La raccolta del vischio nel periodo natalizio

Il Vischio Quercino

le bacche del vischio tra la neve
le bacche del vischio comune sulla cima degli alberi tra la neve

Il vischio non è una pianta che si possa seminare o coltivare: attacca le sue radici nell’albero ospite (mica tutti gli alberi però) e si propaga solo con il seme digerito dagli uccelli (mica tutti però) dopo che si sono cibati delle bacche.
Affinché la pianta cresca poi è necessario che si trovi in posizione soleggiata. Gli alberi su cui il vischio aderisce (vischio comune) sono pioppi, tigli, olmi, noci, ma anche meli, e peri. La raccolta indiscriminata di vischio parallelamente alla distruzione delle zone boschive lo hanno reso una pianta rara e tutelata in Italia da diverse leggi regionali.

vischio quercino dalle caratteristiche bacche dorate e con foglie caduche in inverno

Il vischio quercino è quello più raro e forse l’unico raccolto dai Druidi.

Scrive infatti Plinio il Vecchio “I Druidi non considerano niente di più sacro del vischio e dell’albero sul quale esso cresce, purché si tratti di un rovere.”

In inverno il vischio quercino perde le foglie e sui rami brillano delle piccole e lucide bacche dorate.[1]

IL VISCHIO DELL’ANNO NUOVO

raccolta del vischio presso gli antichi Celti
raccolta del vischio
presso gli antichi Celti

Per i Celti il vischio era il simbolo della resurrezione, della sopravvivenza della vita alla morte, affascinati dalla sua vita completamente aerea, credevano fosse l’emanazione della divinità sulla Terra.

Ancora Plinio il Vecchio racconta ” In realtà essi [i Druidi] ritengono tutto ciò che nasce sulle piante di rovere come inviato dal cielo, un segno che l’albero è stato scelto dalla divinità stessa. Peraltro il vischio di rovere è molto raro a trovarsi e quando viene scoperto lo si raccoglie con grande devozione: innanzitutto al sesto giorno della luna (che segna per loro l’inizio del mese, dell’anno e del secolo, ogni trent’anni) e questo perché in tale giorno la luna ha già abbastanza forza e non è a mezzo. Dopo aver apprestato secondo il rituale il sacrificio e il banchetto ai piedi dell’albero, fanno avvicinare due tori bianchi ai quali per la prima volta vengono legate le corna“.

La raccolta del vischio durante il solstizio d’Inverno era perciò quella considerata dai sacerdoti celti più efficace a preservare le qualità magiche della pianta.

The Druids: Bringing In The Mistletoe

The Druids: Bringing In The Mistletoe
La raccolta del vischio: “The Druids: Bringing In The Mistletoe” George Henry e Edward Atkinson Hornel, 1890 -Kelvingrove Art Gallery di Glasgow

Nel dipinto a due mani di George Henry e Edward Atkinson Hornel[2] vediamo i druidi in corteo che discendono una ripida collina in un paesaggio innevato; in uno spicchio di cielo è raffigurata molto bassa sull’orizzonte una luna crescente. Luna e neve sembrano suggerire che la cerimonia si stia svolgendo in prossimità del Solstizio d’Inverno.

In testa al corteo un druido porta cerimonialmente tra le mani il falcetto d’oro e si accompagna con due torelli bianchi addobbati con le foglie di vischio.
Ci troviamo all’alba, in un momento di soglia, il corteo nello scendere dall’altura si sta dirigendo verso Est, infatti le figure in primo piano sono in penombra e i primi raggi del sole colpiscono il volto di colui che porta lo stendardo.

Anche se la prospettiva nel dipinto è appiattita possiamo immaginarci un luogo alto sulla cui sommità i sacerdoti hanno trascorso la notte rivolgendo preghiere alla Luna[3] e al sole nascente. Si stanno spostando ora più in basso per entrare nel fitto bosco (che intuiamo dall’ombra proiettata dagli alberi sulla neve) e procedere con la raccolta del vischio e forse al sacrificio dei due tori.
Quasi tutte le persone del corteo indossano vesti e mantelli variopinti con trame e colori enfatizzati dalle vibranti pennellate. I colori degli abiti riprendono i colori vivaci dei pittogrammi (sulle miniature dei primi codici dei monaci), i gioielli e le pietre dei cosiddetti Pitti[4]

Alcuni sacerdoti hanno i capelli rossi – sono stati i romani ai tempi della conquista della Britannia a descrivere i Caledoni alti, dai capelli rossi e possenti combattenti. Così per arginare i “Barbari” costruirono il Vallo.[5]
Singolare invece la figura dell’anziano sacerdote sulla sinistra appena dietro ai tori. lo si direbbe un Santo perchè la corona sul capo richiama il tipico nimbo nei dipinti sacri del Medioevo, è l’unico a indossare paramenti bianchi, è un vecchio dalla barba fluente e parrebbe canuto, anche se a mio avviso porta la tipica tonsura dei sacerdoti-druidi delle prime Chiese celtiche[6]
A me viene da fare una considerazione: sembrerebbe che i due artisti abbiano voluto descrivere la cerimonia della raccolta del vischio alle soglie del Medioevo, nel momento di transizione verso la cristianizzazione.

Au gui l’an neuf

In Francia, la tradizione della raccolta del Vischio continuò ad essere osservata anche dopo la cristianizzazione, ancora nel XV secolo era celebrata la cerimonia, detta guilanleuf o auguilanneuf   (“Au gui l’an neuf”, cioè “Al vischio dell’anno nuovo”) in cui chi raccoglieva il vischio gridava rivolgendosi alla folla “O Ghel an Heu” (” Che il grano germogli!”).[7] 

Così l’acqua in cui era messo a macerare il vischio era benedetta e distribuita tra i malati e come prevenzione per attirare la buona sorte. Ma nel Medioevo l’ostracismo della Chiesa contro l’antica religione degli Antenati, finì per demonizzare la pianticella di vischio, impedendone l’uso nelle chiese e nelle case, e solo il popolino continuava a utilizzarlo come amuleto al collo o per appenderlo alle porte delle stalle o nelle cucine. In Inghilterra fu solo l’epoca Regency a riportare in auge il vischio e lo vediamo nelle tante illustrazioni delle festività natalizie o citato nei romanzi[8]

La raccolta del vischio per natale
La raccolta del vischio per natale, Illustrated London News, 20 dicembre 1851

In Bretagna c’era ancora per tutto l’Ottocento l’usanza di questa questua natalizia -che si svolgeva a partire dal 24 dicembre e a seconda delle località poteva cadere nel Giorno di Santo Stefano o a Capodanno o ancora slittare a Carnevale. Detta anche questua dell’aguilaneuf (letteralmente “al vischio dell’anno nuovo!”) era la frase benaugurale dei questuanti che si usa ancora oggi in Francia per dire “Felice Anno Nuovo!” [8bis]

VISCHIO PANACEA DI TUTTI I MALI

Plinio il Vecchio riferisce che: “i Galli credono che il vischio, preso come bevanda (l’acqua di Quercia), dia fecondità e operi da antidoto contro tutti i veleni…Credono che il vischio, macerato in forma di bevanda, doni la fertilità a ogni animale sterile, e che sia un rimedio contro tutti i mali…Alcuni pensano che il vischio sia più efficace se colto sulla quercia all’inizio della luna, senza usare arnesi di ferro e senza che tocchi terra; che guarisca l’epilessia, faccia concepire le donne che ne portano addosso e che, masticato e applicato sulle ulcere, le guarisca completamente“.

Un’avvertenza d’obbligo sulla tossicità del vischio, sia foglie che bacche quindi bisogna fare attenzione ai bambini che, attirati dalla lucentezza perlacea delle bacche, potrebbero avere la tentazione di mangiarle!

E tuttavia il vischio possiede diverse proprietà curative, scrive Luca Bettosini: “Il vischio album è noto per le sue proprietà ipotensive, ovvero contribuisce ad abbassare la pressione arteriosa. È considerato: un antispasmodico e sedativo, poiché diminuisce il senso di oppressione al petto, le palpitazioni e il nervosismo; è antispasmodico e depurativo, in quanto aumenta la produzione di urine e l’eliminazione dei residui tossici in caso di nefriti gotta, artrite; è antinfiammatorio, poiché sembra alleviare i dolori reumatici e sembra molto efficace negli attacchi acuti di lombaggine e sciatalgia; è regolatore delle mestruazioni; in quanto possiede un buon effetto emostatico; e antitumorale, in quanto alcune proteine in esso contenuto riescono a distruggere efficacemente le cellule tumorali.”[9]

LA PIANTA MAGICA DEL NATALE

Oggi il vischio oltre che essere inserito nelle terapie di cura è una pianta benaugurale utilizzata per decorare le porte e i vani di passaggio; come da tradizione è prassi scambiarsi un bacio se una coppia si trova sotto i suoi rami; un tempo bruciare il vischio dell’anno vecchio significava propiziare i raccolti e tenere lontano la malasorte. La pianta è inoltre molto decorativa anche a feste passate, piano piano nel suo disseccarsi prende un bellissimo colore dorato! continua

La raccolta del vischio in Piemonte

La legge n. 32 del 1982 della Regione Piemonte disciplina la raccolta del vischio: quantità moderata, da stringersi nel palmo della mano, e senza spezzare la pianta, o peggio segare i rami. Ci sono poi tutta una serie di normative da osservare quando si entra in Parchi e Zone protette, anche relativamente alla raccolta del vischio (che potrebbe essere vietata o limitata).
Dopo essersi ben informati sulla normativa vigente coloro che volessero andare per vischio lo trovano nel Biellese, in Val Susa e in alcune valli del cuneese, come pure nelle Valli Ossolane.

FESTA DEL VISCHIO – GRAGLIA (Biella)
Nella terza domenica di dicembre si svolge da più di dieci anni la festa del Vischio organizzata dalla Confraternita di Santa Croce e della Ss. Trinità, i rami raccolti dai volontari sono venduti nella casetta del vischio, insieme a tante specialità locali preparate dalle donne della Confraternita. In frazione “Santuario” (690 metri s.l.m) sul Sacro Monte di Graglia un noto santuario mariano.

FESTA DEL VISCHIO – SAINT DENIS (Valle d’Aosta – 8 dicembre
Il vischio è raccolto direttamente dagli abitanti del paese che lo cercano tra i boschi nei d’intorni, poi tra le stradine e gli slarghi del borgo storico, in un salire e scendere di scalette, il vischio è esposto e venduto nelle bancarelle degli artigiani, e ce n’è di tutte le taglie, dal classico rametto al cespuglio gigante. Non solo vischio, tra le curiosità delle bancarelle tante idee per rendere calda e accogliente la casa sotto le feste di Natale. 

[1] https://ontanomagico.altervista.org/vischio.htm
https://www.monaconatureencyclopedia.com/viscum-album-lo-scroccone-di-natale/
http://www.piemonteparchi.it/cms/index.php/natura/piante/item/1740-un-bacio-sotto-il-vischio
http://www.altovastese.it/flora-2/vischio-pianta-sacra-antichi-simbolo-portafortuna-nuovo-anno/

[2] https://summerstarsgrove.wordpress.com/2017/06/11/henry-hornel-the-druids-bringing-in-the-mistletoe/

[3] Un culto/devozione ampiamente praticato nelle isole britanniche per tutto l’Ottocento, tant’è che Alexander Carmichael nel suo “Carmina Gadelica” ha raccolto una serie di preghiere in gaelico ancora recitate dagli abitanti delle Highlands. https://terreceltiche.altervista.org/the-new-moon-a-ghealach-ur/

[4] https://lastoriaviva.it/pietre-scolpite-nella-scozia-dei-pitti-re-immaginate-a-colori/

[5] https://zweilawyer.com/2011/02/28/i-pitti-e-la-battaglia-di-dunnichen-685/

[6] Il Cristianesimo fu accolto abbastanza favorevolmente dalla comunità celtica, in quanto il suo carattere spirituale aveva molti punti in comune con la religione tradizionale pagana: basti pensare alla concezione della morte intesa come un passaggio da una condizione di vita a un’altra e all’immortalità dell’anima, concetti comunemente sostenuti ed insegnati dai druidi. Lo stesso Cesare nei Commentarii de Bello Gallico attribuisce a queste convinzioni la sostanziale indifferenza al pericolo di morte in battaglia che caratterizzava i guerrieri celtici e che tanto preoccupava i Romani. I monaci irlandesi erano denominati “Martiri Bianchi” perché portavano simbolicamente, come i druidi, vesti di lana bianca, ma anche perché teorizzavano tre tipi di martirio per giungere alla santità. Il primo era appunto il “martirio bianco”, che consisteva nel completo abbandono del mondo esterno e di tutti gli affetti personali per entrare nel monastero, dedicarsi allo studio e alla preghiera e affrontare la peregrinatio, cioè il viaggio per evangelizzare terre lontane. Il “martirio verde” consisteva nel dedicarsi al lavoro e purificarsi per mezzo della fatica e della sofferenza; il “martirio rosso”, quello del sangue, prevedeva la morte, generalmente cruenta, a testimonianza della fede. 
I monaci irlandesi furono i primi a introdurre la consuetudine di radersi i capelli, secondo l’antico stile druidico, dalla fronte alla sommità della testa, lasciando però fluire le chiome nella parte posteriore del capo, la cosiddetta “tonsura”. Sulle steli in pietra risalenti all’Alto Medioevo troviamo iscrizioni in antico irlandese tracciate con l’alfabeto ogamico, in cui i monaci sono denominati mael, cioè “tonsurati”.  https://www.antiqui.it/archeoastronomia/monaci.htm#:~:text=I%20monaci%20irlandesi%20furono%20i,%2C%20la%20cosiddetta%20%22tonsura%22.

[7] In Bretagna c’era ancora per tutto l’Ottocento l’usanza della questua natalizia detta anche questua dell’aguilaneuf (letteralmente “al vischio dell’anno nuovo!”) con la frase benaugurale dei questuanti che si usa ancora oggi in Francia per dire “Felice Anno Nuovo!”
https://terreceltiche.altervista.org/kanomp-noel-kanamb-noel/

[8] https://janeaustensworld.wordpress.com/2011/12/24/gathering-mistletoe/

[8] https://terreceltiche.altervista.org/kanomp-noel-kanamb-noel/
Sull’Eguinane (una sorta di wassailing bretone) si consultino gli archivi in “Canti della tradizione orale in lingua bretone”:
https://tob.kan.bzh/chant-00427.html

[9] link non più attivo http://www.viverelamontagna.ch/wp/magazine/?p=5627
si veda anche http://www.piemonteparchi.it/cms/index.php/natura/piante/item/1764-il-vischio-che-tutti-i-mali-risana

seconda puntata sulla raccolta del vischio e la sua tradizione
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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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