Grugno Corocotta era assai noto nel Medioevo, fu il primo maiale nel 350 a dettare il suo testamento (in latino) così come c’informa San Girolamo che lo sentiva recitare dai suoi scolari. Una parodia dello stile curialesco con la distribuzione allegorica delle parti del maiale a varie persone “che se le meritano”:
Delle mia interiora dò e donerò ai calzolai le setole, ai litigiosi le testine, ai sordi le orecchie, a chi fa continuamente cause e parla troppo la lingua, ai bifolchi le budella, ai salsicciai i femori, alle donne i lombi, ai bambini la vescica, alle ragazze la coda, ai finocchi i musculi , ai corridori ed ai cacciatori i talloni, ai ladri le unghie ed infine al qui nominato cuoco lascio in legato mortaio e pestello che mi ero portato: da Tebe fino Trieste ci si leghi il collo usandolo come laccio.
E voglio che mi sia fatto un monumento con su scritto in lettere d’oro: “Il maiale M. Grugno Corocotta visse 999 anni e mezzo e, se fosse campato ancora sei mesi, sarebbe arrivato a mille anni”. (continua)
Ma è a Carnevale che l’animale di turno fa il suo testamento, preludio dell’uccisione sacrificale prima che si avanzi Madonna Quaresima. Così anche l’asino che già avevamo trovato al centro della Festa delle calende, con una messa dedicata in suo onore (vedi) lascia le sue orecchie ai poveri sordi..
L’AZE D’ALEGRE
L’origine dal canto è la terra occitana, nel Monferrato il titolo diventa L’asu ‘d Vignun e i più ritengono che sia il riferimento alla località di provenienza, la residenza papale nel Medioevo e cuore della Provenza.
Lou Dalfin, 1984
Li Troubaires de Coumboscuro
I L’aze d’alegre fai testament L’aze d’alegre fai testament laìsa la vita per fà ‘n counvent e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun (1) II Laisa las aouréias ai pàouri chornh Laisa las aouréias ai pàouri chornh coura aouvìan, aouvìan tan da lonh e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun III Laisa las chambas ai pàouri sop Laisa las chambas ai pàouri sop coura courìan, courìan aou galop e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun IV Laisa l’uéies ai pàouri bornh Laisa l’uéies ai pàouri bornh coura veìan, veìan tan da lonh e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun V Laisa l’ouòsses ai pàouri chan Laisa l’ouòsses ai pàouri chan coura mourdian, fazìan am, am, am! e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun VI Laisa la coua ai cuzinìer Laisa la coua ai cuzinìer para las mouòisas dai poutagìer. e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun |
Traduzione italiano * I L’asino allegro fa testamento L’asino allegro fa testamento lascia la vita per fare un convento e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun II Lascia le orecchie ai poveri sordi Lascia le orecchie ai poveri sordi quando sentivano, sentivano tanto lontano e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun III Lascia le gambe ai poveri zoppi Lascia le gambe ai poveri zoppi quando correvano, correvano al galoppo e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun IV Lascia gli occhi ai poveri ciechi Lascia gli occhi ai poveri ciechi quando vedevano, vedevano tanto lontano e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun V Lascio le ossa ai poveri cani Lascio le ossa ai poveri cani quando mordevano, facevano “am am am” e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun VI Lascio la coda ai cucinieri Lascio la coda ai cucinieri scaccia le mosche dai fornelli e levrin e levroun, toun toun e levran da Lioun e levrin e levroun |
NOTE
* tratta da qui
1) “e levrin e levroun ecc.” è una serie di sillabe più o meno casuali, tipiche di tante musiche tradizionali in tutto il mondo
LA VERSIONE IN MONFERRATO: L’asu ‘d Vignun
ASCOLTA La Cantarana
L’asu ‘d Vignun (1) a l’à fait testament lasaje gnente a soi parent. Galavrin galavrun e dan dan e dan dan e l’asu ‘d Vignun galavrin galavrun Lasaje j öi ai curnajas për tan ca vardéisu i soi palas. Lasaje la cua a le servente për tan ca i tuiréisu la pulenta. Lasaje le urie a le fürmie për tan ca i purtéisu ‘n gir le spie. A le mascrade lasaje la testa (2) për tan ca i servéisa a fé ‘n po’ ‘d festa |
L’asino di (a)vignone ha fatto testamento, non ha lasciato niente ai parenti. Galavrin galavrun e dan dan e dan dan e l’asino di (a)vignone galavrin galavrun Ha lasciato gli occhi ai corvi perchè tenessero d’occhio i suoi palazzi, ha lasciato la coda alle serve perchè girassero la polenta Ha lasciato le orecchie alle formiche perchè andassero in giro a spiare Alle mascherate ha lasciato la testa perchè servisse a fare un po’ di festa |
NOTE
1) Vignun traduce sia Avignone ma anche Vignone capoluogo della valle omonima. Il termine “Vignone” significa, probabilmente, grossa vigna. E’ curiosa l’associazione dell’asigno con un vigneto, si tratta dell’asino caro a Dioniso dio del vino?
2) il cranio dell’asino era un tempo usato anche in Piemonte come maschera rituale delle questue?
La versione del Roero è una rielaborazione del testo provenzale
VECCHIE E NUOVE TRADIZIONI
E’ nata a Mestre (Venezia) in occasione del Carnevale una recente “tradizione” quella del “volo dell’Asino”: l’intento è di parodiare il “Volo dell’Angelo” veneziano, una cerimonia nata nel 1500 dalle mirabolanti prodezze di un acrobata turco. Ben presto iniziarono le variazioni sul tema e all’acrobata vennero appioppate due ali d’angelo, ma nel 1759 l’acrobata si schiantò a terra e così al suo posto si preferì una grande colomba di legno che nel suo tragitto, partendo sempre dal campanile e fino al Palazzo Ducale, liberava sulla folla fiori e coriandoli (Volo della Colombina); il volo s’interruppe con la fine della Serenissima e solo nel 1979 si ricominciò a festeggiare il Carnevale, oggi un grande e spettacolare evento turistico, che richiama migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Nella versione moderna è stato ripreso il “Volo della Colombina” spostandolo però come evento d’apertura, dapprima un uccello meccanico, si è passati nel 2001 alla vecchia formula del Volo dell’Angelo con un artista assicurato ad un cavo metallico che lentamente scorre verso terra. Dal 2011 a fare il volo è la “Maria dell’anno” eletta tra le bellezze locali.
L’ASINO VOLA
Dalla torre campanaria di Mestre dal 2002 e quasi ininterrottamente fino ad oggi si lancia sorretto da un cavo d’acciaio un asino che “caga denari” (sotto forma di monete di cioccolato e coriandoli) sulla folla e atterra poco più distante. Nato nel 2002 da un’idea di Roberto Cargnelli dell’associazione Mandragola e Luciano “Fricchetti” Trevisan dell’associazione Ossigeno il volo dell’asino (più recentemente reinterpretato in chiave acrobatica) s’innesta sulla Festa dell’asino di Medievale memoria. A corollario tutta una serie di veri asini e di asini in maschera per parate e teatro di strada.
Girato l’angolo finiamo nel Galles e troviamo il piccolo scricciolo ucciso e smembrato secondo il rituale pan-celtico di una caccia: secondo la tradizione celtica lo scricciolo era il simbolo di Lugh, Figlio della Luce trionfante e il suo sacrificio, un tributo in sangue agli spiriti della Terra nel Solstizio d’Inverno, era una supplica per ottenere favori e fortuna, ma anche un sacrificio solare (la luce che riprende vigore dopo il solstizio riceve energia dal sangue del suo simulacro). L’uccisione dello scricciolo e la distribuzione delle sue piume avrebbe portato salute e fortuna agli abitanti del villaggio. Mentre in Irlanda la questua rituale dello scricciolo si svolge il 26 dicembre nell’Isola di Man e in Galles ricorre al capodanno o al dodicesimo giono del Natale (l’Epifania) continua
FONTI
http://www.mori.bz.it/humorpage/porco.htm
http://laicitacontro.blogspot.it/2012/05/la-vergognosa-storia-nascosta-di-alcuni_30.html