Son ar miz even

“Son ar miz even” (Son Fest Miz Even) sembrerebbe essere una canzone dei Maggianti/Maggiolanti proveniente dalla Bretagna, come trascritta da La Villemarqué in alcune varianti[1] traslata alla festa di Mezza Estate. Senonchè la canzone è un “accrocchio” del La Villemarqué stesso.
Prima di tutto il testo pubblicato nel  Barzhaz Breizh del 1839 ottenuto unendo due fonti dalla stessa zona di Kerigasul-Nizon (Cornovaglia bretone).
Ad una prima lettura (dalla traduzione in francese del bretone) parrebbe evidente il riferimento agli antichi rituali celtici di accoppiamento e in particolare ai “matrimoni d’estate” che duravano un anno e un giorno e potevano essere confermati nell’estate successiva oppure sciolti dalla coppia semplicemente andando in direzioni opposte. La festa designata per questi matrimoni “di prova” era la festa celtica di Lúgnasad, all’apice dell’estate[2].

Son ar miz even
Tipica danza bretone

Secondo La Villemarqué il canto faceva parte di un rituale della primavera in Bretagna, ormai in declino ai suoi tempi, e che si svolgeva nel mese di giugno: a presiedere la festa era un giovane di fresca nomina, il vecchio Padrino (Patron) della Festa nell’anno precedente, gli aveva ceduto il titolo appuntandogli a sorpresa al petto la sua coccarda tricolore blu, verde e bianco; il Giovane avrebbe scelto la nuova “Madrina” mettendole al dito un anello d’argento e la nuova coppia avrebbe dato il via alle danze tra l’acclamazione della folla.

In realtà le due canzoni “riciclate” da La Villemarqué con estrapolazione delle strofe, erano intitolate “Son an Dud Yaouank” (Canzone dei giovani) e “Son an Den Yaouank” (Canzone del Giovane), riferite invece ad una festa del maggio, ma non su un rituale celebrativo, quanto piuttosto in merito ad un banale contrasto amoroso-litigio tra due amanti.
Di contro per avvalorare la sua “scoperta di un antico rituale celtico-druidico” il La Villemarqué aggiunge i titoletti (fuorvianti) PAERON e BAERON che gli servono per virgolettare i cantati della vecchia e della nuova coppia nella danza di Mezz’Estate.[3]

Come commenta Christian Souchon interpellato a tal proposito per una contestualizzazione del testo:

J’ai effectivement un avis sur la « Fête de juin » du Barzhaz-Breizh : c’est une supercherie que personne ne semble avoir remarquée.
En résumé, la pièce du Barzhaz est basée sur 2 chants effectivement collectés qu’on trouve dans le carnet de collecte N°1 sous les titres “Son an Dud Yaouank” (Chant des Jeunes gens, pp.11-12) et “Son an Den Yaouank” (Chant du Jeune homme, pp.19-20).
S’il s’agissait vraiment d’un chant de fête, ce serait d’une fête de mai et non de juin (mizheven) : il est question, au vers (11.1) du chant 1 [Erru eo an hañv, erru eo ar miz mae], comme au couplet (11) du chant 2, du “mois de mai qui arrive avec l’été” [Bremañ erru ar miz mae hag an hañv asamblez]
Rien dans ces 2 chants n’évoque une « fête païenne ». Il n’est question que d’une querelle d’amoureux.

Ce qui a donné à La Villemarqué l’idée de transformer ainsi ces deux chants, c’est, je pense, son passage au Pays de Galles en 1838 où il a fait la connaissance du Néo-Druidisme. Cela explique qu’il ait remplacé les 3 rubans aux couleurs du drapeau tricolore remis en honneur par le roi Louis-Philippe 9 ans plus tôt (en 1830) par les couleurs -vert, bleu et blanc- « des druides, bardes et ovates » britanniques .
En 1866, un an seulement avant le début de la fameuse “querelle du Barzhaz Breizh”, La Villemarqué présentait le “Chant de la Fête de Juin”, ainsi que la “Danse du Glaive” de son recueil, comme des exemples typiques d’art dramatique populaire breton, dans la Préface (p. 77) de son “Grand Mystère de Jésus” .
Le 2ème carnet de collecte montre que « La danse du glaive » est une pure invention fabriquée à partir d’une chanson à boire. [http://chrsouchon.free.fr/gwelleof.htm]
Ce sont hélas ces fraudes qui ont déconsidéré la totalité de l’œuvre de La Villemarqué et qui l’ont certainement dissuadé de se défendre.

Ho un’opinione sulla “Festa di giugno” del Barzhaz-Breizh: è un inganno che nessuno sembra aver notato.
In sintesi, il pezzo del Barzhaz è basato su 2 canzoni effettivamente collezionate che si trovano nel taccuino di raccolta N°1 sotto i titoli “Son an Dud Yaouank” (Canto dei Giovanotti, pp.11-12) e “Son an Den Yaouank” (Canto del Giovane, pp.19-20)
Se fosse davvero un canto rituale, si tratterebbe della festa di maggio e non di giugno (mizheven) : si argomenta, al versetto (11.1) della prima canzone [(11.1) [Erru eo an hañv, erru eo ar miz mae], come al versetto (11) della seconda canzone, del “mese di Maggio che viene con l’estate” [Bremañ erru ar miz mae hag an hañv asamblez]
Niente in queste due canzoni evoca una “festa pagana”. È solo una lite tra amanti.

Ciò che diede a La Villemarqué l’idea di trasformare queste due canzoni in questo modo fu, credo, il suo viaggio in Galles nel 1838 dove conobbe il neo-druidismo. Questo spiega la sostituzione dei 3 nastri della bandiera tricolore restaurata da re Luigi Filippo 9 anni prima (nel 1830) con i colori -verde, blu e bianco- “dei druidi, bardi e ovati britannici”.
Nel 1866, appena un anno prima dell’inizio della famosa “lite Barzhaz Breizh”, La Villemarqué presentò il “Chant de la Fête de juin”, così come la “Danse du Glaive” [La danza delle Spade] della sua collezione, come esempi tipici dell’arte drammatica popolare bretone, nella Prefazione (p. 77) del suo “Grande mistero di Gesù”.
Il 2° taccuino della collezione mostra che “La danse du glaive” è una pura invenzione tratta da una canzone di bevuta.
Sfortunatamente, sono state queste frodi a screditare l’intera opera di La Villemarqué e sicuramente lo dissuasero dal difendersi.


AN TAD-PAERON kozh
1. Demad deoc’h komerez koant,
demad deoc’h a laran; (diou w.)
Gant kalzig a garantez la la la la la la,
Gant kalzig a garantez deut on hirio aman.
AR VAMM-BAERON
2. Na vennet ket, den yaouank, em on dimezet deoc’h, Evid eur wallenn arc’hant am-eus bet diganeoc’h.
3. Dalit ho kwallenn arc’hant ha ganeoc’h kaset hi,
N’am-eus mui a garantez na videoc’h na viti
4. Bez’ am-eus bet an amzer a zo din tremenet,
Neb a vousc’hoarze din-me e gare meurbed
5. Hogen deuet eo an amzer rendaela ouzin,
C’hoarzo din neb a garo, evidon na c’hoarzhin!
AN TAD PAERON kozh
6. Gwechall pa oan den yaouank, me zouge teir zeienn, Unan wer hag unan c’hlaz hag eben a oa gwenn.
7. An hini wer a zougen ‘n inor d’am c’homerez,
Oc’h he c’haroud em c’halon, hag e beb gwirionez.
8. An hini gwenn a zougen dirag heol ha goulou-deiz,
E merk d’ar c’hlan garantez oa etre hi ha me.
9. An hini c’hlaz a zougen da gaout peoc’h atao;
Ha pa zellan-me outi tennan huanadoù.
10. Dilezet emaon, siwazh, siwazh, breman ganti,
Vel gant ar goulmig skanv-benn ema ar c’hozhh kouldri.
AN TAD-PAERON ALL D’AR VAMM-BAERON ALL
11. Erru an amzer nevez endro gant miz even,
Hag e teu an dud yaouank da vale pell-tachenn.
12. Ar bleunioù barzh ar prajoù hirio zo digoret,
Kalonoù an dud yaouank ivez peb korn ar bed.
13. Setu ar bleunv er spern-gwenn ha gantan c’hwezh ker mad,
Hag al laboused bian a zeu d’en em bara.
14. Deuit ganin,dousig koant, da vale d’ar c’hoadoù,
Ni a glevo an avel krena ‘touez an delioù.
15. Hag an dour oc’h hiboudi etouez ar veinigoù,
Hag an oll evned ker kaer beg ar gwez o kana.
16 Pep hini en e zonig, pep hini en e don;
A rei frealz d’hor spered, levenez d’hor c’halon.

Vindotalé in Tan 2020 (strofe da 11 a 16 e ripete 11, 12, 13, 16)

Nel video i Vindotalé proseguono sulla falsariga del rituale celtico e interpretano la canzone come la lotta tra il re Quercia e il re Agrifoglio, il duello senza fine quale rappresentazione del ciclico alternarsi delle stagioni: il re Quercia soccombe nel solstizio d’estate perchè ha esaurito la sua potenza.
E’ terminato il periodo crescente dell’anno e le giornate pian piano si accorciano, il re Agrifoglio invece cederà lo scettro alla quercia nel solstizio d’inverno

Traduzione italiana Cattia Salto
IL VECCHIO SIGNORE (il vecchio Padrino)
Buon Giorno a voi mia Signora(1)
vi dico Buon Giorno
è una sincera devozione
che mi ha portato sin da voi
LA VECCHIA SIGNORA (la vecchia Madrina)
Signore (giovanotto), non crediate che io sia legata a voi
per l’anello d’argento che mi deste da portare un tempo.
Riprendetevi il vostro anello e portatevelo via
non ho più sentimento per voi, men che meno d’amore.
Ci fu un tempo, ormai trascorso,
quando diedi il mio cuore per un sorriso.
Ma adesso è il tempo del litigio
a colui che mi sorride, non sorriderò
IL VECCHIO SIGNORE (il vecchio Padrino)
Una volta, da giovane, indossavo tre nastri vivaci,
uno verde, uno blu e il terzo era bianco.(2)
Quello verde in omaggio alla mia dama;
per onorare l’amore sincero che dimorava nel mio cuore
Portavo il bianco per mostrare al sole
l’amore puro che c’era tra lei e me.
Il Blu perchè volevo vivere in pace con lei per sempre;
ma ora che lo guardo, sospiro.
Ahimè! ahimè! Lei mi ha abbandonato, come una vecchia
colombaia dalla colombina volubile.(3)
IL NUOVO SIGNORE E LA NUOVA SIGNORA
La nuova stagione è ritornata con il mese di giugno,
e i giovani vanno ovunque passeggiando a braccetto.
I fiori sono oramai schiusi nei prati,
e parimenti la gioventù vuole spalancare il suo cuore.
Ecco i biancospini stanno sbocciando e diffondono un dolce profumo,
e gli uccellini si accoppiano.
Vieni con me, mia bella, a passeggiare nei boschi; ascolteremo il vento frusciare tra le foglie,
e l’acqua del ruscello mormorare tra i sassolini,
e gli uccelli cantare allegramente in cima agli alberi.
Ognuno canta la sua canzoncina, ognuno a modo suo; incanteranno il nostro spirito e ci rallegreranno il cuore.


NOTE di Christian Souchon
(1) La sostituzione della parola “dousig” (amato) con “komerez” (dal francese “commère” = amico, compagno di giochi), nonostante l’avversione del Bardo per le parole francesi, gli consente il raffronto con un rituale di primavera
(2)  il colore bianco dei druidi, il colore azzurro dei bardi, il colore verde degli indovini. Souchon approfondisce la questione nel capitoletto Druides d’hier et d’aujourd’hui (http://chrsouchon.free.fr/mizevenf.htm).
(3) strofa che parrebbe aggiunta da La Villemarqué


[1] Pubblicata per la prima volta nella prima edizione del Barzhaz del 1839; commento e traduzione di Christian Souchon http://chrsouchon.free.fr/mizevenf.htm e anche in http://chrsouchon.free.fr/mizeven.htm per il testo in bretone e le varianti
[2] Infilando le mani in una pietra perforata, i due giovani s’impegnavano a vivere insieme per un anno e un giorno. Se figli fossero venuti, sarebbero nati a Beltain, all’inizio della bella stagione, quando avrebbero avuto davanti a loro i mesi più caldi. Se la coppia avesse deciso di dividersi, al successivo Lúgnasad l’uomo e la donna sarebbero tornati sul luogo della fiera, si sarebbero messi schiena contro schiena e sarebbero andati in direzione opposte. Ma Lúgnasad era anche il momento in cui, raggiunto il massimo splendore, l’estate entrava nella fase calante: seguivano i colori dorati dell’autunno a segnare il declino della bella stagione. https://bifrost.it/CELTI/4.Eriuiltempoelospazio/02-Tempo.html
A Beltane invece le coppie “in prova” si univano per propiziare la fertilità della terra.
[3] mi sovviene a tal proposito una festa canavesana celebrata a tutt’oggi nel Canavesano (Piemonte) nel paese d’origine di mio padre, Maglione Canavese. Ancora negli anni 70 con “l’incanto della fava” (l’assegnazione del cappello per l’uomo e il velo da cappella per la donna[5] in base alle offerte d’asta) si auto-eleggevano il padrino e la madrina della festa del santo patrono per l’anno successivo, a cui sarebbe aspettati gli onori e gli oneri degli abbondanti rinfreschi offerti a matarille e alabardieri. La festa è a settembre ma il bran portato sul capo dalle matarille (le giovani fanciulle) è chiaramente un maggio.
http://ontanomagico.altervista.org/lugnasad.html
[4] a proposito di neo-druidismo si legga anche l’articolo http://ontanomagico.altervista.org/neo-druidismo.html
[5] il velo/pizzo -bianco o nero- con cui un tempo le pie donne si ricoprivano il capo prima di entrare in chiesa

Ulteriori Risorse
http://per.kentel.pagesperso-orange.fr/son_fest_miz_even1.htm
https://br.wikisource.org/wiki/Barzhaz_Breizh/1883/Son_fest_miz_Even
https://www.partitions-domaine-public.fr/pdf/14631/Traditionnel-Soun-fest-ar-miz-even-Chant-de-la-fete-de-juin.html

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Pubblicato da Cattia Salto

Amministratore e folklorista di Terre Celtiche Blog. Ha iniziato a divulgare i suoi studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa nel web, dapprima in maniera sporadica e poi sempre più sistematicamente sul finire del anni 90

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