Gautakvæði (Il canto di Gauti)

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Nella Ballata Harpans Kraft (Il potere dell’arpa) della tradizione scandinava intitolata in Norvegia Villemann og Magnhild troviamo al centro della trama il potere magico della musica che permette all’amore di trionfare. Invece del Re delle Fate della ballata scozzese King Orfeo, sbuca fuori un predatore mutaforma che dimora nel fiume, altrettanto noto per i suoi rapimenti di belle fanciulle .
Questo approfondimento è stato scritto “a quattro mani” con la collaborazione di Riccardo Venturi, germanista-scandinavista e traduttore -commentatore delle Ballate popolari anglo-scozzesi e francesi note come Child ballads.

Il Gautakvæði [pron. ‘göitha’kvaidhi ] , la cupa versione islandese della ballata, si distingue da tutte le altre per il finale tragico. Il suo testo è dovuto ancora al Grundtvig: fu pubblicato nel 1858 nel terzo volume degli Íslenzk fornkvæði (“Antichi canti islandesi”) [Copenaghen, Nordiske Literatur-Samfund; la pubblicazione era iniziata nel 1854]. L’opera fu redatta dal Grundtvig assieme al grande letterato islandese Jón Sigurðsson (1811-1879); le introduzioni, i commenti e gli apparati critici erano redatti in danese, mentre i testi islandesi dei canti e delle ballate (in una grafia arcaizzante e in diversi punti differente da quella dell’islandese attuale, che qui ho mantenuto) non erano accompagnati da alcuna traduzione.

Nel Gautakvæði, il protagonista maschile, Gauti, reca un nome non ignoto (in varie forme: Gaute, Gøde ecc.) a diverse versioni continentali, invece di Vilmund o Villemann; la protagonista femminile rimane invece Magnhild (il nome è composto con magn “potenza, forza” e hildr “battaglia, conflitto”: quindi “forte in battaglia”). Nella versione islandese, Magnhild è già la sposa di Gauti (infatti i due sono a letto insieme, invece di giocare castamente a dadi prima del matrimonio) e quindi non si specifica perché debba mettersi in viaggio e attraversare il fiume; per il resto (a parte il finale) la ballata segue sí la trama conosciuta, ma con diverse particolarità. Il fiume “Skotberg” non esiste in Islanda: è un indizio che si tratta di una ballata importata, dato che il nome del fiume riporta allo Skodborg, un corso d’acqua danese al confine tra lo Jutland settentrionale e quello meridionale.
Prima di mettersi in viaggio, la coppia si dà alla bella vita bevendo per tre giorni (quasi come in un addio alla vita: Magnhild sa che perirà nel fiume). Nel Gautakvæði, comunque, Magnhild non scivola giù dal ponte: è il ponte che crolla spezzandosi in tre.
Nel prosieguo della ballata, inizia poi una scena indimenticabile dove sembra quasi di assistere ad un moderno concerto rock con l’artista che distrugge la chitarra elettrica: quando si fa portare l’arpa, Gauti comincia a maltrattarla sbatacchiandola per terra e strappando prima dodici e poi altre cinque corde, e cominciando poi a suonare su più corde contemporaneamente con la tecnica dello strumming (assai rock pure questa!). Gli effetti sono strabilianti: ma si deve notare che non v’è alcuna traccia dell’essere soprannaturale, orco, troll o nix che sia (né di eventuali sorelle). Il protagonista assoluto della versione islandese sembra essere piuttosto il forlög, il fato.
Fato che, in lingua islandese, è espresso con un plurale: forlög è infatti, formalmente, il plurale del sostantivo neutro forlag, e significa alla lettera: “le cose prestabilite” (ma il singolare forlag, in islandese moderno, significa soltanto “casa editrice”).
Del finale tragico si è già detto: il cadavere di Magnhild torna a riva sulla “bianca spiaggia” (altro particolare che mostra come si tratti di una ballata di importazione: in Islanda, le spiagge, fatte di materiale vulcanico, sono tutte di sabbia nera) e Gauti lo ricupera con dolore, baciandolo e facendolo seppellire in terra consacrata.

Il Gautakvæði è sí una ballata d’importazione in Islanda, ma per il resto si tratta di un vero kvæði islandese, redatto secondo schemi metrici tradizionali islandesi e in un linguaggio che ha l’asciuttezza e la semplicità dei carmi classici (anche i carmi Eddici sono kvæði in islandese: Eddukvæði). A tale riguardo, ricordo che il termine (che può significare “carme”, “canzone”, “canto” ecc.) è un derivato del verbo kveða, che significa semplicemente “dire” (di rimando anche “comporre, cantare”). Ne è rimasto un relitto in inglese, l’arcaica forma di passato forte quoth (islandese: kvað) “disse”, anch’essa testimoniata spesso nella balladry tradizionale. [Riccardo Venturi]

A PROPOSITO DI LYRA

Assodato che l’arpa è uno strumento che prende forma nel medioevo (vedi), prima c’era una tipologia di “arpa” quadrangolare che gli antichi chiamavano Lyra. Si trova in varie forme dalla Grecia (tanto per restare in Europa) alla Scandinavia.
Qui ascoltiamo il suono della lyra nella forma tipica detta anglo-sassone/germanica, è suonata da Benjamin Simao con la tecnica dello strumming (cioè il modo moderno di suonare la chitarra con la “pennata”). Viene spontaneo considerarla una sorta di “chitarra vichinga”

Questa invece è la lyra gallica, sempre suonata da Benjamin Simao che nella forma è più simile alla lyra greca di Orfeo

Gautakvæði
Grundtvig/Sigurðsson, 1858, III
Gauti og hún Magnhild frú,
riddarinn herlegur og vel
þau lágu í lopti tvö.
hún dansar,
sú ber gull og klæðin brún, hún dansar vel.
Gauti spurði Magnhildi sín:
hvað syrgir þig, sætan mín?
“Mig syrgir það þú mátt ei sjá:
eg mun drukkna í Skotbergsá.”
“Þú skalt ei drukkna í Skotbergsá,
járnbrú skal eg miðja slá.”
“Þó þú sláir svo hátt sem ský,
enginn getur sín forlög flýð.”
Drukku þau daginn og drukku þau þrjá,
fjórða riðu
að Skotbergsá.
Gauti talar til sveina sín:
“hvað sáu þér til
Magnhild mín?”
“Það sáum vær til
Magnhild frú:
hún var komin á miðja brú.”
Þegar hún kom á miðja brú,
járnbrú stökk í stykkin þrjú.
Fimmtigi karlar flutu í straum,
en enginn gaf að Magnhild gaum.
Gauti talar við sveina sín:
“látið hingað hörpu mín!”
Gauti kastar hörpu á gólf,
stukku úr henni strengir tólf.
Kastar hann henni í annað sinn,
stukku úr henni strengir fimm.
Gauti sló það fyrsta slag:
stjarnan fauk í myrkva haf.
Hann sló kólf úr lási:
fagra kú af bási.
Hann sló hest af stalli,
fagra hind af fjalli.
Hann sló skip af hlunnum,
fagra mey frá grunnum.
Gauti gekk um hvítan sand,
þar var Magnhild rekin á land.
Það var Gauta mikil pín:
dauða kysti hann Magnhild sín.
Hann tók hennar bjarta hold,
gróf það ofan í vígða mold.
Hann tók hennar bjarta hár,
riddarinn herlegur og vel
spann sér úr því strengi smá.
hún dansar,
sú ber gull og klæðin brún, hún dansar vel.
CANZONE DI GAUTI
Traduzione italiano Riccardo Venturi
Gauti e la sua sposa Magnhild
il cavaliere glorioso e fine [1]
giacevano entrambi a letto.
lei danza,
lei ha addosso oro e abiti scuri e danza bene.
Gauti chiese alla sua Magnhild:
“che cosa ti angoscia, dolcezza mia?”
“Mi angoscia qualcosa che non puoi vedere:
io annegherò nel fiume Skotberg.” [2]
“Tu non annegherai nel fiume Skotberg,
vi costruirò un ponte di ferro attraverso.”
“Anche se tu lo costruissi alto come una nuvola,
nessuno può sfuggire al suo fato.”
Bevvero quel giorno e bevvero per tre,
il quarto giorno cavalcavano
verso il fiume Skotberg.
Gauti dice ai suoi paggi:
“che cosa avete visto accadere
alla mia Magnhild?”
“Abbiamo visto accadere
questo a donna Magnhild:
era giunta a metà del ponte.”
Quando è arrivata a metà del ponte,
il ponte di ferro è crollato in tre pezzi.”
Cinquanta uomini son caduti nella corrente,
ma nessuno ha prestato attenzione a Magnhild.
Gauti dice ai suoi paggi:
“lasciatemi qui la mia arpa!”
Gauti sbatacchia l’arpa per terra,
ne saltaron via dodici corde.
La sbatacchia per terra un’altra volta,
ne saltaron via cinque corde.
Gauti suonò la prima aria su più corde:
l’astro precipitò nel mare oscuro.
Sbullonò la spranga del chiavistello,
trascinò via la bella mucca dalla stalla.
Trascinò un cavallo via dalla scuderia,
stanò il cervo dalla montagna.
Tirò via una nave mentre rotolava per il varo,
trascinò via una bella fanciulla dai prati.
Gauti andò alla bianca spiaggia,
là Magnhild era approdata a terra.
Ciò fu per Gauti un grande dolore:
baciò la sua Magnhild che era morta.
Prese il suo corpo chiaro,
lo seppellì in terra consacrata.
Prese i suoi chiari capelli,
il cavaliere glorioso e fine
ne tirò via a sé una ciocchetta.
lei danza,
lei ha addosso oro e abiti scuri e danza bene.

NOTE a cura del traduttore 
Riccardo Venturi traduzione del 15-04-2020 (da Antiwarsongs.org)
[1] Nel complesso ritornello (obbediente a schemi tipicamente islandesi), ho tradotto vel con “fine”; ma formalmente si tratta di un avverbio (“bene”).
[2]eg mun drukkna, usando cioè il “futuro debitivo” islandese con l’ausiliare munu = “annegherò perché devo annegare, lo vuole il fato”. Gauti le risponde invece con il futuro di proibizione con l’ausiliare skulu : þú skalt ei drukkna = “tu non annegherai perché te lo proibisco”. Finezze di lingua islandese, che però quasi fanno vedere come Gauti, in un estremo gesto d’amore, intenda opporsi inutilmente al fato proibendo alla sua sposa di rassegnarsi ed abbandonarvisi.

LINK
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=13323&all=1#agg272164
https://www.academia.edu/12535239/The_Power_of_the_Harp_The_Journey_to_Shetland_and_Iceland_via_Fairyland
http://ontanomagico.altervista.org/arpa-celtica.html
https://ancientlyre.com/the-northern-european-lyres

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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