Nella Nebbia del Mattino: When you fell in the foggy dew

Canto patriottico per eccellenza ovvero rebel song irlandese che testimonia la Rivolta di Pasqua del 1916 (vedere anche Erin go bragh)

Il testo è stato scritto dal parroco irlandese Charles O’Neil nel 1919, in occasione del giorno d’insediamento del nuovo parlamento a Dublino per commemorare i primi passi dell’Isola verso l’indipendenza (l’ultima strofa però è stata aggiunta successivamente): meglio morire sotto il cielo di Dublino piuttosto che combattere sotto il comando degli inglesi o per una causa sbagliata. Incitava così i giovani irlandesi a combattere per la causa della loro patria invece che morire inutilmente nella prima Guerra Mondiale.
La melodia è quella di The Moorlough shore.

The Dubliners (Luke Kelly) in Irish Pipe & Tinwhistle Songs

Sinead O’Connor & Chieftains (strofe da I a III e V)

Daoirí Farrell live

Alan Stivell un brano particolarmente caro a Stivell (strofe I, II, V)

introdotto dalla breve “overture”  Telenn Gwad ( L’Arpa di Sangue) si ascolti ad esempio il live A L’Olympia 1972

Il brano scritto da Alan Stivell nel 1966 in bretone estrapolando la melodia da un canto in gaelico irlandese dal titolo An raibh tú ar an gCarraig

Telenn gWad
war ar garreg
Kerreg er mor imorek
Ha ne beurechu ket da zistanan
Karantez douaret
Reizhder gwadek
Gwirionez o tonet
Marv er sotoni

traduzione in francese di Alan Stivelltraduzione italiana di Flavio Poltronieri
Harpe de sang
Sur le rocher
Rochers dans la mer coléreuse
Qui n’en finit pas de s’apaiser
Amour enseveli
Justice ensanglantée
Vérité à venir
Qui meurt dans la bêtise
Arpa di sangue
Sulla roccia
Rocce nel mare in collera
E che non accenna a placarsi
Amore sepolto
Giustizia insanguinata
Verità a venire
Che muore nella stupidità

I
As down the glen one Easter morn
To a city fair (1) rode I
Their armed lines of marching men
In squadrons passed me by
No pipe did hum and no battle drum
Did sound its loud tattoo
But the Angelus Bell
o’er the Liffy (2) swell 
Rang out in the foggy dew

II
Right proudly high in Dublin town
Hung they out a flag of war
‘Twas better to die
‘neath an Irish sky
Than at Suvla or Sud-el-bar (3)
And from the plains of Royal Meath
Strong men came hurrying through
While Britania’s huns
with their long-range guns
Sailed in though the foggy dew
III
The bravest fell and the requiem bell
Rang mournfully and clear
For those who died that Eastertide
In the springing of the year
And the world did gaze in deep amaze
On those fearless men but few
Who bore the fight that Freedom’s light
Might shine though the foggy dew
 IV
[‘Twas  England bade our Wild Geese(4) go
That small nations might be free
But their lonely graves are by Suvla’s waves
At the fringe of the great North Sea
Oh had they died by Pearse’s side(5)
Or fought with Chatal Brugha(6)
Then their graves we’d keep (7) where the Fenians (8) sleep
‘Neath the hills of the foggy dew]
V (NON DI O’NEIL)
Back through the glen I rode again
And my heart with grief was sore
For I parted then with valiant men
Whom I ne’er shall see more
But to and fro in my dreams I go
And I kneel and pray for you
For slavery fled oh glorius dead
When you fell in the foggy dew
traduzione italiana da  ed. musicali Rodaviva
I
Una mattina di Pasqua attraversavo una valle
a cavallo verso una bella città (1),
mi passarono davanti marciando
file di uomini armati.
La zampogna non suonò, il tamburello
non rullò.
Si sentì solo la campana dell’Angelus
suonare e di lontano lo scorrere
del fiume (2) nella nebbia di quel mattino.
II
Innalzarono fieramente la bandiera
della battaglia sopra Dublino.
Sarebbe stato meglio
morire sotto il cielo irlandese/ piuttosto che combattere con inglesi a Sulva o a Sud-el-Bar(3)./ Dalle pianure di Royal Meath
arrivarono correndo altri uomini forti,
mentre con i cannoni
arrivarono gli inglesi invasori
sulle loro navi nella nebbia di quel mattino.
III
I più coraggiosi caddero
e nel silenzio le campane
suonarono tristemente il requiem per coloro che morirono in quella Pasqua di primavera.
Il mondo guardò con grande stupore
quei pochi uomini coraggiosi
che sostennero la lotta perché la luce della libertà risplendesse nella nebbia di quel mattino.
IV
[Se l’Inghilterra  avesse lasciato fare alle nostre Oche Selvatiche(4), quelle piccole nazioni avrebbero potuto essere libere./Ma le loro tombe solitarie stanno ora nelle acque del Sulva o sulle rive del gran Mare del Nord./ Oh, fossero morti al fianco di Pearse(5) o avessero combattuto con Cathal Brugha(6)! Allora si serberebbero i loro nomi(7) dove dormono i Feniani (8), sotto le colline fra la nebbia dell’aurora]
V
Tornai in quella valle cavalcando
e il mio cuore pianse di dolore,
perché avevo lasciato uomini valorosi
che non avrei mai più visto.
Ma quando il mio pensiero torna a voi m’inginocchio e prego,
perché la schiavitù è fuggita quando voi,
o morti gloriosi, siete caduti nella nebbia di quel mattino.

NOTE 
da http://www.dischiespartiti.com/testi/fog.htm
Dalla versione manca una strofa integrata in traduzione, integrazione e note di Cattia Salto
1) Dublino
2) il Liffey è il fiume che attraversa Dublino
3) nella I Guerra Mondiale
4) Oche selvatiche   sono i soldati irlandesi che emigrarono per prestare servizio negli eserciti   continentali dal sedicesimo al diciottesimo secolo; nello specifico si riferisce ai soldati giacobiti che lasciarono l’Irlanda per poter continuare   a prestare servizio nella Brigata irlandese di Giacomo II (ottobre 1691)
5) Pádraig (Patrick) Pearse  (18791916), è stato un poeta irlandese, teorico della rinascita dell’identità gaelica.  A diciassette anni si unì alla Gaelic League e nel 1913 entrò nell’Irish Republican Brotherhood per poi diventare capo dell’Irish Volunteer. Fu uno dei comandanti maggiori dell’Easter Rising, e fu lui a leggere la Poblacht na hÉireann, la proclamazione della Repubblica d’Irlanda, sulle scale del General Post Office, davanti ad una folla per la verità un po’ disorientata. Fu giustiziato il 3 maggio 1916.
6) Cathal Brugha (1874 – 1922) uomo politico irlandese,  attivo nell’insurrezione di Pasqua
7) l’autore si rammarica che i tanti soldati irlandesi morti nella I Guerra Mondiale nell’esercito inglese non abbiano potuto combattere gloriosamente per l’Irlanda, allora i loro nomi sarebbero stati ancora ricordati come eroi invece di andare dispersi sui campi di battaglia in terre straniere
8) Fenians ovvero la Fenian Brotherhood  fondata da James Stephens nel 1858 a Dublino per la creazione di una repubblica irlandese indipendente dal Regno Unito. I Feniani  presero il nome dai Fianna ovvero i mitici guerrieri guidati da Fionn Mac Cumhail. Si fa riferimento agli antichi luoghi di sepoltura di questi mitici eroi ossia le tombe a tumulo

Alberto Cesa con i Cantovivo

libera trasposizione di Alberto Cesa
I
Era il giorno di Pasqua e scendevo giù –sulla strada per la mia città – quando vidi protetti dalla bruma del mattino – mille uomini marciare.
E nell’aria non c’eran cornamuse e tamburi solo i passi che battevan la sterpaglia, – mentre al colle di Liffey la campana suonava – come il tuono che attraversa la battaglia.
II
Con orgoglio scoprii che a sfidare il destino – sventolavan le bandiere della guerra: – era meglio crepare sotto il cielo di Dublino – che   regalare il cuore all’Inghilterra. – Dalle verdi pianure di Royal Meath – ogni uomo lasciava la dimora – mentre i barbari inglesi con i loro fucili – salpavan fra le nebbie dell’aurora.
III
Ma i più forti morirono e la campana suonò –il canto   triste della terra violentata – mentre il vento tagliava il dolore nuovo e antico – come una folle, tremenda sciabolata.
Ed il mondo pensava quanto fossero strani – questi uomini liberi e leali – che morivan “soltanto” per riaccendere ancora la libertà nella nebbia dell’aurora.

FONTI
https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=1929

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