Maiulin/La lingera

La canzone tradizionale Maiulin cantata da Alberto Cesa e riportata nel suo “Il Canzoniere del Piemonte”[1] descrive il dialogo tra madre e figlia subito dopo l’infanticidio: la bella Maiulin sedotta ed abbandonata probabilmente da un lingerone[2], ha cercato di nascondere la gravidanza e subito dopo aver partorito getta il bambino nel fiume. Qualcuno però l’ha denunciata e i gendarmi vengono a prenderla per incatenarla e portarla in prigione (il suo destino segnato, per l’infanticidio c’era la forca). Tema collegato alle versioni di Costantino Nigra “L’infanticida alle tenaglie/ forca

Alberto Cesa e Cantovivo

Una tipica ballata che è una warning song che mettere in guardia le fanciulle dagli amori non consacrati dal matrimonio.
Quelle che preferiscono abbandonarsi a qualche momento di piacere, quelle che preferiscono uno spostato, una testa calda, un lavoratore precario/ fannullone o giramondo ad un onesto lavoratore, le peccatrici che finiscono in mezzo alla strada con i loro bastardi o peggio ancora sulla forca perchè infanticide.

Maiulin bela Maiulin – (coro) Maiulin
dove l’hai messo quel bambino che avevi
oi mamma della mia oi mamma l’ho getta-to in peschiera
.

Figlia mia parla più pian
parlà più piano che nessun nessun ti senta
ti sente la giustizia che ti vie-ne a prendere.

Mentre faceva quei discorsin
si sente dare un colpetti-ino alla porta
la bella Maiulin l’è casca in te-rra morta.

L’hanno presa l’hanno legà
l’hanno legata con catene sicure
la bella Maiulin-a l’è in prigio-oni oscure.

[Mamma mia, portèm del pàn,
Mamma mia, portèm del pàn
portèm del pane e del’acqua ben fresca
Mamma mia, portèm del pàn
l’aria dela prigione mi fa male alla testa”. ]

Oi mamma mia mandeme un bà
mandeme un bacio sopra al-le catene
che chi ha peccato ha da scontà alle pene.

La lingera di galleria

In questo canto tradizionale del bresciano il lingera è un minatore, e poiché è un canto di lavoro il termine è orgogliosamente ostentato come una sfida, una protesta sociale.

E la lingera che mai non trema
e sul tremare la risolverà il problema
va via una, ne ritornan cento‎
tutte lingere del sacramento

E l’assistente con il metro lungo‎
misura i buchi dell’avanzamento
e li misura da cima in fondo
ma questi buchi sono troppo corti

E se questi buchi ‎
sono troppo corti
i buchi lunghi ‎
fanno tutti canna

‎“Qua non c’è canna e né cannone
ti faccio il bollo e ti mando dal padrone
ti faccio il bollo e ti mando via
brutta lingera di galleria!”‎

Ma la lingera di galleria
nemmeno il vento la porta via
ne va via una, ne ritornan cento‎
tutte lingere del sacramento

Se il padron ci manda via ‎
canteremo la canzon
non è questa la maniera ‎
di trattare i lingeron

Se alla lingera le gira la testa
oggi lavora e domani fa festa
se alla lingera le gira i coglion‎
ciapa la giacca e saluta il padron

E una stazione la faremo a piedi
e quell’altra cammineremo
e sempre uniti noi resteremo
e la lingera la trionferà

O lingera dove vai‎
io ti vengo, io ti vengo ‎
a ritrovar. ‎

Almanacco popolare

La versione di Alessio Lega intitolata La Lingera unisce il testo di La lingera di galleria alla Maiulin

O lingera dove vai
io ti vengo io ti vengo
a ritrovar. Maiulìn, bela Maiulìn, o Maiulìn,
e dove l’hai messo quel bambino che avevi?”
“Oi mamma, della mia mamma l’ho gettato in peschiera.”
“E dove l’hai messo quel bambino che avevi?”
“Oi mamma, della mia oi mamma l’ho gettato in peschiera.”

“O figlia mia parla più pian, parla più pian.
E parla più piano che nessuno ti sente,
ti sente la giustizia che ti viene a prendere.
E parla più piano che nessuno ti sente,
ti sente la giustizia che ti viene a prendere.”

Mentre faceva quei discorsin, quei discorsin,
si sente dare un colpettino alla porta:
la bella Maiulin la casca in terra morta.
Si sente dare un colpettino alla porta:
la bella Maiulin la casca in terra morta.

Poi l’hanno presa, l’hanno legà, l’hanno legà
e l’hanno legata con catene sicure,
la bella Maiulina è in prigione oscure.
E l’hanno legata con catene sicure,
la bella Maiulina è in prigione oscure.

Mamma mia, portèm del pàn,
Mamma mia, portèm del pàn
portèm del pane e del’acqua ben fresca
Mamma mia, portèm del pàn
l’aria dela prigione mi fa male alla testa”.

Mammina mia dammi d’un ba’
Mamma mia dammi d’un ba’
Dammi d’un bacio sulle dure catene
Mamma mia dammi d’un baì
Chi ha fatto del male soffriranno alle pene

[1]http://www.cantovivo.com/cantovivo/music/part_legg.asp?f=maiulin_valzeral
[2] Ligèra -lingera nell’ottocento è il delinquente di strada, il teppistello dei bassifondi milanesi e torinesi che vive di espedienti e ruberie (borseggio). Il termine è esteso anche agli accattoni, gli emarginati, i migranti, in molte canzoni popolari e in letteratura ligera è sinonimo di operaio, bracciante stagionale, uno che non mette radici e non vuole farsi una posizione nel lavoro perché preferisce prendere la paga e poi spassarsela con donne e vino fino a quando i soldi finiscono.
Il termine molto probabilmente deriva dal pimontese/francese “lingerie” per indicare gli stracci degli straccioni
https://it.wikipedia.org/wiki/Ligera#:~:text=Nelle%20campagne%2C%20in%20genere%2C%20%22,voglia%20continuativamente%3A%20sbandati%2C%20irregolari.

La lingera

La lingera è il personaggio sfaccendato e gaudente, che preferisce l’osteria e ha sempre un pretesto per non andare a lavorare, ovvero il lavoratore precario, migrante e sfruttato che sogna una vita migliore in cui non dover lavorare come uno schiavo per vivere.

Nei primi del Novecento i socialisti erano detti della lingera.
Stralcio da Riccardo Venturi. “Siamo, probabilmente, agli albori delle lotte proletarie, quando ancora la classe lavoratrice non si era data un’organizzazione (o stava appena cominciando a darsela); un’epoca in cui il lavoro stagionale era la normalità...  Racconta Caterina Bueno, che raccolse questo canto a Stia, in provincia di Arezzo, nei primi anni ’60: “Il treno che agli inizi del secolo portava i lavoratori stagionali attraverso tutto la regione fino in Maremma, veniva chiamato il “Trenino della leggera”, dove “leggera” era un termine dispregiativo e canzonatorio con cui si indicavano i disoccupati, gli stagionali o comunque gli emigranti che, poverissimi, viaggiavano “leggeri” con una sola sporta…”. Il treno, dunque, era la “Leggera” perché il bagaglio di chi vi viaggiava era fatto di niente; ma in quel treno, come in tutti i treni dei lavoratori, si cantava. Cantare non aveva soltanto una funzione di svago e di passatempo (e, probabilmente, era anche un sistema per cercare di farsi passare la fame); era, per molti, un mezzo per pagarsi il soldo che costava il biglietto. Nelle stazioni, delle specie di bande di stagionali s’improvvisavano canterini e si esibivano chiedendo qualcosa; e cantavano, spesso, canzoni inventate da loro stessi. E quando cantano i lavoratori, o si parla d’amore in forme assai poco convenzionali, o si parla di lavoro. Erano canzoni particolari, sovente rognose, e ancor più spesso piene di sogni d’una vita migliore. La vita migliore, in questa canzone, consiste giustappunto nel non dover lavorare come schiavi, e nel mandare in culo il sor padrone; quando i lavoratori cantano di lavoro, liberi di farlo nelle forme che preferiscono, il lavoro non fa una bella fine. Non è “santificato”, come spesso accade anche nelle canzoni di lotta scritte da qualcuno che vuole organizzare in base a qualcosa; in canzoni come questa, il lavoro è ancora nella sua forma bruta. Servaggio, schiavitù. E il sogno è una settimana dove non si fa niente e si viene pagati; che, va detto francamente, è proprio un bel sogno. Canzoni come questa sono piene di sarcasmo, perché chi le inventava e le cantava sapeva bene che cosa, invece, andava a fare. Settimane, mesi a spaccarsi la schiena per una miseria. (da https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=38639)

Caterina Bueno
Comari sull’Uscio
Riccardo Tesi

Lingéra è il bel moretto in cerca di lavoro che però preferisce la spiaggia del mare e le belle bionde

Canzoniere del Progno
Coro Sasso Rosso-Val di Sole, Trentino

LINK
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=43828
http://www.corostelutis.it/content/la-lingera
https://lungarnofirenze.it/2021/04/la-leggera/
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=38639
http://www.archiviosonoro.org/archivio-sonoro/archivio-sonoro-abruzzo/fondo-jobbi/cesacastina/14-la-leggera-la-leggenda-dell-ubriacone.html



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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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