Tri Yann: Crepuscolo risplendente

tri yann

I Tri Yann avevano deciso di finirla con i concerti a partire da fine marzo 2020. Erano stati programmati i loro ultimi nove spettacoli a partire da Lille, dopo quello epocale alla Città dei Congressi di Nantes, al quale avevo assistito. Poi è arrivato la pandemia e il Kenavo Tour è stato rimandato. “I tre Gianni di Nantes” sono il gruppo decano nella Francia intera, potremo definirli i Rolling Stones di Bretagna (o i Fairport Convention di Bretagna, se vogliamo rimanere in un ambito musicale più affine).

Tri Yann 2020

Tri Yann: 1990-2011

Nella seconda parte della carriera, in mezzo alle esibizioni dal vivo, le creazioni a carattere tematico o storico hanno assunto una notevole preponderanza e ogni loro disco in studio è da considerarsi un vero e proprio avvenimento.

Belle et Rebelle (1990)

Dedicato alla loro città: Nantes.

Bella e misteriosa come i dragoni di ferro del Passage Pommeraye e le attrici di Demy che li frequentavano. Bella come il mercatino di Bouffay che prende il colore azzurro del suo cielo. Bella come i piani di tufo calcareo della Loira dell’Hôtel de la Villestreux e il granito delle sue fondamenta.

Ribelle come i ponti sulla sabbia delle sue spiagge. Ribelle come il mistero pagano della Royal de Luxe davanti alla Cattedrale e gli insorti del 1830 che grattavano i fiori di lillà dalle colonne di Re Luigi XVI°. Ribelle come il Sindaco Harrouys che nell’agosto del 1572 si rifiutò di seguire Parigi, all’indomani della notte del massacro di San Bartolomeo.

N.B. Nel gruppo fa la sua prima comparsa il chitarrista nantese Jean-Luc Chevalier (Un altro Yann!), che all’epoca faceva parte dei Magma di Christian Vander.

Portraits (1995)

Galleria di ritratti e storie di personaggi bretoni tra cui quelle del destino spezzato di Madeleine Bernard, dell’eroe martire Goulven Salaün, dell’uomo politico ecologista, Olivier Herry (sindaco di Brennilis, comune sui Monts d’Arrée, dove nel 1962 fu costruita la sola centrale nucleare in Bretagna, costretto lui malgrado a sbattere la faccia contro il sistema) e soprattutto l’incredibilmente penosa vicenda giudiziaria e umana di Guillaume Seznec, dalla cui silenziosa foto sulla copertina del disco molti dovrebbero sentirsi giudicati.

Il disco è registrato nell’Abbazia di Fontevraud in Saumurois (Pays de la Loire), un luogo denso di storia con delle splendide acustiche. Fondato nel 1099 da un eremita bretone, Robert d’Arbrissel, che fu una delle maggiori città monastiche d’Occidente. Nel 1804 Napoleone la trasformò in prigione comune e così rimase fino al 1963, oggi è sede di restauro di monumenti storici.

Le Pélegrin (2001)

Viaggio picaresco del pellegrino Ian Angus, attraverso Scozia, Irlanda, il Paese dei Sassoni e quello del Galles, Bretagna, Francia con destinazione finale, al nord-ovest spagnolo, Santiago de Compostela, capoluogo della Galiza e presunto luogo di sepoltura dell’apostolo San Giacomo. Cosicchè tutte le differenti culture dell’Arco Atlantico sono rappresentate, il pellegrinaggio è contemporaneo ma la scrittura dei testi originali si mescola con il francese antico (“pélegrin” è il termine in francese arcaico, odiernamente si direbbe “pèlerin”).

Dalla Scozia alla Bretagna

Non si sa il perché e precisamente quando Ian decida di lasciare l’Isola di Lewis, la più grande delle Ebridi, dove è nato, il gusto dell’avventura quasi sicuramente prevalse sulla venerazione. In mezzo ad avventure ed incontri, in Bretagna viene a conoscere, attraverso un nuovo gwerz, della piccola storia passata sotto silenzio, dell’uccisione nell’aprile del 1985, di Jean-Marie Hervé, brigadiere francese, inviato nella città-martire di Sarajevo, soldato Casco Blu dell’O.N.U. nel mezzo alle atrocità della maledetta guerra dei Balcani.

Marines (2003)

Un quadro che rappresenta il mare che lambisce le coste bretoni, il litorale del Pays d’Armor, una tempera, un acquarello o un olio, a piacere. Una successione di quel che la presenza marittima ispira nell’ebbrezza e nella tristezza (gatto di bordo compreso!).
Tra l’altro, si narra la storia della Bélem, costruita nei cantieri navali Dubigeon di Nantes nel 1896, che scampò miracolosamente all’eruzione della Montagna Pelée, che distrusse la città di Saint-Pierre in Martinica, l’ 8 maggio 1902. E quella di tutti i 600 bretoni maschi dell’Isola di Sein, i primi ad offrirsi volontari in massa, il 19 giugno 1940, rispondendo all’appello di De Gaulle per la resistenza contro il nazismo. Si narra ancora la vicenda del corsaro Jacques Cassard de Nantes e un gwerz del Québéc descrive con precisione giornalistica il naufragio del chaland di Jim Boyd. Si cantano infine Water is wide (Divent an dour, nella traduzione in bretone ad opera di Gilles Servat) e la toccante Marie-Jeanne Gabrielle, canzone di Louis Capart dedicata alla propria madre.

Abysses (2007)

Dopo la superficie si va giù. La discesa nei fondali con un’ode a colui che innesca le tempeste e dirige i flutti munito di tridente su un carro d’acqua e un cavallo marino: Nettuno (il corrispondente romano del Poseidone greco). Ma si narra anche della sua amante Venere, nata dalla schiuma dell’onda e dell’amore impossibile tra la Solette e Limandin, due pesci (“Gaudete, gaudete, laudate limandinum, gaudete, gaudete, cantateque nobiscum vinum, ave, sola, soletta, tibi gloria, ora pro nobis, choro in excelcis, hosanna“*). E negli abissi si incontrano il Capitano Nemo e le cinquanta Nereidi marine (figlie di Nereo e della Oceanina Doride dai bei capelli verdi intrecciati di perle), che accompagnano Giove. Si trovano tesori nascosti sotto la città di Nantes, la corazza d’unicorno del Cavaliere d’Hadoque, il lamento della sirenetta vittima della sua stessa reputazione (ma i miti sono duri ad esser scalfiti)

Le leggende del mare

In fondo al mare ci sono ancora una luna, una conchiglia, il cuore di una fanciulla chiuso in un’anguilla, un salmone custode dei misteri dell’Eden dei mari, le maledizioni alle guerre dei re, i diciannove alisei che accarezzano Citera e i venti volte venti cori che cantano dell’eterna giovinezza. Ma sul fondo dell’acqua si trovano anche i resti della maggior catastrofe marina di tutti i tempi, dei più di 5000 affogati nel naufragio (di cui non si parla mai) della nave tedesca, Lancastria** e delle vestigia dell’orgogliosa città di Ys.

* Questa è la “Bransle des Murènes”, un invito a rallegrarsi, cantare, bere e glorificare il sole, a pregare e danzare nell’alto dei cieli.
** La Lancastria, nave da crociera, venne varata nel 1922 e requisita nel 1940 per venire adibita al trasporto delle truppe; affondò appena salpata da Saint Nazaire, carica di soldati inglesi in ritirata dal fronte francese, si inabissò in 20 minuti, portando con sé ben tre volte il numero di persone del Titanic. Sul dramma venne però mantenuto un assordante e vergognoso silenzio, complici guerra e ragion di stato. Nel cimitero bretone di La Baule è a tutt’oggi conservata la recuperata campana del Lancastria.

Rummadoù (2011)

Un disco raffinatissimo che celebra il giubileo dei Tri Yann. Il motto che campeggia sul disco recita “Quaranta anni e tutti i loro denti”!! L’album è un “trattato genealogico bretone”, in quanto traccia l’epopea lungo le generazioni (dal 463 ad oggi) di una famiglia, tra la Scozia e la Bretagna, attraverso spedizioni, crociate, peste nera, rivolte popolari, battaglie, dai Vichinghi alla seconda guerra mondiale.
Un racconto che avviene attraverso i cambiamenti della lingua e le trasformazioni dei costumi così come attraverso le metamorfosi musicali delle epoche in cui si dipanano le quindici canzoni.

Marion Ar Faoued

La saga plurisecolare di persone comuni, intrecciate alle vicende storiche, mirabilmente narrata a pelo d’acqua, senza dimenticare un gwerz per la bella Marion Ar Faoued ***, coraggiosissima banditessa di strada del Morbihan (…ti hanno esposta mezza nuda con solo una camicia di lino bianco, allo sguardo di borghesi pancioni…ti era stato previsto un grande avvenire ma dalla parte sbagliata, sei cresciuta con magra pietanza di pane fregato ai mercati, merciaia di giorno, brigantessa di notte, in cerca di fortuna sulle strade maestre, rossa ninfa Egeria che guidi la tua banda senza mai sangue sulle mani…“).

*** Marion Ar Faoued. Nata poverissima nel 1717 al Faouët (Il Faggeto), ha vissuto l’infanzia per strada rubando, fino a 23 anni quando all’osteria dei Tre Pilastri, radunò una banda di circa 40 uomini, la cosidetta “Compagnia di Finefond” con la quale rapinò moltissimi ricchi (mercanti, preti…), rigorosamente senza mai versare il sangue di nessuno. Venne arrestata numerose volte ma evase sempre fino al 1755, quando venne infine incarcerata, torturata, processata (ma non confessò niente) e impiccata in Piazza San Corentin a Kemper. In Bretagna trovi strade a lei dedicate, a Rennes, per esempio, esiste una Allée Marion-du-Faouët e le sono stai dedicati sceneggiati televisiovi perfino dalla TV russa.

LINK

https://triyann1.wixsite.com/triyann/discographie
Ulteriori approfondimenti su alcune singole canzoni dei Tri Yann a cura mia e di Riccardo Venturi sono rintracciabili qui:
https://www.antiwarsongs.org/do_search.php?lang=it&idartista=14&stesso=
Si segua anche il tag Tri Yann all’interno di Terre Celtiche Blog

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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