The Cry of Man by Harry Kemp

The poor man is not he who is without a cent, but he who is without a dream.”—Harry Kemp

“The Cry of Man” è un adattamento musicale dei versi del  poeta e scrittore Harry Hibbard Kemp (1883–1960), idolo dei giovani americani del tempo, che amava farsi chiamare «the Vagabond Poet»: assiduo frequentatore del Village Vanguard (il jazz club del Greenwich Village aperto nel 1935, quando agli esordi si suonava folk e si recitavano poesie beat), ma che visse a lungo in una baracca tra le dune di Provincetown, Capo Cod (Massachusetts ) dove morì; da giovane andò marinaio, viaggiò per gli States spostandosi con i treni come un hobo e scrisse alcuni libri autobiografici sulle sue esperienze di vagabondo che ebbero un discreto successo editoriale negli anni 1990-1939.

Oh yes, Harry Kemp was a shack person. When an abscessed tooth nagged him, he removed it himself with a screwdriver. He scratched out his verses with a seagull feather, wore beach rose garlands in his light colored hair, and fancied wearing capes. He knew Greek and Latin (self-taught, of course) and was a serious student of the Bible. Handouts from friends kept him alive. (tratto da qui)

la baracca di Harry Kemp a Provincetown

Seppure non sia una canzone del mare, “The Cry of Man” esprime in pieno lo spirito inquieto e vagabondo del marinaio, la sua inestinguibile sete di avventura.
ASCOLTA Mary Margaret O’Hara – in Rogues Gallery: Pirate Ballads, Sea Songs, and Chanteys, ANTI- 2006.


I
There is a crying in my heart
That never will be still
Like the voice of a lonely bird
Behind a starry hill
There is a crying in my heart
For what I may not know
An infinite crying of desire
Because my feet are slow
II
My feet are slow,
my eyes are blind,
My hands are weak to hold:
It is the universe I seek,
All life I would enfold!
There is a crying in my heart
That never will be still
Like the voice of a lonely bird
Behind a starry hill …
Traduzione italiano di Cattia Salto
I
C’è un grido nel mio cuore
che mai tacerà
come la voce di un uccello solitario
dietro a una collina di stelle. (1)
C’è un grido nel mio cuore
per ciò che forse non saprò,
un lamento infinito di desiderio
perchè i miei passi sono lenti.
II
I miei passi sono lenti,
i miei occhi ciechi,
le mie mani hanno una presa debole:
è l’universo che cerco,
tutta la vita lo vorrei abbracciare!
C’è un grido nel mio cuore
che mai si quieterà,
come la voce di un uccello solitario
dietro a una collina di stelle

NOTE
1) c’è sempre qualcosa oltre l’orizzonte

FONTI
http://www.eoneill.com/library/newsletter/iv_1-2/iv-1-2f.htm

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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