per Maurizio Martinotti

Il 31 dicembre 2021 si è spento a 68 anni dopo una lunga malattia Maurizio Martinotti, un vero monumento del folk italiano: ghirondista, polistrumentista, ricercatore, etnomusicologo e molto altro.

Con Beppe Greppi aveva fondato nel 1977 La Ciapa Rusa, svolgendo anche un enorme lavoro di ricerca, registrando e filmando anziani contadini e suonatori: un mondo che stava scomparendo.

Aveva raccolto nell’area detta delle Quattro Provincie moltissime musiche e balli: gighe, sestrine, monferrine, alessandrine, curente.

Ad esempio questa Marjna, qui eseguita dai Baraban , con le voci di Donata Pinti e Maddalena Soler

Baraban

Il primo disco della Ciapa Rusa risale al 1982: “Ten da chent l’archet che la sunada l’è longa”, “risparmia l’archetto che la suonata è lunga”. Contiene perle come Re Gilardin, La bevanda sonnifera , Gentil Galant.
Con la Ciapa Rusa, Martinotti registrerà vari dischi e farà centinaia di concerti in tutto il mondo: Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Svizzera, Inghilterra, Austria, Spagna, Portogallo, Finlandia, Stati Uniti, Canada.


Nel 1997 il gruppo si scioglie e Martinotti fonda i Tendachënt , gruppo che a differenza della Ciapa utilizzava anche una sezione ritmica affidata al grande Gigi Biolcati, che attualmente suona tra gli altri con Banditaliana e Riccardo Tesi.
Molto interessante il disco “Ori Pari” che ripropone brani del repertorio della Ciapa Rusa, completamente riarrangiati dai Tendachent.

Martinotti è stato anche infaticabile organizzatore di festival e manifestazioni folk: in particolare la Folkermesse, che nacque nel 1983 e si svolse per 34 edizioni, per chiudere definitivamente nel 2020.
Maurizio Martinotti è conosciuto soprattutto come suonatore di ghironda. Nel 2020 aveva pubblicato su Facebook, alla pagina https://www.facebook.com/maurizioviula le partiture di molti dei brani, tradizionali e composti da lui. “Mi è stato detto molto spesso che le mie composizioni “sembrano” tradizionali: sinceramente non credo che sia così, o che lo sia sempre, ma mi fa piacere. È accaduto spesso che gruppi riprendessero ed eseguissero brani di cui sono autore, convinti che si trattasse di un tema popolare. È successo più volte che mie composizioni siano finite in dischi di altri, spacciate, in assoluta buona fede, per tradizionali: la cosa da una parte mi diverte, perché anche i temi che ho appreso dai musicisti popolari hanno avuto sicuramente un autore di cui si è persa la memoria, ma da un altro punto di vista mi rincresce, perché comunque sono cose mie e vorrei che la gente lo sapesse e lo ricordasse” (da una intervista di Davide Riccio del 2005).

Oltre alla ghironda, cantava e suonava molti altri strumenti tradizionali, tra i quali mandoloncello, rava, scacciapensieri. Era un vero virtuoso e collezionista di scacciapensieri: vedi ad esempio l’uso in Verdolin Verdolineto

Martinotti era anche direttore artistico dell’etichetta Folkclub Ethnosuoni, nata dalla sinergia tra Ethnosuoni e il FolkClub di Torino, (uno dei più importanti locali di musica e ritrovo in Italia) ed è stato anche vicepresidente dell’European Network of Traditional Music and Dance, organismo internazionale che raccoglie le principali organizzazioni europee impegnate nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio musicale di tradizione contadina.
Impossibile qui segnalare tutte le partecipazioni a dischi altrui, i suoi articoli, i libri scritti, e tutti i progetti realizzati nella sua lunga carriera.
Maurizio era dotato di grande humor e negli ultimi tempi sulla sua pagina facebook aveva pubblicato molti piccoli racconti, godibilissimi. Ho conservato le puntate de “La banda dei maldestri”. Diceva il 9 agosto del 2021: “Vi domanderete come mai scrivo così tante storie, belle o brutte che siano. La verità è che avendo ben poco da raccontare del piccolo mondo di cui è fatta da anni la mia quotidianità, invento personaggi e situazioni in primo luogo per me stesso. Vivo nel passato, che è stato bellissimo, nel presente, che è complicato, e per una minima parte proiettato verso il futuro, che è decisamente faticoso e soprattutto incerto. Le gambe non mi portano più dove vorrei a fare le cose che mi è sempre piaciuto ed ancora amerei fare, ma la mia mente non ha mai smesso e mai smetterà di camminare, e camminare, e camminare, spingendosi fino a siti lontani…. “. Grazie, Maurizio, per tutto quello che hai fatto.

On stage con la Ciapa Rusa

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