Gérard Delahaye è nato Gérard Guillou a Morlaix il primo maggio del 1948 e l’infanzia l’ha trascorsa nella penisola di Crozon, a Lanvéoc-Poulmic, dove suo padre era militare di professione.
“Ho i piedi nella Valle di Scorff e le mani nel mare, i serpenti blu dei miei capelli prendono il volo nel grano verde, nella bocca mastico tutte le spighe da Conquet a St. Pol, i papaveri, i semafori spuntano rossi dalla terra. A Keremma un’onda aperta inghiotte il sole, cavalco con il vento dell’ovest, le goémons del cielo. Ho il mare al cuore e l’onda all’anima, la terra ai piedi…..”
In seguito la famiglia si trasferirà a Brest, nel quartiere di Kérinou e poi a Bouguen e dopo la prematura morte del genitore, trascorrerà tutta l’adolescenza in collegio. Come molti della sua età in quegli anni, anche Gérard è un ragazzo niente affatto tranquillo, conserva dentro di sé una quercia celtica, scapigliata, storta, ricoperta di muschio e un cipresso latino, affusolato, ordinato, verticale. Tutto questo verrà poi sublimamente raccontato nei suoi primi dischi in canzoni come “Le Blues Du Pauvre Delahaye”, “Le Soleil Et La Mort”, “La Mer Au Cœur”, “Vœu”, “Une Petite Chanson Pour Baader”, “Plaintes Pour Coupables Et Victimes” e soprattutto in “Brest”:
“A giocare con i giorni, con le settimane ho perduto il mio slancio, ho perduto il fiato, i lupi mannari delle stazioni sgozzano le sirene, tutti i vascelli arrugginiti di Brest muggiscono la loro pena. Brest su Elorn, Brest su Penfeld, Brest dopoguerra dove le vecchie automobili filano via nelle strade perpendicolari, cemento armato di ferro, barche armate di mare, mio padre e mio nonno hanno vissuto della guerra. Vi ho sognato come un grande sole d’acciaio che rotolava sulle onde, galleggiava sui miei quaderni dove ogni giorno scrivo una massima in alto alla pagina: – Bisogna amare il prossimo, la vita non è che un passaggio -. Brest, oh mia bianca morta dai fianchi di alto mare…..non ero che un bambino tranquillo dallo sguardo feroce….un indiano impastato di carbone e zolfo……Brest e le sue strade senz’anima, senz’anima tranne il vento che si aggira dalla rue de Siam a Pont Levant…..rue Jean Jaurès solleva le sottane delle ragazze e le accarezza con la sua mano di velluto, la sua larga mano di sale….Quando i cani del tempo non faranno restituire il maltolto, quando i polmoni del vento non attizzeranno più le mie fucine, ditemi di una mano illuminata per la mia strada nel treno dei vinti e dei vincitori, dei dubbiosi. I gabbiani sull’immondezzaio: – Piou, piou? – I gabbiani sulla scuola di guerra gridano: – Piou, piou? – I gabbiani sulla rada e sui battelli gridano: – Piou, piou? – Chi sei tu, l’uomo in ginocchio che cammini sulla terra, che voli nei cieli, che nuoti nel mare – Piou, piou? – – Piou, piou? -”
N. B. (“Piou?” in bretone significa “Chi?”)
Gli studi filosofici al liceo di Kerichen lo trasportano finalmente e definitivamente fuori dall’ambiente militare e gli avvenimenti del Maggio 1968, le canzoni di Pete Seeger e Graeme Allwright, l’incontro con Annkrist, Manu Lann Huel, Gérard Ducos, lo faranno decidere di vivere di musica.
Gérard assume il cognome di Delahaye, va a vivere in comune sui Monts d’Arrée con Patrick Ewen e assieme a lui e ai nuovi compagni Melaine Favennec, Kristen Noguès e al poeta Yvon Le Men, crea la Cooperativa Névénoé. La Bretagna diventa il terreno dove immergere le proprie radici.
Una Bretagna che è sempre un po’ più lontana, come l’orizzonte. Nell’anarchia armonica della ricerca di un posto per se stesso, essa apparirà come il cammino più corto verso l’uomo, un cammino d’invenzione, di creazione, di coinvolgimento, passo dopo passo, canzone dopo canzone, musica dopo musica, attraverso sentimenti, violenza, disperazione, nostalgia ma anche fortuna e gioia, senza mai indifferenza.
Ballade des trois Rois | Ballata dei tre Re |
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Trois rois sont passés sur la route Trois lunes les accompagnaient Trois rois sont passés sur la route Le bleu du ciel était violet (bis) Ils ont disparu dans les arbres Trois feuilles les accompagnaient Ils ont disparu dans les arbres Aux sons des cors et des cornets (bis) Ils se sont perdus dans la mer Trois rois très beaux sont annoncés Ils se sont perdus dans la mer Annoncés à Sa Majesté (bis) Que cherchez-vous ici, Messires Dans cette cité de soleil? Que cherchez-vous ici, Messires Que océan ni vagues n’effrayent? (bis) Cherchons, Seigneur la vérité De l’homme et de sa destinée Cherchons seigneur la vérité Nous l’avons cherché chez les fées (bis) Nous l’avons cherché chez les elfes Au corps si beau, aux yeux si purs Nous l’avons cherché chez les elfes Elles nous ont ri à la figure (bis) Chez les nains nous mena la quête Ils danse en rond sous les sapins Chez les nains nous mena la quête Ils n’ont montrés que du dédain (bis) Après de terribles épreuves Au pays des serpents qui muent Après de terribles épreuves Les géants nous avons vaincu (bis) Nous avons mangé leurs viscères Comme il est dit dans le bréviaire Nous avons mangé leurs viscères Aucun de nous n’a vu plus clair (bis) Au seuil de la désespérance Nous avons songé, Majesté Au seuil de la désespérance Que Vous pourriez nous diriger (bis) Le Roi fit venir une forge L’enclume avec le forgeron Le Roi fit venir une forge Et lui parla front contre front (bis) L’ homme a forgé une journée Etincelles et éclairs volaient L’ homme a forgé une journée Au matin l’œuvre est achevée (bis) Trois Rois sont passés sur la route Triste et grise était leur allure Trois Rois sont passés sur la route Chacun une clé sans serrure (bis) | Tre Re sono passati sulla strada Tre lune li accompagnavano Tre Re sono passati per la strada Il blu del cielo era violetto Sono spariti tra gli alberi Tre foglie li accompagnavano Sono spariti tra gli alberi Al suono di corni e di cornette Si sono persi nel mare Tre re molto belli sono annunciati Si sono persi nel mare Annunciati a Sua Maestà Cosa cercate qui, Messeri In questa città del sole? Cosa cercate qui, Messeri Che oceani e onde non spaventarono? Cerchiamo, Signore la verità Dell’uomo e del suo destino Cerchiamo, Signore la verità L’abbiamo cercata dalle fate L’abbiamo cercata dagli elfi Dai corpi così belli, dagli occhi così puri L’abbiamo cercata dagli elfi Ci hanno riso in faccia Dai nani ci ha portato la ricerca Danzavano in cerchio sotto gli abeti Dai nani ci ha portato la ricerca Ci hanno mostrato solo disprezzo Dopo terribili prove Nel paese dei serpenti che si trasformano Dopo terribili prove Abbiamo sconfitto i giganti Abbiamo mangiato le loro viscere Com’era scritto nel breviario Abbiamo mangiato le loro viscere Nessuno di noi ha più visto chiaro Sulla soglia della disperazione Abbiamo pensato, Maestà Sulla soglia della disperazione Che Voi poteste guidarci Il Re fece venire una fucina Un’incudine con un fabbro Il Re fece venire una fucina E gli parlò viso a viso L’uomo forgiò per un giorno Scintille e lampi volavano L’uomo forgiò per un giorno Al mattino l’opera fu terminata Tre Re sono passati sulla strada Triste ed ebbra era la loro andatura Tre Re sono passati sulla strada Ciascuno con una chiave senza serratura |
Raccolta di testi bretoni contemporanei – 1985)
Gérard Delahaye: la canzone d’autore in Bretagna
Gérard Delahaye è tuttora in attività assieme a quei suoi lontani amici, è stato per cinquanta anni uno dei maggiori rappresentanti della canzone d’autore in Bretagna e “La Ballade du Nord Ouest” del 1997 ne testimonia ancora l’assoluto valore artistico. Nel CD, in compagnia di musicisti sopraffini, alcune canzoni dall’atmosfera orientale abbracciano in maniera affascinante quella celtica irlandese e l’Autunno di Paul Verlaine incontra quello del simbolismo decadente e desolato di Oscar Vladislas de Lubicz Milosz (“….Ah! i morti, i morti, compresi quelli di Lofoten, i morti, i morti sono in fondo meno morti di me….”).
Era stato Yvon Le Men a fargli conoscere l’opera del grande poeta veggente lituano e i suoi malinconici lamenti scritti sull’acqua, come fu invece Patrick Ewen a portargli la celebre canzone giacobina “Bonnie Moorhen“, sulla cui melodia compose il testo dell’amorevole “A Meneziou Crenn”.
Senza maschere, senza ambiguità, con liriche zeppe d’immagini trascendenti. Nel suo cilindro magico Gérard Delahaye conserva visioni infantili e giornali, informazioni orali, partiture, canti d’uccelli e sensibilità per una canzone soggettiva ed onirica, profondamente impegnata e impregnata del suo tempo.
La sua canzone, che indifferentemente può bussare alla porta come aprirsi al grande mare reale o immaginario, appare come un disegno antimilitarista, speranzoso e talvolta utopico che propone continuamente un lussureggiare d’immagini ingenue, sensibili e poetiche. Anche partendo talvolta da qualche stupidaggine, poco a poco il linguaggio si rinnova e richiama alla realtà.
E’ una canzone universale che spinge, chiede, disturba, ascolta l’individuo, un sogno con diritto di cittadinanza, bretone o non.
LINK
http://gerarddelahaye.over-blog.com/
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=59789
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=61611
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=51081