Holst nel suo “Three Carols” per coro e orchestra (o per organo).

ASCOLTA Barry Beth Hall in “A Feast of Songs” 2002

ASCOLTA l’arrangiamento di John Riggio


I
Masters in this Hall,
Hear ye news to-day
Brought from over sea,
And ever I you pray:
Chorus
Nowell! Nowell! Nowell!
Nowell, sing we clearl
Holpen are all folk on earth,
Born is God’s son so dear:
Nowell! Nowell! Nowell!
Nowell, sing we loudl
God to-day hath poor folk raised
And cast a-down the proud.
II
Going o’er the hills,
Through the milk-white snow,
Heard I ewes bleat
While the wind did blow
III
Then to Bethlem town
We went two and two,
And in a sorry place
Heard the oxen low
IV
Therein did we see
A sweet and goodly may
And a fair old man,
Upon the straw she lay
V
And a little child
On her arm had she,
“Wot ye who this is?”
Said the hinds to me
VI
This is Christ the Lord,
Masters be ye glad!
Christmas is come in,
And no folk should be sad
Traduzione italiano di Cattia Salto
I
Mastri (1) di questa sala
ascoltate la novella di oggi
portata da oltremare
e sempre vi prego:
Coro
E’ Nato, è nato è nato
è nato, cantiamo serenamente
soccorso è il popolo in terra
è nato il figlio di Dio così amato.
E’ Nato, è nato è nato
è nato cantiamo forte

Dio ha oggi innalzato la povera gente
e abbattuto i superbi (2)

II
Andando per le colline
sulla neve bianco latte
udii belare le pecorelle
mentre il vento soffiava:
III
Allora alla città di Betlemme
andammo due a due
e in un luogo desolato
udimmo il bue muggire:
IV
Là vedemmo
una dolce e bella Maria (3)
e un vecchio fiero,
sulla paglia lei giaceva
V
E un piccolino
aveva tra le braccia
“Non sapete chi è costui?”
mi dissero i servi
VI
“Questo è Cristo il Signore
mastri siate contenti!
Natale è arrivato
e il popolo non deve essere triste”

NOTE
1) il termine master ha un preciso significato medievale quello di magister colui che eccelle in un’arte così da poter essere considerato un caposcuola, in questo contesto si riferisce in generale alla gentry ma in particolare ai mastri artigiani di una corporazione
2) nel passato Morris vedeva una società più coesa, più genuina e apparentemente serena, un popolo nobile con un innato senso dell’armonia e del bello. Nei suoi scritti egli coniuga populismo romantico con il socialismo utopistico: Il “socialismo” di Morris consisteva nel generico rifiuto della società capitalistica e nella volontà – altrettanto generica – di promuovere quella che veniva chiamata “arte integrata”, cioè a dimensione dell’uomo e del suo ambiente, nel rispetto della storia, della tradizione, degli stili e della natura. C’era inoltre in Morris il convincimento che il lavoro comunitario, anche in ambito artistico, fosse la condizione migliore per favorire l’affermazione della creatività individuale. (tratto da qui)
3) ovviamente May sta per Mary

LA MELODIA FRANCESE

Nel 1706 il violinista e compositore francese Marin Marais scrisse “Alcyone”  tragedia in musica con la “Marche pour les Matelots” (Marcia per i Marinai) inserita nel Terzo Atto.
Il maestro di danza Raoul-Auger Feuillet vi coreografò la danza ‘La Matelotte’, di sua invenzione (probabilmente ispirandosi alle danze ricreative dei marinai), utilizzando e perfezionando il metodo di  notazione della danza teatrale sviluppato da Pierre Beauchamp. L’opera conobbe una vasta eco in Parigi e province e fu rappresentata fino al 1771 contribuendo alla popolarità della danza stessa nel Sud e Sud-Ovest della Francia (in particolare in Provenza, Guascogna) e nei Paesi Bassi.

ASCOLTA Jordi Savall

LA DANZA

La coreografia di  Raoul-Auger Feuillet (in Recueil de contredanse, 1706) è una contraddanza che in Inghilterra prende il nome di “The Female Saylor” (traddotta da John Essex  nel 1710). La danza è stata ulteriormente schematizzata e riportata in auge nel 1965 da Pat Shaw nel suo Six Simple Country Dances. 

Danza Antica: bellissima la versione barocca con strumenti d’epoca e i danzatori in costume

ecco l’intermezzo del solo eseguito dal cavaliere (per visualizzare meglio i passi) questa parte solista si è perduta nella versione della english country dance

FONTI
http://www.centrostudilaruna.it/socialismopreraffaeliti.html
https://www.liberliber.it/online/autori/autori-m/william-morris/
http://www.chiarapecorelli.com/it/william-morris-e-il-movimento-arts-and-crafts/
http://www.hymnsandcarolsofchristmas.com/Hymns_and_Carols/masters_in_this_hall-2.htm
http://www.hymnsandcarolsofchristmas.com/Hymns_and_Carols/masters_in_this_hall-1.htm

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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