Storie di funamboli

Dodici chilometri in mezzo all’oceano di Bretagna, dopo la fine della spiaggia del Morbihan si trova Belle-Île-en-Mer (Ar Gerveur) e alla sua estremità nord-ovest c’è la Pointe des Poulains (Beg Er Pollen “Capo di Rocce Isolate”/Poul Awen “Buco di Acque Tumultuose”). Qui un piccolo faro, costruito nel 1868, che oggi funziona a pannelli solari, quando è alta marea emerge solitario in mezzo al mare in uno scenario irreale. Questo è un luogo dove tutto quello che si vede diventa grandioso, non esiste più cielo, non esiste più acqua, solo luce, si può arrivare a scorgere addirittura Groix, Lorient e l’intera baia del Quiberon.

Jean-Roger Caussimon e Léo Ferré

In questo posto sono state sparse le ceneri di Jean-Roger Caussimon (1918-1985), autore dei testi per una ventina di canzoni di Léo Ferré tra cui “Comme à Ostende” e “Monsieur William(1)”. I due brani, negli anni, sono stati interpretati anche in italiano, rispettivamente da Enrico Medail, Franco Vesentin, i Tetes de Bois, il primo e dai “Chantango” di Gianluigi Cavaliere, il secondo.

(1) In puro stile “noir” il protagonista è un impiegato modello che per un imprevedibile e improvviso sussulto esistenziale, rompe i propri consolidati schemi di vita. Un po’ come nel celebre disco di Fabrizio De Andrè ma in questo caso la conclusione è ben peggiore. Il trentenne impiegato del Maggio ‘68 contava i denti ai francobolli, augurava “Buon Natale” e “Grazie a Dio”, trattenendo ogni tentazione, anche il quarantenne Signor William è sempre stato un esempio di virtù, attento, preciso, pieno di zelo sul lavoro e senza mai una scappatella amorosa (“Monsieur William vecchio mio, il vostro stile non va, che cercate mai in quella strada là?” – …fa venire alla mente La Città Vecchia di Fabrizio e tante canzoni di Georges Brassens).

Le Funambule

Testo: Jean-Roger Caussimon
Musica: Francis Lai

Jean-Roger Caussimon, come cantautore ha inciso in un decennio, numerosi dischi e una delle sue canzoni, Le Funambule è stata ripresa nel 2006 anche dagli amici bretoni Rhum et Eau, il gruppo di Lorient fondato nel 1994 dal chitarrista Guillaume Yaouank, il nipote di Mikaël e dal pianista Vincent Le Grumelec.

Anche Angélique Ionatos aveva mirabilmente interpretato Le Funambule, in un CD con Henri Agnel, con quella sua voce nomade, grave e sensuale che entrava sotto la pelle, quel canto blues mediterraneo che prendeva radici dalla poesia della tragedia greca. Purtroppo il 7 luglio 2021 la malattia l’ha vinta a Les Lilas in Francia, a 67 anni, le ceneri di Angélique saranno sparse in Grecia.

Le Funambule, il funambolo non poggia mai il piede di colpo, ma prima la punta, poi la pianta e infine il tallone. Questa figura metaforica ha sovente sedotto e ispirato in campo artistico. Lo spazio strettissimo di una corda tesa, la camminata nel vuoto, al pari di quelle sul ciglio di un burrone o sul bordo di un abisso, viene vista come proiezione di sentimenti anche contrastanti. Non sempre si tratta dell’ammirazione tipica espressa dagli occhi di un bambino. La morbosità adulta può essere in agguato e gli eroi, si sa, rendono sempre manifesta la mediocrità comune.

Jean-Roger Caussimon
Rhum et Eaue Funambule
Angélique Ionatos

De tous ses copains du cirque forain
Pas un n’avait dit au vieux funambule
Qu’il était aussi parfois somnambule
Ça n’aurait servi strictement à rien,

Le public parti, la lune dehors
À travers les trous de la vieille toile
Allumait un ciel tout rempli d’étoiles
Le vieux funambule, arrivait alors.

Lui qui n’était pas tellement sûr de lui
Qu’avait mal des reins, qu’avait des vertiges
Était tout changé c’était un prodige
Oui c’était vraiment le jour et la nuit.

Plus besoin d’ombrelle ni de balancier
Les sauts périlleux devenaient faciles
Il était gracieux, il était agile
Comme un demi-dieu, sur son fil d’acier.

Et ce fut ainsi qu’un enfant le vit
Un enfant puni ou un fils de pauvre
Qui s’était glissé dans l’odeur des fauves
Et le regardait d’un regard ravi.

Spectateur fortuit de ce numéro
L’enfant applaudit à tant de merveilles
Mais un somnambule quand on le réveille
Comme un funambule ça tombe de haut.

De tous ses copains du cirque forain
Pas un n’avait dit au vieux funambule
Qu’il était aussi parfois somnambule
Les gens du voyage sont des gens très bien

Di tutti i suoi amici del circo ambulante
Nessuno l’aveva detto al vecchio funambolo
Che a volte lui era anche sonnambulo
Non sarebbe servito assolutamente a niente

Il pubblico se n’era andato, la luna era uscita
Attraverso i buchi della vecchia rete
Illuminava un cielo pieno di stelle
Il vecchio funambolo arrivò allora.

Lui che non era così sicuro di sé
Che aveva mal di schiena, aveva le vertigini
Tutto era cambiato come per incanto
Sì, proprio come il giorno e la notte.

Non c’era più bisogno di ombrello, né di pendolo
I salti mortali diventavano facili
Lui era grazioso, era agile
Come un semidio, sul suo filo d’acciaio.

E fu così che un bambino lo vide
Un bambino punito o il figlio di un povero
Che era strisciato nell’odore di selvatico
E lo guardava con uno sguardo deliziato.

Spettatore fortuito di questo numero
Il bambino applaudì a tanta meraviglia
Ma un sonnambulo quando lo risvegli
Come un funambolo cade giù dall’alto.

Di tutti i suoi amici del circo ambulante
Nessuno l’aveva detto al vecchio funambolo
Che a volte era anche sonnambulo
La gente che viaggia sono persone molto per bene

(Le Funambule traduzione italiana di Flavio Poltronieri)

Le Funambule
Le Funambule

In ambito di «canzone d’autore», tre composizioni di quel decennio mi sono particolarmente care:

Non so se il Grande Valerio sia esistito realmente, un tempo nei circhi e negli spettacoli popolari in generale era assai frequente l’utilizzo di nomi italiani. Anche la caduta nel vuoto del surreale Pierrot, lunare e cosmico, è lì a ricordarci l’arduo confronto tra la realtà delle città tentacolari e il mondo esistenziale del sogno. E ancor più il funambolo di Volodja Vysotsky che pare esibirsi in uno scenario sempre più distante dalla realtà del protagonista. Come quasi tutti i personaggi della sua personale galleria di canzoni di quegli anni, composte sotto l’incantesimo dell’interpretazione teatrale dell’Amleto shakespeariano. Da tempo immemorabile, per i grandi eroi lirici della poesia, attratti dall’affrontare l’ignoto, i vari suoni, le luci, le voci ed contatto umano in generale, restano nella maggior parte dei casi, mete lontane o forse del tutto irraggiungibili.

Канатоходец (Il Funambolo)

Он не вышел ни званьем, ни ростом
Не за славу, не за плату
На свой, необычный манер
Он по жизни шагал над помостом
По канату, по канату
Натянутому, как нерв
Посмотрите – вот он
без страховки идёт
Чуть правее наклон
упадет, пропадёт!
Чуть левее наклон – всё равно не спасти
Но должно быть, ему очень нужно пройти
четыре четверти пути
И лучи его с шага сбивали
И кололи, словно лавры
Труба надрывалась – как две
Крики «Браво!» его оглушали
А литавры, а литавры
Как обухом по голове!
Посмотрите – вот он
без страховки идёт
Чуть правее наклон
упадет, пропадёт!
Чуть левее наклон – всё равно не спасти
Но теперь ему меньше осталось пройти
уже три четверти пути
«Ах, как жутко, как смело, как мило!
Бой со смертью – три минуты!»
Раскрыв в ожидании рты
Из партера глядели уныло
Лилипуты, лилипуты
Казалось ему с высоты
Посмотрите – вот он
без страховки идёт
Чуть правее наклон
упадет, пропадёт!
Чуть левее наклон – всё равно не спасти
Но спокойно, – ему остается пройти
всего две четверти пути!
Он смеялся над славою бренной
Но хотел быть только первым
Такого попробуй угробь!
Не по проволоке над ареной
Он по нервам – нам по нервам
Шел под барабанную дробь!
Посмотрите – вот он
без страховки идёт
Чуть правее наклон
упадет, пропадёт!
Чуть левее наклон – всё равно не спасти
Но замрите, – ему остается пройти
не больше четверти пути!
Закричал дрессировщик – и звери
Клали лапы на носилки
Но прост приговор и суров:
Был растерян он или уверен
Но в опилки, но в опилки
Он пролил досаду и кровь!
И сегодня другой
без страховки идёт
Тонкий шнур под ногой
упадет, пропадёт!
Вправо, влево наклон – и его не спасти
Но зачем-то ему тоже нужно пройти
четыре четверти пути!

Vladimir Vysotsky

Non ha titoli né statura
Non cerca soldi né gloria
In maniera poco comune
Cammina attraverso la vita su un cavo
Sul filo del rasoio, sul filo del rasoio
Tirato al massimo come un nervo
Guarda, eccolo qui
Senza rete, va
Pende leggermente a destra
Cadrà, scomparirà!
Si inclina a sinistra
E’ impossibile che si salvi
Ma deve assolutamente percorrere
I quattro quarti del tragitto
I raggi dei proiettori lo fanno barcollare
E, come degli allòri, lo pungono
La tromba scoppia
Le grida “Bravo!” lo assordano
E i timpani, i timpani
Sono mazzate sulla testa!
Guarda, eccolo qui
Senza rete, va
Pende leggermente a destra
Cadrà, scomparirà!
Si inclina a sinistra
E’ impossibile che si salvi
Ma ora ha meno da percorrere
I tre quarti del tragitto
“Oh, è raccapricciante, che audacia, che grazia!
Combatte tre minuti con la morte”
Le bocche aperte in attesa
Guardano tristemente dalle bancarelle
Lillipuziani, lillipuziani
Gli sembravano dall’alto
Guarda, eccolo qui
Senza rete, va
Pende leggermente a destra
Cadrà, scomparirà!
Si inclina a sinistra
E’ impossibile che si salvi
Ma state calmi, deve solo fare
Due quarti della distanza!
Ride della gloria mortale
Ma voleva solo essere il primo
Puoi sempre provare a fermarti
Non camminava su un filo teso nell’arena
Ma sui nervi, sui nostri nervi
Al rullo dei tamburi!
Guarda, eccolo qui
Senza rete, va
Pende leggermente a destra
Cadrà, scomparirà!
Si inclina a sinistra
E’ impossibile che si salvi
Trattenete il fiato, non gli resta da passare
Che un quarto del percorso!
Il domatore gridò e gli animali
Misero le zampe sulla barella
Ma il verdetto fu semplice e duro:
Una distrazione o troppa sicurezza
Ma nella segatura, nella segatura
Si versarono rabbia e sangue!
E oggi un altro
Senza rete, va
Il cavo sottile sotto il piede
Cadrà, scomparirà!
Se si inclina a destra o a sinistra
Non potrà essere salvato
Ma per qualche motivo anche lui ha bisogno
Di passare i quattro quarti del cammino!

(traduzione Flavio Poltronieri da https://wysotsky.com/1040.htm?174)

The Great Valerio (Il Grande Valerio)

High up above the crowd
The great Valerio is walking
The rope seems hung from cloud to cloud
And time stands still while he is walking

His eye is steady on the target
His foot is sure upon the rope
Alone and peaceful as a mountain
And certain as the mountain slope

We falter at the sight
We stumble in the mire
Fools who think they see the light
Prepare to balance on the wire

But we learn to watch together
And feed on what we see above
Until our heart turn like the seasons
And we are acrobats of love

How we wonder, how we wonder
Watching far below
We would all be that great hero
The great Valerio

Come all you upstart jugglers
Are you really ready yet?
Who will help the tightrope walker
When he tumbles to the net?

So come with me to see Valerio
As he dances through the air
I’m your friend until you use me
And then be sure I won’t be there

How we wonder, how we wonder
Watching far below
We would all be that great hero
The great Valerio

Richard & Linda Thompson

Alto sopra la folla
Il grande Valerio sta camminando
La corda sembra appesa da una nuvola all’altra
E il tempo si ferma mentre sta camminando

Il suo occhio è fisso alla meta
Il suo passo è sicuro sulla corda
Solo e tranquillo come una montagna
E sicuro come il pendìo della montagna

Noi esitiamo allo spettacolo
Inciampiamo nel fango
Stupidi quelli che pensano di vedere la luce
Preparandosi a tenersi in equilibrio sul filo

Ma noi impariamo a guardare insieme
E a nutrirci di quello che vediamo sopra
Finché i nostri cuori girano come le stagioni
E siamo acrobati dell’amore

Come ci chiediamo, come ci chiediamo
Guardando lontano in basso
Vorremmo tutti essere il grande eroe
Il grande Valerio

Venite tutti voi giocolieri arricchiti da poco
Siete veramente già pronti?
Chi aiuterà il funambolo
Quando cadrà nella rete?

Così venite con me a vedere Valerio
Come danza attraverso l’aria
Io sono tuo amico finché non mi userai
E allora sono sicuro che non vorrò esserci

Come ci chiediamo, come ci chiediamo
Guardando lontano in basso
Vorremmo tutti essere il grande eroe
Il grande Valerio

(traduzione Flavio Poltronieri)

Bizarre Pierrot (Bizarro Pierrot)

Bizarre Pierrot est sur le toit, la ville regarde Pierrot
Qui se dirige à petit pas vers la lune dans son arceau
Funambule aux paliers des nuits danse comme n’importe qui à la différence
Qu’ici on grandit sans candeur tandis qu’il a gardé son cœur en vacance
Moi, j’suis devenue étrange, ça m’dérange d’avoir froid
Moi, j’suis devenue étrange, ça m’dérange d’vivre en bas

Bizarre Pierrot est sur le toit et moi je regarde Pierrot
Son visage vêtu de froid et ses ongles de rouge haut
Il danse, son pas le projette au-dessus de nos yeux aux fêtes ratées, souvent
Il danse, son pas se répète sur les maisons bleues au faite de chez les vivants
Moi, j’suis devenue étrange, je ne change plus d’espoir
Moi, j’suis devenue étrange, je veux l’ange blanc…sur noir

Bizarre Pierrot est sur le toit et moi, je suis avec Pierrot
On se sourit à travers froid,
on se parle à travers les mots
Au dessus de ceux qu’on inquiète nos yeux poursuivent la quête de l’Amour Fou
À peu près hors de trajectoire des angles aigus des regards de ceux d’en dessous
Moi, j’suis devenue tranquille, j’vis dans l’île bleue du ciel
Moi, j’suis devenue tranquille, J’vis dans une île éternelle
Hier Pierrot a chuté du toit et moi, je suis tombée de haut

Annkrist

Il bizzarro Pierrot è sul tetto, la città guarda Pierrot
Che si dirige a piccoli passi verso la luna nel suo arco
Funambolo dagli orizzonti notturni, balla come chiunque a differenza
Di qui che cresciamo senza candore mentre lui mantiene il suo cuore in vacanza.
Io sono diventata strana, mi da fastidio aver freddo
Sono diventata strana, mi da fastidio vivere in basso

Il bizzarro Pierrot è sul tetto e io guardo Pierrot
Il suo viso vestito di freddo e le sue unghie rosso intenso
Balla, il suo passo lo proietta sopra i nostri occhi dalle feste spesso vuote
Balla, il suo passo si ripete all’apice di case blu piene di gente viva
Sono diventata strana, non cambio più speranza
Ma sono diventata strana, voglio l’angelo bianco…sul nero

Il bizzarro Pierrot è sul tetto e io sono con Pierrot
Ci sorridiamo attraverso il freddo,
ci parliamo attraverso le parole
Al di sopra di quelli che inquietiamo, i nostri occhi continuano la ricerca del Folle Amore
Quasi fuori dalla traiettoria dagli angoli acuti degli sguardi di quelli sotto
Mi sono tranquillizzata, vivo nell’isola blu del cielo
Mi sono tranquillizzata, vivo in un’isola eterna
Ieri Pierrot è precipitato dal tetto e io sono caduta dall’alto

(traduzione Flavio Poltronieri)

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Pubblicato da Flavio Poltronieri

Etnomusicologo. Autore e traduttore di canzoni. Ha pubblicato su riviste di avanguardia musicale in Italia/Francia/Germania. Fa parte della redazione giornalistica di Blogfoolk, Lineatrad e leonardcohenfiles.com

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